lunedì 25 marzo 2013

Dalle Puglie alle Alpi, quinta puntata




Titolo: Dalle Puglie alle Alpi
Autori: Annina
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo  
Rating: PG, slash, NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.


V CAPITOLO


Un’altra settimana se ne va, uguale alla prima; Diego e Michele si vedono soltanto alla mattina per andare al bar, poi i diversi impegni li costringono a restare separati, e il fine settimana Michele partecipa a un corso a Firenze per conto del sindacato.  E’  quasi contento di questa situazione, perché anche se ormai ha capito di essere attratto da Diego, non sa come gestire questa cosa.  Ha bisogno di parlarne con qualcuno e chiaramente non può farlo con lui.
In più, cominciano i problemi con la ditta dove lavora; è un’azienda chimica dove si utilizzano sostanze tossiche e infiammabili  e lui si è accorto che il capannone non è attrezzato con i giusti filtri per purificare l’aria e che non sono nemmeno in regola con le vie di fuga in caso di incendio.
Il martedì mattina Michele viene convocato in direzione, dove un dirigente gli intima di smetterla di creare problemi alla ditta.
“Noi non dobbiamo rendere conto a nessuno e tantomeno a te; gli ispettori del lavoro sono venuti pochi mesi fa e non hanno rilevato nessun tipo di problema. Ora decidi: in due settimane qui hai creato solo problemi. Se vuoi continuare a lavorare con noi, la devi piantare, altrimenti quella è la porta. Sei ancora in prova, possiamo licenziarti anche subito!”.
Michele si alza e senza salutare torna alla sua postazione. Dentro di lui freme, vorrebbe denunciare la ditta, o magari spaccare la faccia di quel dirigente di merda, che ben protetto nel suo ufficio con riscaldamento e poltrona in pelle non si interessa minimamente della vita degli operai relegati nel capannone.
Fiorenza ci mette il carico comunicandogli con un sms che arriverà il giorno dopo a Torino perché non è possibile che tutto finisca così,  devono vedersi, devono parlare. Michele comincia a pensare che qualcuno gli abbia fatto il malocchio.
Uscendo dalla fabbrica si ritrova a fissare la strada: voglia di partire, magari tornare nella sua Puglia. Ci starebbe una passeggiata sulla spiaggia ora, sotto il sole del tramonto. Invece qui è nuvoloso oggi. E lì intorno è sporco, e si sente addosso la puzza del solvente che usa al lavoro.
Non ha nemmeno voglia di pedalare, e si avvia con la bicicletta a mano. Anche stasera non ci sarà Diego, impegnato nel congresso. Meglio? Non lo sa, ma prende una decisione: deve parlare con qualcuno. Chi meglio di Valentina?
Va al bar e chiede a Danilo il numero di telefono, e la chiama subito da lì, sotto lo sguardo incuriosito dell’amico.
“Ciao sono Michele: ho bisogno di parlarti. Subito. Va bene, arrivo più tardi allora. Grazie”.
Danilo lo guarda ma quando Michele fa per parlare lo ferma: “No, se devi parlare con la Vale, avrai i tuoi motivi. Forse capisco anche quali”.
“Sì sono convinto che tu sappia di cosa voglio parlare con Valentina, ma ti ringrazio per la tua comprensione. Credo che lei sia la persona più giusta per darmi qualche consiglio. Ti prego, fammi un panino, non ho voglia di cenare a casa da solo, così poi mi faccio una doccia e vado”.
Danilo gli sorride guardandolo con simpatia: “Non va proprio vero Michele? Almeno, mi sembra di vederti piuttosto giù di morale. Nostalgia di casa?”.
“E fosse solo quello. Sì nostalgia tanta, niente potrebbe rilassarmi più di una passeggiata in riva al mare, nemmeno guardare le vostre Alpi, che pure sono bellissime. Poi problemi sul lavoro”.
“I proprietari di quella ditta sono dei bastardi, lo sanno tutti, ma non si riesce a fare niente, come sempre no? Solo loro sanno cosa sputano fuori i camini, e cosa respirate voi che ci lavorate”.
Intanto gli passa un panino caldo che Michele addenta subito, affamato. “Già. Oggi mi han convocato. O sto zitto o me ne vado. Io non ci sto zitto Danilo, non sono capace. Ma me ne dovrò andare poi. E dove vado?” Michele lo guarda quasi aspettando una risposta da lui.
“Abbiamo capito tutti che sei un rompicoglioni Michele, ma in senso buono né? Quindi sono convinto che andrai avanti per la tua strada, anche a costo di farti del male, ma questo mi piace. Se avrai bisogno di una mano, da noi la troverai sempre, e parlo a nome di tutti, sicuro”.
Michele annuisce: “Grazie. Sono contento di aver trovato voi ragazzi. Ora vado però, che devo risolvere la questione più importante”. Si alza e prende il portafoglio ma Danilo lo ferma: “Niente, lascia, vai che il problema che hai da risolvere è più importante” il suo sorriso rivela che davvero sa di che cosa vuol parlare con l’amica.
Michele va a casa, e nonostante sappia che Diego non c’è, prova ugualmente a suonare il campanello. Non ricevendo risposta entra in casa e si butta subito sotto la doccia, si veste ed esce nel giro di pochi minuti. Non ha quasi più visto il cugino, e un po’ gli dispiace, pensa che si sta comportando da cafone con lui. Oh Michè, un’altra paranoia? Non ti bastano quelle che hai già?
In poco tempo arriva al pub dove lavora Valentina e, legata la bici a un palo, entra. E’ la prima volta che va in quel locale, e si guarda intorno. Gli piace. Le luci non troppo forti, tavoli e pareti in legno, musica rock ma bassa non come in altri locali dove quasi non si riesce a conversare. Vede Valentina dietro al banco con altri due ragazzi e le fa un cenno di saluto.
Lei gli sorride, poi parla con i colleghi e si avvia verso di lui: “Birra? Hai mangiato o ti prendo qualcosa?”.
“Grazie ho mangiato un panino con Danilo. Ma una birra la prendo volentieri. Scegli tu, mi fido”.
Valentina torna dietro al banco e traffica un po’ con forno e spina, quindi va da Michele e gli fa cenno con la testa di seguirla. Si siedono a un tavolo d’angolo, in fondo alla sala. Non c’è molta gente, si sta tranquilli. Porge a Michele una coppa di birra scura e per sé tiene una birra chiara.
“Ho preparato un crostino così non ci ubriachiamo. Per te una trappista, sono sicura che la apprezzerai. E adesso dimmi tutto Michi”.
Lui le sorride: “Solo tu e Diego mi chiamate Michi”.
“Ed è di Diego che mi vuoi parlare vero?” Valentina tocca col suo il bicchiere di Michele: “alla faccia di chi non ci vuole bene! E’ così che brindiamo io e lui”.
Bevono poi Michele attacca: “No sai? Non è tanto di Diego che voglio parlarti, quando di me. Io non ci capisco più tanto Vale. Non capisco cosa sono, cosa posso fare, cosa non devo fare. Mi metto nelle tue mani, dimmi qualcosa che mi faccia stare bene, e così spero di far stare bene anche Diego”.
Valentina gli prende il volto fra le mani e lo bacia sulla fronte: “Sei un bravo ragazzo Michele, come pensavo. Mi piace come ti preoccupi per Diego. Ma cosa posso dirti? Hai paura? Ma non abbiamo tutti paura quando ci imbarchiamo in un rapporto nuovo?”
“Sì Vale, ma questo è anche troppo nuovo per me! Diego è gay, per lui è normale innamorarsi di un uomo, ma io finora pensavo di essere un comunissimo, banale etero. Ho una ragazza, o meglio avevo una ragazza a Bari, l’ho lasciata quando sono venuto quassù, anzi lei dice che vuol venire per parlarne, ma spero che non lo faccia davvero. Mi ci mancherebbe solo lei ora!”.
Valentina gli prende una mano e la accarezza mentre lui fissa il suo bicchiere.
“Michi nessuno può dirti che andrà tutto bene, o che durerà per sempre. Cosa senti per Diego? E’ diverso da quello che provavi per la tua ragazza?”.
Cosa provo per lui? “Cosa provo per lui… mi piace guardarlo, mi piace ascoltarlo, sto bene con lui più che con me stesso, o anzi, come con me stesso, abbiamo gli stessi gusti, amiamo la stessa musica, stiamo a parlare per ore e non ci annoiamo mai. Mi è piaciuto baciarlo. Perché mi guardi così?  Non dirmi che non te lo ha detto. Si Vale, è diverso con lui che con la mia ex. Diego mi piace di più” Michele fa una smorfia e Valentina scoppia in una risata.
“Beh, direi che sei sulla buona strada per innamorarti. No non mi ha detto del bacio, e questo la dice lunga! Sicuro aveva paura che lo sgridassi. Diego c’è dentro fino al collo. Abbiamo parlato di te però, sicuro. Domenica era beato, era così felice che ti aveva rivisto, e che tu l’hai abbracciato, e mi ha decantato le tue doti, così come ora tu lo hai fatto di lui. Capisco le tue paranoie Michele, ma cosa ti importa se è un uomo o una donna? Se pensi di amarlo, va bene”.
Michele mangia un crostino, pensieroso. Indeciso se chiedere o no lascia passare qualche minuto, poi non ce la fa: “Senti Vale, se pensi di non dovermelo dire, va bene. Io gli ho chiesto cosa è successo con quel bel tipo di domenica, ma lui non ne ha voluto parlare, ha detto che mi spiegherà. Se puoi… cioè l’ultima cosa che voglio è fargli del male, te l’ho già detto. Diego forse è già qualcosa di più di un caro amico, ma è molto fragile credo; non voglio fare errori”.
“Sì è giusto che tu lo sappia, ma tu non sei paragonabile a quel mostro di Giovanni. E’ successo cinque anni fa, Diego ne aveva ventitre, lui è più grande, ne aveva ventisette o ventotto, non ricordo bene. Si sono conosciuti a Roma, ad un corteo. Giovanni è di Alba, ma ora vive a Torino. Insomma si sono messi insieme e siccome Diego viveva già da solo, lavorava, lo ha ospitato subito”.
Valentina si interrompe per bere un sorso di birra e ingoiare insieme anche le lacrime che le hanno riempito gli occhi.
“Diego era particolarmente fragile in quel periodo, aveva perso da poco i genitori in un incidente, ne aveva sofferto tantissimo, probabilmente si attaccò al primo che gli aveva dimostrato un po’ di affetto. Non mi spiego altrimenti come poteva non accorgersi di che essere si era tirato in casa.
Comunque, te la faccio breve, lui lo maltrattava, violenze psicologiche più che altro, ma anche se non ce lo ha mai detto, pensiamo che qualche volta lo picchiasse anche, e si faceva mantenere. Noi vedevamo che Diego soffriva, dimagriva, ma non riusciva a liberarsi di lui. Ci abbiamo pensato noi a cacciarlo, minacciandolo di rivolgerci anche alla polizia. Ha avuto paura, se n’è andato, e noi ci siamo occupati di Diego. L’abbiamo raccolto col cucchiaino, fatto curare: ansiolitici e roba così. E’ stato un periodo devastante” una lacrima riga il viso di Valentina che se la toglie con rabbia.
Michele è sconvolto dalla storia che ha appena sentito; i pugni stretti sul tavolo, il respiro mozzo.
Si guardano e si abbracciano stretti, senza parlare. Il segnale di un sms scuote Michele: “E’ Diego. Mi chiede se voglio stare con lui un po’ che lui molla l’assemblea. No, gli dico di no, che ho da fare coi colleghi, adesso non ce la faccio”. Michele risponde e poi chiede a Valentina se vuol bere un’altra birra con lui. Ne ha bisogno.
“Sappi che sarà meglio che io non lo incontri più quel maledetto, perché non credo che potrò fare a meno di picchiarlo” la voce di Michele esce strozzata dalla rabbia e dal dolore.
“Ti capisco, anch’io tutte le volte che lo vedo sono tentata di strozzarlo, ma Diego non vuole nemmeno sentirne parlare. Oh, non fraintendermi, non prova più niente per lui, ma lui è contro la violenza di qualunque tipo. Il nostro Diegone” sorride ora Valentina: “Non parliamo più di quello stronzo dai, parliamo di voi due”.
“Vale io sono… io credo di volergli bene. Non so ancora come riuscirò a farlo, ma credo di voler stare con lui. Oddio, già mi sembra di sentire mio cugino” Michele emette un gemito guardando il soffitto, e Valentina scoppia a ridere: “Se vi amate, vedrai che non te ne fregherà niente di nessuno, l’importante siete voi due. Sono contenta per Diego, che finalmente sarà felice. Sono contenta anche per te. Ora vado però, i miei colleghi mi hanno sostituito fino ad ora, ma non voglio approfittarne”.
Si alzano e Michele l’accompagna fino al bancone, si salutano e lui torna a casa, deciso ad aspettare Diego.
Si butta sul divano con un libro, sicuro che da lì sentirà la porta aprirsi, ma si addormenta dopo poco: due medie trappiste possono fare quell’effetto, nonostante l’aria fresca presa in bicicletta.
Il mattino dopo Gaetano sveglia Michele quando mancano pochi minuti alle otto; rattrappito per aver dormito su quel divanetto Michele acchiappa due biscotti al volo e corre in fabbrica, stramaledicendosi non solo per non aver sentito Diego rientrare la notte, ma per aver anche perso la colazione con lui.
Quando esce dal lavoro va subito a fare spesa: vuole preparare qualcosa di buono e invitare Diego a cena. Gaetano non ci sarà, dorme quasi sempre da Adele ormai.
Prepara il sugo con le cime di rapa miracolosamente recuperate da un orefice travestito da fruttivendolo, e mette in forno un arrosto. Avrebbe voluto preparare del pesce, ma non sa se gli piace, non ne hanno parlato. Devono ancora parlare di tante cose. Michele è felice ed eccitato pensando alla serata che li aspetta.  Non vede l’ora di sentire il portone aprirsi. Non vede l’ora di vedere gli occhi di Diego sfavillare, perché ne è sicuro, Diego sarà felice, tanto quanto lo sarà lui.
Suona il citofono. Forse è lui, è Diego, è da tanto che non si vedono, lo sta chiamando sicuro. Corre a rispondere, ma non sente la voce di Diego: è Fiorenza. Cazzo è Fiorenza. E’ salita davvero.
Michele bestemmia in barese aprendo la porta. Fiorenza sale le scale di corsa e gli si getta tra le braccia: “Michele, avevo così voglia di vederti. Sono contenta che ci sei , ora dico a mio padre di andare pure in albergo e di venirmi a prendere più tardi, se non posso stare qui con te”.
Michele non riesce nemmeno a spiccicare una parola e in un attimo si ritrova a cena con lei che non smette un attimo di parlare, e all’improvviso sente il campanello suonare e la porta aprirsi, e la voce di Diego che chiede permesso… e Diego lo vede lì a tavola con Fiore, mentre lei gli tiene una mano. Lo vede chiudere gli occhi e riaprirli e salutarlo dicendogli che credeva fosse solo, non sapeva che avesse ospiti. Lo vede andarsene.
Michele si alza di scatto e liberandosi delle mani di Fiorenza insegue l’amico ed entra da lui prima che riesca a chiudere la porta.
“Diego non è come credi. E’ arrivata ora, mi è capitata tra capo e collo, non la aspettavo. Cioè me l’aveva detto che voleva venire, ma… Diego ascoltami” lo prende per un braccio e lo fa girare verso di sé, ma Diego si allontana: “Non c’è problema Michele, so che sei fidanzato, solo mi aspettavo che fossi più sincero ecco. Ieri mi hai detto che eri impegnato coi tuoi colleghi, e invece oggi ti vedo con lei. Ma non importa, vai, vai da lei. Per favore Michele vattene va bene?”.
Diego lo spinge fuori di casa e chiude immediatamente la porta: non vuole farsi vedere piangere. Non più.
Michele torna da Fiorenza e cercando di trattenere la rabbia che prova, le dice che è vero, lui è stato uno stronzo, ma quello che le aveva detto al telefono era vero: non la ama più, e vorrebbe gentilmente togliersi da casa? Non c’è più niente da fare né da dire tra loro. Fiorenza si alza e gli tira uno schiaffo che gli fa girare la testa dall’alta parte. Michele non fiata, sa di esserselo meritato. “Scusa Fiore, hai ragione, sono un po’ nervoso e agisco come un mascalzone, ma quello che ti ho detto rimane. Io non ti amo più, e se ci pensi non mi ami nemmeno tu. Era diventata un’abitudine da tempo la nostra storia. Rifletti  bene Fiore”.
Fiorenza si risiede a tavola, e dopo qualche minuto di silenzio, annuisce: “Forse hai ragione Michè, ma penso che avresti potuto essere più gentile. In fondo siamo stati insieme due anni, non è bello sentirsi buttare via così. Me ne vado, fammi chiamare mio padre e me ne vado” e prendendo il cellulare chiede al padre di venire subito.
Michele si sente veramente a disagio ora, e le chiede di perdonarlo, di capire la situazione complicata in cui si trova: “Non volevo Fiore, credimi”.
“Ho sbagliato io Michele. Non dovevo capitarti qui così. Abbiamo sbagliato in due, va bene? Ora vado, c’è papà fuori. Addio Michele, riguardati”.
Michele la prende fra le braccia e le dà un bacio in fronte. Anche lei contraccambia l’abbraccio e scendendo le scale di corsa, sale sulla macchina del padre e se ne vanno.
Michele torna a respirare e si attacca al campanello di Diego. Cosa può capitare? Al limite mi prendo un’altra sberla.
Diego non risponde e a Michele via via sale la rabbia. Sembra che tutto congiuri contro di lui. Ma Diego però è giunto a conclusioni sbagliate, non l’ha nemmeno voluto ascoltare. Rinuncia a parlargli e torna in casa, andando a buttarsi sul letto con le scarpe e tutto. Si addormenta tardi e si sveglia altrettanto tardi. Per fortuna oggi non doveva andare a lavorare, deve presentarsi a fare gli esami del sangue come tutti i colleghi, controlli di routine li chiamano, e poi è in permesso sindacale per partecipare a un’assemblea.
Mentre il segretario della Fiom parla alla sala, Michele è distratto da altri pensieri. E dire che ha una stima esagerata per quell’uomo, e non vedeva l’ora di poterlo incontrare. Ma il pensiero di Diego e di quello che può aver pensato e provato in quelle ore fa passare tutto in secondo piano.
Verso mezzogiorno non resiste più: abbandona la sala e corre a prendere la bicicletta. Deve andare da Diego, andrà alla serra. Non ci è mai andato, ma più o meno  sa dove si trova. Infatti mezz’ora più tardi si ritrova perso nella campagna intorno a Torino. Esasperato prende il cellulare e chiama Diego, ma il telefono risulta spento. Chiama Valentina: “Vale ti prego devo parlare con Diego, è successo di tutto e se tu non mi spieghi subito come arrivare da lui alla serra giuro che mi butterò in uno di questi campi qui intorno e mi lascerò morire di inedia”. Sente Vale ridere all’altro capo del cellulare, poi gli spiega per bene la strada. Michele ringrazia e torna a pedalare. Gli sembra di essere il protagonista di un libro che ha letto tanti anni fa, che in preda agli effetti dell’LSD continuava a pedalare e si ritrovava sempre davanti allo stesso tempio. Ma non si perde d’animo e finalmente vede l’insegna della “Primula”.
Sbuffando si precipita dentro ma non vede nessuno. Il posto è enorme, pieno di grandi  serre, ma sembra abbandonato, e nemmeno nel container che dovrebbe fungere da ufficio trova qualcuno. Se è un sogno, è di quelli angoscianti.
Finalmente sente una voce dietro di lui, e girandosi si trova davanti a un uomo atletico, abbronzato come si abbronzano gli sciatori, che gli chiede di cosa ha bisogno.
“Sto cercando Diego Perrone, sono un suo amico ma non so dove trovarlo”.
“Ah Diego. Dovrebbe essere ancora nella serra delle orchidee, è quella laggiù in fondo, con la striscia fucsia sul tetto. Già che ci sei puoi dirgli che noi stiamo andando, che chiuda tutto quando esce perché non c’è più nessuno. Digli pure di andare a casa, una mattina in quella serra lo avrà distrutto.Ti spiace?”
“No figurati glielo dico. Ciao” l’altro si allontana e Michele si avvicina alla grande serra dove spera di riuscire a trovare Diego.
Apre la porticina  e vede due lunghi tavoli dove sono appoggiati decine di vasi di orchidee di tanti colori. Entra e richiude la porta dietro di sé. Non c’è molta luce ma c’è un caldo umido che lo infastidisce, costringendolo a togliersi la giacca a vento. Comunque non vede Diego.
Si incammina verso il fondo e finalmente eccolo laggiù. Michele si ferma a guardarlo, affascinato: il ragazzo è senza maglietta, e, evidentemente tormentato dal caldo, ha calato anche le bretelle della salopette azzurra, che scende abbondantemente sui fianchi di Diego, lasciando scoperta buona parte dei boxer viola.
“Diego” lo chiama mentre si avvicina a lui. Diego si volta di scatto e rimane stupito a guardare Michele, appoggiando il piccolo nebulizzatore che stava utilizzando.
“Diego ascoltami, io ti devo spiegare… io ti devo spiegare per ieri, va bene?” Michele è troppo preso, le parole gli muoiono in gola, Diego è seminudo davanti a lui, i rivoletti di sudore che gli scorrono sul torace, è troppo eccitante.
Fa per abbracciarlo ma Diego ha un piccolo scarto all’indietro; Michele non si arrende e lo afferra per le braccia attirandolo verso di sé: “Diego non sfuggirmi ti prego, io… ti prego Diego” lo chiude tra le braccia e si china su di lui. Nonostante la diffidenza iniziale, la bocca di Diego è pronta ad accogliere la sua, le lingue si incontrano subito in un bacio languido, sensuale, le braccia di Diego si chiudono intorno al suo collo.
Michele lo spinge verso la parete della serra accarezzandogli la schiena, le mani scendono e si infilano nei boxer, stringendogli le natiche sode, tonde, quasi femminili, mentre Diego non intende essere da meno e gli sfila con un solo movimento felpa e maglietta, stringendosi a lui, ascoltando la sensazione della sua pelle sudata contro quella calda di Michele. La salopette cade a terra e Diego sembra riprendersi: “Michele se arrivano... se viene qualcuno” ma Michele non si ferma, continua a baciarlo sul collo, fa risalire la lingua all’orecchio per tornare a riprendersi la sua bocca mentre con la mano arriva ad accarezzarlo tra le gambe ormai libere anche dai boxer.
Diego non pensa più a nulla se non a liberarlo a sua volta dai calzoni, e comincia anche lui  ad accarezzarlo, gemendo sotto la bocca di Michele che continua a baciarlo instancabile.
In breve arrivano al massimo dell’eccitazione e implorando l’uno il nome dell’altro raggiungono il piacere, chiamandosi, stringendosi, amandosi.
Diego si appoggia all’ampio torace di Michele, malfermo sulle gambe e lui lo tiene lì, accarezzandolo: “Diego che c’è? Ti senti bene?”.
“Sì, solo un giramento, ma passa” non alza la testa Diego, sta troppo bene lì accoccolato, mentre Michele gli bacia i capelli: “Ero venuto per dirti tante cose Diè. Beh, te le dirò dopo, tanto così sarebbe finita comunque no? Abbiamo solo invertito i tempi. Rivestiamoci che andiamo a casa piccolo”.
Si staccano e Diego infilandosi i boxer guarda Michele e un po’ di rossore si accentua sulle guance già colorite dalla passione: “Non un gran fisico vero?”.
“E chi cercava il grande fisico? Io cercavo te: e ti ho trovato Diego” vede la sua felpa sul tavolo tra le orchidee e gliela infila: “Dai che fuori fa freddo, rivestiti per bene” si infilano cuffie e giubbotti ed escono dalla serra: il freddo è intenso e qualche fiocco di neve sta cominciando a cadere ma loro si guardano e scambiandosi un altro bacio sentono un gran calore dentro di loro.

3 commenti:

  1. wowwwwwwwww. E chi se l'aspettava questo finale scoppiettante. Ma quella Fiorenza doveva proprio arrivare così all'improvviso a rompere le palle? Lo sapevo che avrebbe causato dei danni, ma per fortuna questo incidente ha permesso al nostro pugliese di capire chi ama. Ho gli occhi a cuoricino per la scena nella serra, così dolce, ma anche così passionale ed erotica. Bellissima, brava cara, davvero un capitolo spettacolare

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  2. Sì però mi sà che si è raffreddato a stare nudo nella serra: l'ho sentito chiaramente tossire!!! Hahaha!
    No dai, seriamente! Grazie, sono contenta che ti sia piaciuto. <3

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    1. Bello, belli... brava. Posso commentare così, basta? Ovviamente no... no, non sarà un commento serio, ecco. Serve un commento serio? Spero di no... la cosa che più mi ha colpito è l'imbarazzo di Diego di fronte a Michele, il suo sentirsi inadeguato “Non un gran fisico vero?”.
      “E chi cercava il grande fisico? Io cercavo te: e ti ho trovato Diego” ecco, questa per me è la parte che vale tutta la storia. E questo nn significa che sia l'unica parte spettacolare del capitolo e della storia tutta, ma non serve dirtelo no?

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