domenica 21 aprile 2013

Dalle Puglie alle Alpi, undicesima puntata




Titolo: Dalle Puglie alle Alpi

Autori: Annina
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo
Rating: PG, slash, 
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.


XI CAPITOLO


La mattina passa anche troppo in fretta e si ritrovano a salire sul treno di mezzogiorno in un lampo. Il padre ha abbracciato Michele e stretto la mano a Diego, ma è rimasto a casa; in stazione li hanno accompagnati le tre donne, che con le lacrime agli occhi li stanno salutando dal marciapiede.
Abbracciati in attesa che si chiuda la porta anche Diego e Michele sono commossi: “Tanto ci vediamo ancora presto” grida Diego mentre lo sportello si chiude e il treno comincia a muoversi.
“Se penso a come stavo l’ultima volta che ho preso il treno da Bari a Torino: ero così depresso, vedevo tutto nero, chissà che mi aspettavo”.
“E adesso invece?” Diego gli prende una mano tra le sue aspettando la risposta.
“E invece sono tranquillo; ho trovato una bella città, degli amici, ho trovato te. Sono sereno”.
In qualche modo le ore di viaggio passano, e si ritrovano alla Stazione di Torino con Danilo che si sbraccia per farsi notare.
“Cosa ti agiti? Ci siamo in quattro gatti, vuoi che non ti vediamo? Ciao bello, grazie che sei venuto” Diego abbraccia l’amico. Anche Michele lo abbraccia contento di vederlo, quindi si avviano alla macchina.
“Venite a mangiare a casa mia? Ci sono anche gli altri. Una cosa veloce, lo so che è tardi, ma volevamo sapere un po’ com’è andata” col suo bel sorriso simpatico Danilo rimane in attesa.
“Per me va bene, se Diego non è stanco”. 
“Guarda che sei tu tra i due quello che non ce la fa” ribatte Diego.
Arrivano da Danilo dove gli altri hanno già approntato tutto e passano quel che resta della serata a raccontare.
“Quindi alla fine aveva ragione Diego? Non è andata troppo bene?” chiede Valentina.
“Sì, ma quello che ha reagito peggio sono stato io! Mi sono arrabbiato e ho fatto un casino. Così Diego ha dovuto farmi ragionare. Però spero che le mie donne riescano a convincere mio padre che sbaglia”.
“Ce la fanno, sono sicuro, le tue donne sono meravigliose, dobbiamo solo portare un po’ di pazienza” precisa Diego.
Dopo cena tornano a casa e si infilano a letto subito dopo la doccia.
“Sono stanco. Sono stati due giorni vissuti intensamente, ho proprio sonno” Michele si abbatte letteralmente sul cuscino, e Diego, benché un po’ stupito, fa finta di niente e si accoccola al suo fianco: “sono stanco anch’io. ‘Notte Michi” ma Michele stà già dormendo. Diego rimane a guardarlo per un po’: a lui quel pallore non piace, e sente un filo d’ansia che comincia a prendergli lo stomaco. Le analisi sono giuste, ma Michele non sta bene, ne è sicuro.
Nelle settimane seguenti  Diego non lo perde d’occhio, ne parla anche a Danilo e Valentina che cercano di convincerlo che la sua è solo paranoia, a loro pare che Michele stia bene. Sì è molto pallido, ma chi non è pallido in inverno?
Poi a Danilo pare di ricordare che lui gli avesse detto, un giorno che si parlava, di avere una forma lieve di anemia mediterranea.
“Accidenti Danilo, non me lo ha detto; come faccio a dirgli di andare dal medico? Si arrabbia subito” Diego versa il caffè per Danilo, che è passato da lui con Valentina per tenerlo un po’ calmo, ma la metà finisce sul tavolo: “Cazzo, guarda che casino. No è inutile, io sono troppo agitato ormai; in questi giorni è peggiorato, vedrete adesso quando arriva. E’ stanco, dimagrito. Io lo vedo, lo conosco”.
“Ma Diego scusa, ha fatto le analisi hai detto, se i valori sono giusti che problemi ti fai? Dove sono? Cercale che diamo un’occhiata”.
“Lo so Vale. Sono qui, sopra al tavolino ancora. Ecco, dà un occhio anche tu. Vedi? Tutto perfetto. Eppure non lo so, ma vedo che c’è qualcosa che non va, soprattutto in questi ultimi giorni non è il mio solito Michele”.
“Però Dani, ma se uno soffre di anemia gli esami non possono essere giusti no? Dico i globuli rossi, l’emoglobina, lo so perché anch’io sono anemica. Non avranno scambiato le analisi! Ne sono capitate di queste cose! Senti, facciamo così: proviamo a chiederglielo noi di rifare i test” Valentina adesso è preoccupata quanto Diego che tira un sospiro di sollievo.
“Grazie Vale, mi sento meglio se mi date una mano. Ecco il cancello, è arrivato” corre ad aprire la porta e dopo poco Michele entra. Guardandolo bene gli amici si rendono conto che Diego non ha esagerato: è dimagrito, il viso è più affilato.
Michele bacia Diego e si siede con lui sul divano, sospirando. “Sono contento di vedervi ragazzi” mentre parla si porta una mano alla testa “Oggi non sto bene, mi gira la testa, sono peggio di te quando annaffi le orchidee Diè”.  Chiude gli occhi e si appoggia allo schienale: “Mi date un po’ di caffè? Magari mi tira su”.
Valentina glielo versa e porgendoglielo, un po’ impacciata comincia: “Senti Michele, noi pensavamo che forse dovresti farti ancora le analisi”. Michele la guarda ma non dice nulla.
Lei continua tutto d’un fiato: “Non possono essere giuste, sicuro le hanno scambiate; è vero che soffri di anemia mediterranea? E allora come mai l’emocromo è perfetto? Abbiamo ragione vero? Magari ti è scesa un po’ troppo l’emoglobina. Dai Michele, facci contenti, vai dal medico e ti fai prescrivere le nuove analisi. Così Diego si tranquillizza, e anche noi”.
Michele sospira: “Una congiura? Ma sì, le rifaccio le analisi, vi faccio contenti. Comincio proprio a pensare anch’io che ci sia qualcosa. Può essere l’anemia, in effetti soffro della forma lieve, quella che non dà grossi problemi, se non che ho i globuli piccoli e l’emo bassa. Domani vado dal dottore, va bene Diè? Così stai tranquillo”.
“Grazie” Diego gli dà un bacio e si stringe un po’ più a lui, poi si rivolge agli altri “Cosa dite, ordiniamo una pizza o ci facciamo una pasta?”
“Pizza dai, siamo tutti stanchi, così non dobbiamo fare niente” Danilo ha già il telefono in mano quando si accorge che Michele ha un tremito improvviso e si accascia contro Diego che spaventato lo chiama: “Michele! Cos’hai, Michi!”. Lui risponde con voce flebile: “Stammi vicino, tienimi Diego, mi sento proprio male. Stai con me, non lasciarmi”. Diego lo abbraccia e gli fa appoggiare la testa alla sua spalla: “Sono qui Michele, sono qui, non ti lascio, te lo giuro amore, stai tranquillo” gli accarezza i capelli piangendo mentre Valentina e Danilo si avvicinano velocemente, chiamandolo a loro volta. “E’ svenuto. Vale! Cosa faccio? Vale ti prego aiutaci! Non risponde più! Michi amore mio, rispondi, rispondimi!” Diego è sconvolto, mentre Danilo è impietrito in ginocchio davanti a loro.
“Presto Danilo chiama il 118. Danilo! Subito!” Valentina prende in mano la situazione, sente il polso dell’amico, lo sente battere: “Diego stai tranquillo, il cuore c’è anche se è debole, è solo svenuto. Adesso arriva l’ambulanza, lo ricoveriamo e vedrai che ce lo fanno stare bene. Diego guardami, lo corichiamo ora, lascialo”.
Diego stringe Michele con disperazione, non lo vuole lasciare, quando Valentina lo sfiora urla: “No! Mi ha detto di tenerlo, mi ha detto di stare con lui, non lo lascio. E non voglio l’ambulanza, ora si riprende, ora si riprende. Michele, rispondimi! Michi!” piange disperato Diego, ma continua a tenersi stretto il compagno e Valentina si rassegna in attesa dell’ambulanza, che arriva nel giro di pochi minuti.
Svolte le operazioni preliminari, gli operatori caricano in barella Michele che non ha mai ripreso conoscenza e lo portano sull’ambulanza. Valentina infila il giubbotto a Diego che è inerme nelle sue mani e lo fa salire sulla macchina di Danilo, che lesto si accoda all’ambulanza, seguendola fino all’ospedale.
Il tempo non passa mai, quando si è seduti nella sala di aspetto di un pronto soccorso. Diego non sa far altro che tremare e piangere, stretto tra gli amici. E’ toccato a Valentina chiamare Gaetano e la mamma di Michele con il cellulare di Michele che Diego aveva portato con sé.
Gaetano non era raggiungibile e Valentina gli ha lasciato un messaggio in segreteria, mentre con Mariella ha parlato, ed è rimasta d’accordo che la terrà aggiornata, mentre loro saliranno con il primo volo che troveranno.
Il tempo passa e nessun medico o infermiera viene a portare notizie. Dopo quasi due ore finalmente un operatore si avvicina ai tre amici: “Voi siete parenti? Perché io sono autorizzato a parlare solo con i parenti”.
E’ ancora Valentina a parlare: “Siamo i suoi amici e lui è il suo compagno. L’unico parente che ha a Torino non siamo ancora riusciti a raggiungerlo, e i genitori partiranno da Bari col primo volo. Ma la prego, non ci lasci qui così, deve dirci qualcosa”.
“Mi dispiace, non sono autorizzato, è la privacy capite?” l’infermiere è veramente desolato “capisco le vostre ragioni, ma non posso proprio” allargando le braccia fa per allontanarsi, ma Diego sembra improvvisamente riprendere vita e gli mette una mano sul braccio: “La prego, io e Michele conviviamo da mesi, noi ci amiamo, capisco che a lei questo non interessa, ma non può lasciarmi qui così, mi dica solo come sta, mi dica solo che è vivo”.
L’uomo guarda il ragazzo davanti a lui, il viso sconvolto, segnato dalle lacrime, i grandi occhi sgranati che lo fissano, vi legge il terrore e ne ha compassione; con un sospiro gli appoggia una mano sulla spalla: “Va bene, non credo che mi licenzieranno per questo: è vivo, ma non si è ancora ripreso; le prime analisi danno dei valori completamente sballati e stanno cercando di capire il perché. Ora faranno delle altre prove anche se non sanno bene quale può essere il problema. Quindi l’avete detto voi agli operatori del 118 dell’anemia mediterranea? Ora lo porteremo nel reparto di terapia intensiva dove lo terranno comunque in coma farmacologico”. Prevenendo la domanda che legge negli occhi di Diego, comunica che nessuno potrà vederlo se non i parenti stretti.
Valentina stringe la mano all’infermiere: “Grazie, è stato molto gentile, non tutti avrebbero compreso la situazione”.
“Non c’è problema” stringe la mano anche a Diego passando al tu “tanti auguri, vedrai che si risolve stai tranquillo”. Fa per andarsene quando Diego mettendosi le mani in tasca si rende conto di avere con sé i vecchi esami di Michele, infilati in tasca probabilmente nella frenesia, e un pensiero gli frulla all’improvviso nel cervello; rincorre l’infermiere e lo prende per un braccio prima che questo rientri nell’ambulatorio: “Senti, scusami ma… questi sono gli esami di Michi… di Michele. Sono quelli che gli ha fatto fare la ditta dove lavora, li fanno a tutti no? Erano tutti esatti, anche quelli dell’emocromo. Non è strano? Non vorrei sembrarti paranoico, magari lo sono, ma Michele stava… sta combattendo contro i dirigenti, perché non applicano le norme per difendere la salute degli operai”. L’infermiere guarda Diego scettico: “Mi stai dicendo che potrebbero aver falsificato i dati? Non siamo un po’ troppo nella fantascienza?”.
“Senti, io non lo so, so che se guardate gli esami vi accorgete anche voi che c’è qualcosa che non va e so che dove lavora Michi usano sostanze chimiche pericolose. Ti prego parlane intanto con i medici, se fosse questo che l’ha fatto ammalare? Per favore”.
L’infermiere rimane un attimo a pensare, poi prende i fogli che Diego gli porge e apre la porta dell’ambulatorio, ma prima di entrare si gira verso di lui: “Non so cosa sperare ragazzo; adesso andate al terzo piano blocco B, terapia intensiva, aspettate lì in sala d’aspetto, tra poco io e il mio collega lo portiamo lì”.
Diego torna dagli amici che hanno seguito tutto con apprensione, e insieme si dirigono verso il reparto.
Più si addentrano nei meandri dell’ospedale e più il tremito che ha assalito Diego aumenta.
Danilo gli circonda le spalle e cerca di confortarlo un po’: “Sei stato in gamba Diegone, a ricordarti delle analisi e soprattutto a pensare che possa esserci un collegamento con quegli stronzi. Vedrai che adesso potranno fare degli esami più mirati. Adesso mi viene in mente un’altra cosa. Perché non chiami il Primario della pediatria? Lo conosci bene no? Sei sempre là col tuo gruppo. Magari ti dà una mano per parlare con i medici… o per fare in modo che ti facciano entrare un attimo. Insomma che cagata è solo i parenti! Tu sei il suo compagno cazzo!” man mano che parla Danilo si agita, e finisce per urlare le ultime parole. “Shh Danilo! Lo sappiamo tutti che è una cosa indecente, ma non è colpa dei medici o dell’ospedale, sono le leggi che mancano, o meglio è l’ignoranza della gente, ma non è questo il momento per parlarne. Ora dobbiamo solo sperare che riescano a capire cosa ha Michele, che lo curino per bene e che ce lo restituiscano sano” Valentina dà un’occhiata a Diego: è certa di non aver mai visto una persona stare peggio di lui, ha paura che caschi a terra da un momento all’altro.
La sala d’aspetto dell’intensiva è ancora più tetra di quella del pronto soccorso, forse a causa delle luci basse. Si siedono e si predispongono ad aspettare ancora, mentre Diego sollecitato da Danilo chiama il dottore della pediatria, che è ancora in studio e gli assicura che si terrà informato e lo richiamerà.
Vedono accendersi le luci in una stanza e contemporaneamente arriva Gaetano, che corre vicino a loro. “Diego, spiegami bene cos’è successo per favore. Ho ricevuto il vostro messaggio, sono corso qui, ma al pronto soccorso non mi hanno voluto dire niente, mi hanno dirottato quassù. Dimmi Diè”.
Nel sentirti chiamare come lo chiama Michele, Diego ricomincia a piangere, ma si sforza di spiegare tutto quello che è successo a Gaetano, che gli tiene le mani sulle spalle e scrolla la testa, incredulo.
“Tu dici che la colpa è della fabbrica? Dici che si è intossicato? Cazzo, l’ha detto sempre fin dall’inizio che non ci sono le giuste protezioni. Però è l’unico che si è sentito male. Non so che dire Diè cazzo. Pensi che verranno a dirci qualcosa? Sarà in questa stanza? E’ l’unica illuminata”. Togliendosi le lacrime con le mani, Diego annuisce: “Credo di sì”.
Dalle scale sentono dei passi, ed entra un medico anziano in camice bianco che punta dritto su Diego:
“Diego, figliolo sono qui. Ho parlato col dottor Monti, mi ha spiegato gli esami che stanno facendo. Dietro tuo suggerimento a quanto pare, stanno facendo tutte le prove sui solventi e sui metalli tossici. Intanto terranno Michele in coma farmaceutico qui in intensiva. Dalla Tac sembra che non abbia avuto danni neurologici, ma dovranno fare anche altri esami. Ecco, stanno aprendo”.
Proprio in quel momento infatti si apre la porta a vetri ed escono due operatori e un medico alto e abbastanza giovane, l’espressione un po’ arcigna.
Gaetano si avvicina subito insieme al pediatra e il dott. Monti ribadisce le cose che quest’ultimo ha appena spiegato.
“Ora lei che è il cugino se vuole può entrare cinque minuti a vederlo, per oggi non di più, da domani solo un parente per un’ora al giorno. Sono restrizioni che possono dare fastidio, ma è meglio così per i pazienti e per noi operatori; spero di darvi notizie entro domani sera. Prego signor Salvemini entri pure” il medico si fa da parte per lasciar passare Gaetano, che si incammina, ma sulla porta si blocca e si gira a guardare Diego: lo vede talmente sofferente che nonostante il suo carattere un po’ menefreghista gli si stringe il cuore. Si gira verso il professore e gli chiede di lasciar entrare lui al suo posto. Diego alza gli occhi, speranzoso, ma il professor Monti lo gela subito: “No, mi dispiace, ho capito che è il compagno, e io non ho pregiudizi di alcun genere, ma le regole sono regole, sono tenuto a farle rispettare”. Il pediatra gli si avvicina lesto: “Dai Severino, per una volta fa un dispetto al tuo nome! Lascia entrare il ragazzo, sono tutti d’accordo, chi vuoi che ti dica qualcosa? Non c’è nessuno qui che possa dispiacersi”.
“Non è… dai Gianpaolo, lo sai che non posso”. I due medici si guardano, poi l’anziano pediatra lo prende sottobraccio e lo trascina con sé in corridoio: “Fate quel che dovete fare, noi andiamo; buonanotte a tutti. Ciao Diego, ci vediamo domani. Vieni Severino, ti spiego chi è quel ragazzo e che cosa fa” e si allontanano verso l’uscita.

4 commenti:

  1. Mio dio. Mi hai davvero straziato con questo capitolo. Povero Michele. E ora cosa sarà? Mi ha ricordato tanto Saturno contro. Sapessi quanto amo quel film anche se ogni volta finisco in lacrime come ora. Si sente l'angoscia di Diego, la sua impotenza, ma anche la sua forza nel ricordarsi di particolari che di certo potranno salvare la vita all'uomo che ama. Ecco ora sto piangendo come una cretina. Ti prego, fai che non finisca come il film. Credo che non reggerei ad una fine tragica. Diego e Michi si amano troppo per non vivere una vita lunga e serena l'uno accanto all'altro.

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    1. A parte che ti ringrazio per il paragone azzardatissimo: sai che Ozpetek è il mio dio! Mi dispiace averti straziato così, vedo cosa posso fare...

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    2. Chissà come mai proprio Ozpetek ti è venuto in mente Alex. Casualità? No perché ad Annina lo ripeto da mesi che mi ha ricordato Saturno Contro e sì, mi sono lasciata sfuggire con te questo paragone. Però s hai fatto bene ad usarlo anche tu perché non ho pagato il copyright sui commenti e dunque va bene così. Il mio commento? è che Annamaria è bravissima, questo capitolo mette l'ansia, commuove, trascina e, se sei sensibile, ti ammazza un po'. Ovviamente è toccante. Toccante è, sopratutto la disperazione del compagno del nostro sfortunato operaio che l'autrice ci fa sentire tutta. E solo una brava narratrice ci riuscirebbe e con la giusta misura di descrizioni, aggettivi e drammaticità. Psicologia perfetta. Personaggi realistici. A parte errorini (quali spazi e parole ripetute, tipo l'aspetto della sala d'aspetto, un must! :D) capitolo perfetto. Amo questa fiction e secondo me, con il giusto impegno, potrebbe diventare un romanzo meraviglioso. Altro che Saturno contro, che poi, scusa se te lo ricordo Annina, a parte tutto conteneva un gran numero di banalità e anche di inutilità!

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  2. L'aspetto della sala d'aspetto proprio mi sfuggì!!! :o)
    Grazie per i complimenti, mi hai fatto arrossire, così anche se pioveva e non mi sono abbronzata, compenso!
    Ozpetek... magari sarà anche stato banale, ma lo amo così tanto, che gli perdonerei qualunque cosa...

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