giovedì 4 luglio 2013

Sui gradini di San Francesco, ottava puntata




Titolo: Sui gradini di San Francesco
Autori: Annina         
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo
Rating: PG, slash,

Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.


VIII Capitolo 

Finalmente la sera dopo riesce a parlare con Michele: Diego ne è felice, però sente come un malessere nella sua voce, e glielo dice. Michele tentenna un po’ poi finalmente gli confessa i motivi del suo disagio: ha trovato un lavoro in Puglia, farà la campagna del pomodoro e lavorerà tutte le notti.
“Accidenti Michi, quindi per tutto il mese lavorerai di notte? Tornerai che sarai uno straccio”. Michele è costretto a dire la verità, che non tornerà che alla fine d’agosto. Diego rimane sconvolto: “Michi no, come alla fine di agosto? Ma perché? Potevi cercarti qualcosa qui no? Devi proprio farlo in Puglia? E i tuoi come fanno allora?”.
“La nonna si ferma, tornerà con me, i miei tornano in treno. Ascolta Diè, lo so che sarà dura ma sai quanti soldi guadagnerò in due mesi, facendo le notti? Quasi due milioni ti rendi conto? Ci servono, pensa alla nostra casa piccolo” nella voce di Michele si sente l’ansia di tranquillizzare il compagno.
“No Michi, io riesco solo a pensare che per due mesi non ti vedrò, e io ho bisogno di averti qui. Mi dispiace, non voglio farti sentire in colpa ma è così che mi sento, mi manchi, mi manchi troppo”.
“Diego come credi che mi senta io? Mi manchi anche tu, un casino, ma devo farlo, cerca di capire, dobbiamo realizzare tutti i nostri progetti”.
Diego ci prova a restare calmo, ce la mette tutta: “Ma ci sono i soldi di mio padre te l’ho già detto. Non so come si fa, lo chiediamo a tua mamma, usiamo quelli, tu lavori solo a luglio e torni: dai Michele”.
Michele non sente ragioni: “Diego stai tranquillo, due mesi passano in fretta e appena torno ci informiamo bene per la casa, capito?”
“D’accordo Michele, come vuoi tu, hai ragione tu, sono un egoista a volte. Senti vado ora, ci sentiamo domani sera, prima che vai a lavorare, d’accordo? Ciao Michele, un bacio”. Michele lo saluta e Diego abbassa la cornetta. Si sente proprio male, è come se qualcosa gli stritolasse il cuore. Si porta in camera e si chiude a chiave come al solito, apre la finestra e respira forte, ma il senso di soffocamento non passa, e comunque non c’è aria fuori. Si guarda attorno, guarda insistentemente l’armadio, si avvicina e ne toglie la scatola, poi ci ripensa e la ripone. Si butta sul letto ma non riesce nemmeno a piangere. Anche Michele lo sta abbandonando, e beh, che c’è di nuovo? Dovresti averci fatto l’abitudine Diego. Poi si rimprovera da solo, si dice che deve smetterla di fare la vittima. Michele lo ama, lo sta facendo per loro. Se mi amasse sarebbe qui con me. Meglio dormire che domani si lavora. Ma passeranno molte ore prima che Diego riesca ad addormentarsi.
Per tutta la settimana Diego non esce nonostante Gaetano e Danilo lo chiamino insistentemente proponendogli di trovarsi, di andare da qualche parte dove vuole lui: non ne ha proprio voglia, ha visto Fabri una sera, gli ha dato ancora un po’ di roba, per ora va bene così.
La settimana successiva scorre lenta tra il caldo e la tristezza. Il sabato pomeriggio però Gaetano si presenta davanti al negozio e lo costringe ad accettare la proposta di un fine settimana in campeggio, sul fiume. Lo carica in macchina e lo accompagna a casa, spedendolo a prepararsi la roba. Preparato lo zaino Diego torna in cortile e trova anche Fabio che lo aspetta: è felice di vederlo, anche lui gli mancava: “Fabio ci sei anche tu! Credevo fossi ancora in ferie. Quanto sei stato via”. Diego lo abbraccia e Fabio lo stringe scompigliandogli i capelli.
“Dovevo tornare lunedì, ma due giorni di campeggio mi attiravano. Come stai Diego?”.
“Sto bene, sto bene: dai che andiamo. Chi viene, che non me lo avete detto?”.
“Siamo noi tre e dovrebbe arrivare Danilo, se è riuscito a mollare la morosa! Un paio di giorni solo noi uomini senza donne tra le palle” Gaetano ride allegro e mette in moto, vedendo che Danilo sta arrivando di corsa. 
Lanciando lo zaino sul sedile posteriore praticamente in faccia a Diego, Danilo salta a bordo: “Scappa Gaetano o la Laura riuscirà a prenderci”. 
Partono sgommando, per quanto può sgommare una Dyane e cantando in compagnia dell’autoradio in un’oretta arrivano; non stanno nemmeno a parcheggiare l’auto, ma vanno direttamente sul greto del fiume.
“Ma che macchina ho!!!” Gaetano è particolarmente allegro e, aperto il baule, lancia tenda e attrezzature varie agli amici, che cercano subito il posto ideale per piantare i paletti.
Nel giro di mezz’ora la tenda è piantata e la griglia è pronta. 
“Ah, anche la griglia! Facciamo subito? Io ho una fame che non ci vedo” Diego si infila nella tenda a rovistare nelle varie borse, ma lo bloccano subito: “No, si fa stasera, adesso si fa il bagno che son quasi le tre, cosa vuoi mangiare” Gaetano lo acchiappa per un braccio e lo trascina fuori dalla tenda.
“No, macchè, io non ho mangiato niente, è da ieri sera che non metto niente nello stomaco!” Diego cerca di tornare nella tenda, ma non glielo lasciano fare, lo prendono tutti e tre e sollevandolo corrono verso il fiume e ve lo gettano nonostante le sua urla di protesta. I tre ridono mentre Diego esce dall’acqua con i vestiti fradici: “Ma vaffanculo và! Ora come faccio che non ho portato altro?” ma ride, è felice di essere con gli amici.
“Dai, dà qua sti jeans e la camicia, li buttiamo sulla tenda al sole, asciugano in un attimo. Poi siamo al fiume cosa te ne frega, si sta in costume no?” Fabio lo aiuta a togliersi i jeans che gli si sono appiccicati come una seconda pelle, ma Diego ha dei problemi a togliere la camicia. Che per fortuna sono di moda le camicie a quadrettini con le maniche lunghe. Arrotolata al polso, impedisce di vedere quei segni di cui Diego si vergogna un po’, non vorrebbe mostrarli agli amici.
Mentre pensa a come fare, Gaetano irruento come al solito gli toglie la camicia dalle spalle, e Diego rimane in costume da bagno. Fabio nota subito i lividi e impallidisce, ma non fiata. Nessuno commenta e vanno a fare il bagno, non prima di aver obbligato Diego a mettersi la crema protettiva: già una volta si era ustionato, lui è il più pallido della compagnia: “Forza Diego, spalmati che andiamo” Danilo gli lancia il tubetto e Diego sbuffa ma obbedisce, non ha nessuna voglia di trasformarsi in un gambero come l’altra volta. 
Giocano nell’acqua per tutto il giorno e solo verso le sette escono e si asciugano al sole. Gaetano comincia subito ad occuparsi della griglia, è sempre lui l’addetto all’accensione della carbonella. Fabio e Danilo vanno a prendere le borse termiche e ne tolgono spiedini e salamelle, che mettono subito a rosolare, poi vanno nelle boschine a prendere un po’ di legna e la preparano per il falò. 
Finalmente alle otto e mezza si siedono attorno al fuoco e mangiano di gusto, bevendo birra fresca.
“Dio che fame avevo” al secondo spiedino Diego li guarda con un sorriso “cominciavo a sragionare. Poi c’è la salamella vero? Mi passi un panino Tano per favore”. Gli altri ridono: “come cazzo fai a mangiare così e a essere così magro. Se mangiassi quanto te, sarei almeno il doppio, che già non scherzo come fisico” Gaetano si tocca la pancia un po’ tonda.
Dopo cena, mentre le birre stanno ancora girando e ormai è buio, Diego guarda il cielo e lo vede pieno di stelle: “Non c’è la luna però. Quanto mi manca” dice poi, sottovoce.
Fabio lo prende per le spalle e lo attira verso di sé: “La luna o Michele Diè?”.
Diego aspetta un po’ a rispondere, la commozione gli chiude la gola: “Michele. Mi manca così tanto. Si sarebbe divertito e poi lui adora il campeggio, e il fiume”. Si appoggia contro Fabio e complice il buio lascia che una lacrima se ne scenda per il viso.
Gli amici sono inteneriti, perfino quella scorza dura di Gaetano si commuove: “Dai Diego ci veniamo ancora, appena Michele torna dalla Puglia sarà la prima cosa che faremo insieme”.
Diego annuisce ma allarga le braccia: “Ma non torna fino a settembre”. Il silenzio cala per un attimo, poi Danilo riprende la parola: “Va bene a settembre torniamo. E’ stata una decisione sicuramente difficile per Michele, ma lo sappiamo com’è fatto, e starà soffrendo anche lui come te Diego. Ed è là da solo, cioè sì i parenti, ma sono parenti che vede una volta l’anno, i suoi amici sono qui, tu sei qui”.
Diego annuisce poi si alza: “Fa freddo, prendo la felpa, voi? Vi porto le vostre?” e senza attendere risposta va nella tenda e porta a tutti da coprirsi.
Vanno avanti a chiacchierare piacevolmente fino alle due, poi si infilano nella tenda. Gaetano e Danilo si mettono vicini sullo stesso materassino, e così anche Diego e Fabio. Si addormentano, ben coperti dai sacchi a pelo. La mattina Fabio si sveglia sentendo Danilo e Tano ridacchiare. Apre gli occhi e sorride quando si accorge che il peso che sentiva altro non era che Diego, che si è accomodato con la testa sul suo petto. Le risate svegliano anche Diego che resosi conto della situazione arrossisce e ridendo si nasconde sotto al sacco a pelo: “Scusa Fabio! Devo aver sognato di essere con Michele!”.
Ridono tutti assieme mentre escono dai sacchi a pelo e si sfilano le felpe, la temperatura è già elevata. Gaetano fissa Diego, sembra indeciso se parlare o meno, poi la sua natura impetuosa ha la meglio: “Senti Diè, parlo io a nome di tutti: quei segni lì devono sparire e non comparire mai più chiaro? Non volevamo farti la predica, farti sentire sempre il più piccolo della compagnia, ma se fai delle cazzate, se ti comporti da ragazzino, dobbiamo per forza intervenire!” si guarda attorno e coglie i cenni di assenso di Danilo e Fabio. “Quindi senti bene: hai fatto un po’ lo stronzo, hai provato, adesso la puoi piantare, va bene? Pensa se lo sapesse Michele. E comunque non ci serve un amico morto da ricordare”. 
Diego rimane zitto, a testa bassa poi annuisce: “Sì lo so, ho fatto una cazzata, ma adesso basta, la pianto. E’ stato solo… niente dai, la pianto”. Rialza il capo e spalanca i grandi occhi nocciola su di loro: “Giuro!”. 
“Bene! Non se ne parli più. Chi si tuffa per primo?” Gaetano è già pronto a farsi una nuotata, mentre Diego implora pietà e chiede almeno un buondì, se non può proprio avere un cappuccino con brioche!
La giornata scorre in allegria, tra una nuotata e una partita di frisbee sui sassi. Quando inizia a fare buio ritornano a casa e in cortile si salutano con abbracci e pacche sulle spalle. Diego guarda gli amici allontanarsi e li saluta ancora con la mano prima di salire le scale e rientrare a casa.
Si ferma in cucina a prepararsi un panino; la zia è seduta in salotto e lo guarda con malanimo ma per una volta tace, forse perché sta guardando uno dei suoi soliti film melensi.
Fatta una doccia veloce si butta sul letto in mutande: fa caldissimo qui, era meglio al fiume. E sono due giorni che non sente Michele. Ecco che la nostalgia si impossessa ancora di lui. Diego sei schizofrenico. Ma Michele gli manca tanto, il suo viso, la sua voce, i suoi capelli. Il suo tocco su di lui. Lentamente la mano di Diego scivola, si infila negli slip, pensando a Michele si accarezza, e in breve raggiunge l’orgasmo, ma non si sente felice, non gli piace così, lui vuole Michele, le sue mani, la sua bocca su di lui. Si sente ancora più infelice di prima mentre si stringe al cuscino.
I giorni scorrono, i Salvemini tornano in treno e Diego è felice di farsi coccolare un po’ almeno da loro, che spesso la sera lo invitano a cena.
Esce soltanto con gli amici di sempre, e non ha più incontrato Fabri, anche se spesso lui e Nicola lo hanno cercato. Diego non lo sa, ma i compagni hanno fatto di tutto in quel mese di agosto, non solo per stargli sempre vicino, ma anche per far sì che Fabri gli si levasse di torno. Anche se Fabri ai gradini non è più andato, ormai ha cambiato compagnia, tutti loro sanno che la sua attività principale ormai è lo spaccio, e i suoi amici ora sono persone pregiudicate e violente.

Diego non riesce nemmeno a riposarsi o a farsi un giro la settimana di ferragosto, quando pensava di potersi godere qualche giorno al mare con gli amici. Visto che ormai è perfettamente in grado di cavarsela da solo, la padrona ha deciso che andrà lei in ferie, lasciando Diego a lavorare tutta la giornata.
La sera del venti si ritrovano tutti sui gradini alla ricerca di un po’ d’aria, vista l’afa che da qualche giorno si è impossessata di Torino.
Diego appoggiato come al solito al muro, guarda gli amici e li vede stranamente in fermento: “State tramando qualcosa che non so?”. Li guarda a uno a uno, ma tutti fanno la faccia indifferente. “Ma cosa vuoi che tramiamo Diego, con ‘sto caldo? Io andrei al fiume adesso” Fabio si sventola con un giornalino. Diego glielo ruba: “Potremmo andarci davvero. No?”. Nessuno risponde e Diego si riappoggia al muro iniziando a leggere.
“Guarda un po’ chi c’è!” esclama Gaetano a un certo punto. Diego solleva lo sguardo con indifferenza dal fumetto e vede una persona che si avvicina con passo dinoccolato: chiude gli occhi e li riapre. “Michi… è Michi” sussurra appena mentre si alza in piedi e cadrebbe dai gradini se non avesse Danilo vicino a tenerlo in piedi. Diego comincia a correre e Michele lo aspetta a braccia aperte sorridendo, la testa inclinata come suo solito. Diego gli si getta tra le braccia e gli ficca il viso nel collo, in silenzio. Michele lo stringe forte accarezzandogli la nuca, la schiena. Stanno così stretti per un pò, poi Diego alza il viso a guardarlo e allora finalmente si baciano, aggrappati l’uno all’altro come naufraghi; intanto gli amici intorno fanno casino, e si avvicinano per salutare l’amico. Mentre gli altri lo abbracciano, Diego non si stacca dalla sua mano, rispondendo con una smorfia alla faccia di Gaetano che gli chiede un attimo di tregua.
Tornano tutti a sedersi sui gradini, hanno tante cose da chiedere, da raccontarsi, solo Diego se ne sta in silenzio: seduto come sempre sul gradino più sotto rispetto a Michele se ne sta accoccolato tra le sue braccia, ad occhi chiusi. Non vuole sapere né chiedere nulla: avranno tempo più tardi, da soli, a raccontarsi di quei due mesi separati. Vuole solo restare lì ad annusare il profumo del suo Michele.
“Sono tornato prima per due motivi: uno è seduto qui vicino a me” guarda Diego che si allunga e gli da’ un bacetto per riprendere subito la sua posizione “e poi perché mi hanno chiamato da Caluso che la campagna dell’uva inizia prima perché è piovuto molto, non so, dice che va raccolta insomma prima che si rovini. Domani vado a sentire. Fabio vieni anche tu allora?”. Fabio annuisce: “Si faccio anch’io la raccolta quest’anno, mi han chiamato”.
Sono le dieci quando decidono di andare a casa. Il cielo è buio ormai, è la fine di agosto, e nuvoloni neri dietro ai palazzi fanno pensare che forse sarà la fine del caldo: il primo temporale d’agosto sta arrivando, si sente già il profumo dell’acqua.
Diego e Michele vanno abbracciati; arrivati davanti al portone Michele spinge Diego contro alla colonna del portico, gli scosta i capelli dalla fronte con tenerezza, gli accarezza il viso: “Non potevo più stare senza di te, ti sognavo tutte le notti. E ora che ti ho qui con me, non è tanto la voglia di baciarti, ma quella di guardarti Diego: rivedere i tuoi occhi, la tua bocca, toccare i tuoi capelli”.
Diego non parla ma gli sorride, si scioglie sotto le carezze di Michele. Lontano si sente il brontolio del tuono.
“Toh, la coppietta si è ricostituita? Bentornato Michele” la voce di Fabri li fa sobbalzare. Lo guardano e Michele gli sorride freddo: “Grazie Fabri: sei venuto apposta per salutare me?”.
“Veramente ero qui per Diego, sai, quando tu non c’eri, ero io a fargli compagnia” Fabri li osserva con espressione cattiva, mentre dall’ombra alla sua sinistra si materializza Nicola: “Andiamo dai Fabri, che stiamo a fare qui?”.
“Ma no, aspetta, magari ne vuole anche Michele un po’ no? Cosa dici Michele, la vuoi un po’ di roba? Ti può insegnare Diego come si fa, lui è diventato bravo a farsi: oh, ma non lo sapevi Michi?”.
Diego comincia a tremare e guarda Fabri quasi affascinato dalla sua crudeltà: sa bene che Michele non gli perdonerà quella breve parentesi, e comunque non glielo voleva dire, o magari sì, glielo avrebbe detto, magari più avanti però, e non così. Michele lo guarda e Diego abbassa gli occhi.
“Andiamo” Nicola afferra Fabrizio per un braccio e tenta di portarlo via ma lui non ne vuole sapere.
“Sei uno stronzo Fabrizio, lo sei sempre stato”. Alle parole di Michele Fabrizio gli si avventa contro, ma per la prima volta nella sua vita Michele gli tira due pugni, solamente due che bastano a mandarlo a terra. Nicola lo aiuta a rialzarsi e lo costringe a seguirlo.
“Mi fate schifo, soprattutto tu Michele, non ti sopporto ma non finisce qui, vedrai, te ne accorgerai ” Fabrizio si lascia trascinare via da Nicola, che rivolge un cenno di saluto a Diego, guardandolo intensamente.
Michele torna vicino a Diego, che è ancora appoggiato al muro: “E’ vero Diego? Dimmi solo se è vero” intanto gli prende le braccia e nota i lividi sul braccio destro. Scrolla la testa: “Ma perché? Lo sai come la penso, perché hai dovuto fare ‘sta cosa Diè?” gli lascia il braccio e si allontana un passo da lui, che cerca di prendergli la mano, inutilmente. 
“Michi, lo so, lo sapevo che avresti reagito così. Non lo so perché l’ho fatto, mi sentivo solo, è stato quasi normale. Ma non l’ho più fatto, da tanto, è stato solo per po’. Mi mancavi e non riuscivo a farmi una ragione della solitudine. Scusami Michi”.
“Anche tu mi mancavi Diego, ma mentre io passavo le mie notti lavorando, tu ti facevi delle pere. Non mi piace questa storia”. Serio, a braccia incrociate Michele non lo guarda nemmeno e Diego si fa prendere dalla rabbia: “Dai Michele, non essere sempre così serio: è stato un attimo di sbandamento, ho smesso subito. Cazzo, tu non c’eri, gli altri nemmeno, mi avete mollato qui come un deficiente e adesso mi fai anche la predica”.
Freddamente Michele gli risponde: “Nessuna predica, nessuno ti ha mollato, e se fossi un po’ meno ragazzino, se ti sforzassi di crescere un po’ forse lo capiresti, ci ragioneresti invece di far cazzate. Vado a casa, ci vediamo Diego”.
Diego si sente morire e gli prende una mano: “No Michele ti prego, perdonami, ho detto un sacco di cazzate, non lasciarmi qui però. Michele? Mi sei mancato un casino, io ti amo Michi, non puoi dai…” ma Michele si libera e scrolla i ricci: “Ne riparleremo Diego, ma non ora. Buonanotte” e aperto il portone se ne va a casa.

2 commenti:

  1. Noooooooo, non può fargli questo. Bastardo, lo prenderei a testate. Povero Diego, dopo tutta questa sofferenza almeno un attimo di felicità. Doveva rovinare anche questo momento tra loro. Spero muoia di una morte lenta e super dolorosa. Ok sto esagerando, ma davvero che nervoso. Che capitolo intenso. Che bello che tutti gli sono vicino per non fargli pensare al suo Michele lontano. Attendo con ansia il nuovo capitolo

    RispondiElimina
  2. Bello che Diego riesca da solo ad uscirne. Ha fatto in tempo a non lasciarsi travolgere dal vortice che lo stava risucchiando. Mi piace tanto il weekend in campeggio, con il fiume e l'allegra brigata e quando Fabio si sveglia con tra le braccia Diego e gli altri che sghignazzano l'ho trovato davvero divertente, ma anche tanto tenero. Il cucciolo da coccolare lui! Fortuna questa cricchetta così affettuosa sennò la vedevo triste per lui e le sue pere... poi torna Michele, ed è una sorpresa anche per il lettore. Ma gli sbagli di Diego non tardano a venire scoperti. Anche io come Ale penso che è davvero una bastardata rovinare un momento così bello per la coppietta ritrovata ma tanto presto doveva scappare fuori questa debolezza, che poteva costare la vita a tutti, a lui certo ma anche a Michele, che sarebbe impazzito no senza il suo amore. Che crudeltà! Certo povero cucciolo, tra la zia e Fabri. Invece Nicola sembra redimersi, allora perché gira sempre con quell'impiastro? Si potrebbe recuperare anche lui no? Staremo a vedere...

    RispondiElimina

 

caparezzamadiego Copyright © 2011 Design by Ipietoon Blogger Template | web hosting