venerdì 14 giugno 2013

Ora come allora Capitolo due




Titolo: Ora come allora (Una vacanza indimenticabile)
Autori: Giusipoo/Annina
Pairing: lo scoprirete leggendo
Genere: AU/Commedia/Romantico/Erotico/Introspettivo/Flashback/A più voci
Rating: PG, slash,
Disclaimer: come sempre è tutto frutti di fantasia. Abbiamo attinto a quella e alle immagini di sei personaggi interessantissimi.



due ragazzi cercavano un passaggio per il sud

Capitolo 2

In partenza!


Diego

Eccoci qua, mi hanno anche piazzato la videocamera in mano per filmare tutto! E quanto siamo belli! Abbiamo anche preso gli strumenti come se dovessimo di nuovo recarci alla festa di fine estate, ma la faranno ancora? Chiedo a Michele.

Michele

E chissà, secondo me sì, perché no? Anche quelle ci vogliono togliere? Le feste d’estate? Ah, precisiamo: io non guido. Non mi piace guidare e poi preferisco stare dietro, tra le braccia tenere il mio amore ed accarezzarlo, baciarlo, stringermelo al petto. Non mi frega se gli altri ci prendono in giro. Ma con uno come Diego come si fa? No dico come si fa a non stargli attaccato, a coccolarlo tutto il tempo. Ricordo che anche allora, quando il mio pulcino aveva solo vent’anni, e il bello è che non è cambiato per niente, tutti si sentivano in dovere di sbaciucchiarlo. No, no, deciso: guiderà Fabio all’inizio, ora come allora.

Fabio

Ok guido io, tanto a me non dispiace guidare. Sì, Michele ha ragione, Diego non è cambiato per niente in vent’anni, forse avrà un po’ imbiancato le basette, ha le rughine attorno agli occhi ma, a parte qualche dettaglio, sembra sempre un ragazzino che fa il corso alle belle arti e la sera il barista. Invece io ricordo che già all’epoca dimostravo più di tutti, forse per via dei baffi. Portavo i baffi che negli anni novanta erano decisamente demodé. Si dice così, no? Per questo, quella mattina, vedendo arrivare Michele con suo cugino accanto e le valige, e gli zaini che si portavano appreso, con quella foresta di capelli e la barba lunga, pensai: “Ecco un ex sessantottino come me!”

Michele

Fra me e Fabio fu subito una simpatia immediata. Questo non si può dire tra Nicola e Davide. E loro possono raccontarlo. Si parte dai.

Fabio

Ok, si può chiacchierare anche mentre si guida, no? Sì, è vero, Davide e Nicola iniziarono a bisticciare quasi subito sulla disposizione delle valige. Davide, lo conoscete no? Che rompicoglioni è quando si tratta di precisione. Lui è il pignolo del gruppo. Si era messo in testa tutta un’idea della distribuzione delle valige a modo suo e poi continuava a ripetere che avevamo le ore contate per arrivare in Sicilia, dunque di fare deviazioni strategiche per la Puglia, no, non esiste. Avrebbero dovuto trovare un altro passaggio dopo Napoli, dove si sarebbero divise le nostre strade. Come poteva sapere Davide in quel momento che Nicola e Michele avrebbero passato tutta la settimana di vacanza in Sicilia con noi?

Nicola

Ok, è vero. Davide mi stava sulle palle! All’inizio, a pelle. Ma cercate di capire: io, il classico maschio alfa, il galletto nel pollaio, andai subito in paranoia. Da dove usciva fuori uno così bello, così alto, così elegante e con tutta quella puzza sotto il naso. Ok, la puzza sotto il naso mi dava fastidio perché mica è normale che prima rispondi ad un messaggio e dici: ok, venite con noi, vi portiamo noi, e già prima di partire rompi il cazzo sulla destinazione, non trovate?

Michele

Ma dai, finitela qui! Ve lo racconto io come è andata: tra voi fu amore a prima vista! Nicola non lo aveva mai conosciuto uno come Davide, intendo uno che non era solo bello a vedersi, ma profondo, intrigante, affascinante, insomma tutti gli ante che vi vengono in mente. Ed è normale che all’inizio lo vide come un rivale. Un altro gallo nel pollaio appunto. Però penso che Davide, ora lo ammetterà, ha fatto finta di trovare Nicola volgare, pesante, il classico terrone che vuole comandare in casa degli altri. Ti ricordi? Lo dicesti, ti sentii io, eravamo fermi all’autogrill, dopo due ore e mezzo di viaggio a fare colazione e io stavo iniziando a conoscere meglio Diego.

Davide

Eravamo fermi all’autogrill dopo solo due ore e mezzo di viaggio vorrai dire. Non era una sosta programmata, il ruolino di marcia l’avevo fatto io, e prevedeva ancora un’ora di strada. Ma naturalmente Nicola aveva cominciato a rompere che non aveva fatto colazione, che aveva assolutamente bisogno di un caffè. E naturalmente, era arrivato con almeno mezz’ora di ritardo all’appuntamento. Poteva essermi simpatico un tipo del genere? Controbatteva ad ogni mio argomento, ad ogni mia richiesta, con quel suo modo così… grossolano. Non ditemi che sono il solito aristocratico. Lui fingeva, esasperava questi atteggiamenti, ma io non lo sapevo.
Non presi niente all’autogrill, ma mi ritirai vicino a Diego, il mio amico, lui mi avrebbe capito, lui che è aristocratico quanto me a sentire voi. Ma c’era Michele con lui, erano presi in una discussione sugli autogrill, o meglio sullo slow o fast, non ricordo bene. Monopolizzai Diego, gli spiegai tutte le mie remore su quel bellimbusto. Michele si fece da parte e si avvicinò a Fabio. Non pensai all’epoca di averli disturbati. Fu più avanti che ci ripensai. E ripensai anche a Nicola.

Diego

Ah, mi ricordo ancora l’espressione sdegnata di Davide. Lo conoscevo bene, forse meglio di quanto conoscessi  me stesso, avevo immaginato che sarebbe stato risentito per i modi sfacciati di Nicola. Cercai di calmarlo, mi spiaceva che Michele sentisse lo sfogo del mio amico. In fondo Nicola era suo cugino. Era strano che Davide si comportasse così, lui sempre così attento a non offendere nessuno. A me non dispiaceva Nicola; a parte che era proprio un bel ragazzo, i suoi modi espliciti mi mettevano allegria, e glielo dissi. Ma tu Davide ti allontanasti sdegnato e andasti ad aspettarci fuori, accanto al pulmino. Mi girai verso Michele per riprendere la conversazione, ma lui si stava spostando verso l’uscita con Fabio, chiacchierando fitto. Si assomigliavano quei due pensai, non solo fisicamente, mi pareva che ci fosse anche affinità intellettuale, e per un attimo ne fui geloso. Ma arrivò Nicola accanto a me e mi coinvolse in un’allegra pioggia di stupidaggini. È davvero carino Nicola, stavo ora pensando. Mentre ridevo guardai Davide attraverso i vetri: a braccia incrociate appoggiato contro al pulmino, mi fissava con espressione risentita.

Gabriele

Nessuno, dico nessuno che mi calcolasse di striscio in quella prima sosta! Diego si divideva tra Davide, Michele e Nicola, Michele si allontanava con Fabio, Davide se ne andava fuori con un’espressione che non invitava certo a fare conversazione. Nicola tornava e monopolizzava Diego, e io che mi aspettavo tanto da questa prima vacanza improvvisamente ero intimidito e mi chiedevo se magari non sarebbe stato il caso di tornare a casa. Così mi misi in un angolo a bere il mio succo di frutta, non amavo il caffè all’epoca, e li osservai tutti. C’era dell’elettricità nell’aria, capivo che stavano per succedere tante cose, e mi chiedevo se per me ci sarebbe stato qualcosa. Finii la mia bibita e mi avviai mogio verso l’uscita. Fabio e Michele si girarono verso di me e sorrisero, come si sorride a un cucciolo, un animaletto, o a un insetto addirittura. Sì, non fare il cinico Nicola! C’è gente che sorride con tenerezza anche agli insetti e io così mi sentivo, un ragnetto caduto in mezzo a delle bellissime fiere. Restai in questo stato finché Fabio mi fece cenno di avvicinarmi e mi sentii sollevato. Saltellando corsi verso di loro, che mi presero in mezzo, e a braccetto ci avviammo verso il pulmino. Guardando il mio taglio di capelli, Fabio mi chiese chi fosse il pazzo che me li aveva ridotti così! Mi sentii rimescolare dentro: improvvisamente il mondo tornava a sorridermi.

Fabio

Ti vidi arrivare con un’espressione così avvilita che mi sentii invadere dalla tenerezza. Sembravi un bimbo che aveva perso il suo orsetto preferito. Ma fu quando ti vidi saltellare verso di noi che pensai che ti avrei protetto da qualunque cosa, a qualunque costo. Salii a bordo e tu ti mettesti vicino a me, tra me e Davide. Un segno? Cominciasti a chiedermi un sacco di cose, si vedeva che eri timido, ma anche solare a modo tuo. Quando venisti a sapere che facevo il falegname fosti così felice. Chissà perché. Non che avessi una ditta, ero sotto padrone e il mio sogno era di mettere su un piccolo laboratorio, dove creare mobili ma anche statue, oggetti insomma. Tu facevi ancora l’ultimo anno di artistico, io avevo fatto filosofia, che non c’entra niente con le pialle e le seghe. O forse sì, perché mentre lavori il legno, lo lisci, lo pialli, il cervello è libero di accatastare pensieri, anzi è sollecitato a farlo. Non mi ero improvvisato falegname, avevo fatto un corso mentre andavo ancora all’università. Ora creavo in una specie di casale in campagna che mi avevano lasciato i miei nonni. Ma l’idea, già prima del viaggio, era quella di comprare un pezzo di terra e tirare su una casa con annessa la falegnameria. Ma ne doveva passare di tempo. Parlammo di tante cose nelle ore successive, mentre Davide mi lanciava occhiate indecifrabili. Ma io per la prima volta dopo settimane mi sentivo sereno. Addirittura felice.

Davide

Mi accorsi subito che a Gabriele piaceva Fabio. Non c’era voluto molto per capirlo: lui così timido insicuro, con quel piercing che poi, Diego mi aveva spiegato, si era fatto mettere per imitarlo. Per sentirsi più sicuro di sé, per non parlare dei capelli rasati ai lati e la coda! Anch’io ho sempre portato i capelli più lunghi del normale e all’epoca non facevo eccezione. Gabriele era diverso dall’aspetto che aveva, così insicuro e cauto. Poteva avere un potenziale un po’ come Diego. Erano come due piccoli vulcani nascosti pronti ad eruttare la loro lava, e per lava intendo l’arte, tutto quello che avevano di bello da dare agli altri e al mondo. Ora tutti vi diranno che io ero un tipo solitario, preso solo dalla musica e dai miei trip, e in parte questo corrisponde a verità, ma sono anche sempre stato un ottimo osservatore, uno che ascolta le persone, da questo punto di vista non mi sono mai tirato indietro. Sono sempre stato l’amico di qualcuno, anche se alla fine ero quello che tornava a casa da solo. Forse per questo tra me e Fabio stava finendo. Lui cercava l’amore inteso come devozione totale. Un buon libro, il camino con i ciocchi da bruciare, un paio di cani, il casolare in campagna. Fare l’amore sul plaid davanti al camino sopracitato. Ora non dico che a me queste cose facciano schifo, lo so io come mi sarebbe piaciuto a vent’anni apprezzare la vita domestica! Ma all’epoca non mi volevo fermare. Ero convinto che prima o poi avrei sfondato e Fabio, con la sua educazione, l’etica, il suo filosofeggiare sui veri valori della vita, rappresentava la noia. E io avevo bisogno di sballare. Non il tipo di sballo di cui andava blaterando Nicola da ore...


Nicola

Io non blateravo per niente! Stavo solo raccontando di come era circoscritto il mio raggio d’azione rimorchiativa a Molfetta, dove le ragazzine se la tengono stretta stretta, come se dovessero arrivare vergini al matrimonio no? Invece a Torino mi facevo una ragazza diversa a notte. Questo Michele non lo capiva, perché anche lui, come Fabio, sognava il grande amore no? La casa con il mutuo, le lucine quando arriva Natale, mettere radici da qualche parte insomma. Io no, non mi volevo fermare. Poi ovviamente quella vacanza cambiò tutto. Cambiò la prospettiva. Sì, insomma alla fine quando mi innamorai... insomma volevo solo stare con la persona che amavo. E in quel momento vicino a me c’era Diego... anche se cazzeggiavo, certo ovviamente pulcinella scherzando diceva la verità no? Ecco, fu quello. Lui era vicino a me e io non facevo che stuzzicarlo. All’inizio partii con domande innocue, tipo quale era il suo strumento preferito, che musica ascoltava, robe così. Poi iniziai a stargli attaccato. Gli misi il braccio sulle spalle e gli domandai cosa significassero quei tre piercing. Glieli sfiorai addirittura!! Hahahah! Lui moriva! E io lo toccavo come se lo volessi denudare là, davanti a tutti! Ma io vi giuro che non mi rendevo conto, anche se tutti voi altri del pulmino mi lanciavate occhiate torve. Io pensavo che lo faceste perché pensavate che il gay ero io, nonostante vi avessi descritto per sommi capi tutta la mia vita sessuale dai quattordici in su ed erano solo donne! Invece i gay eravate voi! Che ridere se ci penso! Ma come potevo pensare che quel maschione di Fabio era dell’altra sponda? O Gabriele, che sembrava solo un ranocchietto spaurito o Davide, con quell’aria saccente, spavalda. Beh sì, Diego il frocetto, lui lo sembrava eccome, per i modi decisamente poco virili, look a parte. Forse lo volevo mettere alla prova, non so, ma la cosa mi divertiva e, sì lo ammetto, mi stava anche eccitando. Peccato che al mio fianco c’era Michele che invece aveva capito tutto e non faceva che darmi bottarelle. Per dirmi cosa pensava del mio comportamento però, dovette aspettare un’altra sosta, questa volta a Grosseto, sempre in autogrill dove ci fermammo per pranzare, finalmente! Io ero affamato e manco ve lo dico...

Michele

Ero incazzatissimo con mio cugino ragazzi! Vedevo come trattava Diego e siccome a me era abbastanza chiara tutta la situazione, volevo mettere fine a tutto quello che Nicola stava combinando. Ma credetemi quando vi dico che sarebbe stato più facile convincere un musulmano a farsi un panino col capocollo! Continuava a ridere sguaiato, a dire che lui proprio non ce la faceva a stare senza avere qualcuno da sedurre. E se Diego era davvero omosessuale, al momento opportuno si sarebbe tirato indietro, facendogli capire che lui non lo era, che non ce n’era. Ero così incazzato! Il fatto che Diego sì, già mi piaceva, e l’idea che soffrisse per via di Nicola, che comunque era davvero un bel ragazzo e avrebbe sortito quell’effetto a qualunque ragazza o a qualunque gay, mi faceva davvero innervosire.

Diego

Eh, accidenti se cominciava a piacermi Nicola. Dai Michi, non guardarmi in quel modo, non ho detto che mi ero innamorato. Ma come si fa, oltre che bello era anche simpatico, almeno io lo trovavo simpatico, al contrario di Davide che probabilmente avrebbe voluto “dimenticarlo” all’autogrill. Ammetto che quando mi sfiorava il piercing sul labbro o mi ravviava i capelli era così eccitante! E io avevo vent’anni alla fine… bene, passo la palla che Michele mi si è oscurato. Finché si gioca si gioca, ma l’amore...

Fabio

No Diego, ora parlo io, tu continua a baciartelo. Fate tornare presto il sereno a casa Salvemini. Se solo Michele sospettasse che prima ti sei innamorato di Nicola... sarebbe un bel casino, ma non fu così. Dunque: anche io mi ero accorto delle manovre di Nicola nei confronti di Diego, ma non riuscivo a capire dove volesse arrivare. A me tutto sembravano i due cugini tranne che gay. Allora la pensavo un po’ come Davide su Nicola, non mi piaceva, e non mi piaceva vederlo così vicino a Diego, avevo paura che lo prendesse in giro, che potesse farlo soffrire. Diego era il nostro cucciolo, ce lo coccolavamo un po’ tutti, perché era molto tenero, timido. Con noi ormai si sentiva tranquillo, ma sensibile com’era si poteva ferirlo facilmente. Decisi di tenerlo d’occhio, non avrei lasciato che qualcuno facesse del male a uno di noi. Può sembrare che fossimo quasi una setta, un gruppo di gay chiuso in se stesso, e forse un po’ era così. Diedi un’altra occhiata nello specchietto, vidi Diego diviso tra la felicità e il disagio, conoscevo quell’espressione, quel mordersi il labbro ansioso. Ma vidi che anche Michele si stava arrabbiando, e lanciava delle occhiatacce a Nicola. Con lui ero tranquillo, avevamo parlato un po’, mi era sembrato subito una persona affidabile, un po’ sulla mia lunghezza d’onda. Poi, ad un certo punto smisi completamente di pensare alle loro cose per prestare attenzione alle mie: sentii la testa di Gabriele che si appoggiava alla mia spalla. Lo guardai: aveva il viso stanco e mi guardò con occhi teneri. Fece per rialzarsi ma io gli sorrisi e gli feci cenno di restare. Ora avevo due cuccioli da tenere d’occhio.

Davide

Ti vedevo lanciare occhiate allo specchietto, e mi voltai per capire meglio. Da un po’ sentivo Nicola che flirtava incessantemente con Diego, ed ebbi i tuoi stessi pensieri. Mi ripromisi di prendere Nicola e di parlargli alla prossima sosta. Va bene fare un po’ gli stupidi, ma le persone non si prendono in giro. Come diceva Fabio, Diego era il nostro cocco, formavamo una famiglia noi tre. Lui era vulnerabile, perché troppo buono, si fidava di tutti, e prendeva sempre certe batoste!
Nicola rischiò seriamente di rimanere a piedi quel giorno. Fosse stato per me, non sarei nemmeno arrivato all’autogrill per farlo scendere!
In quel momento, mentre mi giravo per tornare a sedermi, vidi che Gabriele si era appoggiato alla tua spalla, vidi che gli sorridevi, e in quel momento capii che la nostra storia era proprio finita. Oh, non mi arrabbiai, assolutamente, piuttosto non sentii niente: non dolore, nemmeno fastidio. Un filo di malinconia, certo, quella ci sta sempre quando una storia finisce, e la nostra era stata una bella storia, importante. Sapevo che sarebbe finita così, tu avevi una tale voglia di innamorarti, io no, non credevo anzi, nonostante questo, sentivo che comunque non avrei perso la tua amicizia, e tu non avresti perso la mia. Eravamo troppo uniti. Mi guardasti serio, e io ti sorrisi per rinfrancarti. 

3 commenti:

  1. Mi prende sempre meglio scrivere con te cara Annina... ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo dici a me? Che non vedo l'ora che sia sera per scrivere, e non vedo l'ora che sia mattina per leggere? E' tutto così bello... :)

      Elimina

 

caparezzamadiego Copyright © 2011 Design by Ipietoon Blogger Template | web hosting