domenica 14 aprile 2013

La cinquantaduesima volta, quarta parte



Titolo: La cinquantaduesima volta
Autore: Giusipoo
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/ /Romantico/Introspettivo  
Rating: PG, slash,
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia compresi i nomi di luoghi, i nomi di attività commerciali, locali, gruppi musicali.
I personaggi sono originali, i nomi sono stati scelti per ispirazione artistica e non per insinuare qualcosa





Alle sette è la sveglia di Michele a riscuotere Diego da un sogno strano e confuso. Si sono addormentati abbracciati appena quattro ore prima. Gli pare come se fosse ancora piena notte, ma da una finestrella rettangolare in cima alla parete s’irradia una luce alquanto impertinente. “Cazzo, mi fa male ogni singolo muscolo” si lamenta sedendosi.
Michele lo agguanta per la vita. “Prenditi mezza giornata, non è tuo zio?” Bacetti sul collo: “Puoi restare qui a dormire”.
“Ma ci lavoro da poco, se gli combino qualche stronzata gli do una scusa per mandarmi a cagare. Non esiste” Diego si strofina gli occhi acciaccati dal sonno. Dopo essersi staccato dall’abbraccio di Michele con difficoltà, si alza. Nudo e scalzo, si aggira per la stanza guardandosi intorno. Il dipinto di Michele alla luce del giorno assume un aspetto ancora più minaccioso e intrigante. Accarezza la vernice ormai asciutta, là dove compaiono le persone che assistono all’esecuzione di Giovanna. “Sembrano così vere...” Michele piomba alle sue spalle per abbracciarlo di nuovo. “No, tu sei vero” e lo stringe a sé. Diego si gira e lo guarda. “Stai molto bene senza occhiali” gli fa accostandosi per restituire i bacetti.
“Oggi saremo due stracci in officina, sai? Però è stato bello. Anche per te è stato bello?”
Diego vorrebbe esprimerlo a parole cosa prova, ma è reticente e anche se Michele gli piace da morire, si vergogna a svelarsi troppo, a mettersi totalmente a nudo. Per ora Michele si può far bastare la nudità fisica, e non pretendere subita anche l’anima, pensa appollaiandosi al suo petto. “Sai che è bellissimo così? La tua testa attaccata al mio petto... ”
“A me piace stare con la guancia premuta sul tuo petto Michele, penso che potrei starci ore senza stancarmi”
“Ora però andiamo, già che siamo svegli” dopo un altro bacio si dividono.
“Devo darmi una lavata io però” Michele gli indica il bagno, minuscolo ma accogliente e pulito, che si trova a quel piano. Attende con pazienza che Diego finisca le abluzioni del caso e poi si dà una lavata a sua volta. Ma non riescono a stare staccati, anche mentre si vestono, mentre chiacchierano e si sorridono, non rinunciano a flirtare. Michele pensa che ha già vissuto dei risvegli così, che è giusto sentirsi così complici e innamorati la mattina dopo aver fatto l’amore la prima volta. Ma la seconda poi? La terza? La cinquantunesima? E alla cinquantaduesima? Se ci si arriva... come ci si sente la cinquantaduesima volta che ci si alza accanto a qualcuno? È tentato di dividere quel pensiero con Diego che di certo è abbastanza intelligente da capire, abbastanza profondo per rispondergli qualcosa di sensato. Ma poi si dice che dopo sarebbe costretto a spiegare un po’ troppo, dopo una sola notte d’amore.
Ora sono entrambi vestiti, Michele indossa una maglietta dai colori sgargianti, sempre stile rastaman e pantaloni larghi un po’ a zampa. Il cambio per lavorare lo metterà come sempre nello spogliatoio in officina. Non si sente a suo agio a guidare la moto in tuta da lavoro.
Dopo aver chiuso l’abbondante capigliatura nel solito cappello con i colori giamaicani, accompagna Diego lungo le scale che riportano all’appartamento. Gli altri sono già usciti: chi per lavoro, chi all’università. Non c’è niente di strano, sono quasi le nove. “Ci vorrà un miracolo Michi, non sono mai arrivato più tardi delle nove e cinque” intanto però si apre il secondo jogurt.
“Con la moto facciamo presto. Ti va di pranzare insieme?” chiede distrattamente Michele scartando una ciambellina Mr. Day”
“Sì, certo che mi va...” e lo dice con gli occhi luccicanti, nonostante le occhiaie. “Ti amo già sai?” gli scappa, ma come se fosse uno scherzo. Forse lo è, pensa, non lo sa nemmeno lui. Michele gli afferra la mano sotto il tavolino. “Ti amo anch’io, e molto... ci vediamo a pranzo, tanto le nostre officine non sono tanto lontane e io non ho avuto il tempo di prepararmi la gamella o un misero panino” finisce il cappuccino.
“Mia madre mi fa sempre un panino, o la pasta nella gavetta, ma non fosse per lei certe volte mi scorderei di mangiare”
“Vuol dire che ti piace fare quello che fai. Ti piace fare il meccanico Diè?” lo domanda finendo di pulirsi la bocca con il tovagliolo di carta.
“Abbastanza. Mi piace, è curioso infilare il naso nei motori degli altri, è un po’ come scoprire le vite degli altri. Quando entri nel cuore di una macchina, capisci molte cose del carattere di chi la guida. Da come sono messi i freni capisci se chi guida è temerario o vigliacco. Puoi scoprire tutte queste cose aprendo il cofano della macchina di una persona”.
Michele è soggiogato, Diego sembra un ragazzetto persino banale con quei piercing e i tatuaggi, invece non lo è. “Quando parli mi è difficile pensare che fai meccatronica e non filosofia”
“Dai, smettila di prendermi per culo!” Lo vede sganasciarsi: “Mi prendi per culo, vero?”
“Un po’” una risatina reciproca ed è tutto ok, va bene anche perdersi in giro quella mattina, la loro prima mattina insieme dopo aver fatto l’amore.
“E tu, quando mi mostrerai che c’è dentro il cofano?”
Spavaldo lo fissa. Michele fa spallucce: “Quando voi. E ti potresti accorgere che il motore non è così interessante”
“Invece io penso proprio di sì” Diego abbassa gli occhi imbarazzato e Michele ne approfitta per scompigliargli i capelli. È troppo bello per lui passarci le dita in mezzo.
Sono le nove passate quando si dividono per raggiungere i rispettivi impieghi. Diego è così entusiasta, con il sorriso che gli parte da un lato all’altro della bocca, che se ne frega della predica che lo zio, nonché datore di lavoro, riserva lui. E in un lampo si è fatta l’una.
Michele lo attende qualche serranda dopo l’officina Coluzzi in sella alla sua moto. Ha anche portato il casco, così ci scappa un altro giro, pensa Diego guardandolo da lontano, con il casco del passeggero sotto braccio. Di nuovo quella bella sensazione allo stomaco, di quando si è innamorati e si pensa di avere il mondo ai propri piedi. Pranzano con un panino preso in un alimentari molto bottega di quartiere, niente a che vedere con i supermercati pieni di carrelli e di gente che va di corsa. “Assaggia Diè, tonno, melanzane sott’olio, stracchino e prosciutto cotto”
“Cazzo Michi, ci hai messo proprio di tutto” lo morde e l’olio gli cola sul mento ingolosendo Michele. “Attento che te lo lecco via. Scommetto che è saporito”
“Non mi dispiacerebbe” Diego sorride. È così felice di piacere a Michele. Vorrebbe dirgli tante cose, chiedergli tante cose, ma teme di sembrare già troppo innamorato, troppo presto. Devo smetterla, non so manco quanti cazzo di anni ha!
“Ti posso chiedere una cosa?”
“Certo!” Michele morde il suo ultimo pezzo gustandoselo sul serio. La notte d’amore e di poco sonno lo ha lasciato affamato.
“Quanti anni hai?”
“Quanti anni ho?” ripete sogghignando. “Non te l’ho detto?”
“No, non me lo hai detto”
“Neanche tu me lo hai detto Diego”
“E ma non è un mistero, ti ho detto che faccio il terzo, quanti ne avrò mai. Una ventina no?”
“E invece io, quanti ne ho secondo te?”
Diego ci riflette su e resta basso per non fare gaffe: “Ventotto?”
A Michele scappa una risatina: “Non è importante vero?”
“No certo, però me lo dici?” Si piega su di lui quasi appoggiandosi. Le spalle ora sono attaccate e Diego si ritrova letteralmente con la testa tra i ricci di Michele. “Trentacinque il prossimo ottobre. Contento?”
“Però...”
“Però positivo o però negativo?” Ecco, lo sapevo che era parecchio più grande. Pensa imbarazzato. Ha fatto sesso con un uomo per la prima volta, gli è piaciuto talmente tanto che non vede l’ora di riprovare e non sapeva nemmeno quanti anni avesse!
“Però molto positivo. Penso sia una bella età, no? Abbastanza passato ma anche futuro. Tante cose ancora da programmare, da sognare”
“Ecco che torna il filosofo” sogghigna. “E anche un’età di bilanci. Dante diceva: nel mezzo del cammin di nostra vita, no?”
“Già, ma era il medioevo e adesso i trentenni sono più o meno come adolescenti”
“E quanta saggezza per un adolescente vero” lo sfotte ma sempre sorridendo: “Ora devo andare”.
“Di già?” Diego ci resta un po’ male. Non pensa che debba davvero tornare al lavoro di corsa ma che si sia stufato di stare con un ragazzino come lui. “Allora ci si sente” si allontana mogio e subito Michele lo blocca circondandogli un braccio attorno alla vita: “Eh, ragazzino, scappi senza salutare?” Diego si volta grato. Dopo essersi guardati intorno e appurato che non li sta osservando nessuno, si scambiano un bacio vero. Così inteso che dopo a Diego gira un po’ la testa. “Mi... mi piace così tanto baciarti”
“Oggi è venerdì, andrai con i tuoi amici” Diego trasale. Gli sta chiedendo di uscire? È vero che ha già un impegno ma... Meglio con lui! “Perché, tu che fai il venerdì sera?”
“Niente, stasera pensavo di lavorare al mio affresco e basta. Sono uscito già ieri”
“Ah”
Michele sbuffa spazientito: “Ma dai Diè, che cazzo: chiedimi di farmi compagnia no?”
Diego saltella da un piede all’altro nervoso. Michele ormai ha capito la sua timidezza, ciò che lo inquieta. In ogni modo si mostra felice di stare con lui, senza reticenze, senza paura che potrebbero stancarsi. “Posso?”
“Se lo trovi più divertente di uscire con i tuoi amici di venerdì sera” ma lo dice sorridendo Michele perché sa che è così.
“Va bene, ci vediamo stasera”
“Ricordi dove abito?” Michele gli ribadisce l’indirizzo e, non contento, glielo scrive. Tutto felice Diego torna nella sua officina. 

6 commenti:

  1. Come può essere la cinquantaduesima volta... io non risponderei, se non sulla cinquantatreesima, odio i numeri pari. Ma poi potrei dire che odio il cinquanta, e il sessanta mi esaspera... non amo i bilanci. Per loro, se proprio vorranno farlo, spero che sia positivo e che prima di farne un altro passino anni e anni... ma non sarà così vero? Sono così tanto stupendi! Ma Michele è tanto più grande di Diego, i problemi così si moltiplicano per tre per ogni anno in più, si sa. Per ora, sia per loro e molto più per me, godiamoci il presente, che è sempre meglio.

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    1. Ci riprovo, la prima non è andata: dicevo che a volte la differenza d'età può avere i suoi lati positivi, essere una sfida e unire anziché dividere, per via delle differenze che spesso sono costruttive :)

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    2. Sono assolutamente d'accordo, i problemi ci sono e lo sappiamo, la sfida è risolverli. Ed è una bella sfida!

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  2. Che bello il risveglio di Diego tra le braccia di Michele e soprattutto meraviglioso come sembrano già avere una sintonia. Sembra quasi stiano insieme da sempre. Diego gli confessa che l'ama, di getto, ma subito dopo pensa timoroso di aver corso troppo. Michele però lo rincuora. Ripeto sembrano una vecchia coppia. Sono dolci, premurosi e innamorati. Mi sono assuefatta a loro ogni capitolo di più e sono certa che ci arriveranno alla cinquantaduesima volta e che la supereranno perchè sono destinati a stare insieme.

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  3. La cinquantaduesima volta... Vedendo il loro tenero amore in questa fic, anche la 52esima volta sarà spettacolare, magari ancora si ritrovano abbracciati, rannichiati assieme tra le lenzuola...

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  4. Grazie per l'incoraggiamento! Continuo e vediamo cosa succede :)

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