sabato 5 ottobre 2013

Sui gradini di San Francesco, quattordicesima puntata



Titolo: Sui gradini di San Francesco
Autori: Annina         
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo
Rating: PG, slash,
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.

Capitolo XIV

Michele sale a casa e trova i famigliari che lo aspettano per la cena; si siede a tavola ma nonostante le insistenze della nonna non si sente di mangiare, ha lo stomaco chiuso, il pensiero fisso di Diego rinchiuso dietro quelle mura. Maria ricacciando le lacrime, gli fa una carezza ma non chiede nulla, ha già capito dall’espressione del figlio che non è riuscito a vedere l’amico.
“Ho parlato con Rosa, te la ricordi la figlia di Celeste, domattina sarà qui alle otto, ha già appuntamento con l’avvocato, ti chiede di andare con lei. Speriamo Michè” Maria continua a tenere la mano di Michele stretta tra le sue: “Michele, non tenerti dentro tutto, urla e piangi ma non fare così”.
Il padre si alza scostando malamente la sedia dalla tavola, lasciando la cena a metà, raggiunge Michele e gli stringe forte le spalle tra le mani: “La mamma ha ragione Michè, sfogati se puoi; io non ci sono mai riuscito, e so che si sta peggio. Lo aiuteremo, faremo tutto il possibile per quel ragazzino, lo sai, è della famiglia, ma ora…” gli si incrina la voce, lascia Michele e a spalle curve esce velocemente dalla cucina.
Poco dopo anche Michele si tira su a fatica dalla sedia, bacia la mamma e la nonna, e va a chiudersi in camera sua. Si siede sul letto stringendo la testa tra le mani pensando al suo ragazzo solo e spaventato in una stanza buia. Non doveva lasciarlo solo, lo sapeva che sarebbe successo qualcosa, lo sapevano tutti.
Sente bussare alla porta ed entra Gioia. Si siede sul letto accanto a lui e mettendogli le braccia intorno al collo gli da un bacio: “Michè, stai tranquillo, ti tengo io compagnia finchè torna Diego, sei contento?”.
Michele annuisce e stringe la sorellina, che lo accarezza dolcemente: “che bel profumo che hai Michele, sai di buono” Gioia gli sorride, continuando ad accarezzarlo. Sentendo quelle parole, le stesse che Diego gli dice ogni giorno, a Michele si scioglie qualcosa nel cuore e finalmente si lascia andare a un pianto che anche se non è liberatorio, lo fa stare un po’ meglio.
Gioia prende un fazzoletto e gli asciuga gli occhi: “Lo sai che gli voglio tanto bene anch’io a Diego? Lui mi ha insegnato a fare dei bei disegni, e una volta mi ha anche aiutato a fare i pensierini per la scuola”.
Michele sorride pensando a Diego alle prese con i compiti delle elementari: “Lo so che gli vuoi bene, e lui ne vuole tanto a te”.
“Me l’ha detto, ha detto che sono bella e che mi avrebbe sposato se fossi stata un po’ più grande. Ma tanto poi lo sposi tu, vero Michè? Così non va più via”.
Michele deve proprio ridere, guardando quella sua sorellina, così piccola e dolce, arrivata quando lui era già grande: “Lo sposo io, sì Gioia. Grazie cucciola, sei davvero una bimba speciale tu”.
Lei gli dà un bacino: “Posso dormire qui con te? Così se stanotte ti viene la tristezza mi chiami” con un sorriso dolcissimo Gioia si infila nel letto e Michele stringendosi nelle spalle pensa che in fondo, un po’ di compagnia non può che fargli bene.
Dopo pochi minuti Gioia dorme, tenendo la mano di Michele. Lui invece pensa al suo ragazzo prigioniero, pensa che no, non ce la può fare, in una cella non ci resisterà. E se non gli lasciano la luce? Impazzirà, lui che ha paura del buio, che ama gli spazi aperti, le stanze grandi. Deve aiutarlo, deve fare qualcosa, non sa bene cosa, ma non possono stare con le mani in mano. I pensieri girano nella sua testa come uccelli neri, non c’è modo di scacciarli, non c’è pace per Michele, che prima di riuscire ad addormentarsi sentirà il campanile suonare i tre tocchi.
Alle sette è già in piedi. Va in cucina dove trova il resto della famiglia che lo aspetta per fare colazione. Non ha fame, si siede e si versa una tazza di caffè. “La mamma dice che bisogna sempre mangiare a colazione per stare bene per tutta la giornata” Gioia arriva in quel momento, gli sorride e gli avvicina la biscottiera. Michele la abbraccia e le arruffa i capelli, accettando di mangiare un paio di biscotti: “Grazie che mi hai fatto compagnia stanotte. Sono stato molto meglio”. Il sorriso di Gioia illumina tutto il visetto.
Michele si alza, cammina avanti e indietro finchè finalmente il campanello suona annunciando i cugini di Diego: il tempo di salutare e senza nemmeno accettare un caffè, accompagnati da Michele vanno subito dall’avvocato. Come già la sera prima, il legale non dà molte speranze per una soluzione immediata, ma ha già stilato un’istanza per richiedere un colloquio. Rosa accetta di delegare Michele per ogni cosa che occorra, e firmano una dichiarazione congiunta dove dichiarano che Diego convive con i Salvemini. Michele firma un ulteriore istanza dove esprime l’intenzione di voler ospitare Diego nell’eventualità di concessione dei domiciliari.
“Senta avvocato, stiamo facendo tutto quanto per niente vero? Che speranze abbiamo di tirarlo fuori da ‘sto casino?” Michele guarda negli occhi l’avvocato che non abbassa i suoi.
“No, non stiamo lavorano per niente. Certo non è un caso semplice, gli hanno trovato una grande quantità di droga della quale non ha saputo giustificare la provenienza. Vi ho già spiegato la situazione, ma io farò tutto il possibile per tirarlo fuori. In ogni caso la cautelare non durerà più di due mesi, ma vedremo di tirarlo fuori prima. Gli ho parlato, sono convinto che sia innocente, non so cosa ci sia sotto, ma l’indagine è in mano a un magistrato serio. Ne verrà fuori, dobbiamo essere ottimisti” l’avvocato è giovane ma preparato, pare.
“Due mesi? Non li regge due mesi Diego, non li regge, non ce la farà” Michele scrolla la testa, mentre l’avvocato con un sorriso lo invita a crederci; si alza a fatica e si salutano con una stretta di mano decisa.

Rosa si scusa se non si trattiene, ma deve tornare subito da sua madre che sta poco bene: “Vedrai Michele che ce la facciamo. Siamo tutti convinti che Diego non c’entri con questa storia”. Michele annuisce, promette di telefonare e sale in macchina guidando verso casa.
Dopo le spiegazioni del caso ai genitori, telefona a Gaetano: “Tano sono io, non so se ho più molta voglia di andare alla casa oggi”.
“Non se ne parla. Ho il furgone, stavo per chiamarti. Vai dalla zia di Diego, dille che stiamo arrivando tutti, smontiamo e carichiamo la camera. Poi ho anche un’altra sorpresa; anzi due se ti va: volete mica il divano di mia nonna? E’ nuovo praticamente ancora incellofanato, mai usato, ma non ci sta nella casa nuova, è troppo grande”.
Michele tentenna, non se la sente, è stanco e depresso ma Gaetano non vuole sentire ragioni, e alla fine cede: “Va bene vi aspetto, intanto parlo a Viola”.
Nonostante le rimostranze, Viola deve arrendersi: non ha mai visto un Michele così insistente e con gli occhi tanto cattivi. Li fa entrare, e in breve i quattro smontano letto e armadio, caricano tutto l’arredamento sul furgone, dove campeggiano già un grosso divano rosso e una moto zappatrice.
Gaetano è felice: “Visto? Me l’ha prestata il mio capo, lui la usa in campagna, stamattina presto la sono andata a prendere. Ora voi mettete a posto la casa, e io mi butto nel campo: ora di sera, sarà tutto fatto! Dai Danilo salta su con me, Fabio va con Michi”.
Contagiato dall’entusiasmo di Gaetano, anche Michele si riprende un po’; sempre pensando al suo compagno prigioniero, pensa che lo farà per lui, lavorerà come un matto: “Devo finire tutto alla svelta; voglio sistemare tutto il solaio, che poi non è così basso, ed è ben tenuto. Ne voleva fare una sala giochi, ci farò il suo studio, potrà distribuire cavalletti e dipinti ovunque vorrà. E’ pieno di finestre e abbaini, c’è una buona luce”.
“Bravo Michele, così si fa. Io e Danilo oggi ci lavoriamo con te, poi in settimana se vuoi, andiamo a prendere le cose che vuoi metterci, i mobili. Di pittura ce n’è ancora, oggi usiamo quella, ripuliamo, sistemiamo”.
“Voleva un flipper…” Michele ripensa a quello che gli aveva detto Diego.
“Beh, lo vorrà ancora, non parlarne al passato Michele perdio! Scusa, non volevo risponderti così, ma…”.
“No, hai ragione tu Fabio, dobbiamo pensare che da un momento all’altro uscirà. Quindi, vuole un flipper, e se ne trovo uno a costo di pagarlo a peso d’oro, glielo compro. Poi metteremo delle amache, che lui le adora, e tappeti e cuscini e divani, e coloriamo le pareti di tutti i colori come piace a Diego. Dai, ce la facciamo prima che esca, e poi me lo porto qui, e ci devono provare a portarmelo ancora via. Fabio guida tu però, che per me oggi non è aria” Michele si ferma sul ciglio della strada e si scambiano di posto.
“Lo dici con uno che non fa che piangere da due giorni… ma è come se fosse mio fratello Diegone, lui è il fratellino piccolo di tutti noi. Quello che ti fa dannare, ti fa i dispetti, fa casino, e poi ti guarda con quell’espressione che ha lui, e tu puoi solo volergli bene; ed è sempre così disponibile, se hai bisogno di un amico, lui c’è sempre. Davvero Michi, posso solo immaginare come ti senti”.
“E’ come dici tu, a volte ti fa dannare, a volte è completamente folle… ma è una follia simpatica, ti fa ridere, ti fa stare bene. E comunque è tanto dolce Diego. Però ha anche dei momenti bui, e quelli voi li conoscete un po’, io li conosco tutti. Non ha avuto una vita facile, e quest’estate per lui era già stata devastante, tutto questo non ci voleva”.
“Non ha avuto una vita facile no. Ma mi ha detto tante volte che nella sfiga, ha avuto l’immensa fortuna di avere noi. Proprio qualche giorno fa, diceva che non avrebbe scambiato la sua vita sballata con nessun’altra vita, se anche in quella non ci fossi stato tu. Figurati”.
Intanto sono arrivati alla casa, dove gli amici stanno già scaricando il macchinario che Gaetano non vede l’ora di usare.
“Non toccare assolutamente quest’area di prato. Non mi togliere nemmeno un fiordaliso Tano!” Michele gli indica da dove deve partire con il lavoro e Gaetano si lancia con entusiasmo. Gli altri ridono, ed entrano in casa.
“Hanno attivato la luce! Evvai! Vediamo il gas… anche! Bene, bene allora ormai potrò fermarmi davvero. Possiamo fermarci anche stasera se volete. E qui?” Michele entra nella stanza che sarà la loro camera da letto e vede i cassettoni ristrutturati da Diego. Sono belli, perfettamente restaurati e dipinti in blu e verde acqua, ricamati con varie sfumature.
Fabio mette un braccio attorno alle spalle di Michele: “Li ha preparati per farti una sorpresa, siamo venuti qui tutti con lui… dai cominciamo che così poi in settimana portiamo anche i vestiti se vuoi”.
Michele ricaccia le lacrime e si mettono al lavoro. Rimontati i mobili avanza la cassettiera che viene destinata al solaio.
Quindi si buttano a dipingere la soffitta: ogni parete un colore diverso, intarsi, righe, alla fine esce una stanza psichedelica, bellissima. “Oh, a Diego piacerà senz’altro” Danilo si guarda intorno, contento: “Poi è enorme, è giusta per lui. Domani ripuliamo, adesso andiamo a mangiare qualcosa?”.
“Si, andiamo all’osteria giù in paese, si mangia bene ci siamo stati con Diego. Così telefono a casa e se non ci sono novità mi fermo qui a dormire. Se volete restare, mi fate piacere”.
Mentre aspettano di ordinare, Michele chiama a casa, ma non ci sono novità naturalmente: nel fine settimana soprattutto, cosa si aspettava?
Torna dagli amici e si siede stringendosi nelle spalle all’occhiata generale che gli lanciano.
Captato il messaggio, i ragazzi si guardano: anche se sapevano che non ci sarebbero state notizie, un po’ ci speravano. All’arrivo del cameriere si mettono ad ordinare le cose più disparate, causando l’ilarità di Michele, che per sé vorrebbe ordinare solo un risotto. “Siete impazziti? Quanta roba avete intenzione di mangiare? Siete peggio di…” si azzittisce di colpo e posa il grissino che stava per addentare, sente che potrebbe soffocarlo se lo mangiasse.
Anche le risate dei compagni si smorzano: “Già” fa Fabio “ solo Diego potrebbe ordinare tanta roba e tanto diversa. Quel piccoletto, così magro e mangia più di tutti noi. Su ragazzi, dobbiamo essere ottimisti, la prossima volta sarà qui con noi”.
“Io sono l’ottimismo per antonomasia, ma…” Danilo da’ un’occhiata agli amici, ma è Gaetano stavolta a interromperlo: “E dai Dani’! Ne parliamo quando torniamo a casa. Mangiamo adesso che sta arrivando la cena, e mangiamo alla salute di Diegone nostro. Più tardi, per favore”.
Tutti annuiscono e messa mano alle posate cercano disperatamente un argomento di conversazione frivolo. Mentre i piatti girano e tutti assaggiano tutto, si limitano a parlare di esami e di università, stando attenti a non toccare argomenti che possano ricordare l’amico.
Finita la cena comprano ancora un po’ di bottiglie di birra e qualcosa per mangiare il giorno dopo, per non dover tornare in paese. A casa, accendono il camino in cucina e si accomodano attorno al grande tavolo restaurato da Diego, aprendo le birre e attingendo dal grosso sacchetto di biscottini che Gaetano ha comprato per tirarsi un po’ su.
“Sentite, io ho intenzione di parlare con Fabri. Sono sicuro che c’entra lui in tutta questa storia; non so come ha fatto perché non sappiamo come è successo, ma c’è tutta la sua cattiveria”.
“Penso che tu abbia ragione, ma non lo ammetterà mai. Anche perché confessando una cosa del genere, in galera ci finirebbe lui. Sapere se è stato lui o no, non ci aiuterà, quindi tanto vale lasciar perdere” Fabio, dopo Michele, è il più riflessivo della compagnia, soprattutto stavolta dove Michele è troppo coinvolto per essere obiettivo.
“E allora che si fa? Si lascia perdere? Lasciamo Diego in galera per i prossimi due o tre anni? No, io devo tirarlo fuori di lì, a tutti i costi. Tano? Proprio tu non dici niente?”.
Gaetano si gratta la testa: “Devo dare ragione a Fabio, lasciamo andare avanti un po’ le indagini, aspettiamo gli sviluppi. Piuttosto bisogna cercare di farlo tornare a casa, anche agli arresti, ma a casa”.
Michele si alza in piedi di scatto: “No, io non vi capisco. Le indagini? Ma se lo hanno sbattuto dentro solo per un sospetto, che indagini? L’hanno incastrato, e Fabrizio se la sarà studiata bene ‘sta roba, credetemi”.
“Questo è certo. Io l’ho salutato che lui stava entrando nel portone di casa, famelico come al solito, non vedeva l’ora di mettere qualcosa sotto i denti. Cosa ci faceva fuori nemmeno mezz’ora dopo? Sapeva che noi non c’eravamo, tu eri a lavorare. L’han tirato fuori di casa. Ma come si fa a dimostrare qualcosa, se nemmeno sappiamo ancora come è successo? Però io do’ ragione a te. Dobbiamo parlare con Fabri, dobbiamo sapere qualcosa di più”.
Michele si aggira per la cucina come un leone in gabbia. Gaetano gli si avvicina e lo abbraccia: “Dai Michè, chetati. Ora andiamo a letto, domani finiamo i lavori qui, così almeno la casa è pronta; se gli concedono gli arresti, lo porti qui, invece che nel condominio. Poi si tampina l’avvocato, e poi sì, cerchiamo Fabri, ma lo cerchiamo tutti insieme, e vediamo cosa esce. Ora forza, a dormire”.
Fabio e Danilo si dividono il divano-letto della nonna, e Michele e Gaetano si buttano nel letto.
Nonostante i pensieri cupi la stanchezza aiuta, e poco dopo dormono tutti quanti.

2 commenti:

  1. “Non toccare assolutamente quest’area di prato. Non mi togliere nemmeno un fiordaliso Tano!” ahahahahah questo pezzo mi fa ridere tanto ma, allo stesso tempo mi commuove. C'è dentro tutto: i ricordi di Michele, i rimpianti. Rimpianti soprattutto di quel futuro che tanto alenava con il povero Diegone che però non è arrivato, si è forse allontanato. Ma l'angoscia degli amici, in particolare di Michele non è tanto per l'ingiustizia subita, là dove la giustizia dovrebbe giustificare il proprio nome, piuttosto per la condiziona psicologica del ragazzo, così terrorizzato dal buio e dagli spazi angusti. L'allegria che si contagia a vicenda in maniera virale mentre ridanno un'ordinata alla futura casa di Michele e Diego è l'ossigeno per questo momento così disgraziato. Forse il solo, perché la speranza per aggiustare le cose in fretta i ragazzi non riescono proprio a vederla, nemmeno da lontano...

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  2. Michele ce la mette tutta per rilassarsi, non pensare al suo Diego tra quattro mura anguste, al buio. Proprio lui che il buio lo teme. Purtroppo ogni cosa glielo ricorda. La loro casa, il prato di tulipani, la soffitta e i mobili che ha restaurato con tanto amore. Ha davvero paura per Diego, per la sua fragilità, la sua vita già provata da tante brutte esperienze, potrebbero farlo cedere e portarlo ad ammalarsi o peggio. Pensa Michele, pensa a come farlo uscire da quella gabbia, a farlo tornare da lui. Ma nonostante tenti di pensare al futuro nella loro casa in compagnia del suo amore, all'orizzonte sembra non ci sia soluzione all'incubo che sta vivendo. Speriamo che Fabri abbia un minimo di coscienza e confessi tutto o che Nicola possa fare qualcosa per convincerlo ad aiutare Diego

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