martedì 19 marzo 2013

L'amore è blu, ultima puntata



Titolo: L’amore è blu
Autore: giusipoo
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU, romance, eros, introspettivo, ironico, grottesco
Story line: Fine anni ‘90
Rating: slash, NC 13
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia e non si vuole in alcun modi ledere all’immagine dei protagonisti e insinuare qualcosa 




Per fortuna sua che doveva attaccare al lavoro Diego, o non solo non avrebbe detto alla sua ragazza che intendeva lasciarla ma avrebbe finito per farci l’amore! Lei sembrava non aspettare altro. Dopotutto erano già due settimane che non si appartavano felicemente. Per la prima volta Diego si sentì costretto a rifiutarla. Trovò qualche scusa: che era in ritardo, un po’ di sonno arretrato, che non era per niente una scusa; comunque si arrampicò sugli specchi. Lei non mangiò nessuna foglia, le bastava vederlo per sentirsi più innamorata che mai: da quando stava con Michele, Diego era ancora più attraente ai suoi occhi. Irradiava la luce di tutti gli innamorati, e Tatiana s’innamorò di nuovo. Ormai l’esame era alle porte così come il loro viaggetto a Palma De Maiorca. Prima dell’ecografia sottaciuta, Diego era stracerto di non partire, aveva dato per scontato che prima che Tatiana finisse di pagare la sua parte per tutti e due, lui l’avrebbe lasciata. Pausa di riflessione, l’avrebbe chiamata, per non allarmarla troppo. Ma ora sapeva che non ci sarebbe riuscito: mancava davvero troppo poco e lui sentiva che Michele era in difetto nei suoi confronti.
Il turno del pomeriggio lo occupò fino alle otto e mezzo. Alle nove meno un quarto si ritrovò a cambiarsi nel solito spogliatoio. Gli ultimi saluti e, in tutta fretta, si precipitò all’Havana. 
Ancora tre ore di lavoro attendevano il povero commesso, il quale, ignaro del turbine che aveva investito la testa del suo ragazzo, lo accolse abbracciandolo e baciandolo su tutto il viso. 
“Che bello che ci sei, temevo non saresti passato, andiamo a procacciarci la cena?”
“E tu come fai a lasciare il negozio? No, se hai fame tu, a me si è chiuso lo stomaco” si toccò la pancia teatrale con una smorfia di dolore. “Stai bene Die’? Hai un faccetto smunto, e pallido. Dimmi cosa succede”
Diego sbuffò, poi lo aggredì, non aveva preventivato di farlo: “Tatiana mi sta addosso. Sono troppo vigliacco scusa! Non ce la faccio a lasciarla prima di Palma de Maiorca. Poi paga lei, no? Che figura ci faccio? So già che saranno quindici giorni d’inferno eh... oh, non guardarmi così ora”
Michele fece le sopracciglia oblique alla Hello Spack. Demoralizzazione, delusione, tristezza, queste le emozioni che trasparivano dal suo viso: “Perché ora hai deciso di partire? Ti basta sentire l’odore di patatina cinque minuti per sentirti tornato normale?”
“No, che normale! Sono uno stronzo”
“Sei un vigliacco, sì. E io che avevo già detto a tutti che portavo un amico quest’anno”
Diego si accigliò: “Mi poteresti dai tuoi? Sicuro? E la tua ex?” gli scappò. Era tardi ormai, non bastava quella domanda a smascherarl, però...
“La mia ex? Che c’entra ora... ”
“Beh, tu mi porti a Molfetta no? Là vive la tua ex moglie. Non ti farebbe strano incontrarla? Con la gente ci si scontra nelle grandi città figurati nei piccoli centri... ”
“A me non farebbe né caldo né freddo Diego. E non capisco cosa c’entri questo con noi”
“Niente, lascia stare... ”
“Non lascio stare un cazzo!” alzò la voce. “Tu paragoni la mia ex alla tua attuale fidanzata che giuravi di voler lasciare, tra un’inculata e l’altra, e poi non hai nemmeno il coraggio di rinunciare alla vacanza che lei ha progettato per incastrarti ancora di più”
“Mah...”
“Mah un accidente Diego!” alzò le braccia: “Tu sei geloso perché sono stato sposato? E io cosa dovrei provare a saperti quindici giorni a scopare con lei in una romantica camera da letto? Eh? Non parli più?”
A Diego si riempirono gli occhi le lacrime: “Aiutami tu allora Miche’, aiutami tu a...”  balbettò. Ma non pianse, tené tutte le lacrime frenate.
“Aiutarti a fare cosa”
“A credere in noi ad esempio. Io sto per rinunciare a tutto per te Michi, e lo faccio solo per amore. Ma tu credi davvero in noi? Credi davvero in me?”
“Perché ora questi dubbi?”
“Perché....” Diego si fece forza e lo disse: “Perché non vuoi mai parlarmi della tua ex ad esempio, del motivo per cui vi siete lasciati? Io sento che mi stai nascondendo qualcosa e non è giusto però. Tu sai tutto di me”
A Michele scappò una risatina cinica: “Ah davvero? Mi hai detto tutto? Tipo mi hai parlato degli uomini che ti sei fatto in certi posticini per recchioni?”
Diego avvampò. Era vero, sincero fino in fondo con lui non era stato. Michele conosceva troppo bene l’animo umano, le debolezze del quale era intriso e di sicuro conosceva Diego, perché lo amava, perché era stato felice di approfondire con lui.
“Non ti giudico Diego per il tuo passato, tutt’altro. E nemmeno per il fatto che non hai voluto condividere alcuni dettagli con me. Mi hai detto del tuo primo amichetto pugliese, hai sorvolato sul resto. Magari sono state tutte cazzate o magari no. Ma è passato, ok? Fa parte del passato esattamente come la mia ex moglie. Perché queste storie dovrebbero inficiare la nostra storia!” Michele lo abbracciò teneramente e Diego non riuscì a trattenersi: scoppio in un sonoro pianto.
“Ti amo tanto Michele... ti amo da morire amore mio... e scusami, scusami”
“Non fare la checca isterica dai” ridacchiò accarezzandogli i capelli: “Non ti donano questi modi effemminati. La voce in falsetto mi piace solo a letto”
“Bastardo” a Diego scappò una risatina: la loro vera prima litigata. Ma l’ecografia? Quella che fine faceva? Doveva lasciare la sua ragazza con l’incubo di seguire Michele in Puglia non sapendo se là, da qualche parte, c’era un bambino? Suo figlio?
“Senti Michi, lo so che non vuoi parlare del passato e lo capisco, ma dimmi solo una cosa, una soltanto”
“Bene, dai... cosa vuoi sapere”
“Insomma... se tu e tua moglie, insomma, se lei avesse avuto un bambino... tu me lo diresti?”
Michele sbiancò e Diego fu sicuro di aver toccato un tasto dolente. “Michele... oddio Michele, perché quella faccia ora. Ci’ho preso? C’è qualcosa di vero?”
“Diego ti sottovalutavo. Pensavo di essere solo io dei due il profondo conoscitore dell’animo umano invece...” Michele all’inizio si bevve quella teoria. Poi, in un flash, realizzò tutto. “Sei andato a ficcare il naso nel cofanetto sulla mensola del bagno! E che cazzo Diego! Peggio di una servetta! Una volta, una sola che ti lascio in casa!” congiunse le mani incredulo.
Diego non negò, ma si prostrò: “Mi sento meschino, mi sento stronzo, oddio se sono stronzo! Ma non cercavo niente tranne che una foto! Volevo solo sapere se conservi foto di te e tua moglie insieme, anche capire se era più carina di me... che cretino”
Michele provò un misto di pena e rabbia per lui, ma sopraggiunse la razionalità. Forse era anche colpa sua, si disse. Probabilmente, data la piega che aveva preso la loro storia, avrebbe dovuto raccontargli anche quella cosa...
“E tu cosa hai pensato Diego? Quando hai trovato l’ecografia...” attese.
“Io... io non so, non so! Boh... ho pensato che forse sei padre o stavi per diventarlo. Comunque conservi quel cimelio e dunque non è un caso. C’è un segreto ecco, un segreto che mi ha fatto un po’ riconsiderare tutto con la Tati, ma non perché non voglia lasciarla, io non l’amo più, è sicuro questo! Solo che ho paura”
“Hai paura di restare solo, questo è?”
A quella Diego si rabbuiò: “Solo? Tu pensi che mi spaventi stare solo? Ma Michele, proprio tu? Il grande conoscitore della mente umana? Tu pensi che stare con Tatiana abbia significato esser con qualcuno in questi anni?” Diego sospirò: “Quando andavo nei parcheggi degli autogrill, nel bagno turco di Gino, o negli Hotel con Nicola... ero solo più che mai! Proprio perché avevo la ragazza, Michi! E sai quante volte avrei voluto dire basta e chiudere con tutto?” gli scappò un sorrisetto innamorato: “Michi tu mi hai salvato, mi hai fatto smettere con le avventure, mi stai aiutando ad uscire dalle vesti del finto bravo ragazzo. Non mi riferisco solo a Tatiana: sto pensando di tornare a studiare. E magari di lasciare il mio lavoro. Sicuramente andarmene da casa. Aspettavo solo che tu mi chiedessi di venire da te, ma ovvio che se io non lascio la Tati non si può fare no?”
Michele gli fece un buffetto e poi lo prese per mano: “Andiamo nel retrobottega e speriamo si mantenga tutto così tranquillo, ti racconterò tutto” con il cuore in fiamme Diego annuì seguendolo con passo incerto.
Michele restò in piedi girando su se stesso: non toccava quell’argomento da sempre. Si illudeva di aver smesso di pensarci, ma l’ecografia del bambino la teneva, ergo: sapeva di non essersi liberato del ricordo. Diego invece era immobile, seduto, pronto a lasciare che Michele finalmente rompesse quel muro tra di loro. Quel muro che ora rischiava di compromettere il loro amore.
“Avevo deciso di trasferirmi a Nord, anche con mia moglie Diego, poi lei mi disse di essere incinta. Mi sono sentito braccato. Io nemmeno mi volevo sposare! Era stata lei e i suoi genitori a farmi crollare. È solo un contratto, un contratto e una grossa festa barraccosa, lo potrò sopportare, mi dissi. Così accettai di sposarla ma dopo sei mesi, quando annunciò di essere incinta, non lo so perché ma ci restai male. Per qualche settimana non dissi nulla, andammo pure a fare quell’ecografia che hai visto, no? Ci dissero che la gravidanza procedeva bene, che andava tutto bene” l’emozione sembrò assalirlo per qualche secondo, poi Michele tornò in sé: “Non so perché quel sabato fui così duro con lei. Forse perché odiavo il mio lavoro, odiavo la mia terra, la mia città. Odiavo la gente, tutto. Non so ma quello che accadde è che le dissi chiaramente che non mi sentivo pronto per diventare padre” tirò su con il naso. Diego: una statua di sale. “Lei reagì malissimo. Dopo una litigata di due giorni, il peggior weekend della mia vita, se ne tornò dai suoi genitori. Ci restai male per la sua cocciutaggine ma pensai che tutto si sarebbe risolto, che io sarei tornato in me, che lei sarebbe tornata sui suoi passi. Invece, dopo una settimana mi arriva questa lettere dal suo avvocato, che poi era anche il mio, un nostro comune amico. Mi sono sentito così stupido. Perché l’amavo ancora, capisci Diego?!” la voce più acuta. “Ero pazzo di lei ma non avevo fatto niente per recuperare il rapporto. E non vedevo in quel bambino una possibilità ma un estraneo che si andava a frapporre tra noi. Lei, con la sua bella laurea in psicologia, aveva capito. Aveva pure capito di non essere pronta a lasciare il paese e, probabilmente, di non essere pronta ad avere un figlio da un uomo che non voleva essere padre” Michele fissava intensamente il suo ragazzo, quasi come se stesse vagliando se lui fosse pronto o meno all’ultima botta finale, quella più dura.
“Diego lo ha abortito. Ha abortito il figlio che aspettavamo perché la legava a me, o per farmi dispetto, non so. So solo che lo scoprii dall’avvocato. Me lo disse con una brutalità che mi distrusse. Non solo avevo buttato nel cesso mio figlio, una creatura innocente che non avevo colpa, avevo distrutto il mio amore. Con le mie mani, capisci?”
“Michele è terribile” riuscì a proferire tra i singhiozzi: “Ma perché, perché non me lo hai detto subito?”
“Dirti cosa? Che sono un pezzo di merda?” una lacrima cadde sulla guancia, accarezzando la basetta e planando sul pizzetto. Emozionato come non mai, Diego si alzò per abbracciarlo. Si strinsero e piansero silenziosamente. L’entrata di una coppia li distolse. “Torno subito” Michele lo lasciò per qualche minuto. Al suo ritorno trovò il ragazzo raggomitolato sulla sedia, pensieroso. “A cosa pensi Die’?” s’inginocchiò davanti a lui.
“Che hai sbagliato a non parlarmi anche di questo, ma come ho sbagliato io a non dirti del mio passato” tornarono ad abbracciarsi. Questa volta Michele si sedé su una sedia accanto a lui. Gli prese le mani solennemente: “Diego io non ti voglio perdere, ok? Lascia la tua ragazza. Non ho più segreti con te e nemmeno tu con me. Lascia Tatiana, trasferisciti da me, anche subito, anche stasera” i suoi occhi divennero liquidi e profondi mentre gli afferrava il volto tra le mani: “Ti amo Diego, non pensavo che avrei potuto ricominciare ad amare ma ti amo, e non voglio perderlo l’amore questa volta. È tutto perfetto. Noi siamo più forti dei nostri fantasmi, siamo più forti dei dubbi e delle paure ok?”
“Certo che lo siamo, lo siamo eccome!” Diego sorrise finalmente e tornando ad abbracciarlo gli rivelò: “Michi io la chiamo ora, la chiamo e le dico che non vado più a Palma, ok? Poi inizio da stasera a preparare tutta la mia roba. I miei tanto lo hanno capito che sto attraversando un periodo un po’ così, scommetto che non se ne avranno troppo male”
“Mi piaci ottimista!” Michele, al colmo della felicità, lo prese di nuovo tra le braccia e lo baciò. Restarono abbracciati a darsi tanti baci quanti i secondi che contiene un minuto e poi, alle nove e mezzo, Diego uscì a telefonare a Tatiana. Fu una telefonata piuttosto lunga.


Era quasi mezzanotte quando Diego tornò finalmente a casa sua. I suoi genitori dormivano, sua nonna dormiva, suo fratello non era ancora rientrato. Sbuffando si tolse le scarpe e dopo averle riposte nello stanzino destinato alle calzature, tornò nella sua stanza. C’era riuscito, aveva parlato con Tatiana ma quanto gli era costato! Erano stati insieme dieci anni e passa e vederla soffrire così, un passerotto caduto dal nido, non lo aveva reso fiero di se stesso. Aveva sperato di sentirsi libero, ora che non era più con una donna, invece tra la stanchezza e i pensieri, si sentiva malinconico come non mai. Così, per dare un senso a tutto, iniziò a riordinare le idee: doveva innanzitutto procurarsi qualche scatolone per quel piccolo trascoloro e un paio di valige capienti anche sarebbero state utili. L’idea della valigia, nonostante l’ansia, gli restituì un po’ di allegria: stava andando da Michele! Avrebbe vissuto da lui, nel suo piccolo appartamento. Sarebbe stato il loro nido d’amore. E poi sarebbero partiti verso la Puglia. Ma cosa dirò ai miei? E cose diranno i genitori di Tatiana ai miei? Che sono un finocchio, cos’altro! Era stato duro, davvero duro da ammettere: “Sì Tati, non posso averti amata davvero, a me piacciono gli uomini, sono sempre piaciuti. E ora me ne piace uno ma mi piace troppo e voglio stare con lui e basta. Tu non devi accontentarti, tu sei bella, puoi avere tutti i ragazzi etero che ti pare, ok?” sì, aveva usato proprio queste parole, ma non era certo stato semplice trovarle, tutt’altro. E Tatiana aveva pianto tutto il tempo, le mani tra i capelli, sulle tempie, sugli occhi. Era finita davvero? Sì, era finita e ora a Diego non restava che andarsene da casa sua, dove aveva trascorso tutta la sua giovinezza. Tatiana lo vide andarsene e quello fu per lei devatante. L’idea che non sarebbe più tornato. Gli sembrava sempre lo stesso ragazzino di quando andavano alle superiori e bigiavano scuola per andare a pomiciare nei parchi.
Diego non ci provò nemmeno a dormire, tanto valeva risistemare, decise. Avrebbe messo nelle valigie solo le cose di stagione, qualche roba autunnale e basta. Cappotti e piumini li avrebbe presi in un secondo tempo. Pensò che forse il trolley destinato per la Spagna potesse addirittura bastare. Avrebbe preso anche i blocchi, i suoi disegni, matite e colori. Avrebbe portato da Michele anche il piano di lavoro, ma con calma. Non voleva sconvolgere troppo Michele e nemmeno la sua famiglia: già devono accettare di avere un figlio omosessuale da un giorno all’altro. Mentre trasferiva le magliette ben piegate e stirate diligentemente dall’armadio alla valigia, un rumore lo fece sobbalzare un poco. La porta si aprì pian piano, e qualcuno entrò senza bussare. “Diego, che ci fai ancora sveglio?”
“Nonna, che ci fai tu ancora sveglia!” Arrossì. Lo aveva colto in flagrante.
“Ti ho sentito traccheggiare. Senti vieni qui, siediti” la donna, risoluta, invitò il nipote a sedere accanto a lei. “Questa non è la valigia per le vacanze, vero? Quindici giorni prima non avrebbe senso. E poi con cosa ti cambi per i prossimi quindici giorni, no? Dimmi cosa sta succedendo”
Emozionato da quell’acume, Diego ammise: “Te ne avrei parlato domani”
“Parliamone adesso”
“Ok” e Diego parlò. Con coraggio e con chiarezza, racconto ogni cosa: che si era sempre sentito fatto in quella maniera ma che non lo aveva mai accettato. E dopo aver frequentato persone che non gli avevano trasmesso nulla, ora c’era nella sua vita Michele. Michele era quello giusto.
Alla fine del resoconto, lei sospirò e poi sorrise, e con tutta la semplicità del mondo, gli chiese: “E ti vuole bene questo ragazzone alto, pugliese? Così intelligente e profondo, gli vuole bene al mio nipotino preferito?”
“Eh, tanto nonna, mi ama sì” sorridendo commosso l’abbracciò. Lei gli passò un braccio magro attorno alle spalle. “Allora non vedo l’ora di conoscerlo, ma sento che già gli voglio un po’ di bene anch’io”
“Anche lui te ne vorrà nonna” ricominciarono a chiacchierare. Ora Diego non aveva più dubbi. Non gli importava più di chi avrebbe sofferto, di sua madre e di suo padre che avrebbero pianto o lo avrebbero insultato. Che gli avrebbero detto che si stava rovinando la vita. Dei genitori di Tatiana, di Tatiana, di tutti gli amici in comune. Ora tutto sembrava romantico e giusto, persino sereno! Non vedeva più la sua vita come un foglio scarabocchiato, interrotto o da nascondere. Ora la vedeva come una pagina bianca pronta per essere colorata da quattro mani. O disegnata con un pennello bianco, su un incantevole sfondo blu.

3 commenti:

  1. E anche blu è arrivata alla sua conclusione. Stupendo il finale con la nonna di Diego che non solo accetta la verità ma che si dimostra ansiosa di conoscere l'uomo che ha fatto così felice il suo nipotino. Lei è la persona più importante per Diego e lui temeva soprattutto di deluderla e di perdere ikl suo affetto. Invece lei è stata di mente talmente aperta da sorprenderlo. Così toccante il momento della confessione di Michele ma è stato un bene che non si sia tenuto tutto dentro. Con il passare del tempo un segreto del genere può logorare. Per fortuna che da tutto questo escono più innamorati che mai e con tanti progetti per la loro futura vita insieme. Da come si stata evolvendo temevo che Diego non avrebbe mai avuto il coraggio di aprirsi, di rivelare ciò che è senza finzioni. Bravissima, questa storia non solo mi ha preso come non mai ma mi ha anche molto commosso.

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  2. Che meraviglia tornare a casa tardi dal lavoro e trovare un ultima puntata di questo livello! Come buttarsi davanti al camino acceso mentre fuori nevica e qualcuno ti fa un bel massaggio.
    Finalmente han fatto pulizia negli armadi, e buttato tutto quello che di doloroso ci si nascondeva. Così teneri... Sinceramente un pò mi spiace per Tati, che rimane l'unica vittima della situazione, ma l'amore è così.
    E da domani, quella pagina bianca farà invidia all'arcobaleno.

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