mercoledì 17 luglio 2013

Tra rabbia e passione, epilogo




Titolo: Tra rabbia e passione (cronaca di una torbida relazione fra trulli ed onore)
Autori: Annina e Giusipoo
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Storico/Commedia/Erotico/Romantico/Introspettivo
Storyline: Fine anni settanta

Rating: PG, slash,

Disclaimer: si intenda tutto frutto della fantasia e del talento delle autrici. In verità i personaggi sono originali, abbiamo preso in prestito i nomi per ispirazione artistica e basta

Epilogo



Sul lungomare di Bisceglie scendono le famiglie dirette chi agli stabilimenti, chi nella parte di spiaggia libera. Inizia la ricerca del posto migliore mentre alla radio passa musica pop. È l’estate di Sunshine Reggae. È già il 1983. Sono passati già sei anni. È quello che sta pensando Diego in quel momento al bar, intento ad accendersi una sigaretta. Ora ha quasi trent’anni, ha lasciato crescere di nuovo i baffi ma sembra ancora un ragazzino. Michele glielo ricorda sempre. Quella domenica mattina lo ha lasciato a casa a poltrire. Dopo il suo appuntamento, si recheranno al cimitero, a rendere omaggio ai genitori di Michele. Lo vede arrivare da lontano al Maresciallo. Per mano il nipotino di cinque anni. “E Diego, ti trovo bene”
“Bene, ma c’è pure il piccolo Giulio. Come stai?” gli arruffa i capelli come si fa sempre con i bambini ma questi si nasconde subito dietro la gamba del nonno. “Mi sta sempre appiccicato! Sta sempre appresso a me” fa un gran sorriso Camporeale: “E non fare il timido” Poi si rivolge all’ex sottoposto. “Dai ragazzo, sediamoci che ci prendiamo un caffè. Allora Diego, come stai?”
“Me la cavo” si accarezza i capelli come a cercare protezione. Anche se non porta la divisa, trovarsi con un carabiniere, trovarsi con quel carabiniere in particolare, gli fa ancora un certo effetto. Erano così uniti loro tre. Camporeale, Perrone e Ferrero. Sembra un secolo fa. Tante cose sono cambiate...
“E quel fetente di Michele? Come sta? Ha finito di fare casino alla Eganap?”
“Ha finito da tanto! Dopo la cassa integrazione ha iniziato a fare radio sul serio con Andrea e gli altri e poi lavora per il sindacato” gli sorridono gli occhi a Diego.
“E tu invece? Giornalista è? Chi lo avrebbe detto. Tu facevi il carabiniere e lui l’operaio”
“Michele è sempre in prima linea quando si stratta di difendere i diritti degli operai. Le cose alla Eganap sono un po’ migliorate. Ma quando si parla di ingiustizie ai danni dei deboli, la strada sembra infinta. Chiudi una buca e se ne riaprono altre tre”
“Come con la malavita organizzata. Ma non parliamo di lavoro, non oggi” intanto ordinano da bere. La cameriera è carina, giovane. Camporeale non perde l’occasione per fare il cascamorto, e Diego si imbarazza per lui. Ormai ha un’età, dovrebbe darsi un contegno.
“Lo so che a te l’argomento non interessa ma lo hai visto che tette?”
“Dai che c’è il bambino” Diego assume un’aria schizzinosa e Camporeale scoppia in una delle sue risate clamorose. “Meglio che s’impara da piccolo, sennò lo facciamo diventare... “ si blocca: “Ma vai, che non si devono dire queste cose davanti ai bambini. Allora invece dimmi, che farai oggi?”
“Tornerò a vedere se Michi si è svegliato e andremo al cimitero come tutte le domeniche”
“Sono già passati tre anni eh?”
“Già” Diego s’intristisce. Salvo gli manca sempre. Manca ad entrambi.
“Pare ieri”
“Sì, è vero. Il tempo passa veloce. È stato un periodo durissimo, dopo che ci sembrava essersi ristabiliti. I miei genitori hanno pure smesso di chiamarmi ad un certo punto e nemmeno io li ho cercati più. Credo che abbiano preferito dimenticarlo del tutto il figlio frocio. Salvo invece mi ha sempre amato, mi ha fatto da padre...” Diego si soffia il naso, si stava commuovendo ma poi i capricci del piccolo Giulio gli ricordano che il tempo passa inesorabile, deve chiedere a Camporeale se ha portato il materiale che gli serve.
“Pensavo non la volessi più Diè, che ci avessi ripensato. Eccola qui” la tira fuori da una tasca dei pantaloni al ginocchio. Intanto l’arrivo del gelato calma il bambino che si gusta il suo cremino dimentico dei discorsi dei grandi. “Ho evitato così a lungo di pensarci” Diego trema mentre il foglietto passa dalla mano dell’uno a quella dell’altro.
“Ma ora ti pagano per farci un libro no? Fai bene! Sfrutta!”
“Non lo faccio per i soldi. Certo quelli non ci fanno schifo! È stato un caso in realtà. Quando la psicologa mi disse di iniziare a scrivere un diario per ricordare tutti i fatti che il mio cervello continuava a negarsi, scrivere mi è servito ma non solo: è stato come un fiume in piena. I ricordi si snocciolavano uno ad uno. Quelli brutti e quelli belli. È stato Michele che quando finì di leggerlo mi disse che poteva venir fuori un romanzo bellissimo. Io non ci pensavo proprio e ancora oggi ho dei dubbi. Poi l’ho fatto leggere al mio editore che mi ha detto di volerne i diritti. E ora mi manca solo questa” prima di aprire il foglietto, Diego sorseggia il suo tè freddo. Un sospiro e poi  legge:
Alfredo Ferrero, Bisceglie 18 Agosto 1977
con questa lettera che scrivo in punto di morte, chiedo scusa a tutti, in primis ai miei cari genitori che mi hanno fatto studiare e fare il concorso all’arma. Perdonatemi se vi offenderò con il mio gesto. Voglio chiedere scusa ai miei colleghi perché sto infangando loro. Ma soprattutto voglio chiedere scusa a Michele Salvemini, per avergli strappato alla vita Diego Perrone. A lui la chiederò tra poco, quando mi riallaccerò a lui. Forse in paradiso saranno più clementi e potremo amarci come qua sulla terra non siamo riusciti. E per questo mi sparo un colpo al cuore, a questo mio cuore che ha deciso di rovinarsi dietro ad un uomo, cosa quanto mai inappropriata. Mi scuso con tutti voi.

Mentre una lacrima solca il viso di Diego, una vocina gli chiede: “Perché piangi?” Diego torna a soffiarsi il naso prima di rispondere: “Non piango. È che c’è vento. C’è sempre un bel vento qui vicino al mare di Bisceglie” cerca di sorridere ma il bambino non è convinto: “Ti fa male là” indica con il dito il polso di Diego, leggermente arrossato. Imbarazzato Diego se lo copre con l’altra mano, ma tanto è tutto inutile: anche l’altro ha lo stesso rossore! “Non mi fa mal per niente no” sorride Diego, poi torna a scompigliare i capelli del bambino che stavolta ride e si nasconde dietro alla sedia. Passa una macchina con lo stereo a manetta. Ora è il turno di I like Chopin. Si tocca l’anello e si ricorda che è ancora estate, proprio come sei anni prima. Ma non succederà più niente di brutto questa volta. Ora ci sono gli anelli, ci sono le manette. E i temporali, se mai tornassero, lo sa, non faranno più paura.

2 commenti:

  1. Una lacrimuccia è scappata anche a me. Peccato che questa bella storia sia terminata. L'ho amata tantissimo, come ho amato loro: Diego e Michele con i loro difetti, pregi e soprattutto il loro amore che ha superato tutto il dolore provato. Dolce il pezzo in cui Diego legge la lettera e si commuove. Brave ragazze, un piccolo capolavoro che meriterebbe di occupare gli scaffali delle librerie per quanto è bello e scritto bene. Attendo al più presto un altro gioiellino

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  2. wow... sono davvero colpita da questa storia. dagli avvenimenti così reali, talvolta crudeli, che prendono in pieno il contesto storico. i personaggi così completi che iniziano ad esistere dentro la testa del lettore. la linea temporale così chiara e piacevole alla lettura... arrivo sempre in ritardo alle cose belle ma questa è proprio assurda! grazie mille per questa storia!

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