giovedì 30 maggio 2013

Sui gradini di San Francesco, quinta puntata


Titolo: Sui gradini di San Francesco
Autori: Annina         
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo
Rating: PG, slash, NC 17

Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.

V CAPITOLO

Quando Michele riapre gli occhi rimane un po’ a pensare, osservando attentamente il viso del suo amico che dorme sereno accanto a lui. Sorride, pensando che Diego è tranquillo solo quando dorme, e forse nemmeno, visto che anche la notte di solito è un continuo rigirarsi e parlare nel sonno. Però ripensandoci, da quando stanno insieme dorme tra le sue braccia, non corre più per il letto. Forse si sta calmando un po’, è grande adesso. Gli toglie i capelli dalla fronte con delicatezza e Diego apre gli occhi guardandolo con espressione indifesa. Michele sente il cuore gonfiarsi di affetto per quel ragazzino che il destino gli ha catapultato nella vita ventidue anni fa. Lo sguardo di Diego ora comunica tutta la fiducia e l’amore che ha per lui: gli circonda il collo con le braccia e gli dà tanti bacetti: “Michi, non puoi sapere quanto sono felice. Però, sai che ho proprio fame?”.
“Di me spero!” Michele lo guarda severamente, mentre Diego assume un’espressione contrita: “Beh, anche… diciamo che dopo un bel piatto di pasta al forno, sarò pronto a mangiare anche te!”.
Michele ride allegramente mentre recupera le magliette e i boxer che sono finiti a terra: “Vieni qui, rivestiti che andiamo a mangiare, ho una fame da lupo anch’io” Diego tende le braccia e Michele lo riveste come farebbe con un bambino. La faccia buffa di Diego che spunta dalla t-shirt lo fa ridere ancora di più. “Ti fai anche rivestire! Le mutande fai da solo, o ti aiuto anche lì?” Michele gli da’ un buffetto mentre recupera la sua maglia e la indossa.
“Oh, io per me non le rimetterei nemmeno, tanto dopo mangiato ti riporto a letto. O volevi uscire?”.
“Ma pensavo di fare un salto in San Francesco no? Per vedere se c’è qualcuno” nel frattempo Michele si è alzato da letto e attende Diego appoggiato allo stipite della porta.
“Ah, va bene; allora mangiamo dai, così poi andiamo” Diego non è bravo a nascondere le sue emozioni, e il suo viso tradisce un filo di delusione mentre si avvicina a Michele, che lo afferra per le spalle e inclina la testa per guardarlo meglio negli occhi: “Ma abbocchi proprio a tutto Diè! Secondo te in una giornata così io voglio uscire? Ma giusto il tempo di mangiare e torniamo subito a letto, abbiamo tutta una notte davanti, voglio farti impazzire, e tu farai impazzire me!”.
Diego scrolla la testa e si appoggia al suo petto sospirando: “Sei uno stronzo, ma ti amo. Vedi di non farmi arrabbiare però Michele, altrimenti…” la bocca di Michele sulla sua lo interrompe e il suo bacio lo lascia senza fiato. “Altrimenti?” gli sussurra Michele sulle labbra. “Altrimenti entro in sciopero e passiamo la serata a vedere la tv!”. Michele ride: “Staremo a vedere!”.
In cucina Diego infila la pasta e l’arrosto nel forno, che era rimasto acceso. “Vedi ho fatto anche il “bagnett”, sia quello rosso che quello verde! E vedrai il dolce, ma è una sorpresa!”.
Mentre aspettano che la cena si riscaldi, si siedono a tavola e Michele prende a parlare di quando abiteranno insieme in campagna: “Io curerò i nostri cani, e tu dipingerai, e organizzerai le mostre e diventerai famosissimo, e io sarò orgoglioso e un po’ geloso perché tutti ti cercheranno e vorranno conoscerti. Io penserò alle pulizie ma tu starai in cucina, perché sei un dio anche come cuoco. E non ci sarà sera che non faremo delle bellissime scopate” Diego lo interrompe: “Perché a letto sei tu il dio! Che sogno Michele, mi sembra impossibile. Ce ne andremo dal quadrilatero, dalle zie cattive, dal casino e ci rinchiuderemo nel nostro regno”. Il suo viso si adombra: “Ho paura Michi: ho paura di svegliarmi e ritrovarmi bambino, seduto sulle scale della cantina ad aspettarti, e tu che non torni. Ci penso sempre che se non avessi avuto te, sarebbe stata una vita di merda completa la mia”.
Michele si alza e va verso la radio: “Ho capito, tolgo i Doors, ti stanno deprimendo. Togli le teglie dal forno tu, incompreso!”. Toglie la cassetta e cerca qualcosa di allegro tra le altre lì vicino.
“Senti Diè, abbiamo Genesis, Deep Purple, Led Zeppelin, di italiano Tenco, Battisti, Stormy six… per che ora è previsto il taglio delle vene?”.
Ridacchiando Diego toglie la pasta e l’arrosto e mette tutto in tavola: “Messaggio ricevuto Capitano! La pianto. Metti la radio”.
Michele sintonizza e poi torna al tavolo dove Diego è già seduto e sta facendo le porzioni; gli prende il mento tra le dita e lo gira verso di sé, dandogli un bacio leggero: “Non voglio che ti intristisci pensando a quello che di brutto ti è successo, pensa a quello che ti è successo di bello, ci sarà qualcosa”. “Sì, ci siete tu e la nonna, le due persone più fantastiche che abbia mai conosciuto. Va bene, mangiamo? Vediamo se ho fatto un buon lavoro”.
Mangiano con appetito, spazzolando via quasi tutto quello che Diego ha preparato.
“Wow, mi manca il respiro da quanto ho mangiato! Tutto buonissimo Diego mio, complimenti. Ma dovremo aspettare un po’ prima di fare il bis a letto, o mi verrà un infarto!”. 
“Oh, abbiamo tutta la notte davanti. Il dolce aspettiamo tra un po’ dai. Ora io lavo i piatti così mi muovo un po’” mentre Diego si avvicina al lavello Michele sparecchia e pulisce il pavimento. 
Escono sulla terrazza a guardare il cielo stellato, e chiacchierano piacevolmente per un po’. Quando rientrano Diego prende dal frigorifero la ciotola piena di fragole, scalda sul fornello un pentolino di cioccolata e porta tutto sulla tavola. A Michele brillano gli occhi: fragole e cioccolata sono la sua passione, ma non li ha mai assaggiati insieme. Diego prende un frutto e lo immerge nel cioccolato, portandolo alle labbra di Michele che assaggia goloso: “Mmm… buono Diego. Com’è che non ci avevo mai pensato? Le cose che mi piacciono di più nella vita”. “Ci ho pensato io perché so che sei goloso di cioccolata, e che in questa stagione vivresti solo di fragole” soddisfatto di vedere Michele così contento Diego gli si siede in braccio e continua a imboccarlo.
Michele è deliziato. Dopo un po’ Diego mormora: “hai la bocca sporca di cioccolata Michi” e si china sulle sue labbra leccandogli via il dolce. Michele sospira: “Sei più dolce tu delle fragole Diè. Andiamo?” prendendolo per mano, lo conduce in camera da letto.
Sono quasi le due del pomeriggio quando Diego si sveglia e si ritrova da solo nel letto. Si guarda attorno e per un attimo pensa davvero di aver sognato tutto, quando gli arriva un buon profumo di caffè. Michele entra con le tazzine e i biscotti sul vassoio. “Ho pensato che valeva la pena coccolarci ancora un po’ prima di abbandonare i locali. Già zuccherato”. Bevono il caffè in religioso silenzio, poi si guardano. “E’ stato proprio grandioso stanotte, vero Diego? Non abbiamo dormito fino alle cinque, e abbiamo sicuramente da recuperare una quantità di minerali e sostanze varie, ma ci siamo divertiti troppo”.
“Altrochè Michi: dobbiamo lavare le lenzuola però, guarda, sono piene di cioccolata!” Diego ride allegro. 
Anche Michele ridacchia: “Eh, anche tu sei da lavare però, guardati”. Diego si osserva le strisciate di cacao che ha su tutto il corpo, sbuffando: “Beh, ne è valsa la pena però, vero? Siamo due maiali, ma cazzo se è bello far l’amore con te! La prossima volta con la panna montata, va bene?”. Michele lo acchiappa e lo bacia, e quando lo lascia si lecca le labbra: “Mmm, sei ancora cioccolatoso… come faccio a lasciarti andare? Ma dobbiamo dare una sistemata, che tra un po’ torneranno i tuoi”. 
Cambiano le lenzuola e vanno a farsi un bagno, e alle quattro sono seduti sui gradini con gli altri.
“Allora stasera si va a suonare. Speriamo di non fare tardissimo però che domani iniziano gli esami per tutti, vero?” Fabio e Diego sono seduti vicini, e Diego gli sorride con aria radiosa. “Bene Diego, questo sorriso non è di sicuro per l’inizio della sessione di domani, vero? Ti vedo veramente felice ragazzo”. Diego annuisce: “Sì Fabio, non puoi capire quanto. Mi sembra di vivere in una bolla di sapone, sai quando vedi tutti i colori? Ecco, io vedo così ora”. Fabio lo abbraccia: “Sono molto contento Diegone, proprio tanto contento per voi. Siete due persone stupende, e vi meritate questa gioia”. Fabio guarda anche Michele che sta parlando con Gaetano di filosofia: lo ha appena visto girarsi e osservare Diego che parlava con lui, ha visto gli occhi innamorati con cui lo guardava. 
“L’avresti mai detto Fabio? Io faccio ancora fatica a crederci, che dopo tanti anni da grandi amici, ci siamo messi insieme”. 
“Mah, le cose capitano. Chiamalo destino, alchimia, congiunzione astrale, come ti pare. E’ una bella cosa e basta, che siete felici si vede, goditela Diegone. Mi piacerebbe trovare qualcuno che mi facesse sentire così, ma non sono molto fortunato in amore” Fabio ha un espressione mesta, e Diego lo abbraccia con calore. Poi con la sua solita espressione malandrina gli sussurra all’orecchio: “Vuoi che metta una buona parola con Gaetano?”. Fabio resta un attimo a bocca aperta, poi scoppia a ridere dandogli un pugno sulla spalla: “Ma che stronzo!” mentre Diego ride a crepapelle. Michele e Gaetano si voltano verso di loro curiosi: “Che succede? Ci fate ridere anche a noi?” chiede Gaetano, mentre Diego ride ancora di più. “No, niente è una roba nostra” Fabio scrolla la testa: “Diego, te o ti si odia o ti si ama proprio!”. 
Michele sorride guardandolo: “E’ così. Può essere miele o veleno” gli tende la mano e Diego scende i due gradini che li separano, dandogli un bacio e guardandolo con intenzione: “O cioccolata, vero Michi?”. Michele arrossisce appena alzando gli occhi al cielo: “E’ incorreggibile!”. Si alzano tutti e quattro, ormai è ora di muoversi: girandosi verso gli altri amici, Fabio nota l’astio con cui Fabri li sta guardando e sente un brivido. Non gli piace Fabri, non gli è mai piaciuto, anche se fanno parte della stessa compagnia. “Andiamo dai così mangiamo un boccone prima di iniziare a suonare”. 
Con l’auto di Gaetano raggiungono il locale e dopo una birra e un panino veloce accordano gli strumenti e danno il via al concerto. Michele e Danilo si alternano tra batteria e tastiere, mentre Fabio suona il basso e Diego la chitarra. Diego è anche il cantante del gruppo, e con la sua voce gioca abilmente sul palco.
A mezzanotte finalmente chiudono con Light my fire: il pubblico è letteralmente affascinato dalla voce di Diego, e le sue movenze, che non hanno niente da invidiare a quelle di Morrison, incantano le ragazze. A Michele invece non sfugge l’espressione inquieta dei suoi occhi, e si ripromette di proibirgli d’ora in avanti di ascoltare e cantare le canzoni dei Doors; pensa che Diego e Jim Morrison si somiglino terribilmente, e che l’inquietudine, il malessere che ha accompagnato il cantante dei Doors nella breve vita, sia lo stesso che a volte fa capolino nella mente del compagno. Mentre le dita di Michele si muovono agilmente sulla tastiera i suoi occhi cercano quelli di Diego, e finalmente li incrociano e li incatenano. Con la testa gli fa cenno di avvicinarsi e Diego perde l’espressione tormentata e ritorna l’allegro ragazzo di sempre, andando ad abbracciarlo e cantando a un soffio dalla sua bocca “come on baby light my fire”. Michele sorride e gli sussurra all’orecchio: “il mio l’hai già acceso da un po’” provocando la risposta immediata da parte di Diego che lo bacia sulla bocca appassionatamente. Il pubblico rumoreggia mentre Gaetano e Fabio si guardano alzando le spalle e ridendo di gusto.
Al ritorno Michele decide di fermarsi a casa di Diego e lui è contento così potrà fare quattro chiacchiere con la nonna che nel frattempo è tornata e sta aspettando sveglia, come sempre quando sa che il nipote torna a casa.
Nonna e nipote si abbracciano come se non si vedessero da anni, e non da poco più di un giorno. 
“La zia Viola è già a letto vero?”. La nonna sorridendo fa un cenno di assenso, poi si mette a parlare della salute della sorella che la preoccupa: “Ma sono contenta di averla vista adesso. Ragazzi io vado a letto, sono sempre stanca in questi giorni. Michele ti fermi qui con Diego vero? Bravo, sono contenta che ci sei tu col mio picinin”. La nonna strizza l’occhio ai ragazzi e dopo averli baciati si avvia in camera sua.
Diego e Michele si guardano perplessi: “Michi, ma secondo te ha capito che noi…”. “Secondo me sì. Meglio no Diè? Mi sembrava contenta. Senti una doccia e poi a nanna? Domani cominciano gli esami”.
“D’accordo. Andiamo dai” Diego trascina l’amico con sé in bagno e apre i rubinetti della doccia, poi si gira verso di lui: “Beh? Ti devo spogliare io o fai da solo?” ma senza lasciarlo obiettare gli si avvicina e comincia a svestirlo: “Forza, la facciamo insieme la doccia così poi si va a letto, che domani abbiamo gli esami…” lo prende in giro. Michele lo guarda male, finisce velocemente di spogliarsi e poi spoglia Diego in un attimo, quindi apre la cabina e lo trascina con sé spingendolo sotto il getto.
“No, è ancora gelata! Oddio che freddo” Diego è in pelle d’oca e vorrebbe correre fuori ma Michele non lo lascia andare: “Così impari a prendere in giro. E comunque è tiepida dai”. Ma Diego continua a rabbrividire e liberandosi dalle mani di Michele si rannicchia in un angolo in attesa che arrivi l’acqua calda. Michele ride e riapre il rubinetto dell’acqua calda. “Bastardo! L’avevi chiusa apposta! Non ti sto più amico!”. Michele gli si avvicina mentre Diego cerca di allontanarlo con le mani, ma è Michele ad avere la meglio e lo prende tra le braccia: “Va bene, non starmi più amico, però vieni qui che sei gelato: ha ragione la nonna sei proprio picinin”. Diego si abbandona all’abbraccio di Michele che lo porta sotto il getto finalmente caldo e comincia a frizionarlo, mentre lo insapona. Diego continua a tremare, ma non solo per il freddo; alza il viso verso Michele e gli cerca la bocca. Il bacio leggero si trasforma presto in un bacio appassionato; Michele lo fa voltare e lo spinge contro il muro strusciando il suo pene teso contro la fessura tra le natiche, mentre Diego si inarca sospirando, ma proprio in quel momento la zia bussa con impazienza, urlando loro di muoversi.
“No. No no no. Michele lascia che strepiti, non fermarti” ma Michele è sordo alle suppliche di Diego, con un dito sulla bocca gli intima il silenzio e chiude l’acqua. Si avvolgono negli accappatoi ed escono dal bagno passando davanti alla zia, che pallida dalla rabbia si infila in bagno continuando a inveire contro Diego.
In camera Diego si siede sul letto a braccia incrociate, e Michele si accorge che qualche lacrima si è mescolata alle gocce d’acqua che scendono dai suoi capelli. Si inginocchia davanti a lui chiamandolo dolcemente: “Diego, non piangere, non è successo niente. Diego, mi ascolti?”.
Col solito gesto Diego si asciuga gli occhi che però tornano a riempirsi di lacrime: “Io non ce la faccio più Michi, quella mi odia e nemmeno so il perché! Mi ha detto che odiava anche mia mamma, che io non l’ho nemmeno conosciuta, ma che colpa ne ho io? Sono stanco, sono stufo marcio, da una vita che è così. Ero così felice per questi due giorni”. Adesso piange davvero Diego, con i pugni stretti sugli occhi, mentre i singhiozzi scuotono le sue spalle.
Michele sente il cuore pieno di dolore; gli toglie le mani dagli occhi e lo fa appoggiare alla sua spalla, accarezzandolo e baciandolo dolcemente: “Non piangere piccolino, non piangere. Resisti ancora un po’, pensa che presto avremo una casa nostra dove tornare, perché ce la facciamo sai? Vedi se non ce la facciamo. Coraggio Diego. Ti amo tanto cucciolo, non voglio vederti più soffrire. Fammi un sorriso, uno dei tuoi”. 
Tirando su col naso Diego lo guarda con i grandi occhi tristi: “Me lo giuri Michi? Me lo giuri che sarà presto?”. Michele annuisce: “Sì Diego, te lo giuro. Ora sorridi”. Diego fa una smorfia, poi gli fa un sorriso dolce: “Sei la persona migliore del mondo Michele, e ti amo tanto” gli si butta tra le braccia e Michele ride, stringendolo.
“E poi, sai che dispetto ci ha fatto la racchia? Dille di entrare qui se è capace!” Michele scioglie la cintura dell’accappatoio di Diego e glielo fa scendere dalle spalle. Si solleva e prendendogli le mani lo tira vicino a sé riprendendo ad accarezzarlo come quando erano sotto la doccia. Si baciano mentre Diego lo accarezza tra le gambe, trovandolo già pronto; rapido si inginocchia e prende in bocca il pene di Michele, dando inizio a quello che sa essere il gioco preferito dal compagno. “Diego, se tu sapessi… quanto mi piace sentirlo nella tua bocca, quanto amore mio”. Quando i sospiri di Michele si fanno più profondi, Diego lo lascia, rialzandosi in piedi, e subito Michele lo afferra e lo spinge sul letto, facendolo appoggiare alla testiera e spingendo subito per entrare in lui. “Michi, la crema… non gliel’ho ridata all’arpia, serve a noi”. Michele ride piano e lo spalma velocemente, e altrettanto velocemente lo penetra. Diego tenendosi saldamente alla sbarra del letto soffoca un lamento mordendosi il pugno. “Scusami Diego sono un mostro. Devo fermarmi?”. “Non provarci nemmeno amore, vai!”. Diego ora asseconda le spinte di Michele, il dolore passa, rimane il piacere; piega la testa all’indietro reclamando un bacio che Michele non gli nega. Quando la mano di Michele abbandona il suo fianco per impugnare il suo sesso è ormai arrivato e viene cercando di soffocare i gemiti. Poco dopo anche Michele raggiunge il piacere e infine crollano sul letto, sfiniti.
“Avremo fatto molto casino Diè? Certo tu non riesci proprio a trattenerti” Michele lo tiene stretto ridacchiando.
“Guarda la mia mano? Vedi? Meglio di così non potevo fare” Michele vede i segni dei denti sulla mano di Diego. “Cazzo Diè! Dai, la prossima volta ti imbavaglio, così stai in silenzio e non ti fai del male”.
“Puoi farmi quello che vuoi Michele, tutto quello che vuoi” Diego si gira e si sistema tra le sue braccia, rannicchiato come al solito”.
“Wow questa sì che è una dichiarazione di fiducia. Va bene Diego, studierò cosa farti domani sera. Ora però ci mettiamo a dormire davvero, che…” 
“Domattina abbiamo gli esami. Va bene amore, dormiamo”. Michele lo guarda un po’ in cagnesco, poi gli scompiglia i capelli sorridendo. Un bacio, e dormono già.

3 commenti:

  1. Che capitolo dolce, ma con un retrogusto amaro. Diego racchiude dentro di sè tanto dolore, ma anche molto amore da dare. Lo riversa sul suo Michele, sua ancora di salvezza contro l'infelicità. Temo che l'ostilità di qualcuno possa minare l'equilibrio creatosi tra loro e soprattutto la serenità che Diego sembra aver conquistato

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  2. Il cucciolo non ha avuto una vita facile, però ha Michele, che come ricompensa, non è male! :o)

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    1. Decisamente no ;) Il capitolo 5 è molto "chiusa time" il che va bene visto che dovevano sfruttare appieno l'assenza della nonna e della zia cattivissima. Anzi a questo proposito, il cattivo della situazione è una racchia arida? Io invece l'ho immaginata carina, se non altro perché ha i geni di Diego e dunque non potrebbe esserlo sicuro cessa, però imbruttita dalla solitudine e dalla cattiveria sì. Ci sta che i timidini si lascino andare sul palco a quell'appassionato bacio... (ci piacerebbe eccome!!) anche perché si sbaciucchiano molto anche al di fuori. L'età in questo caso conta per non andare un po' fuori e anche il fatto che quando due persone si vogliono bene come loro, è facile lasciarsi andare, non ponderare e comportarsi con istintività massima. Ora mi ripeto: la cosa che più mi piace di questa coppia è che prima di tutto sono amici, e si capisce da come descrivi la loro complicità sempre al top. Poi, parlando di tutto il resto, e qui torniamo al "chiusa time" o "bed time", resto sempre allibita da come riesci a descrivere le scene sexy senza scadere nella volgarità. Esempio massimo: - Diego, se tu sapessi… quanto mi piace sentirlo nella tua bocca, quanto amore mio”.- Ma questa è poesia pura.... e cmq lo capisco bene che pianga per essere stato interrotto così sotto la doccia. Piangeresti anche tu, vero? XD

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