sabato 16 novembre 2013

La valle delle meduse, capitolo quattro




Titolo: La valle delle meduse
Autore: Giusi-poo
Pairing: lo scoprirete leggendo
Genere: AU/Commedia/Romantico/Erotico/Introspettivo
Rating: PG, slash, NC 13 
Disclaimer: come sempre è tutto frutti di fantasia. I nomi di luoghi possono essere veri ma usati solo per ispirazione artistica




Avvinti da quel piacevole torpore soporifero, i giovanotti si dimenticarono del sit – in, della protesta. Michele anni luce dal suo appuntamento con l’avvocato. Aveva deciso di stare così tutta la vita, con quel ragazzo tra le braccia. Non chiedeva altro.

Anche Diego ci stava bene e quella posizione suscitò le chiacchiere degli amici, i quali non tardarono a curiosare, a chiedere. Ma, a quel punto, Michele era andato via, ritrovando quella minima padronanza di sé e promettendo che si sarebbero visti la sera per le prove. Intanto la protesta continuava, sempre con toni civili.
Antonello, Davide e Gabriele lo accerchiarono: “Che combini?” Gli chiesero praticamente all’unisono. Diego non mentiva mai ai suoi amici e poi il luccichio negli occhi tipico di chi si è appena preso una bella cotta, lo avrebbe sputtanato. “Piantatela dai! Sì, mi piace. Mi piace molto! È così carino e tenero, e anche buffo”.
Antonello lo guardò con un misto di rabbia, invidia e simpatica complicità: “Alto, ben messo. Ma chi vuoi prendere in giro?”
“Ti becchi sempre i più carini. Ma che ci fai alle persone Diè? Fai sempre innamorare tutti tu” aggiunse Gabriele, corroborando il concetto appena espresso dal suo ragazzo, ma senza invidia o rabbia. I suoi modi pacifici e calmi gli impedivano di provare simili sentimenti. Davide, che era considerato il saggio del gruppo, buttò là i pericoli di un’eventuale infedeltà:
“Se Nicola scopre che è successo oggi qui con quel tipo, fa sparire i tuoi resti in mare”. Si avvicinarono un paio di ragazze, arrivate direttamente dalla scuola che riconoscendo Diego lo abbracciarono sdraiandolo sull’asfalto. “Come dicevo prima, fa innamorare tutti lui!” Sorridendo al suo ragazzo Gabriele si chinò per rubargli un bacio sul collo e questi non perse l’occasione di baciarlo anche in bocca. Non avevano timori a baciarsi in pubblico in quanto tutti scambiavano il ricciolino per una ragazza, proprio come era accaduto a Michele, e quasi mai qualcuno li additava o peggio li maltrattava. In effetti il messo peggio in quel senso era Diego. Faceva innamorare tutti tranne gli omofobici. Oltre i soliti affronti verbali, era stato picchiato già due volte, sia per il suo aspetto sia per l’attivismo. La prima volta all’istituto tecnico che frequentava, a diciotto anni, poco tempo dopo essersi messo il secondo piercing. Ne aveva uno pure sul naso. Poi l’ultima, all’uscita di un locale che proponeva serate per soli gay. Era una vita dura la sua ma la viveva con l’incoscienza di chi è immortale, pazzo, o semplicemente irrazionale. Davide gli spiegava che per quanto i suoi intenti fossero magnifici, non poteva vivere la sua sessualità come se vivesse in Olanda o in Svezia. Anche a Milano sarebbe stato più facile che a Taranto. Ma, per quanto lo incitasse a darsi una calmata, lui era sordo a ogni raccomandazione. Indossava pantaloni aderenti così striminziti da mostrare ogni sua curva, si colorava i capelli con bombolette spray alternandole a meches. Aveva un ciuffo che laccava sparato verso il cielo e che regolarmente crollava davanti alla faccia. Le sue magliette erano sempre bucate o aperte, mettendo in mostra la scarna peluria del petto. Rideva in maniera effemminata e sguainata. E quando si innamorava era sempre clamoroso. Ma a ogni batosta usciva più forte e temprato. Dopo essere stato lasciato minacciava il suicidio, garantendo che non si sarebbe mai più innamorato. Non mangiava e per due giorni non si faceva vedere in giro. Alle fine delle quarantotto ore, tornava dagli amici come se niente fosse accaduto. Mangiava il doppio, beveva il triplo, rideva e, ovviamente, si innamorava di nuovo. E componeva una canzone. Ne stava scrivendo una da poco per questo non girava mai senza il suo taccuino, dove appuntava qualsiasi cosa. Pensieri, ricordi, ispirazioni, frasi graffitate nei muri di qualche cesso. Disegnava pure molto. Davide adorava la sua vena artistica e adorava lui, lo amava in silenzio da quando aveva messo piede nella sua classe, una mattina di settembre, quasi dieci anni prima. Lo aveva amato in silenzio coinvolgendolo nelle sue cose e rispettando ogni sua scelta. Che fosse stato il vestirsi strano, il tatuaggio e i vari anellini. Ovviamente anche Diego era stato innamorato di lui, una volta. Ma Davide lo aveva rifiutato perché: “a me piacciono solo le donne”. Aveva perso la sua occasione di renderlo felice quella volta, e ora erano solo amici. Per questo ogni ragazzo di Diego veniva bocciato. Anche perché la maggior parte apparteneva a una categoria definibile in tre paroline: figli di puttana. Non si metteva mai con un altro ‘normalissimo’ gay, come ci si sarebbe aspettato da una persona assennata, Davide lo sapeva. Preferiva le relazioni pericolose, semplicemente preferiva gli stronzi essendo alla fine tremendamente masochista. Davide odiava questa parte e aveva avuto da dire anche su Nicola, naturalmente. La tragedia per lui era che questa storia sembrava reggere ai vari scossoni e i motivi erano ben rintracciabili. Pur essendo il classico etero insospettabile, terminologia ben nota ai gay, Nicola viveva lontano da casa. I suoi erano di Bari, tutti i suoi amici erano lontani e lui poteva divertirsi come gli pareva, senza timore di essere smascherato. Si erano conosciuti un annetto prima per strada. Praticamente rimorchiati a vicenda e finiti in un anfratto del porto (puzzolente di urina e nascosto) ad approfondire la conoscenza. In qualche modo erano riusciti a stare insieme. Facevano anche delle litigate strepitose. Ogni tanto si lasciavano, era sempre Diego che lasciava Nicola. Cercava sempre nuove prove d’amore, nuove prove di quanto Nicola avrebbe sopportato la sua natura isterica così irragionevole. E lo perdonava sempre. Non c’era verso. Tornavano insieme e si amavano come prima, o anche un po’ di più. Davide e gli altri osservavano le loro battaglie e i loro armistizi come gli spettatori di un cinema. Potevano solo osservare i fatti e non erano in grado di cambiarli.
Un giorno a Davide sarebbe piaciuto far capire a Diego che uno come Nicola non lo avrebbe mai reso felice, mai come avrebbe potuto farlo lui. Ma come faceva a dichiararsi ora che era solo l’amico? Quello saggio che sa sempre quello che vuole nella vita. Tra l’altro a lui piacevano solo le donne, no? E ora arrivava questo misterioso Michele. Che voleva? Poteva essere un fattore di stress nel pericoloso rapporto tra Nicola e Diego. Ma poi? Se invece si fosse rivelato un uomo migliore di Nicola? Magari era davvero uno con buone intenzioni questa volta. Avrebbe reso felice Diego e lui, definitivamente, tagliato fuori. Decise di correre ai ripari. Le chiacchiere tutti insieme non avevano scalfito l’amico ma un tu per tu...
Finita la manifestazione, inforcati motorini e l’unica macchina, un Dyane celeste, i ragazzi si recarono alla sala prove, un tugurio appena fuori città. Diego aspettava i suoi compagni che dovevano provare. Era sempre felice di stare con gli amici Niagara.
Davide lo prese da una parte e, prevedendo il predicozzo, lo abbracciò come se non lo vedesse da mesi. Davide restò imbambolato mentre l’amico sembrava volergli salire sopra come un koala con un alberello. Era molto più alto di lui e Diego doveva sempre alzare la testa per poterlo guardare negli occhi. “Finiscila con ‘sti bacetti sul collo Diè! Non fare il ruffiano! E basta pure tirarmi i capelli! Che mi fai male. Ah, ma cosa ti sei messo in testa?” Cercò di ricomporsi ma il continuo strusciarsi dell’amico addosso a lui lo aveva eccitato. Ben presto Davide si ritrovò con le spalle al muro con l’amico che non smetteva di dimenarsi. “Oh Davi, basta, non un’altra parola! Lo so che mi vuoi ragguagliare sul mio comportamento scellerato. Diresti così tu. Invece Anto mi direbbe di non puttaneggiare. Ma io non sto puttaneggiando, mi piace quel bonazzo con i capelli ricci. È bello... è proprio bello! Smack”. Finì l’ultima parola smaccandogli un bacione sulla bocca. Davide lo strattonò violento facendolo finire addosso al muro opposto. Diego sbatté contro una mensola e alcuni dischi 45 giri finirono per piegarsi con le tessere di un Domino. “Eh, che modi. Si tratta così una signora?” Diego cercò di buttarla sul ridere ma capì di aver esagerato. Avrebbe dovuto prevedere che certe effusioni andavano bene con gli altri, con Paolo, Silvio, Fabio e persino con Andrea, il bonaccione del gruppo, etero fino al midollo, già sposato e con una figlia. Ma con Davide... “Scusa dai, non volevo esagerare, ho esagerato, vero? No perché tu me lo devi dire se esagero, ok?”
Davide si rasserenò: “Scuse accettate, però datti una calmata, ok?” Evitò di ricordargli che con i suoi atteggiamenti avrebbe rischiato di prendere di nuovo un pacco di botte ma non evitò di ricordargli che se troieggiava con questo ragazzo nuovo, a dargli un pacco di botte sarebbe stato Nicola. “Ma lui non ti piace...” gli ricordò Diego. Ora erano appollaiati sul divanetto antistante l’entrata della sala. “Certo, Nicola continua a non piacermi. E come ti ripeto sempre, quello a Bari ha un’altra vita, forse anche una famiglia. Che ne sappiamo noi? Lui sa tutti di te, a casa tua praticamente ci vive...”
Diego fece spallucce. Aveva ormai una vasta esperienza in fatto di uomini e dei segreti che questi nascondevano. Preferendo gli etero non c’era da stupirsi che avessero sempre da qualche parte una donna che li aspettava. “Nicola non vive da me, magari! Preferisce stare in quella specie di ricovero, con indiani e senegalesi. Ma va bene così, non voglio nemmeno io perdere la mia libertà” diede voce ai suoi pensieri. Con la casa libera poteva sognare... rischiare. Davide capì e si alzò oscillando la chioma. “Fai come vuoi, ma io ti ripeto...”
“Lo so: stai attento Diego, chi gioca con il frocio... ops, volevo dire con il fuoco, si brucia!” Proruppe in una delle sue risate isteriche così goffe e, attirati da quello scoppio di allegria, accorsero anche gli altri che spronarono Davide a tornare alle sue tastiere e a lasciare stare il pazzoide. In completo relax i giovani iniziarono a provare in vista di uno dei numerosi concerti che li aspettava in quell’estate pugliese. Anche i Medusa si sarebbero esibiti, il diciassette. Seduto a gambe incrociate Diego, in attesa dell’arrivo della sua band, pensò agli occhi bellissimi di Michele e fece il bagno del brodo di giuggiole. Se non era innamorato, poco ci mancava.

3 commenti:

  1. Eh sì, questo Diego battagliero ci piace proprio tanto! Pazzo, mediamente isterico, affascinante, col suo seguito di amici che inevitabilmente si innamorano della sua allegria e dei suoi modi.
    E molto tenero Davide, perso d'amore per lui, ma anche un pochettino crudele: non sarai mai mio, ma non sarai nemmeno di quel bel tenebroso dai bellissimi occhi neri. Ma visto che non è ancora possibile clonarlo, Diego sarà di uno solo di loro. O di nessuno... che questa vita in perenne equilibrio sopra alla follia come direbbe il Blasco, lo fa diventare un bersaglio, e non solo per nuovi amori...

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    1. hai fatto un commento così profondo che non so cosa rispondere... o saranno i morsi della fame.... :D Grazie amore

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  2. Diego sta davvero rischiando molto, ma è talmente impulsivo e con una voglia di vivere che non dà peso alle parole degli amici. Sono d'accordo con Annina, questo Davide così innamorato del piccolo Diego è tanto tenero. Da una parte spera che Nicola si tolga di torno, ma teme anche di perdere definitivamente Diego. Sono curiosa di vedere se troverà il coraggio di buttarsi o se gli resterà accanto in silenzio e soprattutto se Diego si renderà conto dei sentimenti che animano l'amico.

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