lunedì 27 maggio 2013

Sui gradini di San Francesco, quarta puntata



Titolo: Sui gradini di San Francesco
Autori: Annina         
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo
Rating: PG, slash, NC 17

Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.

IV capitolo

La mattina li sveglia il sole che batte sui vetri. E’ tardi e si alzano in fretta per prepararsi, per Diego è il primo giorno di lavoro, vuole arrivare in tempo. Schizza a casa per vestirsi, e in dieci minuti è pronto; torna da Michele e insieme si recano alla fermata del tram.
“Cazzo Michi, sono agitato come il primo giorno di scuola. E se non fossi in grado? Cioè, se faccio dei casini…”.
“Ma dai Diego, devi fare il commesso, mica scindere l’atomo!!! Perché diavolo non dovresti essere in grado! Piuttosto, all’una ti vengo a prendere: c’è una cosa che vorrei farti vedere”.
“Che misterioso! Non mi dici di cosa si tratta? Oh, la nostra fermata, eccola” si avvicinano all’uscita e scendono dall’autobus. Davanti al negozio Michele osserva la vetrina: “Che bella roba! Direttamente dall’India? Mi piace tutto! Qualche volta verrò a fare spesa. Ciao Diè, buon lavoro” si abbracciano e Michele se ne torna a casa a studiare.
All’una, puntuale, torna davanti alla vetrina ad aspettare Diego, che vedendolo esce immediatamente, e con un bel sorriso lo abbraccia e gli schiocca un bacio sulla bocca: “Michi, sono un venditore nato! Adesso però mi spieghi il mistero di stamattina, che sono stato tutto il giorno a pensarci!”.
“Vieni, mi sono fatto prestare il Dyane da Gaetano. Vuoi mangiare qualcosa prima? Avrai fame” Michele circonda le spalle di Diego e si avviano verso una viuzza laterale, per raggiungere il parcheggio.
“Ma no aspetto, andiamo che mi spieghi” salgono sulla Citroen e Michele guida verso la periferia.
“Michi dobbiamo farci una macchina anche noi, non possiamo sempre andare in bici e in autobus. Poi si possono fare mille cose interessanti su un’auto”.
“Mille cose interessanti? Su questa scatoletta? Non ha nemmeno i ribaltabili Diè!” Michele ride mentre gira su una stradina di campagna e va a fermarsi davanti a una casetta. Passa tra due pilastri che probabilmente un tempo reggevano un cancello, e dopo qualche metro tra l’erba si ferma davanti alla porta.
Scendono dall’auto e Diego si guarda intorno incuriosito: “Cos’è Michi? C’è scritto vendesi là. Vuoi comprare casa?” sorridendo Diego abbassa la maniglia della porta che cede, ed entra con fare circospetto. Una casa semplice, quattro stanze e un bagno. “Sembra la casa dei sette nani Michè! Mi spieghi ora?”.
“Vieni con me, andiamo dietro alla casa, ti faccio vedere” eccitato Michele gli prende una mano e lo guida sul retro, percorrendo un sentierino appena accennato in mezzo a un tappeto di margherite. 
Dietro casa una distesa di terreno incolto, verdissimo e pieno di fiori selvatici. Diego lo guarda interrogativo: “Vuoi metterti a coltivare la terra? Ma tu non stai facendo l’agraria, fai il veterinario… No! Vuoi aprire qui lo studio? Una clinica? E’ quello?”.
Michele ride e gli scompiglia il ciuffo: “No, ma ci sei quasi. Mi piacerebbe allevare dei cani Diè. Un allevamento di lupi cecoslovacchi, i nostri cani preferiti. Vedi qui quanto spazio avrebbero? Un recinto con tanti spazi per restare anche all’aperto, là in fondo lo sgambamento… non sarebbe bello?”
“Bellissimo Michi, cazzo. I lupi! Verresti a stare qui allora?” Diego lo guarda stupito: “Ma la compri?”
“Mi piacerebbe sì. La vendono a poco, perché è di una signora anziana che vuole disfarsene. Tu che dici?”.
“Molto bello. E’ proprio da te. Poi è vicinissima alla città, così potrò venirti a trovare” Diego ha un’espressione un po’ malinconica mentre si appoggia alla spalla di Michele.
“Perché tu non ci verresti a stare qui con me? Non ti piacerebbe?”.
A Diego si illumina il viso: “Ma mi vuoi? Cioè davvero vorresti che anch’io venissi a stare qui? Oh cazzo se mi piacerebbe Michi! Avevo paura che mi lasciassi là da solo…” Diego si attacca al collo di Michele che ride contento: “Ma davvero pensavi che ti avrei lasciato nel quadrilatero? C’è una stanza per ogni cosa: cucina, studio per i tuoi dipinti, studio per i miei animali e camera da letto; manca una stanza libera per quando litigheremo e vorremo stare divisi!”.
“Ma noi non litigheremo mai Michele. Non staremo mai divisi. Vero?” Diego si alza in punta di piedi per baciarlo mentre gli infila le mani sotto alla camicia. Michele lo stringe con passione infilandogli le mani nei jeans, tastando quei fianchi morbidi, le natiche sode. “Diego, tu non sai che potere hai su di me” Michele sussurra sulle sue labbra continuando a baciarlo: “Tu non sai cosa vorrei farti adesso, qui” cadono in ginocchio senza lasciarsi, senza smettere di baciarsi. Michele stende Diego tra l’erba e lo guarda in viso: “Cazzo Diego, sei bellissimo, qui in mezzo alle margherite” riprende a baciarlo con foga, mentre Diego gli accarezza i capelli, scende lungo la schiena, infila le mani ovunque. “Michi non ci vede nessuno, ti prego non ci vede nessuno qui, facciamolo, Michi facciamolo” è solo un filo di voce quello che rimane a Diego mentre geme sotto le mani di Michele. 
“Non possiamo Diego potrebbe arrivare qualcuno, poi non voglio che sia così col panico che possano vederci, voglio che sia una cosa bella, da inventarci, da ricordarci” continua a baciarlo dolcemente, perché vede la tristezza nei suoi occhi, quella tristezza che a volte lo prende senza motivo. E qui un motivo potrebbe averlo, anche lui vorrebbe fare l’amore con Diego, con tutta l’anima. Ma non così. Non per la loro prima volta. 
“Dai, tirati su adesso, andiamo a mangiare qualcosa, andiamo all’osteria che c’è in paese” Michele si alza e tende la mano a Diego che la prende e si alza tenendo gli occhi bassi. Michele con due dita gli alza il viso e lo fissa nei grandi occhi nocciola dove luccicano due lacrime: “Ti prometto che la prima volta che abbiamo una casa libera, faremo l’amore fin che ci rimarrà il fiato Diè, fino a farti perdere la voce, visto che ti piace così tanto strillare quando vieni, vorrò sentirti dire basta piccolo” gli dà un ultimo bacio sulla bocca, mentre Diego si asciuga gli occhi e fa una smorfia malandrina: “Andremo avanti per giorni caro, se aspetti di sentirmi dire basta!” rasserenato Diego da’ un’ultima occhiata intorno e segue Michele sul sentiero per tornare alla macchina. 
Poco dopo seduti a un tavolino di formica rossa nella piccola sala dell’osteria, davanti a un ottimo risotto al barolo, si scambiano i punti di vista: “Io spero in una mano da parte dei miei, perché fino a settembre non mi laureerò, e poi dovrò fare i due anni di tirocinio. Mi hanno già contattato alla clinica veterinaria e mi pagheranno anche un po’, ma devo fare due conti. Cominciare l’allevamento è facile, poi vorrei anche fare addestramento. Insomma c’è da pensare” Michele nonostante i pensieri attacca con gusto il suo risotto.
“E’ un’idea fantastica Michele, devi farcela assolutamente. Io posso aiutarti. No, non cominciare subito, ti ho già capito! Da te non voglio niente, blablabla. Ma visto che mi hai proposto uno spazio nella casa, nonché nel tuo letto mi par di capire” fa un sorrisetto cui Michele subito risponde “Comunque, io ho tutti i soldi che quello dalla Germania mi manda ogni mese. Ma sì Michele, non guardarmi così, il signor Perrone, il mio esimio genitore. Da anni ha aperto un ristorante suo, e per alleggerire la coscienza mi manda dei soldi mensilmente. Io non ho mai toccato niente, ci pensa la nonna, però per questa cosa potrei usarli no?”.
Michele mangia in silenzio, combattuto tra l’istinto che gli dice di non toccare i risparmi di Diego, e la voglia di accettare. Diego scrolla le spalle: “Senti Michele, siccome ti conosco bene, so che hai un orgoglio smisurato, però se io vengo a stare con te, devo pur pagare la mia metà. Quindi facciamo così, io non so nemmeno quanti sono sai? In ogni caso tu informati sul prezzo, io ci metto la mia parte, e se avanza qualcosa te lo presto. Sempre meglio io che la banca no? Mica vero che gli artisti mancano di logica!”. Ridono entrambi e si stringono le mani: “Affare fatto” dice Michele. “Ora però andiamo, che Gaetano ha bisogno la macchina”. Diego si prende i pacchettini di grissini di cui è ghiotto per mangiarseli in macchina e tornano a casa. Per tutto il viaggio di ritorno sta letteralmente abbarbicato a Michele: il sedile è unico e non c’è il cambio a infastidire. “Sai quanto mi rendi felice tu? No che non lo sai. Tanto Michele, tanto che quasi non riesco a spiegartelo. Ti amo”. Michele se lo stringe vicino: “Anch’io ti amo cucciolo. E sto’ già pensando a quando vivremo insieme da soli io e te”. Sorridono entrambi pregustando quel momento.
La settimana passa velocemente tra studio e lavoro; dormono insieme usando a sere alterne la casa dell’uno o dell’altro, pur con le recriminazioni della zia di Diego, che viene puntualmente azzittita dalla nonna. 
E un giorno finalmente l’attesa di avere la casa a loro disposizione viene premiata: la nonna vuole andare a trovare la sorella ad Asti, e chiede alla figlia di accompagnarla: “Viola, mi devi portare, andiamo là sabato pomeriggio e torniamo domenica sera. Celeste non sta bene, e siamo troppo vecchie per stare troppo tempo senza vederci, capito? Non mi perdonerei mai se le succedesse qualcosa senza averla potuta almeno abbracciare prima”. Viola recrimina, non ha voglia di andare dalla zia e la cugina le è antipatica. Diego alza gli occhi al cielo e guarda la nonna con affetto accarezzandole la guancia: “Nonna, ti accompagno io va bene? Non è un problema per me, mi fa piacere”. “Caro il mio Diego, lo so che sei bravo. Ma devi studiare che la prossima settimana devi dare tutti gli esami. Viola non ha niente da fare, mi porta lei. Tu stai qui con Michele che è meglio per te che passare due giorni con due vecchiette”. Diego ride e la bacia: “Cara la mia nonna Virginia, lo sai quanto ti voglio bene io?”. La nonna lo guarda con amore: “Si picinin, lo so” e lo attira in un abbraccio, dal quale Diego non vorrebbe più liberarsi. Ama davvero tanto la nonna, la sola persona che si è sempre occupata di lui. 
Il sabato alle quattro la nonna con zia Viola partono per Asti; Diego le porta la borsa in macchina, mentre Viola ostenta un espressione rabbiosa. Diego e la nonna si guardano facendo entrambi la stessa buffa smorfia e scoppiando a ridere: “Fate buon viaggio. Mi raccomando nonna!”. La nonna scoppia a ridere: “Farò la brava. Mi raccomando Diego!”. Rimane sulla strada finchè l’auto non svolta sulla via con un’accelerata rabbiosa, poi si dirige verso il piccolo supermercato in fondo alla via. Compra tutto il necessario per una cenetta; le candele le ha comprate nel negozio dove lavora, profumate e coloratissime. Michele non sa ancora che avranno la casa a loro disposizione, e Diego aspetta solo di vedere la sua faccia quando glielo dirà. Sorridendo prende le borse e torna a casa, cominciando subito a cucinare.
Diego è molto agitato, qualunque cosa faccia, qualunque musica ascolti, il suo pensiero torna sempre là: stasera lui e Michele faranno l’amore davvero. Insomma, finora hanno giocato, ora si fa sul serio. Sente il cuore aumentare i battiti ogni volta che sente salire le scale: Michele ha accompagnato la mamma a fare spesa, ma ha promesso che appena tornerà andrà subito da lui.
Guarda l’ora per l’ennesima volta: sono solo le cinque. La cena è già pronta, la tavola apparecchiata, le candele da accendere. Diego si rigira in mano il regalo che ha comprato per Michele al negozio col suo primo stipendio. Insomma stipendio, rateo, visto che lo pagano a settimana. Comunque spera che gli piacerà. Loro adorano le sciarpe indiane, e gliene ha presa una bellissima, simile a quella sacra di Benares, ma azzurra con i simboli nei toni del rosso scuro, e anche una serie di bracciali di cuoio e perline. Con questi va sul sicuro, Michele li ama.
L’eccitazione di Diego ormai è a livelli parossistici: devo smetterla di agitarmi, è assurdo, è il mio amico di sempre che viene a cena in fondo. Per calmarsi prende il cavalletto e si mette a disegnare uno schizzo a carboncino: disegnare lo distende sempre. Si concentra e lavora alacremente per più di mezz’ora: il disegno è quasi terminato. Lo guarda e sorride, gli piace. Michele a dorso nudo su una sedia, con lui in braccio, fronte contro fronte. Quanto sei romantico Diego.
Mette un disco di Camerini ed esce sul terrazzo per vedere se arriva Michele, ma non lo vede. L’attesa lo sta talmente snervando che si sente stanco. Sta per buttarsi sul divano quando sente suonare il campanello. Corre ad aprire la porta e appena vede Michele gli torna la tachicardia. Si appoggia una mano sul petto e con l’altra prende la mano di Michele e lo trascina in casa. 
“Che succede Diego? So entrare anche da solo, conosco la strada” si dirigono verso la cucina e vede la tavola apparecchiata per due: “Dove hai nascosto i corpi?”. Diego lo guarda interrogativo.
“La nonna e tua zia, che fine hanno fatto?”. Diego ride: “Sei proprio uno stupido”.
“Quindi siamo a casa da soli? Fino a quando?” Michele si siede sul piccolo divano e si prende Diego in braccio. Diego gli da’ un piccolo bacio: “Fino a domani sera. Tutti soli” continua a dargli piccoli bacetti sulla bocca strusciandosi contro di lui. 
Michele gli immobilizza la testa e lo bacia seriamente, poi se lo appoggia al petto: “Quindi se siamo soli, possiamo fare tutto quello che vogliamo, giusto Diè?”. Diego rialza la testa e lo guarda con un sorriso, annuendo.
“Abbiamo tante cose da mangiare perché sento dei profumi esaltanti, possiamo ascoltare musica ad alto volume, chiacchierare fino a tardi davanti alla tv senza che tua zia rompa le scatole… poi?” Michele guarda Diego con espressione vaga.
“Sei proprio uno stronzo” sbuffa Diego. Michele ride e lo abbraccia stretto: “Quindi questo è il giorno Diè? Tu sei pronto al grande passo?”. Diego annuisce in silenzio.
Tu hai fame Diego?” Michele lo guarda con gli occhi neri, cupi, mentre Diego scrolla la testa: le parole non ne vogliono sapere di uscire. Si alza e tende le mani a Michele che le afferra e si alza dal divano. Abbracciati si portano nella stanza di Diego e si siedono sul letto l’uno di fronte all’altro, le gambe che circondano i fianchi dell’altro. Si stringono e si baciano con passione, e cominciano a spogliarsi. Si tolgono le magliette e si accarezzano dolcemente: non è certo la prima volta che lo fanno, ma oggi sentono che davvero non sarà un giorno come gli altri. Diego infila le mani tra i capelli di Michele, scende ad accarezzargli le orecchie, il viso, gli bacia il naso, gli occhi, mentre Michele gli accarezza il petto, le spalle, le braccia magre. Scendono lungo i fianchi e aprono i calzoni: Michele si mette in ginocchio e Diego glieli fa scendere lungo i fianchi insieme ai boxer, fino a sfilarglieli del tutto. Anche Michele spoglia Diego e finalmente sono nudi. Michele lo guarda continuando ad accarezzarlo: Diego ha il respiro accelerato ed è bloccato, quasi ipnotizzato dagli occhi neri dell’amico, mentre Michele percorre tutto il suo corpo con le mani e con la bocca e poi si corica su di lui ricominciando a baciarlo sulla bocca. Diego si inarca sotto di lui, geme debolmente, gli tiene la testa, non vuole che quel bacio così profondo finisca. Quando Michele si stacca si guardano negli occhi e si sorridono; Diego è percorso da un tremito continuo. Fa stendere Michele e gli si accuccia tra le gambe, cominciando subito a baciare il suo sesso fremente; lo prende fra le labbra, ci gioca un po’, poi comincia a percorrerlo dapprima veloce, poi rallentando, mentre Michele gli chiede di non fermarsi, di continuare, le mani tra i suoi capelli. All’improvviso si sottrae, sempre tenendogli la testa: “Fermo ora Diego, o non ce la farò ad aspettare. Vieni qui, amore, stenditi tu ora” lo bacia, lo bacia ancora, gli divora la bocca, poi scende, bacia il petto, l’ombelico, arriva al sesso di Diego, e lo assaggia piano mentre Diego stringe la coperta tra le mani e lo implora di continuare. Michele lo mordicchia piano prima di prenderlo in bocca, e comincia ad andare su e giù finchè Diego non lo chiama. Michele si stende al suo fianco e vede le lacrime nei suoi occhi. Mentre lo accarezza dolcemente gli chiede “Diego, amore cosa c’è che non va?” ma Diego sorride: “Sono felice Michele, sono solo felice. Ma ora che si fa?” Michele sorride a sua volta: “Non sono molto pratico: tu vuoi continuare?”. “Si Michele, assolutamente, io sono pronto”. 
“Va bene allora. Senti ma come… cioè ti giri o rimani così?”. Ridono, la complicità è al massimo ora, ma anche l’inesperienza. “Io vorrei guardarti Michele, io voglio guardarti. Senti, ho rubato una crema alla zia Viola, credo che ci vorrà no?” Diego lo guarda dubbioso, e Michele ridacchia: “Eh, credo di sì Diè. Dai, io non ce la faccio più dalla voglia, te la metto va bene?”. Diego annuisce mordicchiandosi il labbro. Michele prende un po’ di crema dal barattolo e lo spalma per bene: “Oddio Michele, quanto è eccitante! Ti giuro!”. Michele ride, ma torna subito serio: “Pronto amore? Giurami che se ti farò male me lo dirai, e io smetterò subito, chiaro?”. Diego lo guarda con gli occhi dilatati: “Giuro”. Michele guarda quegli occhi nocciola, che già di solito sono grandi, ma oggi gli sembrano enormi. In ginocchio prende tra le mani i fianchi di Diego e comincia a spingere entrando in lui lentamente, eccitandosi sempre di più man mano che il suo sesso lo penetra. Diego quasi non respira. Michele comincia a muoversi adagio, le sue spinte incontrano il movimento che Diego a sua volta imprime ai suoi fianchi. “Diego va bene, stai bene? Dimmelo amore, fa male?”. 
Diego non risponde subito e Michele si ferma: “Diè, mi fermo?”. Diego prende un respiro: “Sto bene Michi, sto bene. Fa male un po’, ma non ti fermare, sta passando, non ti fermare”. 
“Non mi fermo se non mi fermi tu. E’ bellissimo, bellissimo Diego e ti amo” le spinte di Michele si fanno più forti ora che l’eccitazione toglie la ragione, ma anche Diego continua a muoversi sotto di lui: “Ti amo Michele, ti amo, ti amo, ti amo” le ultime parole sono quasi urlate. Mentre Michele sta per venire impugna il sesso dell’amico e inizia a massaggiarlo su e giù. Le urla strozzate dei due ragazzi si perdono nella stanza mentre vengono a pochi secondi uno dall’altro. Con un filo di voce Diego implora Michele di aspettare un attimo: “Fammi sentire con te ancora per un po’, solo un po’”. Michele lo accontenta accarezzandogli i fianchi, poi si sfila e si corica accanto a lui. Vede i segni delle lacrime sul viso di Diego, e scrolla la testa: “Ti ho fatto male Diego, lo sapevo che non avresti detto niente. Vieni qui cucciolo, vieni, non piangere” se lo attira sul petto accarezzandolo dolcemente, baciandogli i capelli. Diego alza la testa a guardarlo, i grandi occhi lucidi di lacrime ma felici: “No Michele, va tutto bene, piango perché è stato così bello…”. Appoggia la sua fronte a quella di Michele sorride: “Non ti dico che non è stato doloroso sai? Ma dopo un po’ posso dirti che ho visto i fuochi d’artificio Michele. E’ stato bellissimo, non avevo mai provato niente di simile prima”. “Nemmeno io Diego, un’esperienza travolgente. Mai goduto così tanto. Dovevi proprio essere tu cucciolo”. Non hanno la forza di dividersi e restano abbracciati a guardarsi negli occhi. “Mi piace così tanto guardarti Michi. Ho fatto un disegno prima, poi te lo faccio vedere”.
“Va bene, poi me lo fai vedere. Brrr, sento un po’ freddo ora”. Michele prende il lenzuolo e si copre. “Anch’io ho un po’ freddo, e sono anche stanco, è la tensione che se ne va, credo”. Diego sbadiglia tirandosi il lenzuolo fino al collo; ancora allacciati si stringono un po’ di più, e si assopiscono.

2 commenti:

  1. Finalmente soli con tutta la casa a disposizione. Devo ammettere che hanno sfruttato a pieno l'occasione. Ma che dolci nel loro sperimentare. Mi piace sempre più questa storia, ma adoro soprattutto loro: Michele con il suo progetto e Diego con la sua passione per il disegno e per Michele hihihih. Se non ci fosse lui chi disegnerebbe? Voglio presto il prossimo capitolo

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  2. E' bello lui, è sempre bello: tra le margherite dietro la nuova casa, con la testa sulla spalla di Michele, abbarbicato sul Dyane, sulle spine mentre aspetta il ritorno dell'amico per una, finalmente, notte d'amore con tutti gli onori. E' bello quando soffre, è bello quando gode, è bellissimo quando si butta in avanti non temendo mai di cadere. E' bello insomma. E' tutto decisamente bello, lo è anche la descrizione della loro prima volta, così dettagliata che riesce strano non sia per niente volgare o morbosa. Magia della bellezza forse?

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