domenica 1 settembre 2013

Ora come allora, capitolo otto

Titolo: Ora come allora (Una vacanza indimenticabile)
Autori: Giusipoo/Annina
Pairing: lo scoprirete leggendo
Genere: AU/Commedia/Romantico/Erotico/Introspettivo/Flashback/A più voci
Rating: PG, slash, NC 17 (tassativamente!!!!) 
Disclaimer: come sempre è tutto frutti di fantasia. Abbiamo attinto a quella e alle immagini di sei personaggi interessantissimi.


due ragazzi cercavano un passaggio per il sud



Michele

Nel frattempo io e Diego ne approfittammo per continuare a baciarci. Avevamo del tempo da recuperare noi. Mi sarebbe piaciuto precipitarmi in quell’hotel che avevo visto a cinque minuti dal campo; avevo notato che c’erano dei bungalow sulla spiaggia, ma prima dovevo controllare al bancomat. Ma mi bloccaste: visto che sai suonare le tastiere, ti piacerebbe far parte della band? Io mi agitai subito, non avevo mai suonato in una band, anche se avevo fatto il conservatorio. Eh sì. Lo so, sembra strano che un maestro pugliese di musica vada a fare lo stradino in Piemonte, ma che volete, col piano non si campa. Già, pianoforte e violino e un po’ di batteria, le apparenze ingannano vero? Tu Diego cominciasti subito a chiamarmi maestro, che mi sembrava di essere tornato alle elementari, ma dall’altra parte del banco. Comunque accettai di suonare con voi. Ma ora cominciavo ad agitarmi, visto che voi non tornavate, e se non fosse rimasto un solo bungalow? Vi dissi che dovevo andare in bagno e scappai a gambe levate, correndo verso la pensione. Avevamo aspettato tanto la bella e la bestia, occhei, ora posso dirvelo, Nico e Davide, vi chiamavo così fra me e me! Ora potevate anche aspettare me per cinque minuti. Va bene, ci misi mezz’ora, ma riuscii ad avere il mio bungalow. Chiesi di controllare se il mio bancomat aveva credito: sì che ce lo aveva! E allora prenotai la stanza, quella più vicino al mare, per sentire il rumore delle onde. Costava pochissimo, da non crederci. Beh, la stagione ormai era bassa. Fui felice come mai. Tornai di corsa verso il campo, tanto ormai puzzavo come un animale, secondo me, quindi…
Arrivai col fiatone e tu mi guardasti stupito Diego, ma non fiatasti. Ti riattaccasti a me come se non me ne fossi mai andato, e mettendomi il naso sul collo mi fiutasti, dicendomi che ti piaceva tanto il mio profumo. Questa sì che era bella! Continuavi a fiutarmi e a baciarmi: pensai che mi sarei sempre fatto un’oretta di corsa prima di venire da te, se il risultato era questo!

Gabriele

Diego me lo disse qualche giorno dopo che il tuo odore lo faceva impazzire. Non mi sembrava che tu ti profumassi, gli risposi, e lui mi guardò come si guarda un cretino, e mi disse che non capivo proprio niente. Era il tuo profumo, quello animale che lo attirava. No, questo a me non capitava, io non sentivo il profumo di Fabio, ma questo non toglie che già lo amavo alla follia lo stesso.
Comunque, finalmente c’eravamo tutti, e potevamo iniziare le prove. Fabio al basso, Davide e Diego le due chitarre; Diego veramente aveva anche un suo strumento innovativo per l’epoca e per noi soprattutto che eravamo una band scalcagnata alla fine: un synth comprato usato a un evento musicale, dove vendevano sacchi di strumenti, LP, vecchi giradischi. Procurarselo aveva fatto di Diego la persona più felice del mondo; ora tutti sanno cos’è ma per l’epoca era solo uno strano aggeggio capace di far uscire i suoni elettronici più strani. Molto psichedelico. A me affidarono le tastiere: ce n’erano due, Michele si prese le altre, e scovando un violino elettrico chiese se poteva servire a qualcosa. Gli dicemmo di tenerlo lì, poteva servire sicuramente. Provammo. Uscì qualcosa di strano, a metà tra la jam session di jazz, il rock, l’alternative… insomma roba forte! Eravamo tutti soddisfatti e deposti gli strumenti, andammo a mettere qualcosa nello stomaco. C’erano le bancarelle e le cucine, prendemmo al volo del cus-cus e le birre e ci sedemmo a mangiare.
Alle nove e mezza iniziò il concerto. Scoprimmo che prima di noi c’erano altre tre gruppi, ognuno avrebbe presentato non più di tre pezzi. Michele era abbastanza emozionato, penso temesse di sbagliare qualcosa, ma tutti lo confortarono in particolare Diego, che per tutta l’attesa dell’inizio restò accoccolato tra le sue braccia. Invece io e Fabio ci tenevamo a distanza, troppo concentrarti per pensare all’amore, alle coccole. Finalmente a mezzanotte e mezza toccò a noi. All’inizio il pubblico si mostrò diffidente, cosa c’entrava una band torinese al loro festival? Allora Michele si mise a parlare in pugliese, poi il piacere di ascoltare della buona musica prese il sopravvento sulle diffidenze e differenze regionali, e la nostra esibizione fu un successo.
Alle due, stanchi morti, riponemmo gli strumenti, il palco rimase montato per chi si sarebbe esibito la sera dopo, e ci avviammo verso le tende che avevamo già sistemato prima sulla spiaggia. Michele, abbracciando a Diego, annunciò che la loro tenda era da un’altra parte. Ci guardammo dubbiosi, ma non erano affari nostri. Curiosi lo eravamo però. Vi osservammo allontanarvi lungo la strada, abbracciati, un passo e un bacio. Eravamo felici per voi, qualunque fosse il posto che vi aspettava. E io non vedevo l’ora di ritirarmi nel tepee col mio amore.

Diego

Non sapevo dove mi stavi portando, ma non importava, l’importante era stare con te finalmente. Non resistevo più, avevo voglia di assaggiarti, di accarezzarti, di farti l’amore e di farmelo fare da te.
Arrivammo davanti all’albergo e ti guardai stupito: ma se non avevamo i soldi! Mi spiegasti che te li eri fatti mandare dai tuoi. Mi spiaceva che tu spendessi del denaro per me ma tu sorridendo mi dicesti che mai soldi erano stati spesi meglio. Feci per dirigermi verso l’entrata, ma tu mi spingesti verso la spiaggia ed entrammo in uno dei bungalow, quello più vicino al mare: un posto splendido, e chi aveva mai messo piede in una roba del genere? C’era anche il frigobar e soprattutto due enormi alzatine piene di frutta e di dolci alle mandorle.
Mi chiedesti se volevo farti compagnia nella doccia. Mi attaccai al tuo collo e ti dissi che ti avrei fatto compagnia anche all’inferno.
Ci spogliammo: dio, quanto eri bello Michele? Io ero intimidito a stare lì nudo vicino a te, mi sentivo così piccolo e brutto! Non mi era mai capitato di sentirmi così, anzi: probabilmente con gli altri uomini con il quale lo avevo fatto mi ero mostrato piuttosto sicuro di me! Mi piacevo, che c’è di male? Ma forse erano loro a non piacermi abbastanza. Il fatto è che non mi era mai nemmeno capitato di avere con me un uomo così. Mi abbracciasti e mi baciasti: o mamma mia, sentire la tua pelle sulla mia fu come una scossa elettrica! Sempre baciandoci ci infilammo sotto al getto di acqua tiepida e ci insaponammo l’uno con l’altro. Le bocche non si divisero una volta, i sessi si sfregavano,e io avevo la sensazione che il cervello volesse schizzarmi fuori. Non ci asciugammo nemmeno e usciti dalla doccia ci gettammo sul letto continuando ad accarezzarci. Tu eri un po’ impacciato adesso: dicesti che non sapevi bene cosa fare. Ti sussurrai di non preoccuparti, e cominciai a baciarti, ti mordicchiai, ti leccai i capezzoli: tu gemevi, e mi accarezzavi la testa, le mani nei miei capelli. Quanto ero felice, quanto ti amavo! Arrivai finalmente al tuo sesso che pulsava, teso e se posso dirlo… proporzionato a te Michi! Quando lo presi fra le labbra tu sussultasti, dicesti qualcosa che non capii, molfettese credo! Ma lo ripetesti molte volte mentre io correvo su e giù, ti coccolavo i testicoli, ti accarezzavo tra le gambe, fino ad arrivare alla fessura…

Michele

Non fu tanto il bocchino che mi stavi facendo, che comunque nessuno me l’aveva mai fatto così, ma mai nella vita. Eri bravo sì, eri molto bravo ed era bello: la meraviglia di sentire la bocca su di me, la tua lingua, il tuo sguardo. Sì, quegli occhi romantici sgranati che non smettevano di fissarmi, mi mandavano su di giri anche oltre la sensazione. E io non smettevo di ripetere, in un linguaggio che non potevi capire di certo: cazzo se è bello, cazzo se è bello... Ma quando cominciasti ad accarezzarmi dove nessuno aveva osato mai, mi feci un po’ prendere dalla paura. Ero sicuro di quello che stavo facendo? Quando il tuo dito mi penetrò mentre la tua bocca continuava a muoversi su di me, mi rilassai: ma dov’era il problema? Era tutto così bello! Dopo un po’ ti chiesi di fermarti però, o non ce l’avrei fatta a controllarmi.
Ti ridiscendesti su di me, mi ti rigirai e ti incollai al materasso, contraccambiando con piacere, se pur inesperto, la fellatio. Sentito Davide? Anch’io so parlare forbito! Gli feci tutto quello che lui aveva fatto a me, lo sentivo tremare sotto le mie mani. Ritornai verso la sua bocca e lo baciai, lo baciai tanto, mi piaceva baciare e sopratutto mi piacque baciare Diego, aveva un modo di fare così sensuale. Lo baciavo e gli tenevo stretti i fianchi tra le mani: morbidi, tondi, bellissimi. Un’eccitazione simile non la sentivo da tempo, anzi non l’avevo mai sentita. Ora capivo cosa voleva dire “eccitazione alle stelle”, io le stelle le avevo raggiunte. E adesso? Gli dissi proprio così mentre lo baciavo sul collo e lui rideva, perché soffriva il solletico.

Diego

E adesso basta girarci attorno, ti dissi: avvinghiai le mie gambe ai tuoi fianchi e ti feci un cenno. La tua espressione dubbiosa mi faceva tenerezza. Ma capisti subito cosa dovevi fare, che poi non era così difficile da capire no? Scivolasti dentro di me, e io mi sentii finalmente completo. Eri proprio l’uomo che aspettavo. Mentre ti muovevi dentro di me la commozione, l’eccitazione, tutte queste sensazioni raggiunsero livelli altissimi. Volevo solo urlare e fu quello che feci per tutto il tempo! Quando sentii che stavi per venire presi la tua mano e me la portai al sesso, la mia mano sulla tua. Ti guidai ma tu non sembravi averne bisogno, sei un tipo che impara in fretta. Poi sentii come un’esplosione, e fui scaraventato in orbita. Ero così felice che scoppiai a piangere, e tu ti preoccupasti così tanto! Ti dissi che era solo la felicità, che ti amavo, ti amavo, ti amavo. Mi baciasti.

Michele

Anche per me furono fuochi d’artificio, ma che bella sensazione. Anch’io mentre spingevo per entrare dentro di te, fui sicuro che il mio posto quello era, il posto che avevo aspettato finora, era lì che dovevo stare per sempre. Con te. Dentro di te. Ma mentre me ne stavo in paradiso, tu scoppiasti a piangere. Tornai subito al gigante e all’elfo, pensai di averti fatto male, non mi passò nemmeno per la testa che per te non era la prima volta, che sapevi già com’era, sapevi regolarti. Ti ho fatto male? Ti chiesi. Ma tu no no Michi anzi. Allora ti sei pentito? Perché piangi Diego mio, perché? Piango per amore, mi rispondesti. Piango perché sono felice, e così tanto felice non lo ero mai stato. Piango perché ho trovato un uomo da amare. Ti baciai sì, ti baciai per camuffare la mia emozione, e poi anch’io ti dissi che ti amavo, ti amavo, ti amavo. E che non ci saremmo mai lasciati. E io non dico mai bugie, vedi?

Diego

Dopo eravamo stanchissimi: la notte precedente l’avevamo passata quasi in bianco, il viaggio, il concerto, ma soprattutto l’amore ci avevano sfiancato. Quasi non riuscivamo a muoverci. Mangiammo un po’ di frutta e di dolci, imboccandoci, baciandoci, portandoci via i dolci dalle labbra. Fuori il mare cantava la sua canzone. O Michi, che sogno! Ed è un sogno che dura da vent’anni, ma chi ci crederebbe? Sempre innamorati, e sempre a far l’amore così. Quindi ci infilammo sotto al lenzuolo, mi accoccolai tra le tue braccia e mi sentii a casa, in pace, felice e innamorato. Tu mi accarezzavi e mi dicevi Diego mio… come mi piaceva che mi chiamassi così. Ti chiesi di farlo per sempre.

Michele

Vieni qui Diego mio: al solo sentire questo racconto, sento il bisogno di stringerti, vieni cucciolo, qui, baciami, baciami ancora.

Nicola e Davide

Madonna! E ma che roba! Siete terribili, ma basta! Ma da vent’anni così? Non vi si regge.
Ma naturalmente stiamo scherzando, siamo molto felici per voi, è bello vedere la dimostrazione che l’amore esiste davvero. Per la felicità di Platone! E lo stesso vale per l’altra coppietta di eterni fidanzatini…

Fabio

In questo devo dire che siete molto complici voi due. E se avete finito di immergere le vostre dita sporche di salse in quel piatto di patatine che vi sono rimaste, io propongo di rimetterci in cammino. Chi filma? Chi continua?

Davide

Ora guido io, ma filma Diego. Avevamo lasciato tutte le nostre energie dietro e sopra il palco. Così ci limitammo a salutare Gabriele e Fabio che si collocarono nella loro romantica tenda e io e Nicola tornammo al pulmino. Chiacchierammo un po’ prima di crollare nel meritato sonno. Nicola era molto impressionato dalla nostra musica e mi confidò che gli sarebbe piaciuto imparare a suonare uno strumento. Prima di addormentarmi sul tuo petto peloso che tanto mi piaceva, ti promisi, molto romanticamente, che ti avrei insegnato io. Ma tu avresti dovuto continuare a darmi il culo ogni volta che lo volevo. Scoppiasti a ridere ma ti dichiarasti ben felice di essere la mia puttana, a patto che oltre alle lezioni di chitarra, ti avessi lasciato divertire anch’io con il mio. Affermai che si poteva fare.

Gabriele

Nemmeno io e Fabio facemmo l’amore quella notte. Eravamo stanchissimi e poi era davvero tanto tardi. La mattina ci svegliammo distesi l’uno a fianco all’altro. Siccome la notte prima non avevo dormito, quelle sette ore di sonno ininterrotte mi sembrarono un miracolo, così dubitai per un attimo di aver sognato tutto. Di essere ancora a Torino, nella mia stanza, con mia madre che presto sarebbe venuta a svegliarmi per dirmi che era pronta la colazione. Invece, per fortuna tu eri lì, con le labbra appena appena schiuse e un’espressione così maschia ed eccitante, che non riuscii a non baciarti.

Fabio

Io risposi al tuo bacio. Non dormivo in realtà, ma aspettavo solo che tu mi saltassi addosso. Eravamo in mutande entrambi e ci bastò abbassare gli slip, strusciare le capelle tra loro per perdere la testa e godere pienamente. Ti volevo. Ma non eravamo ancora pronti al rapporto completo. Gli unici ancora a non averlo fatto. Eppure io ero abituato a fare tutto. Posso dire ad incularmi Davide ogni volta che mi andava? Mica avevo idea che a Davide fosse venuta tutta questa smania di metterlo. Con me no, non lo faceva. A me non piace, non siamo tutti uguali, no? Poi Gabri mi fece capire subito di volerlo, e ci mancava sempre poco. Anche quella mattina ci provammo ma tu mi bloccasti. I preservativi, la crema, e magari un letto. Sarebbe arrivato tutto. Dovevamo solo aspettare ancora un po’.

Diego


Quando Michi ed io tornammo alla spiaggia da voi, presi te e Gabri da una parte e vi raccontai del bungalow, che con Michele si era fatto l’amore ed ero felice da impazzire. Gabri mi chiese di fare a cambio. Cioè di prendere per quella notte la tenda e concedere la stanza a te e Fabio che invece, non eravate ancora riusciti ad andare fino in fondo. Non nego che un po’ mi dispiaceva perdere il nostro nido d’amore. Ma poi un po’ per spirito di generosità nei confronti di due cari amici come voi, un po’ perché pensavo fosse romantico passare la notte in tenda con Michele, accettai. Si avvicinò a noi Nicola. Io mi irrigidii, ancora non mi era passata e, con Nicola nei paraggi, mi sentivo impacciato. “Ha detto Davide che possiamo restare, tanto la prossima tappa è Agrigento domani sera, è vicino” fui felice, un’altra notte a Porto Empedocle. Quel posto era magico. Sentivo che anche ad Agrigento sarebbe stato un successo. 

3 commenti:

  1. era così tanto che non postavate. Bellissimo, super erotico il racconto di Diego e Michele. Nonostante sia molto hot non perde il suo romanticismo e dolcezza. Mi sembra la canzone dei Depeche mode Here in this house, quando dice che loro sono chiusi dentro con il mondo fuori e niente può rovinare quell'atmosfera ovattata e piena d'amore. Cavolo se ci voleva. Chissà quando Fabio e Gabri avranno la loro occasione? Immagino molto presto considerando il desiderio che provano uno per l'altro

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  2. leggendola mi è subito venuto il testo di questo pezzo bellissimo e dolcissimo. Brave davvero capitolo superbo

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