sabato 13 aprile 2013

Dalle Puglie alle Alpi, nona puntata




Titolo: Dalle Puglie alle Alpi

Autori: Annina
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo
Rating: PG, slash, NC 13
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.



IX CAPITOLO


Il giorno dopo, nel tardo pomeriggio, mangiano al bar in compagnia di Danilo e Valentina che ha fatto il possibile per arrivare in tempo, quindi raggiungono la stazione centrale e li accompagnano fino al treno.
Li abbracciano come se dovessero partire per un viaggio lunghissimo, e Valentina ha le lacrime agli occhi.
“Guarda Vale che domenica notte siamo già qui, e anzi Danilo si è già offerto di venirci a prendere. Stai tranquilla anche tu, che c’è già Diego che si contorce!” Michele la abbraccia con trasporto e lei sorride: “Hai ragione ma noi siamo così scemi a volte! Abbi cura di te e di Diego”.
“Tranquilla Vale, non lo perderò di vista” si girano tutti e due a guardarlo mentre scherza con Danilo. “Il nostro cucciolo” sorride Valentina.
L’ora della partenza si avvicina e i due ragazzi salgono sul treno. Lo scompartimento è ancora vuoto, e si siedono vicini. Finalmente il treno parte e Diego accanto al finestrino, guarda fuori sorridendo: “E’ così bello viaggiare in treno. Rilassante. Che freddo però!”. Si stringe a Michele che ribatte: “Si cazzo, un freddo cane, il riscaldamento non funziona qui. Aspetta, vado a vedere negli altri scompartimenti” si alza ed esce, ma torna dal giro di perlustrazione rassegnato: “Niente da fare, è tutto spento! Per fortuna mi sono premunito, si vede che me lo sentivo” apre il suo zaino e ne toglie una coperta di pile.
Diego ride mentre Michele si siede avvolgendo  entrambi nel panno. “Ma Michi, proprio questa dovevi prendere, con questi disegnini pastello? Penseranno che siamo gay”. “Cosa? Un bel maschione come me! Tutt’al più diranno che tu mi stai insidiando”. Diego gli si appoggia al petto, lo guarda sbattendo le lunghe ciglia: “Ci puoi giurare che ti insidierò. Lo farò per tutto il viaggio, non ti lascerò in pace un attimo”.
“Ah! Le tue mani! Toglimele subito di dosso, sono di ghiaccio perdio!” Michele urla facendo un balzo sul sedile proprio nel momento in cui entra il controllore, che li guarda severamente: “Signori, per favore, ci comportiamo un po’ meglio?”.
Diego un po’ intimidito tace, ma Michele fa valere le sue ragioni: “Lei può comportarsi come crede, ma noi siamo qui al gelo in uno scompartimento dove entrano anche gli spifferi dal corridoio a causa della porta che chiude male; non sarà colpa sua ma certamente farò un esposto a Trenitalia, quindi invece di venire a dire a noi come dobbiamo comportarci, veda di fare qualcosa per il riscaldamento: il benessere dei viaggiatori dovrebbe starle a cuore tanto quanto la salvaguardia delle apparenze!”.
Il controllore arrossisce ma non controbatte, si limita a verificare le prenotazioni e se ne va.
“Sei grande Michele, gliele hai cantate! Io mi sento sempre a disagio quando mi attaccano così, non riesco a reagire”.
“Non devi farti intimidire dai cretini, devi ribellarti: anche perché non stavamo facendo niente di male. Se fossimo una coppia etero non ci avrebbe nemmeno disturbato per chiederci i biglietti probabilmente. Stronzo” l’epiteto esce sibilando dalla bocca di Michele: “Comunque dammi qua quelle mani che te le riscaldo, mannaggia”.
“Lascia stare, è una perdita di tempo, sono tutto gelido! C’è troppo freddo: mi sta anche venendo sonno, sarà un principio di congelamento!”.
“O sarà che stanotte si son fatte le ore piccole per provare una data cremina alla mora…” Michele sorride al compagno che subito lo abbraccia ficcandogli di nuovo le mani sotto al maglione: “Oh, un profumo davvero squisito no?”.
“Diego! Dammi subito quelle zampe! Qua!” gliele cattura e gliele stringe tra le sue sfregandogliele fino a quando non sono tornate calde: “Abbiamo riattivato la circolazione eh, Diegone? Hai gli occhietti da sonno davvero però. Mettiti qui dai, proviamo a dormire un po’; aspetta che alzo il bracciolo così ti metti comodo” se lo appoggia al petto e si coprono fino al collo con il pile.
“Peccato, stasera niente scopata stellare…” sussurra Diego dandogli un bacino sulla barba.
“E no, ho paura che qui non sia permesso sai?” ride Michele.
“Però qui sotto chi ci vede? Potremmo anche…” Michele gli blocca la mano che aveva già cominciato ad accarezzarlo tra le gambe: “Diego! Guarda che ti consegno al controllore!”. Lui ride allegramente: “Oh, che uomo conformista mi son scelto!”.
Michele sospira rumorosamente e fissandolo con occhi luciferini lo abbranca tra le gambe con una certa veemenza: “E’ così che la vuoi Diego? Perché potrei anche stupirti questa notte, su questo treno” mentre Diego fa gli occhi languidi mordicchiandosi le labbra, si spalanca la porta e il controllore annuncia seccamente che il riscaldamento è stato ripristinato, lanciando loro un’occhiata inceneritrice e dileguandosi subito.
I due si guardano un attimo e poi scoppiano a ridere, ridono fino alle lacrime, mollando il respiro trattenuto all’apparizione dell’uomo.
“Se potesse ci farebbe arrestare! Dio, ci ha guardato malissimo. E a proposito Michi, potresti lasciare i miei gioielli adesso? Cominci a farmi male…”. Michele ride ancora più forte: “Non mi ero nemmeno reso conto che ti tenevo ancora!”.
Asciugandosi le lacrime Diego si alza e prende il suo zaino, togliendone un grande termos in acciaio: “Io bevo un po’. Vuoi?”. Michele lo guarda stupito: “Ma cos’hai portato? Non me ne sono nemmeno accorto che preparavi qualcosa. Caffè?”. “No, mi spiace, latte caldo, anzi bollente, al cioccolato” con un bel sorriso Diego ne vuota una tazza e gliela passa.
“No grazie, se era caffè magari, ma latte?” Michele ha l’espressione dubbiosa.
“Dai, bel caldino, ci concilia il sonno” lui ne beve un po’ con espressione soddisfatta e gli porge di nuovo la tazza.
“Sembri un gatto che fa le fusa Diè. Dai, dammene un goccio, ma proprio per farti contento. Buono però” Diego annuisce beato mentre rimette lo zaino sulla reticella. “Visto? Ci siamo riscaldati. Ora in attesa che anche in questa carrozza arrivi il disgelo, farei proprio un pisolino”.
Si accoccola sul petto di Michele e si riavvolgono nella coperta; nel giro di pochi minuti dormono.
Quando Michele riapre gli occhi il cielo al’orizzonte inizia appena a schiarire; vede due donne sedute davanti a loro che gli sorridono e le saluta con un cenno del capo sorridendo a sua volta.
“Che ore sono per favore?” sussurra Michele che non riesce a prendere il cellulare e non porta l’orologio.
“Quasi sei e mezza” risponde la più scura delle due.
“Sarà meglio che inizi a svegliarlo allora, manca poco a Bari” Michele guarda Diego abbandonato contro di lui, le braccia che lo stringono alla vita, il respiro leggero, che quasi non si sente. Lo accarezza sulla nuca con tenerezza: la ragazza coi capelli biondi guarda Diego con interesse e commenta: “Un vero peccato svegliarlo, dorme così bene”.
“Diè, ti svegli? Siamo quasi arrivati, dai” Michele lo scrolla piano ma l’unico risultato che ottiene è che Diego gli mette un braccio attorno al collo mormorando qualcosa di incomprensibile e continuando a dormire. Michele e le due ragazze ridono. “Diego… dobbiamo prepararci è quasi ora di scendere. Finalmente Diego reagisce e accarezzandogli la barba gli dà un bacio, poi inizia a sfregarsi gli occhi con i palmi delle mani. Quando li riapre vede le ragazze di fronte che ridono e arrossisce: “Buongiorno” mormora con voce roca, poi si gira verso Michele: “dovevi dirmelo che c’erano ospiti”. Michele ride: “non è che sono ospiti, sono semplicemente in viaggio come noi. Ma tu al mattino non connetti proprio”. “Nemmeno tu di solito se è per quello. Quanto manca?”.
“Mezz’ora, il tempo di ricomporci un attimo”. Diego esce dal pile e rabbrividisce: “Ma non si è mai acceso allora il riscaldamento. Fa un freddo cane anche in Puglia Michele! Vado  in bagno” e barcollando esce dallo scompartimento.
Ormai manca poco e Michele continuando a chiacchierare con le altre viaggiatrici,  toglie gli zaini dalla reticella; tornando dal bagno Diego sorride alle ragazze: “Scusate, appena sveglio sono proprio un bifolco. Dove siete salite? Non mi sono nemmeno accorto che il treno si sia fermato” intanto si infila il giubbotto e si diede accanto a Michele prendendogli la mano.
“Siamo salite a Bologna; ci siamo messe qui perché i nostri posti prenotati erano occupati da due signori, ma dormivano, qui era libero, così non li abbiamo disturbati”.
Chiacchierano piacevolmente per un po’, finchè entrano nella stazione di Bari.
Quando scendono dal treno una bella signora sportiva con una gran testa di capelli ricci va loro incontro e prende subito Michele tra le braccia: “Michele, quanto mi sei mancato. Come stai? Sei pallido!”. Michele la stringe forte: “Mà, che bello vederti. Non sono pallido e sto benissimo. Perché sei venuta tu? Papà non c’è?”
“Lo sai che tra i due sono io quella che ama guidare. Non mi presenti il tuo amico?” la mamma lo guarda interrogativa.
Michele vede che Diego si è fermato un po’ dietro di lui, intimidito, e gli mette una mano sulla spalla spingendolo avanti: “Vieni Diego: questa è mia mamma”. Si stringono la mano, hanno tutti e due una stretta franca, sicura.
“Forza ragazzi, andiamo a casa; sarete stanchi e anche affamati penso”. Si avviano verso la macchina e Michele si siede accanto alla madre, mentre Diego scompare nel sedile posteriore della multipla.
“Le ragazze? Stanno ancora dormendo?” chiede Michele mentre la mamma mette in moto e parte con una guida decisamente vivace.
“Ma no, figurati, mi hanno sentita uscire e si sono alzate, non vedono l’ora di vederti e di conoscere Diego” lo guarda nello specchietto retrovisore “saranno invadenti, e non riuscirai a staccartele di dosso, mi spiace. Però lo faranno col cuore, sono fatte così”.
Diego sorride, un sorriso un po’ teso ma aperto: in quel momento, superata  la curva vede uno spettacolo mozzafiato: il sole che sorge sul mare appena mosso incanta Diego che rimane senza parole. Michele si gira a guardarlo: “Bello vero? Te l’avevo detto che ti sarebbe piaciuto”.
La casa dove arrivano poco dopo è a poche decine di metri dalla spiaggia: “Ti piace Diè? Era la casa dei miei nonni; qui vivono i miei, io ho sistemato quella che doveva essere la stalla dei cavalli, ne ho ricavato un ambiente unico, anche se un po’ incasinato. Una specie di loft pugliese insomma! Vedi, proprio lì dietro a quegli alberi”. Diego annuisce appena: ha visto un uomo uscire da casa, si sta avvicinando a loro e non ha un’espressione cordiale. Stringe la mano a Michele e si gira verso Diego, in attesa di essere presentato. “Papà ti presento il mio amico Diego” Michele non si fa intimidire dal piglio scostante del padre, ma tiene il braccio sulle spalle di Diego con fare protettivo; si stringono la mano, ma la tensione è palpabile. Per fortuna in quel momento arrivano le sorelle che si lanciano ad abbracciare Diego e Michele con un’allegria contagiosa.
I genitori si allontanano verso casa; la mamma si volta e li avverte: “Preparo il caffè, tra cinque minuti venite a fare colazione”.
Diego tira un sospiro silenzioso; prima di partire si è riproposto di non mostrare a Michele nessun segno di cedimento, qualunque cosa accada. Non vuole che si preoccupi per lui: Michele è sempre così attento nei suoi confronti, ora deve contraccambiare. Ha il diritto di passare un paio di giorni tranquillo a godersi la sua famiglia, il suo paese senza che proprio il suo compagno lo mandi in paranoia.
Quindi nonostante la reazione di suo padre, Diego si stampa un bel sorriso in faccia e si accinge a cominciare la recita.
Guarda le due ragazze che sono ancora abbracciate a Michele: “Certo che siete uno spettacolo voi tre! Alti, belli e tutti quei ricci! Siete veramente stupendi”.
“Sei bello anche tu però!” Marta gli si avvicina e gli spettina il ciuffo. “Ma smettila, sono un nano io! Dovremmo andare no? Ci aspettano per la colazione”.
Nel frattempo anche Michele e Monica si sono avvicinati e quest’ultima spiega loro la situazione che si è creata: “Sentite, avete già capito che non sarà facile, insomma la mamma ha accettato la vostra relazione di buon grado, lei è sempre stata così, aperta e sensibile. Papà invece non c’è ancora riuscito. Penso che dovrà abituarsi pian piano all’idea”.
“Mi spiace Diego, avremmo voluto accoglierti in un’atmosfera un po’ più rilassata, ma non sarà proprio così” Marta si stringe nelle spalle e prende una mano di Diego. Lui scrolla la testa: “Non preoccupatevi per me, va tutto bene” poi abbracciandola le sussurra all’orecchio: “è Michele a non essere tranquillo: è a lui che dobbiamo pensare”. Quindi ad alta voce: “Bene andiamo? Non so voi, ma io ho fame”. Le due sorelle lo prendono a braccetto e Michele si incammina dietro di loro. “Oddio, mi sento proprio l’ottavo nano in mezzo a voi!” scoppiano tutti a ridere stemperando la tensione che li ha assaliti all’idea di entrare in casa.
In casa trovano solo la madre e tutti tirano un sospiro di sollievo. Li accoglie una grande cucina rustica, calda, dove non manca un forno a legna; su di una lunga  tavola in legno grezzo campeggiano torte,  pasticcini vari e focacce salate, e la signora Salvemini ha appena tolto dal fuoco il caffè.
“Ma che meraviglia! Avete fatto tutto voi?” Diego si guarda intorno con gli occhi luccicanti, sembra un bambino in un negozio di giocattoli: “E’ bellissimo qui, dà un senso di calore, di gioia”.
Diego, seduto in mezzo a Marta e Monica si serve di un po’ di tutto, dolce e salato, mentre Michele di fronte a lui si serve solo una grande tazza di caffè. “Tu non mangi Michi? E’ tutto così buono”.
Michele gli sorride scrollando i ricci: “Ora non ho tanto appetito, mangerò qualcosa più tardi; magari adesso andiamo a fare un giro sulla spiaggia e mi porto qualcosa”.
Mariella, la mamma, seduta accanto a lui gli accarezza i ricci: “Michele, devi portare pazienza, dovete portarla tutti e due, ragazzi miei. Se per me passato il momento iniziale, è stato facile capire e comprendere, per il papà non lo è; sai che lui è una brava persona, ma ancora un po’ legata alle tradizioni, diciamo. Ma vedrai che anche lui poi sarà dalla vostra parte. Dategli tempo, va bene?”
Michele la stringe in un abbraccio: “Sì mà, tutto il tempo che ci vorrà”.
“Comunque sei pallido Michele, sei sicuro di stare bene? O è il clima di Torino? Anche Diego non scherza! Ma tu di solito sei molto  più colorito, figlio mio”.
“Mamma, là non faccio tutte le passeggiate in riva al mare che faccio quando sono qui no? E comunque stai tranquilla, ho appena fatto le analisi e sono a postissimo, nessun valore sballato! Quindi non se ne parli più va bene?”.
“E perché hai fatto le analisi? Non ti sentivi bene? Uno non fa le analisi perché non ha niente da fare no?” replica giustamente Mariella.
“No mà le fanno fare obbligatoriamente quando lavori in ditte dove si usano sostanze chimiche. Ogni sei mesi. Pensa, puoi stare tranquilla ora vedi? Sarò sotto controllo!”. Quindi si gira verso il compagno: “Diego, hai finito di divorare? Che ne dici se andiamo a fare un giro sulla spiaggia? Venite anche voi?” guarda la parte femminile della sua famiglia in attesa.
“No io devo andare un attimo in paese dalla zia, poi preparerò il pranzo. Voi andate pure, ma all’una si mangia, va bene?” la mamma si alza, li accomuna in un sorriso e si allontana.
“Noi veniamo, ma siete sicuri che non vi diamo fastidio? Magari volete stare soli!”. Diego finisce di bere il suo caffèlatte e le dà un pizzicotto sul braccio: “Finiscila! Dai andiamo, non vedo l’ora di vedere il mare da vicino. Da una vita che non lo vedo” alzandosi si allunga a prendere un grosso pezzo di focaccia dal vassoio, poi vedendo che Michele lo guarda ironico commenta: “Magari è perché mangiate tutte ‘ste cose che siete così grandi voi! Fammi almeno provare!”. Michele gli si avvicina: “Non sarà la focaccia di mamma che ti farà crescere,  ma poi perchè: sei molto più carino così piccoletto!”. Se lo abbraccia con affetto e Diego come sempre si accuccia sul suo petto: le sorelle li guardano con tenerezza, percependo il grande amore che li unisce.
Si dirigono alla spiaggia e si fanno una bella passeggiata sulla riva, raggiungendo un gruppo di scogli dove si siedono a chiacchierare. La giornata è calda e dal mare soffia un vento tiepido e secco. Togliendosi la giacca Diego si rivolge a Michele: “Ma tu riuscirai a stare lontano da questa terra? E’ di una bellezza selvaggia, unica: è come te”. Le ragazze scoppiano a ridere: “Dai Diego, bello questo energumeno! Selvaggio sì però, hai ragione”. Diego china la testa sulla spalla di Michele, ma subito si rialza guardandosi attorno. Lui lo prende e lo fa riappoggiare con decisione: “Diego, te l’ho già detto, te lo ripeto, che siamo qui, o a Torino o nel resto del mondo, noi stiamo insieme, e non dobbiamo nasconderci a nessuno. So che lo fai per me, ma non farlo va bene?”.
Diego annuisce mentre Monica guarda il fratello: “Più che selvaggio sei rude nei modi, fratello, pensavo volessi staccargli la testa! Però hai ragione tu. E ha ragione Diego. Resterai a Torino sempre? A parte il discorso degli amici,  tu non fai fatica a fartene altri nuovi, ma ce la farai a stare senza il mare che è la tua seconda casa? Le tue passeggiate di giorno, di sera, a volte di notte, i bagni infiniti, i falò. Non so, mi sembra strano che tu ci riesca ecco”.
Diego sente improvvisamente freddo e si stringe con le braccia, abbassando gli occhi a guardare un piccolo granchio che si arrampica a fatica sullo scoglio. E’ un pensiero che ha già avuto anche lui, che Michele si stanchi di Torino, che voglia tornarsene a stare in Puglia, e cosa deciderebbe? Gli chiederebbe di seguirlo? Probabilmente sì, sa che gli vuole bene,  ma la sua insicurezza che ogni tanto torna a galla gli mette dei dubbi, e non ha mai voluto parlarne con lui, sempre per la paura che questi dubbi possano avere una conferma.
Con lo sguardo fisso all’orizzonte Michele aspetta a rispondere, ma quando lo fa è sicuro: “Non so, magari non lascerò mai Torino, o magari fra due mesi vorrò tornare qui. O forse ci attirerà andarcene dall’Italia, andare a vivere ad Amsterdam o a Reykjavìk, chissà”. A quel plurale Diego sente il cuore fare le capriole e si allunga a dare un bacio al suo amore. Lui lo stringe un po’di più: “Chi lo sa dove vorremo scappare, vero Diè? Per ora stiamo bene così”.
“Sapete una cosa? Sono proprio contenta che tu abbia trovato Diego, Michè. Quando stavi con quell’oca della Fiorenza eri più antipatico anche tu!” Marta ride e Monica annuisce convinta: “Vero, sei diventato più dolce fratello.  Bene, andiamo verso casa? Tra una chiacchiera e l’altra si è fatto mezzogiorno. Se volete raggiungerci più tardi però fate voi”.
“No veniamo anche noi. Poi lo riporto qui al tramonto, è più romantico. Ma voi fuori dai piedi però!”. 

3 commenti:

  1. Che bello. Così romantico questo viaggio. Loro stretti stretti sotto la coperta e poi giù in Puglia a conoscere la famiglia di Michi. Diego è terrorizzato, non vorrebbe creare problemi al suo ragazzo e teme che la loro relazione gli possa dare dei fastidi nel paese o con i genitori. Per fortuna deve ricredersi, quasi tutti accettano quell'amore così forte e puro. Io li amo da matti sti due, sono droganti e fantastici.

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    1. Bando alle ciance: la parte del treno è fantastica! In quello scompartimento sembrava di esserci. Invece in Puglia si percepisce una certa malinconia, anche un'atmosfera bella pesa. Queste sorelline riescono un po' a alleggerire la tensione che si è creata. In ogni caso belli, felici e innamorati. Ecco, a questo punto il lettore minimamente esperto sa che sta per succedere qualcosa di brutto... :(

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    2. Ma c'eravamo in quello scompartimento! ;)

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