sabato 2 novembre 2013

Ora come allora, capitolo dodici




Titolo: Ora come allora (Una vacanza indimenticabile)

Autori: Giusipoo/Annina

Pairing: lo scoprirete leggendo

Genere: AU/Commedia/Romantico/Erotico/Introspettivo/Flashback/A più voci

Rating: PG, slash, NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutti di fantasia. Abbiamo attinto a quella e alle immagini di sei personaggi interessantissimi.


due ragazzi cercavano un passaggio per il sud
 


Davide



Nicola, non siamo mica dei pudichi. Io no di certo. Stai dicendo parecchie inesattezze. Ma è da te un po’ di superficialità. Fabio non era per niente ritroso, tu dicesti che su quel letto non si poteva scopare e tu, con le tue bacchettonissime idee etero ti portavi dietro tutti quei tabù. Abbiamo giocato, ci siamo divertiti tutti insieme, da ogni punto di vista. Ma in Sicilia non potevamo ancora sapere che fare sesso insieme sarebbe diventato canonico, e come ha ricordato Nicola, non c’è stato bisogno di discuterne a tavolino. È sfociato tutto così, come vicino a quella palizzata ad Agrigento, così come nella casa dei bisnonni di Michele. Quella fu la prima di tante volte. Poi a Torino siamo riusciti a vincere ogni remora, consci dell’amore e della fedeltà dei nostri rispettivi partner. Anzi, lo ammetto: dopo che Nicola se ne tornò in Puglia, mi sono mancate davvero le nostre felici ammucchiate.


Gabriele


Se posso dire la mia, all’inizio mi vergognavo moltissimo. Però poi come Nicola e come tutti voi, mi sono lasciato andare. Fabio era un po’ rigido, è vero. Ma solo perché geloso, come geloso è Michele di Diego. Poi hanno capito che non c’era da essere gelosi, non c’erano altri. Noi siamo il gruppo e nel gruppo si può fare tutto. Comunque stai tranquillo Davide, sai che dopo che Nicola tornò in Puglia, non abbiamo più fatto quelle cose insieme. Ci avrebbe preso male.

Michele


Non lo hanno più fatto con me e Diego ma magari lo hanno fatto con altri! (Ride)

Fabio


(Ride a suo volta) Quello faceva parte della nostra complicità, del nostro essere gruppo. Se abbiamo potuto avere una carriera felice che per anni ci ha sfamati e ha sfamato i nostri sogni: la mia falegnameria, il beauty center di Diego, lo studio di Davide, l’appartamento di Nicola in Puglia e la sua scuola di musica di Michi a Torino, se gli Skulls hanno avuto successo, un po’ di fama e ci hanno garantito una buona rendita, è perché con la nostra musica trasmettevamo l’amore che ci attraversava. La meraviglia di quello che ci era successo.
È chiaro che quando Nicola e Davide ruppero si ruppe anche il gruppo. Ma a quel punto andavamo verso i trenta, Michele, Davide ed io almeno, voi ragazzi avevate ancora i vostri sogni ma anche la testa sulle spalle. Nicola la sua confusione. Ma si è continuato a suonare per un bel po’ no? Anche se i compensi non erano più quelli dei primi tempi, quando eravamo sulla breccia. Ma non abbiamo mai pensato che sarebbe durata per sempre. Almeno per noi, Davide invece... beh per lui, un discorso a parte.


Davide


Andiamo per gradi. Lasciammo l’isola il trenta settembre. Fu una bella vacanza, assolutamente e ora ci aspettava la vita, ci aspettava Molfetta. Il primo ottobre bisognava riconsegnare il  pulmino, ma sia io sia Diego non volevamo lasciare i nostri ragazzi. Per fortuna che Fabio e Gabriele si sacrificarono a tornare in tempo a Torino.


Gabriele


Non fu un sacrificio: io dovevo tornare a scuola sennò i miei avrebbero iniziato, giustamente, a rompere! Fabio lavorava già. Le sue ferie finiva due ottobre. Fu bello a Molfetta, proprio bellissimo. Fabio chiese al suo titolare di poter rientrare con due giorni di ritardo e così, dopo la vacanza siciliana, dalla sera del trenta iniziò quella pugliese. Certo, per Michele e Nicola non era facile. Prima dovevano spiegare ai rispettivi genitori il perché di quella settimana di ritardo. Poi, soprattutto Michele, mettere a tacere tutti i sensi di colpa con la sua ragazza.

Michele


Sì ma siete già in Puglia? Ragazzi voi corrette! Ecco, tra nemmeno un’ora siamo a Villa San Giovanni. Mentre dopo i successi del tour in Sicilia, ci aspettava un viaggetto di almeno otto ore, ma prima il traghetto a Messina no? Di nuovo la sera. A noi ci è sempre preso bene fare quel pezzo di mare di notte, chissà come mai. Questa volta eravamo stanchi tutti davvero e nessuno pensò di fare l’amore. Restammo dentro il mezzo a dormicchiare. All’una del primo ottobre eravamo in terra calabrese, diretti in Puglia.

Diego


Mi prese un filo di tristezza quella notte sul pulmino. Ripensavo a tutto quello che era successo in quell’ultima settimana, a tutto quello che di bello avevamo avuto, tra tutti. Era quella malinconia da
fine festa no? E poi, sinceramente avevo anche paura. Ora andavamo in Puglia,  Michele avrebbe rivisto la sua ragazza. E se non avesse trovato il coraggio di lasciarla? E se lei gli avesse fatto delle storie? Anzi, era certo che lei gli avrebbe fatto delle storie. E se non fosse riuscito a chiudere con lei? Se lei fosse riuscita a fargli tornare la voglia di stare con una donna? Come potevo io, piccoletto e strano come sono, competere con una bella ragazza pugliese? Magari mora con due bellissime tette. Guardai Michele che dormiva vicino a me. Chissà se anche lui avvertiva la mia stessa tensione. Per lui sarebbe stato anche peggio. Lasciare la sua ragazza, dopo tanto tempo insieme. Mi sentii anche in colpa così, per lui e per lei. Mi prese un’ansia tale che dovetti uscire un attimo dal VW: facendo più adagio che potevo scesi e mi diressi verso il parapetto. Respirai a fondo l’aria salmastra, fredda, non volevo piangere come al solito. Poi pensai che tanto ero da solo lì, potevo anche lasciarle scorrere due lacrime.


Davide


Gli altri dormivano tutti pesantemente, ma io no. Oh, non avevo i tuoi pensieri io, ma ugualmente non riuscivo a rilassarmi: speravo che Nicola sarebbe tornato a Torino con noi, ma poteva anche essere che cambiasse idea. Lui era così, imprevedibile. Mi sarebbe spiaciuto e tanto, io lo amavo. Lo amavo come avevo amato Fabio, con tutto me stesso. Sentii un movimento alle mie spalle, dallo specchietto vidi Diego che sgusciava fuori dal pulmino. Nessuno si accorse di niente, ma io lo seguii. Sapevo a cosa stava pensando, lo conoscevo bene, era il mio migliore amico e, anche se adesso eravamo un gruppo meraviglioso e affiatato, ero ancora io quello che lo conosceva meglio.
Ti vidi dirigerti verso il parapetto e ti venni dietro. Vidi le tue spalle che tremavano, capii che stavi piangendo. Ti raggiunsi e ti cinsi le spalle: tu sussultasti e ti girasti verso di me: forse rimanesti deluso, forse ti aspettavi Michele, ma ti gettasti tra le mie braccia e io ti strinsi forte. Ti dissi di non preoccuparti, di non piangere, che Michele ti amava e sarebbe andato tutto bene. “Lo so”, mi rispose quel cucciolo che è Diego, “ma io non voglio che soffra”. Mi svelasti i tuoi pensieri, e io ti rivelai i miei. Restammo lì a consolarci per un po’, abbracciandoci e sbaciucchiandoci e da un certo punto di vista fu bello vedere quanto era grande la nostra amicizia. La notte era stupenda, come all’andata, così romantica, con quella brezza che ci soffiava contro. Peccato tutti quei pensieri tristi. Quando fummo un po’ più tranquilli ci scambiammo un sorriso e dopo un ultimo bacetto sulle labbra tornammo ai nostri posti.
“Dai, ritorniamo dai nostri molfettesi” mi disse Diego. Costatammo che nessuno si era accorto di niente a bordo, e pensammo all’unisono che era meglio così.


Michele


O porca… non ne sapevo nulla di questa parentesi di dolore. Vieni qui Diego, ma perché non svegliarmi, perché non parlarne con me? Ti sentii muoverti vicino a me e aprii gli occhi per un attimo, ma non capii che arrivavi da fuori, pensavo ti fossi agitato nel sonno. Ti sorrisi e ti
abbracciai, riaddormentandomi subito. Ero veramente stanco. Stranamente, i pensieri che si agitavano nella tua testa, a me non sfioravano nemmeno. Ma non perché fossi un insensibile, sapevo che sarebbe stata dura, ma il mio amore per te piccolo mio era talmente grande, talmente forte, che nient’altro mi sembrava importante. Pensai anche che Raffaella era sì la mia ragazza, ma era tanto tempo che non ci si vedeva, penso che il nostro rapporto fosse destinato a finire comunque. Difficile sarebbe stato far fronte alle reazioni dei miei. Oh, non avevo intenzione di fare outing, come si dice, non in quel momento almeno, non ne avevo nessuna voglia, anche se avevo deciso di dirlo, perché io sono così, non ho mai nascosto niente nella vita, ma non in quel momento; poi pensai che i miei andavano preparati un po’ alla volta, no? La parte più difficile sarebbe stata la loro. Quindi per me si trattava di sopportare un po’ di tensione per un paio di giorni, e poi ce ne saremmo tornati in treno verso il Piemonte tutti insieme. Nicola non aveva problemi, a cena mi aveva detto che non aveva intenzione di fermarsi troppo in paese, perché lui voleva stare con Davide, e a Molfetta come faceva? Oh, Diego, cucciolo, come mi spiace non averti sentito quella notte, vieni qui fatti dare un bacio. Per fortuna c’era il nostro Davide, che ancora oggi si accorge di ogni tuo battito di ciglia fuori ritmo!


Davide


È così, siamo rimasti grandi amici noi. Anche Diego si accorge subito se ho qualche problema. Ma per lui è normale, lui si accorge di ogni sfumatura, in ogni persona, io sono un po’ meno sensibile, ma per lui sono sempre presente. Anche questo è bellissimo se ci pensate: non solo il vostro amore che dura da vent’anni, dico tutte e due le coppie gigante/elfo! Ma anche l’amicizia tra me e Diego, che di anni ne conta anche di più.


Nicola


Non so perché ma mi sento leggermente escluso. Comunque, come diceva Michele, era più o meno l’una quando arrivammo nel continente. Decidemmo di non fermarci, ma di partire subito verso la Puglia, alternandoci alla guida, per non perdere tempo. Anche perché Fabio e Gabriele sarebbero dovuti ripartire in fretta per tornare a consegnare il pulmino, potevano fermarsi solo un paio di giorni. Guidammo senza sosta, dandoci il cambio spesso, perché eravamo stanchi e c’era il rischio di finire fuori strada. Poi le strade non erano proprio agibili, piene di buche, tanto che ci prendeste anche in giro, a me e a Michele, dicendo che invece di venire su in Piemonte a sistemare le   autostrade, avremmo prima dovuto finire quelle al sud. Verso le undici arrivammo a Molfetta, stanchi, assonnati, gli occhi iniettati di sangue tra tutti, che sembravamo usciti da un film dell’orrore, e affamati come lupi. La cosa bella era che Michele aveva avvisato a casa sua che sarebbe arrivato verso mezzogiorno con me e altri quattro amici, e sua mamma naturalmente, al sud l’ospitalità è molto importante, lo sapete no? La zia dicevo, preparò un pranzo che sarebbe bastato per quindici persone normali. Noi non avevamo una fame normale, e ci spazzolammo tutto quello che c’era su quella meravigliosa tavola imbandita. Zia Assunta dapprima ci guardò con un po’ di stupore, ma poi fu contenta per tutti i complimenti che ricevette, e meritatissimi. Zia Assunta è una cuoca straordinaria.
Un altro colpo di fortuna fu che non solo l’ospitalità è sacra, ma che diventa anche un punto d’onore cercare di fare più degli altri, cosicché i miei si sentirono in dovere di invitare tutti quanti il giorno
dopo. Due pranzi da re erano sistemati. Per la cena due pizze potevamo ancora permettercele.
Piazzammo la tenda su una spiaggetta lontana dal paese, che io e Michele conoscevamo bene perché ci andavamo spesso. Era solitaria, ci si poteva stare in pace e fare tutto quel che si voleva.


Michele


Mia mamma si risentì perché io decisi di dormire con voi, e di non fermarmi a casa. Ma io non volevo certo stare lontano da Diego, e se avessi proposto di farlo fermare ospite a casa nostra, nessuno avrebbe avuto niente da ridire, ma insomma, la faccenda sarebbe stata complicata, visto che noi due non riuscivamo a stare in un letto, ma anche solo su un telo da spiaggia, senza scopare. E poi volevo passare gli ultimi giorni di vacanza con Diego sulla spiaggia, farci un altro bagno di notte, far l’amore sulla spiaggia della mia Molfetta, e anche nell’acqua volevo farglielo fare. Insomma, non ce n’era, io non potevo più stare lontano dal mio amore. Non fu facile stare a tavola con i miei senza prendergli la mano, pensai che sarebbe stato meglio essere seduti lontani, poi mi convinsi che non era vero, che almeno così potevo sfiorargli una gamba, passargli il pane guardandolo negli occhi, anche questo era bello, era sexy. Fingere indifferenza mentre ti porgevo del cibo con la mia forchetta e guardarti prenderlo con la tua bella bocca… Sì, fu bello
anche così. Non fu bello invece quando, subito dopo il caffè, suonò il campanello
e mia mamma tutta sorridente andò ad aprire la porta a Raffaella. Vidi i tuoi occhi incupirsi quando lei mi baciò, anche se mi facesti uno dei tuoi sorrisi, quei sorrisi che volevano dire tutto: mi fido di te, stai tranquillo, ti sono vicino, sono tuo. Decisi che avrei subito risolto questo problema che ti faceva stare male. Da perfetto cafone non ti presentai Raffaella, ma lei ci pensò da sola. Io semplicemente non volevo infierire su Diego: quando lei gli strinse la mano, sono sicuro di averlo visto impallidire. La invitai a seguirmi in una passeggiata. Dopo un po’ che camminavamo, le parlai. Cercando di farle meno male possibile, le spiegai che la lontananza, sai credo che dovremmo prenderci una pausa, non mi sento di portare avanti una relazione che non so cosa potrà portarci. Mi mollò un ceffone. Così, di punto in bianco. Mi disse che ero un porco bastardo e che l’avevo solo presa in giro. Se ne andò. Io ero felice, pur con le impronte delle cinque dita di Raffaella sulla guancia. Era stato facile in fondo, pensavo peggio. Poi si scoprì che anche lei aveva un altro, e che doveva solo decidere chi tenere tra i due. Senza saperlo, le avevo semplificato la vita.
Tornai a casa solo per scoprire che vi eravate già spostati tutti quanti sulla spiaggia.
Corsi, corsi come un matto, che con quello che avevo mangiato rischiai di rimanerci secco. Arrivai alla spiaggia e ti vidi da lontano. Guardavi il mare, assorto, seduto vicino a Davide. Gli altri tre
giocavano a pallone sulla riva. Il mio Diego, pensai. Pensai che eri bellissimo e a quanto ero stato fortunato ad averti conosciuto. Ripresi la corsa e ti saltai addosso alle spalle, gettandoti nella sabbia. Ridevi, ma negli occhi avevi più di un ombra. “Sono libero” ti dissi “libero di amare solo te”. Ti schiacciai nella sabbia e ti baciai, incurante di tutto e di tutti. Tanto non c’era mai nessuno lì. Voi quattro a un certo punto cominciaste ad applaudire: che scemi! Mi staccai solo per guardarti gli occhi: le ombre erano sparite, c’era solo gioia. Eri così bello, così cucciolo, così caro, così da amare. Esattamente come ora. Un bacio non mi bastò…Ti infilai la lingua fino alla gola, le dita tra i capelli, te li tirai forte, forse volevo farti male per farti sentire meglio la mia passione, quanto ti amavo forte, forte come quel dolore! Ti sentii gemere un po’ di dolore e di piacere, avvicinare i fianchi ai miei, le nostre erezioni a stridere. Rotolammo nella sabbia, prossimi all’orgasmo ma furono gli altri a rovinare tutto dicendoci di smettere. Fu un bene però! Stavamo esagerando, ma, ogni tanto, bisogna pur esagerare, no?

Fabio


Fu una bella serata. Mangiammo le nostre pizze sull’arenile. Bellissimo: Michele aveva portato anche le candele, la tovaglia, gli avanzi del pranzo! Lui e Diego avevano progettato la notte d’amore in spiaggia ma noi altri si era stanchi di dormire all’addiaccio. Gabri ed io serbavamo un ricordo bellissimo della notte d’amore sulla spiaggietta messinese ma non ci avrebbe dispiaciuto il letto, così quando la sorellina di Michele ci venne ad avvisare, ricordo che per miracolo lui e Diego non stavano pomiciando, ma erano seduti vicini normali come due amici, ecco quando venne a dirci che c’era l’appartamento dei nonni di Michele disponibile, tutti risposero felici che sì, accettavamo volentieri! Non era più tanto caldo. Ma Diego no, lui era d’accordo a dormire in tenda, i soliti discorsi. Il bagno di notte, fare l’amore in spiaggia e anche nel mare, come andava a Michele. Il desiderio di Michele era anche il suo.

Gabriele


Prima di raggiungere la casa dei nonni di Nico e Michi facemmo la doccia a casa di Michele. La madre si scusò che da lei non ci fosse spazio a sufficienza per tutti e ci ricordò che a casa dei nonni c’era un letto solo. Ma c’era il letto di Michele e un divano letto, Nicola poteva tornare a casa sua. Povera signora Assunta, la mamma di Michi! Non ci stava capendo niente. Tutti quegli spostamenti, tu che non dormivi a casa. Vi avevamo lasciato sulla spiaggia con la promessa di vederci per colazione il giorno dopo. Nicola e Davide si erano lavati a casa sua e tornarono da me e Fabio, in attesa di fronte alla casa di Michele. Nicola abitava dirimpetto all’abitazione dei Salvemini. Certo, era un po’ strano che noi che non si era nessuno, ce ne andassimo in questa bellissima e piccola casa senza Michele, che era il nipote. Ma erano anche i nonni di Nicola quelli, per fortuna. Così mandammo avanti lui e fu tutto perfetto. Eravamo stanchi ma non paghi di amarci...

Nicola


Qui iniziarono i problemi. La casa dei miei nonni era piccola e c’era un solo letto, tra l’altro matrimoniale altissimo, di quelli antichi. Tutti volevamo scoparci così decidemmo di fare a turno. Davide ci si buttò per primo e tanti saluti. Ma io dissi che c’era spazio per tutti. Ad avere pensieri eravate soprattutto voi, tu e il mio boy no? Gabriele era timido, ma si sarebbe lasciato trascinare con facilità. Davide invece disse che era proprio d’accordo a starci tutti nel letto dei nonni ed iniziò a spogliarsi. Ma Fabio no, lui non era d’accordo per niente, così trascinò Gabriele in sala da pranzo.

Gabriele


Non c’era nemmeno un divano così ci adattammo in terra. Ma era freddo cazzo, era proprio inospitale. Fabio mi fece uno sguardo strano e uno strano sorriso. Nel frattempo Nicola e Davide avevano già iniziato a far muovere la testiera del letto. Sentivo i gemiti di Davide e guardandoti mi chiedesti se stessi un po’ soffrendo, se ci fosse ancora un pochino di gelosia retroattiva. Io ti giurai che non c’era, che anzi lo trovavo molto eccitante. Tu mi dicesti: “So che Davide mi ha amato davvero tanto, sopratutto all’inizio, prima che cominciassero le discussioni, che si amareggiasse tutto. Avevamo una gran bella vita sessuale. Ma no, non l’ho mai visto così felice tra le mie braccia. Ma la cosa più importante è che non ho mai visto nessuno così felice tra le mie braccia come te piccolo Gabri, questo conta più di tutto” una cosa del genere dicesti, ricordi amore? Ma certo che ricordi... Ci abbracciammo e ben presto iniziammo ad accarezzarci. Era fantastico perché nel giro di poco ci trovammo a giocare con i nostri uccelli in tiro, anche a ridere. Dopo poco ci unimmo e anche se il pavimento era così freddo, il calore dei nostri corpi ci fece dimenticare di tutto e ci perdemmo. Eravamo ancora uniti quando arrivò Nicola a dirci che potevamo prendere l’alcova. Senza pulirci ci avviammo a letto. Si sentiva l’odore del sesso ma eravamo così stanchi che non ci importò. Dormimmo tutti e quattro nel letto dei nonni di Michi e Nico.

Davide


La mattina mi svegliai e vidi che Fabio e Gabriele si stavano baciando oltre Nicola che dormiva. Era una visione così bella e sexy che presi a toccarmi. Ben presto anche Nicola si svegliò e mi baciò. Con tutta la naturalezza del caso, senza forzare niente, finalmente riuscimmo a farlo tutti insieme nello stesso letto. Da una parte Nicola tra le mie braccia, mi accoglieva ma dopo qualche dozzina di spinte, io accoglievo lui, in un perfetto alternarci. Fabio teneva il piccolo Gabriele sotto di sé, che praticamente spariva. Non riuscivo a smettere di guardarli, ero catturato dalla loro bellezza. Nemmeno mentre scopava con me Fabio mi era sembrato così bello. Forse c’entrava il fatto che quello fosse un amore appena sbocciato, non so. Ma notai che anche Fabio ci guardava.


Fabio


Dio se eravate belli insieme! Altro che porno. Tutti i migliori film erotici del mondo non valevano voi. Quella mattina fu davvero stupendo. Quando Nicola prese il sopravvento su Davide, io e lui seguimmo lo stesso ritmo e non ce ne fu più. Gabriele venne con uno dei suoi soliti urli e poco dopo anche Davide. Nell’eccitazione del momento ricordo che tra me e Davide ci scappò un bel bacio. Che allora ci sembrò ‘sta gran cosa. Infatti subito mi preoccupai che Gabri avvedendosi di quell’atto tra l’affettuoso e il libidinoso, ne potesse soffrire. Ma lui sorrise e mi confidò che avrebbe dato un bacino a Nicola alla prima occasione. Tanto si sarebbe rifatto quella notte tutti insieme, no?

Nicola


Sì, dovremmo farlo anche con Diego e Michele, perché no? In questo letto c’era spazio per tutti! Bisognava solo che i due piccioncini si destassero dal loro letargo d’amore.


Michele


Ma quale letargo d’amore. Mentre voi facevate le prove ufficiali dell’ammucchiata che fu, io e Diego non fummo da meno. Ci amammo e poi restammo per ore a chiacchierare, ascoltando il mare. A notte fonda ci addormentammo. Quella mattina vi raggiungemmo noi, perché proprio non
arrivavate, a casa dei miei nonni. Trovai Nicola in boxer che chiacchierava con Fabio, invece Davide e Gabriele nel letto, se la dormivano alla grande. Era quasi l’una del giorno.


Diego


Il pranzo della zia Assunta! Michele era allibito. Nessuno capì niente di quanto accaduto, dico nessuno tra me e Michele sospettò che l’avevate fatto nello stesso letto. Che poi a pensarci bene è proprio una cosa un po’ perversa no? Troppo trasgressiva! Nicola era gay da pochi minuti, Fabio e Davide erano stati insieme cinque anni e Gabriele si era fatto sverginare tre notti prima, più o meno. Cazzo di fregola ragazzi! Però quando lo capii dalle battutine che Nicola e
Davide continuavano a scambiarsi, ci restai secco. Ero invidioso. Le fettine panate, una marea, e quella pasta super sugosa, con di tutto e di più al suo intero, che zia Assunta aveva preparato, mi restò sullo stomaco. Finimmo di pranzare alle quattro del pomeriggio e io avevo una voglia matta di capire. Presi Fabio, l’insospettabile, e seguito da Michele, ancora un po’ confuso, lo misi di fronte alle sue colpe.


Fabio


“Lo avete fatto insieme stanotte? Che diamine vi è saltato in mente!” ahahah, così mi hai detto Diegone. E io ti risposi con una faccia di bronzo! “Ma no stanotte, questa mattina, solo questa mattina!” Michele scoppiò a ridere, ma tu ti incazzasti come una iena. Ce ne dicesti. Di Gabriele che era solo un ragazzino, della mancanza di rispetto per la mia storia con Davide. E addirittura per la mancanza di rispetto nei confronti dei nonni di Nicola e Michele! Ahahaha, comico davvero a pensarci ora.


Davide


Oddio davvero comico Diego! Finito di dire questa scendo a fumare una sigaretta, che sulla nave si sta bene, anche se stasera è ben più freddo che vent’anni fa. Diego fumi con me? Ok. Sentendoti sclerare così amico mio, ti chiarii subito come stavano le cose. L’unico motivo per cui ti bruciava era che tu non c’eri. Ma io ti rinfrancai dicendoti che la notte avremmo replicato tutti e sei insieme. Anche perché poi la mattina Fabio e Gabri sarebbero tornati a Torino. Che faccia facesti Diego caro! Prima rosso, poi bianco, poi di nuovo rosso! Per qualche altro minuto continuasti a darci dei pervertiti. Per fortuna che Michele ti parlò e ti fece comprendere che non c’era niente di male. Era solo la voglia che avevi di fare quell’esperienza a renderti acido.

1 commento:

  1. Che capitolo pregno di avvenimenti. Con questa storia mi fate davvero sognare, eccitare e anche spargere qualche lacrima. Diego nonostante ostenti sicurezza teme che il suo Michele possa non riuscire a staccarsi dai legami col passato e con la sua ragazza, ma come sempre lo sorprende. Cavolo se è sexy la scena di Fabio, Davide e i rispettivi compagni nel letto a fare l'amore insieme. davvero una scena pazzesca che mi ha davvero coinvolto. Ultima notte prima della partenza di Fabio e Gabri e quindi ultimo sprazzo di libertà più assoluta, ma non ultima occasione di sperimentare.....

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