venerdì 21 giugno 2013

La croce sul petto, capitolo 3


Titolo: La croce sul petto
Autore: giusipoo     
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Drammatico/Romantico/Introspettivo/Grottesco/Erotico
Rating: PG, slash, NC 13
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.
  


Ci sono voluti tre giorni a Michele per prendere coraggio e raggiungere il ladro, il ladro incidentato, sotto casa sua. Nei precedenti pomeriggi non era stato fortunato. Nessun biondino in bici o a piedi era passato ma ora eccolo: Michele lo vede arrivare da dietro l’angolo, con la bici e il volto rilassato. L’occhio cade là, sulla maglietta, sul girocollo incastrato sotto la maglietta. E, sul petto quel crocifisso che gli regalò sua madre. Eppure sembra così carino, così ingenuo. Ripensa a quella sera, alla pistola tra le mani tremanti. Forse era la prima volta, le compagnie sbagliate magari... ma ora me la ridarà. Per forza. Ma poi perché non l’avrà data via? Se lo domanda da giorni, come si domanda come diavolo è che non lo ha riconosciuto all’ospedale. Era lui quello incappucciato eppure ti ho scovato. Ma questa volta mi riconosce, si ricorda. Un conto è vedermi con il camicie e la cuffietta. Beh, altra roba adesso, che gli arrivo con i capelli scapigliati. Michele lo sa: i suoi capelli non passano inosservati davvero. Ricci e vaporosi. In ospedale è costretto a legarli e racchiuderli dentro la cuffia, ma ora... Ora sarai di nuovo mio crocifisso, si dice, se lo dice da quel giorno che lo ha avuto di nuovo tra le dita; è stato così per tanto tempo sul suo collo che davvero non aveva idea che potesse finire sul collo di un altro. Sul collo di Diego. Quando questi è di spalle che cincischia con la chiave della porta, batte sulla sua spalla. Sentimenti contrastanti, emozione, paura, rabbia, ma anche dolcezza, un assurdo bisogno di proteggerlo, di prendersi cura di lui. Non lo porta più il cerotto ma sulla nuca è rimasta una bella cicatrice. “Eh, dottore” Diego gli sorride cauto. Non se lo aspettava di trovarselo sotto casa. “Cercava me?”
“Diamoci del tu, ti va? Ho un amico che abita da queste parti e là c’è la mia pasticceria preferita” indica il bar pasticceria Nappi, che poi è anche il bar preferito di Diego e Loris. “E sto sempre lì, perché i dolci sono buonissimi!” Lo guarda e gli fa un sorriso sincero: “Ci andiamo? Ti pago brioche e cappuccino”
“A quest’ora?”
“E che fa! Il giorno che mi hanno dimesso ho dormito tutto il giorno e poi sono sceso a fare colazione alle sei, dai andiamo” e lo prende sotto braccio.
“Ma dai Diego, sei sicuro? Magari volevi riposare. Torni ora dal lavoro eh”
Lo interrompe: “Ma no, che riposare, dovevo solo andare a fare la spesa, che fa se ci vado più tardi. Dopo quello che hai fatto per me mi sembra il minimo pagarti una colazione”
“Ho solo fatto quello per cui mi pagano” si schermisce. Diego è così carino e affabile che Michele comincia a dubitare che sia lui il ladro. Che piuttosto si sia procurato il monile acquistandolo per nuovo. Dopotutto quante volte si compra l’oro per nuovo e invece è usato o peggio rubato. Ma poi si volta un attimo dalla parte del ragazzo e immediatamente Diego si gira per ricambiare il suo sguardo. È così che Michele riscopre gli occhi grandi e belli che tanto lo colpirono la sera dalla rapina. No, sono i suoi occhi, altro che acquistato. Il ladro è lui! È Diego. “Eccoci arrivati” fa una volta entrati. Una ragazza leggermente strabica accoglie i clienti calorosamente, in particolare Diego. “Ciao Mariana, ecco ancora qui, non posso proprio fare a meno di te” scherza. Ma lei ricambia con altrettanto umorismo: “Non puoi fare a meno delle mie delizie, goloso che sei” svela un accento romeno. “E questo tuo amico? Come mai non sei con Loris?” lei sorride al nuovo venuto. “Lui è un dottore del policlinico fantastico. Quelli che proprio vorresti incontrare sempre quando ti fai male. Si chiama Michele” timido lui si schermisce biascicando piacere. Poi Diego torna a riservare la sua attenzione ai dolcetti in bella mostra: “Per me una veneziana alla crema, assolutamente. Non ho voglia di cioccolata. E tu Michi? Una ciambella? Un cannolo alla crema? Un cornetto alla nutella?”
“Uhm… tu mi tenti! Non dovrei, alla mia età si mette su pancia. Ma vada per la veneziana, come te, ha un aspetto fantastico, ma le fate voi?” torna a risolversi alla banchista. “Produzione propria dottor Michele. Intanto sedetevi che tra un minuto vi porto tutto io, anche cappuccini no?”
“Certo, e tutto a conto mio!” si siedono nei tavolini riservati ai clienti. Diego nel suo habitat appare solare e tranquillo. In pochi sospetterebbero che in realtà è una persona timida, schiva e tormentata. Piena di incubi e di demoni che cercano di schiacciarlo. Che è un ladro. “Allora dimmi di te Michele, abiti anche tu in zona Centocelle o sei delle parti del Policlinico”
“Che poi è a due passi da qui. Sono venuto a piedi, quando posso la macchina non la prendo e ricordo di aver letto il tuo indirizzo ed essermi ripromesso di passare a trovarti”
“Allora è come avevo immaginato, non è un caso. Mi fa piacere. Che cosa carina” Michele vede che ora Diego lo guarda in una certa maniera. Una maniera inequivocabile. Cioè gli piaccio, gli piaccio in quel senso… è un po’ titubante. Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere ma eccolo qua che cerca di capire cosa sta succedendo e perché Diego continua a sbattere le ciglia in quel modo, a sgranare gli occhi in quel modo, e mentre ci pensa la situazione nelle retrovie si indurisce. Istintivamente se lo accarezza. Era da molto, moltissimo tempo che un ragazzo non lo prendeva in quel modo. E non c’è proprio niente di strano in tutto ciò visto che Diego è carino, interessante, a parlarci non sembra per niente stupido e ha due occhi che sono una favola… e anche tutto il resto! Michele deve ammettere a se stesso di averlo trovato attraente fin da subito, fin dal suo arrivo in pronto soccorso svenuto. Come lo ha visto ha pensato che fosse un bel ragazzo, qualcuno che poteva piacergli e anche tanto. Qualcuno con cui gli sarebbe piaciuto fare l’amore fino a stordirsi. Ma da quando ha scoperto del ciondolo quell’attrazione l’ha messa da una parte, nel posto dove finiscono le cose inusabili. Peccato perché è gay come me, e già, e come lo so? Ha il ragazzo. È un ladro e sta già con qualcuno, pessima accoppiata Michè, si dice. Finalmente arrivano le libagioni e entrambi si buttano a capofitto sulle veneziane e sul cappuccino serale. Durante il pasto cercando di continuare il dialogo ma sono più che altro sorrisi e ammiccamenti. Soprattutto da parte di Diego.
Non c’è niente da fare, quando a Diego piace qualcuno lo mostra subito, non si tiene niente. Per lui in amore non può esserci strategia, inganno o apparenza. Lui quello che prova lo dice, lo mostra. E quel bel dottorino del pronto soccorso gli è piaciuto subito. Certo, l’occasione non era stata delle migliori, di quelli incoraggianti, e mai avrebbe pensato che si sarebbero rivisti, ne tanto meno che sarebbe venuto a cercarlo. E tutto questo, unito al suo innato spirito avventuroso o il suo lasciarsi andare agli ormoni, Diego è ben felice di essere con lui in quel bar, a flirtare con lui. È ben contento che Loris abbia ancora ore di lavoro mentre ora lui è libero.
Dopo un lungo gioco di sguardi, Michele finalmente esordisce: “In realtà io sono qui perché voglio da te una cosa Diego, una cosa che tu possiedi”
“Oh, certo che l’ho capito” risponde serio. Come se niente fosse allunga una mano sotto il tavolino e raggiunge la gamba di Michele. Lo accarezza piano ma con chiarezza. Il medico non ha dubbi: non sta cercando di rubargli l’orologio, anche se è un ladro. “Diego... tu… insomma, che fai?” La voce gli esce acuta.
“Tranquillo, l’ho capito cosa vuoi da me. Tra noi ci si riconosce no? E io sono ben felice di dartela quella cosa. Anzi, ora pago e andiamo a casa mia” si alza di scatto e subito Michele lo segue alla cassa.
“Mi sa che in realtà c’è un fraintendimento” cerca di spiegargli e salutato tanto carinamente Mariana, sono di nuovo per strada. “Ma no, tranquillo, non ti devi giustificare perché sei un dottore, e le so queste menate sulla deontologia professionale. Ma ora non sei il mio medico no?” Diego ora sta aprendo la porta con la chiave. Sono esattamente dove si sono incontrati. 

1 commento:

  1. Caspita. Diego va subito al sodo, eh? Ci prova di brutto, ma come dargli torto. Eheheh. Chissà se Michele riuscirà a dirgli del ciondolo o resterà invischiato nella sua stessa tela?

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