martedì 28 maggio 2013

Tra rabbia e passione, ventitreesima puntata



Titolo: Tra rabbia e passione (cronaca di una torbida relazione fra trulli ed onore)
Autori: Annina e Giusipoo
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Storico/Commedia/Erotico/Romantico/Introspettivo
Storyline: Fine anni settanta
Rating: PG, slash, rigorosamente NC 17

Disclaimer: si intenda tutto frutto della fantasia e del talento delle autrici. In verità i personaggi sono originali, abbiamo preso in prestito i nomi per ispirazione artistica e basta

Capitolo 23




Invece quel pomeriggio Alfredo lo passò in stazione abbastanza solo e scazzato. E più di una volta pensò a Diego, domandandosi cosa ne fosse stato del suo amico. Verso le sei però vide arrivare i colleghi con tanto di bottiglioni di vino e risate. Li seguì curioso. “Che fate?”  chiese ad un giovane agente.
“Orru si sposa, parte stanotte per Roma, domani all’alba traghetto e sabato prossimo prende moglie. Vieni Ferrero, gli facciamo una festicciola”
“Niente festicciola sono in servizio” in quel momento piombò alle sue spalle Camporeale ridendo: “Rilassati appuntato! È tutto tranquillo. Bevi pure, vattene” lo spronò ad unirsi agli altri e Ferrero, per quanto impacciato, seguì i colleghi nelle camerate dove sbevazzarono, risero e chiacchierarono fino alle nove passate. Alfredo era felice ma Diego gli mancava, pensava che si sarebbe divertito in mezzo a quella allegra compagnia. A Diego piace bere moderatamente, ma preferisce la birra, il vino non lo regge tanto... i pensieri si annacquarono con il vino e parlò ad alta voce: “Peccato che Diego se la sia persa...” disse. Risentito ma sempre con un larghissimo sorriso Orrù ringhiò: “No, quel frocio non ce lo avrei voluto” a quella tutti lo guardarono stupiti.
“E finiscila, non è recchione” precisò il maresciallo, che nel frattempo si era unito a loro, lasciando solo un agente all’accoglienza. “Solo perché è così timidino ed educato non vuol dire che è frocio. Voi siete tutti animali”
“E poi non aveva la ragazza?” Aggiunse Giovanni.
“Marescia’, scusa se la  contraddico, l’ho visto che si strusciava a un uomo, a Salvemini” tutti risero ma Alfredo sbiancò. Salvemini? Nessuno gli diete credito ma che ci poteva fare Diego con Salvemini? Anche Alfredo cercò di ridere quando tutti gli ricordarono che il futuro sposo era così ubriaco che quasi certamente l’indomani si sarebbe svegliato con un gran cerchio in testa. Ormai si era fatta l’ora di partire per lui. I suoi amici corregionali che tornavano a sua volta in Sardegna lo erano venuti a prendere. Barcollante i colleghi scortarono Orru fino in strada. Alfredo, a sua volta sceso dabbasso con i colleghi, restò a guardare il collega che saliva nella Fiat centoventisette seguito dagli schiamazzi e dai saluti teatrali di tutti, poi si voltò più volte a destra e a sinistra sperando di veder tornare Diego. Voleva parlargli anche se non aveva idea di cosa poteva dirgli in proposito. Ma i minuti passarono e il suo turno era finito da un pezzo. Motivo per cui verso le dieci e trenta decise di tornare a casa.
La mattina dopo, Alfredo si svegliò con un mal di testa pazzesco e dopo aver mandato giù un paio di aspirine si rilassò fuori. Un sole bello arzillo illuminava l’ambiente circostante. Seduto sulla sedia a dondolo di suo padre in giardino, ripensò alla serata trascorsa. Quando Orru aveva raccontato di aver visto Diego in atteggiamenti ambigui con Michele, altresì rinominato ‘Ortica’ a Molfetta, tutti erano scoppiati a ridere. E ripensandoci nemmeno lui poteva crederci. Poi però ci aveva riflettuto e, improvvisamente, tutto tornava! I tempi tornavano: da quando Diego aveva smesso di gironzolare con lui? Da quando aveva questa presunta e misteriosa ragazza? E sopratutto chi poteva essere stato a mettergli in testa l’idea di lasciare l’arma? Tutto era iniziato dopo che lui e Tropea aveva steso di botte Michele Salvemini. Aveva senso, sì, aveva qualcosa di sensato eppure non riusciva proprio a capire cosa! Alfredo era sicuro che Diego temesse quel tizio, quella specie di avanzo di galera, quel ribelle! Quel capellone zozzo! Quell’impiastro vivente che si è permesso di molestare Diego. Molestarlo... quel termine risuonò nella testa di Alfredo per ore, anche al lavoro, anche quando era in ricognizione con Camporeale e Diego... perché un uomo dovrebbe molestare un altro uomo? Alfredo ci pensò a lungo mentre osservava l’amico di soppiatto, studiando i suoi movimenti, il suo sbadigliare ogni tanto, il suo sembrare sempre tra le nuvole, così felice, nonostante fosse lunedì mattina. Perché un uomo dovrebbe molestare un altro uomo? Ripeté nella sua testa. Forse c’entrava il fatto che Diego era così carino... molto carino... per quanto lui non si fosse mai posto il problema. Ecco, aveva un bel culo anche. E certi uomini, animali ovviamente, potevano trovare interessante quella particolarità. Attraente un culo maschile... Alfredo giurò di essere inorridito, eppure, se fosse stato abbastanza onesto con se stesso, era d’accordo. Pure lui aveva pensato almeno cento volte che Diego era bello, era sensuale. Lo aveva pensato ogni volta che il caso gli aveva fornito l’occasione di vederlo nudo. O quando Diego gli aveva lanciato quegli sguardi da cucciolo carichi di affetto e tenerezza, con quegli occhioni grandi e sinceri. Poi c’erano stati tanti momenti dove avevano riso fino alle lacrime, si erano abbracciati. Altri in cui Diego gli era sembrato uno scricciolo tra le sue mani di cui avere cura. E non era forse la sua naturale inclinazione prendersi cura del prossimo? Non era per quello che aveva scelto di diventare un paladino della giustizia? Si disse che non ci aveva riflettuto abbastanza su loro due, su quello che sentiva per Diego: anzi... mentalmente si era sbrigato a scacciare quella specie di desiderio strisciante... attrazione? Sono attratto da Diego? Dal mio migliore amico? Si domandò. E se lo era lui perché non Michele? Ma io non sono come lui! Io sono un uomo retto! Sono un appuntato! Urlò dentro di sé mentre riponeva la divisa nel suo armadio. Continuando a rivivere dentro di sé lo spiacevolissimo monologo di Orru, si rammentò che quel pomeriggio Diego non sarebbe andato agli allenamenti. La palestra restava chiusa per buona parte di agosto. Dove avrebbe passato il resto del pomeriggio dopo il turno? E se fosse stato vero quello che aveva visto Orru? L’ho visto che si strusciava a un uomo, a Salvemini... Con quel pensiero fisso in testa si vestì e si affrettò ad andare nel suo garage dove lo aspettava la macchina. Scansò i gatti che avevano l’abitudine di soggiornare sulla capotta e senza indugiare, raggiunse la caserma. Il fato volle che proprio in quel momento Diego uscisse dal portoncino della stazione. Rabbrividì: abbronzato, capelli tagliati da poco, ma sempre un po’ più lunghi rispetto a quando lo aveva conosciuto, otto mesi prima ormai. Perché provava quell’emozione? Era raggiante Diego, era raggiante. Come tutte le volte che andava dalla sua ragazza. E allora vediamola finalmente questa ragazza che tanto nasconde! Alfredo fino a quel momento era sul serio convinto che fosse tutto vero, che Diego stesse andando dalla sua fidanzatina, con la solita aria da innamoratino che lo contraddistingueva.
L’incubo di Alfredo era appena iniziato.
Non ci volle molto per scoprire dove se ne andava tutto tranquillo Diego, da chi andava. A bordo della sua seicento anonima, Alfredo lo seguì a passo d’uomo fino a quando non vide il giovane collega sotto casa di Michele. Anche in quel momento il suo cervello formulò altre ipotesi. In realtà nemmeno era sicuro che Salvemini abitasse là. Ma quando lo vide uscire dal portone, sorridere al suo amico, mettere un braccio sulle sue spalle con fare possessivo, crollò. Erano amici sul serio! Era con lui che si vedeva! Un ribelle, un depravato! Altro che ragazza.... Dove sarebbe questa ragazza? È Michele la sua ragazza? Atterrito restò in apnea per un minuto, poi da una via laterale vide sbucare il Renault 4 dell’operaio e si riscosse. Attese che si fosse distanziato di un paio di macchine poi li seguì.
Tanti pensieri affannavano ora la mente di Alfredo: forse non stava succedendo niente di troppo sconveniente. Forse c’era Michele dietro questa ragazza. Gliel’aveva presentata lui. Era una di quelle figlie dei fiori, per questo Diego si vergognava a farsi vedere con lei. Probabilmente, quella volta nello spogliatoio della piscina, lo aveva solo bonariamente preso in giro, altro che molestia! E proprio per fargli capire che non aveva nessuna cattiva intenzione, gli aveva presentato qualche ragazza e in seguito erano diventati amici. Anche per scongiurare di ritrovarsi di nuovo in una spiaggia isolata con tre carabinieri pronti a riempirlo di botte. In ogni modo ora li avrebbe seguiti sì, avrebbe scoperto dove andavano, cosa facevano e che faccia aveva questa benedetta ragazza di Diego.


Adesso


La stradina bianca e polverosa si inerpica sulla collina, stretta tra muretti a secco e rovi carichi di more selvatiche. Tutt’intorno la campagna è brulla, arida, sotto il sole cocente che brilla in un cielo azzurro e straordinariamente terso. Nessuna casa intorno, solo qualche trullo disabitato.
Sulla destra decine e decine di ulivi secolari formano un grande uliveto; a sinistra, lontano all’orizzonte, la distesa argentea del mare.
La Renault 4 di Michele e Diego è ferma sotto gli alberi, invisibile per chi arriva dalla strada. Ma non per la seicento di Alfredo, parcheggiato dietro un gruppo di ulivi, in una collinetta poco più in alto rispetto a loro.
Coricato sul sedile anteriore con le gambe appoggiate fuori dall’abitacolo c’è Michele. Dalla cintola in su è nudo, ma i jeans sono calati fino alle ginocchia.
Seduto sopra di lui dandogli le spalle, si muove Diego. I grandi occhi nocciola spalancati, persi tra cielo e ulivi, le iridi girate tipo posseduto. I baffetti chiari sul labbro superiore sono imperlati di sudore; le labbra schiuse per lasciar passare i gemiti. È completamente vestito: la camicia a mezze maniche aperta fino allo stomaco e i calzoni arrotolati alle caviglie.
Alfredo dalla sua postazione privilegiata, riesce persino a vedere le grosse mani di Michele che tengono saldamente i fianchi morbidi, quasi femminei. Diego che ondeggia su e giù a ritmo frenetico aggrappato al bordo superiore dell’auto. Riesce persino a sentire il loro ansimare; le parole di fuoco che si scambiano coprono il frinire delle cicale.
I gemiti si fanno più forti. Nessuno dei due amanti cerca di frenare la passione e Alfredo li sente urlare mentre vengono quasi nello stesso momento.
Quando finalmente le grida si calmano e resta solo il frinire delle cicale, Alfredo abbassa la testa in lacrime. Dopo aver pianto, per poco vince l’istinto di prendere la pistola che si è portato da casa, perché poi? Per ucciderli entrambi? Sì, ammazzarli come si fa con i cani quando stanno male. Il respiro gli manca, e si sente uno schifo. Non sa nemmeno perché il suo corpo ha reagito così, maledetto corpo! Si è venuto nelle mutande e questo non sa di certo spiegarlo, non può giustificarlo. Maledetto frocio di merda! Ecco perché volevi lasciare l’arma. Un recchione schifoso, ecco cosa sei... Diego va per fratte con Michele... con Michele! Il pensiero gli provoca un conato di vomito. Esasperato apre la portiera e butta fuori i succhi gastrici uniti alla fetta di crostata fatta in casa che sua madre ha sfornato poco dopo che è tornato dal lavoro, ancora stretto nella sua divisa.
La farete finita di fare schifezze! Vi ucciderò entrambi maledetti froci, sì! All’inizio Alfredo pensa al plurale, ma poi si ricrede e la sua rabbia la dirotta tutta verso un unico soggetto: Diego Perrone. Colui che aveva difeso, colui a cui voleva bene e che poi lo aveva allontanato, per una ragazza apparentemente, invece no, per un uomo! E pensare che io lo sono pure andato a menare a quello, ho rischiato anche per quello! E invece lui se lo faceva mettere al culo! Al culo da Michele Salvemini! Gli viene da piangere ora ad Alfredo, e quella è solo l’ennesima umiliazione. Basta! Ora si dice che non può resistere, non può restare a guardare ancora... a guardare gli innamorati che dopo il sesso bollente si fanno le coccole. Diego ora è in braccio a Michele e si stanno sbaciucchiando, ridono, sembrano i più felici del mondo, forse lo sono. Lui invece si sente l’uomo più triste del mondo.

Alfredo inserisce la retromarcia e se ne va. Gliel’ha promessa a Diego, sì, gliel’ha promessa. La pagherà si dice, la pagherà cara. 


4 commenti:

  1. O signore. Me lo sentivo che Alfredo era innamorato di Diego e il che quel suo proteggerlo nascondeva secondi fini. E ora? Cavolo che ansia. Mi lasciate nell'attesa, nel timore che possa capitare qualcosa di grave al nostro cucciolo. Spero davvero che Alfredo desista nel suo intento e che decida solo di parlare con Diego e chiarire la situazione

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  2. questo è stato il mio capitolo preferito fin'ora, aspettavo mosochisticamente il momento che Alfredo venisse a sapere... ora sono preoccupata per Diego ma non vedo l'ora di andare avanti! complimenti prr tutta la storia comunque! 5 anni dopo ed è sempre una fortuna averla trovata!

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