sabato 9 novembre 2013

Scusa scusa scusa scusa...



Titolo: Scusa, scusa, scusa, scusa
Autore: Giusipoo
Pairing: Diego Perrone, Michele Salvemini (Caparezza)
Genere: Real person slash
Rating: PG, slash,
Warning: NC 17 
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. Si fa per giocare un po'... 




“Ma non dovevo dirti di sì! Non dovevo! Sapevo che era una pessima idea cazzo...e ora? La mia povera Focus ha un bel segno in più! E non sono stato io!” così Diego lo sente sbraitare e mentre sbraita lo vede scendere dalla macchina dove gli stava elargendo un po’ di scuola guida. Era stato Diego che aveva espresso il desiderio di riprovare. Ebbene sì: ci aveva provato a diciotto anni, come tutti ma era andata male. Troppo preso da altro, dalla musica per far decollare la propria avanzata nel magico regno dei neopatentati. Poi aveva scelto la bici, come tanti suoi amici, perché a Torino è facile spostarsi in bicicletta e anche i mezzi non sono da buttare. Poi con la macchina i soliti problemi: il traffico, il posteggio, le multe... Ma poi no, di recente, aveva ripreso il libro dei quiz in mano e ora si trovava in Puglia, a Trani, per le prove prima del nuovo tour. Il desiderio di tornare ogni tanto e di potersi spostare senza essere sempre di peso a qualcuno, anche per quando sarebbe tornato in pianta stabile in città, aveva preso a solleticargli di nuovo. E pensare che ascoltando le sue intenzioni Michele lo aveva dissuaso. Ma tu non ti devi emancipare, tutti si vogliono occupare di te. Ispiri protezione. Le donne ti fanno da mamme e gli uomini ti trattano come un cucciolo. Ispiri tenerezza... Diego aveva provato ad aprire la bocca per ribattere ma era rimasta così, socchiusa e gli occhi sgranati un po’ lucidi. Per un attimo si erano fissati negli occhi per poi tornare a guardare oltre le spalle dell’altro. E poi Michele lo aveva sì portato a fare un po’ di pratica con la sua auto ma niente, le cose non stavano andando bene. Diego era stato cocciuto e distratto, Michele poco paziente. Lo aveva trattato male da subito, inveendo per ogni sbaglio, ricordandogli ogni tre per due che allievo impossibile fosse e quanta pazienza ci volesse per spiegargli qualcosa che a chiunque sarebbe risultata semplicissima. La verità... la verità è che i modi spicci di Michele mettevano l’altro ancora più agitazione. E sì era distratto sì, si era un attimo distratto. Per qualcosa che passava? O per qualcuno? No, non si era trattata di una distrazione visiva ma olfattiva. Già. L’incazzatura di Michele Salvemini aveva scatenato in lui una certa produzione di sudore e nemmeno il clima era dei più freschi. Insomma l’odore per niente spiacevole aveva avuto il potere di distrarre il ragazzo tanto che, ad un certo punto, aveva iniziato a boccheggiare e a sudare altrettanto. Colpa dell’odore... Un odore che ricordava bene aver sentito quella volta... No, non in quel momento, non avrebbe dovuto pensare a “quella volta” così a stretto contatto con lui. Non era il caso. Sì, era successo qualcosa, tutto sommato una cazzata. Una cosa da ridere che accade quando si beve un po’ e si entra in una certa confidenza. Fatto sta che se tra loro erano già abbastanza timidini prima dopo quella notte nello stesso letto a fare i cazzeggioni, la cosa peggiorò. Oh, si dicevano tutto e se ne dicevamo, ma cercavano di mantenere una certa distanza. Persino sul palco, se c’era un motivo per toccarsi, si trattava comunque di toccatine fugaci, niente di troppo esplicito. La cosa si era fatta così e Diego rimpiangeva di non aver approfittato di quella notte per chiarire cosa provava per lui, o di aver lasciato che quel poco o tanto, a seconda dei punti di vista, succedesse. Il bacio e il resto si erano fatti vividi nel ricordo per quell’odore e Diego aveva sbagliato: anziché frenare aveva accelerato ed erano finiti addosso a un pino. Ora Michele era sceso e controllava il bozzetto sul paraurti. Niente di che. Ma doveva in qualche modo anche lui sfogare tutta quella tensione sessuale. Sì perché anche Michele il bacio, e tutto il resto, di quella notte, mica lo aveva dimenticato. Ogni volta che si trovava solo con Diego andava in confusione. Temeva sempre di farsi scoprire a desiderarlo. E come poteva non desiderarlo? C’era stato un momento nella loro storia d’amicizia che aveva pensato: Ok, non è scritto da nessuna parte che sarà una Yoko Ono, potrebbe essere un David Furnish. Ok, Diego non ha niente di David Furnish e tanto meno io di Elton John! Più o meno erano stati questi i suoi pensieri. Qualcosa non aveva funzionato visto che la loro unica notte nello stesso letto era finita dopo le risate, dopo le cuscinate e un completo avvicinamento fisico, in uno scoppio di passione fulminante. Fulminate anche nella durata e nei vari scusa che Diego si era affrettato a elargire. Scusa scusa scusa scusa... “Di che cazzo si scusa?” aveva pensato. “Cosa pensa di fare? La versione omosessuale di Scusa ma ti chiamo amore? Scusa ma ti faccio un bocchino?” Non c’era stato modo di riparlarne. Troppo imbarazzati entrambi. La mattina successiva era stato messo un veto sull’accaduto e da quasi quattro anni entrambi si tenevano il rospo dentro. Il fatto che fossero entrambi felicemente fidanzati non aveva reso il fatto meno peccaminoso visto che entrambi provavano ancora lo stesso imbarazzo. Diego era desolato. Anche stavolta dispensò svariati scusa. Ma almeno in questo caso senza il mio DNA in faccia! “Diego, finiscila di scusarti! È una cazzata e sì, vai che anch’io quando mi ci metto sono un bel rompicoglioni! Scusa tu anzi... è pure ora che rientriamo. Si è fatto tardi e domani dobbiamo svegliarci presto”. Frettoloso Michele apre la portiera dalla parte del guidatore, dove si trova Diego. “Passa dall’altra parte ragazzino, fai guidare i grandi”. Diego non dice niente, salta il freno a mano e piccolo come un bambino anche di più, si accuccia sul suo posticino. Vorrebbe sparire e il suo musetto desolato la dice tutta.
Lungo la strada verso casa: “Oh ma la smetti di tenermi il muso. Prima di tutto sei tu che mi hai abbozzato la macchina e l’incazzato dovrei essere io no? E non dici niente. Togliti quella faccia là, dai Diegone! È un ordine!”
“Col cazzo! Non mi rompere le palle Michi! Ho i cazzi miei per la testa, non c’entra che mi hai fatto quel cazziatone. E non pensare che mi senta in colpa. Per un bozzetto figurati. Come se a te poi interessasse. Lo sappiamo tutti e due che appena puoi mi tratti male” quel popò di sfogo. Michele non se lo aspettava proprio. “Cazzo ma tutta questa roba ti tenevi dentro? Io appena posso ti tratto male? E quando”
“Ma sì anche durante le prove. Sempre. Anche durante i live sei capace di mettermi alla berlina davanti a tutti. Io sopporto finché sopporto ma ci sono volte che avrei voglia di prendere e mollare tutto lo sai? Se non fosse che questo lavoro mi paga le bollette sta sicuro che avrei continuato ad occuparmi solo della mia carriera. E non guardarmi in quel modo... cioè guarda la strada!”
“Davvero? Anche questo mi dici? Che per te è solo lavoro, mi dici che è solo lavoro? Va bene. Capisco... no, capisco un cazzo! Io pensavo fosse di più”
Diego sospira rumorosamente e poi, finalmente si volta a guardarlo. Michele sente un fuoco dentro: quegli occhi meravigliosi che lo fissano. Quegli occhi lo fissavano così anche quella volta, anche mentre... non riesce a guidare, deve fermarsi e dopo aver titubato un attimo, decide di girare per una stradina sterrata che non porta a nulla in realtà. Forse una vecchia masseria in disuso. Va avanti finché la statale non è più visibile alle loro spalle. “E ora?” Domanda Diego.
“No, ora mi dici quello che c’è. Giuro che non me ne vado di qui se non chiariamo tutto. E chiariamo tutto! Te lo garantisco”
“Michi cosa vuoi chiarire! Ti ho abbozzato il paraurti e sei diventato isterico. Se sbaglio qualcosa io diventi sempre isterico mentre gli altri non li caghi... insomma è chiaro che tu hai un problema con me, no?”
Michele sta per dire qualsiasi cosa che non sia... invece, dice proprio l’indicibile: “Certo perché tu stronzetto di un torinese, non sei come gli altri. Gli altri non mi hanno mai fatto un bocchino” zac... Diego potrebbe morire all’instante per la vergogna e per l’orrore, sprofondare insieme al suo collega, alla macchina, fino al profondo della terra ma non lo fa, anzi. Risponde di getto:
“Ecco, ora mi stai dicendo che siccome ti ho succhiato il cazzo, tu puoi trattarmi male come e quando ti pare!”
Si gira verso di lui, lo fissa, si fissano. È un attimo. La risatina di Michele inizia piano piano, nervosa seguita a ruota da quella di Diego, e finalmente diventa bella, pulita, sana. Una risata genuina riempie l’abitacolo. Si piegano uno addosso all’altro. Si abbracciano. Le bocche ancora ridarole si appoggiano l’una all’altra. “Che birbantello Michele. Mi hai portato in questo posto isolato perché...” e intanto gli apre la patta dei jeans. Quando lo vede accucciarsi, Michele vorrebbe dire di no, che non è il caso, di smetterla perché è tardi. Ma, ovviamente...
“Scusa... scusa, scusa, scusa!”
“Scusa di che?”
“Scusa perché sto per venirti in faccia”.



Fine

5 commenti:

  1. Che meraviglia. Davvero carina e Michele burbero mi piace da matti. Cmq lo hanno capito tutti, tutti tranne lui e forse anche quell'ingenuo di Diego che il suo umore non dipende dal bozzo alla sua adorata Focum ma dagli ormoni impazziti che gli rendono diffivcile celare ciò che nasconde da tempo. Sembra quasi che la lezione di guida e quindi la vicinanza forzata siano state il fattore scatenante per riportare a galla quell'episodio che entrambi cercavano di dimenticare pur senza volerlo realmente. Bella, ci voleva proprio una ventata di freschezza in questa giornata.

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  2. ahahahaha era Focus. Non mi ero accorta dell'errore.

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  3. Hahaha! Scusa la risata ma... beh, scusa io posso chiederlo senza rischi almeno! Troppo bella, sono stati cinque minuti magici, perchè questi sono proprio loro, non possono essere che così. L'ombrosità di Michele, la tenerezza di Diego e l'insicurezza di tutti e due, tutto raccolto in una grande amicizia.
    Nel frattempo l'ho riletta. Forse questo non è un commento serio, perchè sto ridendo, e ciò nonostante ho un rimescolio dentro, non lo so, un'emozione strana, forte e lì non c'è niente da ridere. E' così che li vedo, è così che li voglio.
    Il momento più bello è la risata finale con abbraccio. Meraviglia.
    Mi hai fatto un bel regalo. Ti voglio bene :)

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