sabato 27 luglio 2013

Sui gradini di San Francesco, undicesima puntata




Titolo: Sui gradini di San Francesco
Autori: Annina         
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo
Rating: PG, slash,
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.

XI Capitolo

“Dovremmo fare un bagnetto, ma l’acqua calda non c’è. Te la senti lo stesso? Una docciata veloce?”. “Se la facciamo insieme sì. Dai Michele, intanto che siamo già freddi!”.
Si infilano nella doccia e si bagnano con l’acqua gelata. Rabbrividendo di insaponano l’uno con l’altro e poi velocemente si tolgono la schiuma, gridando e ridendo. “Ho portato solo un accappatoio, per aver meno peso… aspetta, faccio presto” Michele si asciuga velocemente e poi infila l’accappatoio a Diego, che si stringe tra le braccia battendo i denti. “Vieni, vediamo se possiamo accendere il camino; siediti lì dai Diè” lo spinge verso la cucina e apre la cassapanca vicino al camino, piena di legna. In breve riesce ad accendere il fuoco e poi passa alla camera da letto, accendendo il camino anche lì.
Torna in cucina e si siede, prendendo una mano di Diego e attirandoselo in braccio. “Meglio Diè? Ti riscaldi un po’?”. Diego appoggia la testa alla sua spalla: “A me basta starti vicino, e sto bene”.
“Ora ti rivesti anche tu e mangiamo qualcosa. Certo c’è già buio. Ma la pasta come la facciamo? Abbiamo il fornelletto, ma non abbiamo portato la pentola!” Scoppiano a ridere: “Beh, tanto ho fatto un bel rifornimento stamattina, c’è ancora un sacco di roba da mangiare. Aspetta, mi vesto e arrivo” Diego si infila velocemente felpa e jeans e torna vicino a Michele, cominciando a svuotare le sporte. “Guarda: pane, prosciutto, ho preso anche il formaggio, e le olive e i carciofini, i funghetti…”.
Michele prende al volo un’oliva: “Sei uno spendaccione e soprattutto sei incredibilmente goloso”. Diego annuisce sorridendo: “Golosissimo, infatti vedrai dopo cena come ti assaggio: non vedo l’ora! Poi ho preso le pesche e il melone! E una tortina alle nocciole… eh, magari domani no? Per la colazione”. “Sei come i bambini tu, non ti si può lasciare in un negozio che compri tutto. Però che fame, con tutta ‘sta roba. Forchette? Zero, va bene, si può mangiare anche senza”.
“Almeno abbiamo i tovagliolini. Apri la bocca Michi” Diego lo imbocca con un carciofino, leccandogli via l’olio rimasto sulle labbra, Michele lo tenta con un pezzo di formaggio e tra baci e scherzi la cenetta improvvisata soddisfa tutti e due. “Sai Michele che tu da qui non mi schiodi più? Sono troppo felice, guarda come stiamo bene. Ora sai che facciamo? Portiamo qui i miei mobili se ti va, per la camera da letto, tanto Viola non se ne fa nulla e poi non glieli vorrei nemmeno lasciare, la nonna me li aveva cambiati da poco. Così rimane da arredare solo il tuo studio. Wow, dottor Michele Salvemini… dobbiamo mettere la targhetta fuori poi! Ah, il mio bel veterinario” gli si attacca al collo e lo riempie di baci.
“Sei tutto appiccicoso con quel melone” ma a Michele non dispiace farsi coccolare da Diego, è così bello essere amati così. 
“Però è buio pesto nonostante il camino. Posso accendere anche la lanterna Michi?”. Michele si alza e accende la lanterna, che appoggia sopra al tavolo: “Certo sei un bel tormento tu! Il buio ti fa paura, negli spazi stretti non riesci a stare che ti sembra di soffocare, hai sempre fame…”.
“Eh, caro il mio Michele, ti sei preso una bella gatta da pelare!” Diego gli tira la barba ridendo.
“Un bel gatto, vorrai dire” fa Michele mentre Diego sembra veramente un micio che fa le fusa mentre gli si struscia addosso.”Ma una fettina di torta no? Dai Michi così intanto mi spieghi bene come funzionerà il tuo progetto dell’allevamento e io poi ti dico cosa ho pensato di fare dopo che mi sarò laureato”. Alla luce fioca della lampada si dividono due fette di torta e parlano dei loro progetti, che sembrano prendere vita nei disegni che il fuoco crea sulle pareti. Mezzanotte arriva in un momento e la stanchezza si fa sentire. In quella che sarà la loro camera da letto il fuoco è quasi spento: lo ravvivano e, stesi i tappetini davanti al camino uniscono i sacchi a pelo e ci si infilano, stretti a combattere il fresco della notte e a scambiarsi coccole e amore.
A svegliarli la mattina dopo ci pensano gli amici che suonano allegramente il clacson in giardino.
I due ragazzi aprono appena gli occhi, guardandosi stralunati: scrollano la testa all’unisono e si rituffano nel sacco a pelo, cercando di riaddormentarsi. Fuori non demordono e cominciano a picchiare i pugni contro alla porta, finchè Michele si rassegna: “Mi sa che ci tocca alzarci Diè, quelli non se ne vanno!”. Diego mormora qualcosa e a Michele pare di capire bacio e vaffanculo, ma non ne è proprio sicuro: “Diego cos’hai detto? Vuoi un bacio o mi mandi affanculo? Li mandiamo tutti affanculo e poi gli daremo un bacio? Spiegami”. Diego solleva appena la testa fissando il vuoto con gli occhi socchiusi, poi si volta verso Michele e scoppia a ridere: “Oh, che testa hai? Ti sono esplosi i capelli!”. Michele gli da una spinta, allontanandolo, ma Diego continuando a ridacchiare gli si attacca al collo: “Va bene, dammi un bacio o ti mando affanculo mi piace!” si baciano incuranti degli amici che aspettano fuori, e finalmente si alzano e vanno ad aprire insieme.
“Oh, era ora! Ma stavate ancora dormendo scansafatiche?” Gaetano passa davanti a tutti e sicuro entra in cucina: “abbiamo cibo per una ventina di persone almeno e siamo in cinque: perfetto. Riso freddo, polpette fredde, insalata” “Fredda” lo interrompe Michele abbracciandolo mentre gli amici depositano teglie e zuppiere sulla tavola. 
“Allora che si fa? Ci fate fare un giro di piacere per il territorio e poi si comincia a lavorare, bene?” Danilo è bello carico, come sempre. 
I ragazzi dopo un giro di perlustrazione condito dalle spiegazioni di Michele sull’allevamento, si mettono al lavoro e molto prima del tramonto hanno ridipinto tutte le stanze e pulito dappertutto: la casa è pronta per essere arredata e abitata. 
Decidono di dormire lì, tanto han portato i sacchi a pelo. La serata scorre in allegria, tra racconti di quando erano bambini, pochi anni prima ma sembra già una vita, e progetti futuri, poi mentre Diego e Michele si ritirano nella loro stanza, gli altri tre si accomodano accanto al camino della cucina.
La domenica la passano in relax, e si accordano per iniziare il lavoro nel prato, dove dovranno poi nascere i recinti per i cani, il prossimo fine settimana.
“Il primo pezzo no, vero Michi? Cioè i recinti vanno in fondo no? Il prato dietro casa rimane… vero?”.
“Ma certo Diè, secondo te mi porto i cani sotto le finestre?” poi ci pensa meglio e capisce: il suo Diego è un inguaribile romantico. Gli da’ un buffetto sulla guancia e gli sorride: “Non potrei mai più fare a meno di quel prato di fiordalisi piccolo. Anche perché la prossima primavera dovremo provarlo con le margherite: per testare la differenza no?”.
Diego è felice e gli prende la mano: “Noi restiamo qui vero? Dico ora restiamo sempre qui, non torniamo più al quadrilatero” Diego aspetta una conferma da Michele, che non arriva: “Stasera torniamo Diego; in settimana se riusciamo ad avere luce e gas e sistemiamo la nostra camera, allora ci trasferiamo”.
Diego si stringe nelle spalle e sospira: “ Ma dai, siamo stati bene in questi giorni, anche senza luce e gas, e il letto lo possiamo portare anche stasera, si fa presto”.
Gli risponde Fabio, con la solita flemma: “Diego sta’ buono, ha ragione Michele, come fate senza luce, non avete nemmeno l’acqua calda, porta pazienza”. Anche Tano e Daniele danno ragione a Michele, tanto si tratta di pochi giorni, si può aspettare.
Diego, le narici dilatate, rimane a testa bassa e non ribatte. Michele sa che quando Diego ha quell’espressione non è arrabbiato, è solo triste, ma non capisce la sua insistenza. “Scusa Diè, io ti capisco, è la nostra casa questa e anch’io non vedo l’ora di venirci ad abitare, ma non è che nei prossimi giorni saremo lontani o non so, è tutto come sempre. Perché ti sei intristito?”.
Diego lo guarda con una smorfia: “Sai che non lo so? Le mie solite pare suppongo! Stai tranquillo Michele, non è niente, passa. Se va tutto bene la prossima settimana siamo qui. Poi non abbiamo nemmeno i vestiti, domani devo andare al negozio”. 
Michele è intenerito dall’impegno che Diego mette nel tranquillizzarlo. “I sacchi a pelo li lasciamo qui, non si sa mai. Adesso andiamo a casa, è buio. Ragazzi grazie di tutto, siete sempre i migliori”. Si abbracciano e salgono in macchina, tornando verso la città. 
“Tu domani devi iniziare la campagna dell’uva vero Michi? Starai via tutto il giorno. Mi piacerebbe accompagnarti, ma quella non mi dà nemmeno un giorno di ferie”.
“Sai che quasi quasi non vado quest’anno? Abbiamo tante cose da fare: deciderò domattina, adesso sono troppo stanco per pensare”. Diego gli infila le dita tra i capelli e ne toglie una foglia che vi si era infilata: “Hai lavorato tanto Michele, sarai stanco sì. Ora ci facciamo un bel bagno e andiamo a dormire subito. Domani parlerò con Viola per la camera. Poi ci mettiamo i due cassettoni che abbiamo trovato là: li sistemo, li voglio dipingere di verde acqua e azzurro, ma anticati. Devo prendere la cementite e i colori… ti piaceranno” sorride pensando al bel lavoro che lo aspetta e intanto infila la foglia in una bustina e la infila nella borsa che porta sempre a tracolla.
“Che fai, la raccolta delle foglie ora? Hai già quella di sassi, quella dei vetrini della spiaggia…” Michele ride mentre parcheggia nel cortile.
“Senti chi parla! E tu? Quante raccolte hai tu? Qualche migliaio? Beh, vorrà dire che faremo una stanza apposta per le nostre raccolte. Che poi pensavo, il solaio è vuoto, ed è in buono stato, potremmo anche sistemarlo e farci tipo una sala giochi! Prendiamo il flipper! Dai Michi! E il calciobalilla!”.
Diego scende dalla macchina e raggiunge Michele che lo blocca contro la portiera: “Va bene piccolo, facciamo anche questa: ma solo se mi regali pac-man!”. Diego gli circonda il collo con le braccia e lo guarda languido: “Ti regalo tutto quello che vuoi, tutto tuttissimo” si baciano incuranti di qualche sguardo curioso alle finestre e salgono in casa, dove Maria li intercetta subito appena entrati: “Michè per fortuna sei tornato. Ha chiamato il tuo professore, dice di richiamarlo che è urgente”.
“Sarà per la tesi? Chiamo subito”. Agitato, Michele si precipita a telefonare, mentre Diego si dirige in cucina e comincia a piluccare un po’ di arrosto direttamente dalla teglia.
“Noi abbiamo già mangiato ma ve ne scaldo, aspetta Diego. Guarda c’è anche la parmigiana, è nel forno, ancora calda”. Un sorriso illumina gli occhi di Diego: “Maria la tua parmigiana insuperabile! Ma aspetterò Michi” si siede a tavola e nel frattempo anche Michele arriva, anche lui con gli occhi luminosi.
“Buone notizie?” domanda Diego mentre con un pezzo di pane raccoglie un po’ di sugo dell’arrosto e se lo divora.
“Cazzo sì. Scusa mà, mi è scappato. Però ci voleva! Mi ha proposto di fargli da assistente per sei mesi almeno, in un progetto all’università. Mi pagano! E potrò pubblicare… devo iniziare subito domani però, alle nove devo essere là” Michele sprizza gioia e anche Diego di riflesso. Diego e Maria lo abbracciano stretto e Maria va a dare la notizia al marito che sta guardando il telegiornale.
“Sei grande Michele! Così è già deciso, niente uva! Molto meglio questo. Va tutto bene. Vado da Viola, aspettami!”.
“Ma Diego! Puoi farlo domani”. “No, vado subito e non ci penso più” Diego esce e suona alla porta della zia.
“Fammi entrare un attimo, devo solo parlare”. La porta si apre e la zia guardandolo con sospetto lo fa entrare.
Dopo nemmeno un quarto d’ora Diego è di ritorno, pallido ma sorridente: “Bene, è fatta. E’ pazza, ma peggio per lei. Spero che non sia genetico! La nonna però era in gamba, quindi sto tranquillo. Ho stabilito quello che porterò via, non solo la mia camera, c’è anche altra roba che mi appartiene. Quando potremo, traslocheremo Michi”.
Cenano e vanno a dormire presto in previsione di una settimana che sarà divisa tra i rispettivi lavori e la sistemazione definitiva della loro casa.
La mattina seguente Michele accompagna come al solito Diego al lavoro, per poi recarsi all’Università. “Però non ti sembra di esagerare? Voglio dire c’è pieno di gente per strada a quest’ora e anche all’una quando torno, cosa pensi che potrebbe farmi, anche se ne avesse veramente l’intenzione? Secondo me ormai si è messo tranquillo, qualcosa ha ottenuto, ci ha fatto litigare, mi ha pestato non può volere di più”.
“Beh, io così sono più tranquillo, tanto devo uscire comunque, quindi si fa a modo mio e zitto” davanti al negozio si baciano e Michele va a prendere l’autobus che lo porterà a destinazione.
All’una Diego chiude il negozio e mentre abbassa la saracinesca si sente chiamare. Spaventato si volta e vede Nicola appoggiato al muro: “Ciao Diego, mi spiace, ti ho spaventato”. Gli si avvicina e gli appoggia una mano sulla spalla: “Sono passato per vedere come stavi. Mi ha detto Fabrizio che vi siete pestati, poi l’altra notte”.
Diego è sospettoso, ma annuisce: “Sì, ho cominciato io e lui mi ha finito!” suo malgrado ride, non gli è antipatico Nicola.
“Vedo” la mano di Nicola dalla spalla passa ad accarezzargli il viso, toccando piano i lividi. “Immagino che anche sotto la maglia la situazione non sia diversa. Ma non ti chiedo di farmi vedere”.
Diego è spiazzato dai modi di Nicola: in fondo non si sono visti che poche volte, e in quelle occasioni Nicola non era una gran compagnia, sempre silenzioso, anche se ora che ci pensa, ogni volta che si voltava verso di lui aveva i suoi occhi puntati addosso.
“Comunque anche mio cugino è messo male sai Diego? Gliene hai date anche tu: sei piccoletto, ma evidentemente puoi diventare una furia”.
“Tuo cugino? Fabri è tuo cugino? Siete così diversi” Diego lo osserva con attenzione ora: bel naso dritto, bocca perfetta, un’ombra di barba, alto…
“Fabri è mio cugino, ma è uno stronzo, molto più di me. Volevo dirti questo: state attenti, io non lo so perché ce l’ha così tanto con voi ma mi raccomando. Attento Diego”. Ora Nicola ha appoggiato tutt’e due le mani sulle sue spalle, e si è avvicinato di più. “Stai ancora con Michele? Dopo che avete litigato quella sera…”. Diego fatica a parlare con gli occhi di Nicola puntati sul viso, annuisce solamente.
“Peccato. Peccato per me intendo. Avrei dovuto svegliarmi quando eri solo. E’ tardi vero?” Diego continua ad annuire.
Quando si china a dargli un bacio sulle labbra, Diego ha un attimo di sbandamento, ma vi si sottrae subito. Nicola si toglie: “Non ho speranze, giusto?”. Finalmente Diego sorride e ritrova l’uso della parola: “No Nicola, nessuna speranza”.
“Va bene Diego, tu ricordati comunque quello che ti ho detto di Fabri. Ci becchiamo in giro. E se mai dovessi ancora litigare con Michele fammi un cenno!”. Un’ultima carezza sui capelli e Nicola si allontana, mentre Diego vede Fabio attraversare la strada di corsa.
“Scusa Diè, porca, ho fatto tardi. Che cazzo voleva quello? Non era Nicola?”.
“Certo se aspettavo te mi avrebbero già fatto a fettine! Dai, sto scherzando” vedendo lo sguardo ferito di Fabio, Diego lo prende a braccetto: “Ma Fabio, scherzavo dai”. 
“Ho perso il pullman per un pelo, cazzo, mi dispiace. Ma cosa voleva Nicola? Ti stava addosso!”.
“Mi ha fatto una dichiarazione d’amore e mi ha detto di stare attento a Fabri, perché ce l’ha ancora con noi, con me e Michele dico”. Fabio lo guarda sconvolto: “Una dichiarazione d’amore? Scusa ma questo mi lascia ancora più stranito del fatto che ti ha avvisato per Fabri”.
“Perché, non sono abbastanza bello per Nicola io?” si atteggia Diego, facendo scoppiare Fabio in una bella risata: “Che stronzo che sei! Dillo a Michele, poi vedi che fine fa Nicola!”.
“Mi ha baciato. Cioè ha tentato di baciarmi” Diego è ancora un po’ confuso, non si aspettava di certo una cosa del genere. 
“E tu? Oh cazzo, Michele lo ammazza davvero se lo viene a sapere”.
Diego ci pensa su, poi chiede a Fabio: “Dici che glielo devo dire a Michele? Io non mi sono mai trovato in una situazione del genere. Cosa faccio?”.
Fabio ridacchia: “Ah, nemmeno io se è per quello, ci mancherebbe”. Anche Diego ride e gli dà uno spintone: “Ma sei cretino oggi! Sii serio”. Fabio ci pensa un po’ su, poi afferma: “Sì, io glielo direi. Metti che qualcuno vi ha visti e glielo va a ridire, o magari proprio Nicola, per dare una mano a suo cugino nel tentativo di separarvi. Ma non è che ti piace un po’?”.
Diego ci pensa su, poi vede il viso di Michele, quei suoi occhi così profondi, neri, teneri quando lo guardano, la sua bocca, quella gran massa di riccioli che lo incorona, e sorride: nessuno è come Michele. “No Fabio, nessuno è come Michele, e nessuno potrà mai esserlo. Ma tu lo sai quanto lo amo, perché te l’ho già detto. E hai ragione, glielo racconto stasera quando torna”.
“Bene. Fai bene. Eccoci a casa nel frattempo. Scusami ancora per il ritardo, Diè”.
Diego lo abbraccia: “Tranquillo, scherzi? Fate già anche troppo per me”. Due pacche sulle spalle e si dividono.
Quando alle cinque Michele torna a casa, trova solo Diego che sta preparando il solito tè.
“Michi! Allora, com’è andata? Benissimo dalla faccia, sprizzi entusiasmo!”.
“E’ andata benissimo cucciolo. E’ un progetto fantastico, e sarò solo io ad occuparmene, con il prof naturalmente, e forse è rinnovabile di sei mesi in sei mesi, così riusciremo a fare tante cose, Diè. Vieni qui, lascia perdere quel tè” Michele lo acchiappa e si stringono forte. “Che bello vederti così felice Michele. Poi mi racconterai quello che pensi che io possa capire. Io invece devo dirti un’altra cosa… ehm, allora oggi è venuto Nicola al negozio. Sai Nicola? Il cugino di Fabri. Io non lo sapevo che era suo cugino”.
Michele si è incupito: “Cosa voleva quel bel tipo? Lo mandava Fabri? Ti ha fatto qualcosa?”.
“Beh, ecco… allora io te lo dico ma tu non ti arrabbi vero? Bene, te lo dico allora… mi ha dato un bacio. Cioè ha tentato di darmelo, io mi sono spostato. Insomma, mi ha detto che se non stavo con te… Michele, se mi guardi con quegli occhi, io non riesco a spiegarmi”.
“Che cazzo ha fatto? Ti ha baciato? E tu? Ma cazzo vuole? Ma ora vado io a spiegarglielo che tu ci stai con me, e che lui deve andarsene affanculo” le ultime parole sono andate in crescendo e Michele si ritrova ad urlare.
Diego lo guarda sconvolto: “Ma se sapevo stavo zitto. Ma era giusto no che te lo dicevo? Che poi magari venivi a saperlo, e non c’è stato niente poi. Mi ha solo detto che gli piaccio. Michi ma smettila di guardarmi così”. Michele prende due respiri e cerca di calmarsi: “A me tutta quella famiglia sta sul cazzo guarda! No, va bene, non guardarmi tu con quegli occhietti, hai ragione, mi calmo, però cazzo la devono piantare!”.
Diego si riavvicina e gli accarezza il viso con le mani, poi fa un sorrisetto: “Ma ti dirò: mi fa anche piacere questa reazione sai? Sono lusingato! Quanto mi vuoi bene?”.
Michele lo guarda ancora arrabbiato, poi scrolla le spalle e si mette a ridere: “Hai ragione Diego, che ci importa di loro? Quanto bene ti voglio? Un sacco di bene piccolo, ti amo proprio tanto” lo riprende tra le braccia e fa per baciarlo, poi si blocca: “Ma tu ti sei spostato vero? Davvero ti sei spostato!”. Diego sbuffa: “E piantala! Certo che mi sono spostato, io amo un Otello nero, barbuto e terribilmente virile, che me ne faccio di quel fighetto? E baciami!”.
 “E tu saresti Desdemona? Stiamo a posto!” ridendo Michele lo bacia con passione, finchè Diego staccandosi non gli mormora sulla bocca: “Vieni bel Moro, seguimi… ti faccio vedere io chi è Desdemona” dirigendosi verso la camera da letto.

4 commenti:

  1. Troppo dolci Diego e Michi mentre programmano la loro vita insieme. Un dubbio però. Come mai Diego non ha nessuna crisi d'astinenza? Dovrebbe stare almeno un pò male visto che ha smesso così d'improvviso. Non vorrei dovesse ricadere nel vizio anche se la presenza e soprattutto l'amore di Michi saranno una droga abbastanza forte da non fargli sentire l'astinenza. Speriamo che Nicola non ci mezza lo zampino

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    1. No, niente crisi di astinenza, ci vogliono più tempo e più buchi. Per fortuna il cucciolo si è svegliato in tempo!

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  2. Mi strapiace la situazione camping nella nuova casa. Oddio come sono pucci loro, come li vedo a coccolarsi, a sognarsi addosso il futuro. Nemmeno il tentativo sexy di Nicola scalfisce questo grande *amicizia-amore* così top da essere invidiato. Come sempre ti riescono benissimo le radunate di amici attorno al tavolo. Mi fai venire sempre le stelle negli occhi e mi sembra di essere là, tra la saliera e il porta tovaglioli. O forse sarei l'insalatiera, ihihih. Non importa! carino anche Fabio, come tutti i personaggi di contorno, compresa la madre di Michi che è adorabile, sopratutto per come si è messa in casa questo figlioccio. Bello, bello tutto e tanto! :)

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