venerdì 15 febbraio 2013

Dalle Puglie alle Alpi, secondo capitolo




Titolo: Dalle Puglie alle Alpi
Autori: Annina
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo  
Rating: PG, slash,
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.




La sveglia suona alle 7,30: Michele apre gli occhi e rimane stupito a guardarsi intorno nella nuda stanza bianca. Non vede libri, non vede giochi, non vede il poster di Guerre Stellari… lo assale un’angoscia sottile,  ma finalmente si ricorda: non è nella sua casetta a Bari, è a Torino a casa di un cugino che non gli piace, in una casa che non gli piace, in una città… No Michele la città non l’hai vista ancora.  E all’improvviso ricorda perché la sveglia è suonata e ricorda di avere appuntamento con Diego alle otto per andare a visitare Torino.
Si alza di colpo e improvvisamente di fretta corre in bagno a sistemarsi, si veste e va in cucina a farsi un caffè. Nella frenesia la caffettiera gli cade a terra facendo un rumore infernale nel silenzio del mattino; la raccoglie e apre il frigorifero alla ricerca del caffè, ma non lo trova. Noi lo teniamo in frigo di solito, ma Gaetano? Cercando di fare meno rumore possibile apre tutti gli sportelli ma niente. In quel momento la porta della stanza di Gaetano si apre e il cugino in pigiama a righe gli si avvicina: “Michele, non sono ancora le otto, cosa diavolo stai facendo in piedi? E cosa stai cercando?”.
“Scusa non volevo svegliarti, cercavo il caffè ma non lo trovo da nessuna parte” Michele si stringe nelle spalle e lo guarda, guarda il pigiama soprattutto, e gli scappa da ridere.
“Non lo uso il caffè macinato, c’è il Nescafè solubile se vuoi. Ma dove stai andando?”.
Al pensiero del Nescafè  gli si ribella lo stomaco: “No allora niente grazie, lo berrò al bar. Diego mi porta un po’ in giro per Torino oggi, andiamo in bici, così mi oriento un po’. Anzi è meglio che vada adesso, sono le otto”.
Vede il cugino sogghignare e lo guarda con aria interrogativa. “Non hai paura che a girare con lui pensino che sei ricchione anche tu? Comunque attento, spalle al muro eh!” e ridacchiando se ne torna in camera lasciando Michele in mezzo alla cucina a pensare che è davvero capitato a casa di un deficiente.
Scrollando i ricci si mette il giubbotto e lo scalda collo sui capelli come al solito, quindi acchiappa lo zaino ed esce. Sul pianerottolo trova Diego che lo aspetta leggendo un libro seduto su un gradino.
Gli sorride: “Potevi aspettarmi dentro no? Fa anche freddino qui sulle scale”.
“Oh, ma io sono ben coperto, non sento freddo. Tu invece mi sembri un po’ troppo leggero. Almeno dovresti avere guanti e sciarpa sai? Siamo sotto zero fuori, anche se è una bellissima giornata. Hai visto le Alpi dalla tua finestra? No? Sono belle, coperte di neve, le vedi scintillare sotto il sole. Ora vedrai. Andiamo?” Diego si alza e infila il libro nello zaino, quindi si avvolge in uno sciarpone e mette i guanti.
Michele osserva il libro curioso: “Cosa leggi? Ah, I Miserabili! Bellissimo, ti piacerà vedrai, è uno dei miei preferiti”.
Diego abbassa la sciarpa dalla bocca e sorride: “Mi è già piaciuto! Sono alla seconda lettura! Vedo che abbiamo gusti simili allora. Io sono un lettore accanito, non posso fare a meno di leggere ogni volta che mi fermo, quindi ho sempre un libro con me”.
Ridendo Michele apre lo zaino e ne toglie La linea d’ombra: “Come vedi tu sei accanito e io compulsivo. Anch’io lo sto rileggendo. Bene andiamo vorrà dire che mi comprerò guanti e sciarpa, non li ho portati con me”.
Diego annuisce: “Appena apre ti porto dalla Erika, una mia amica che ha roba tecnica, bella calda, tu non sei abituato al freddo credo. Ti presterei i miei ma non credo che ti andrebbero bene”.
Paragonando la propria mano con quella di Diego, Michele scrolla la testa: “No, direi proprio di no!”.
Ridendo slegano le biciclette ed escono nella rigida ma luminosa giornata torinese.
“Portami al bar prima di tutto Diè, non ho nemmeno bevuto un caffè, mio cugino ha il solubile soltanto”. Diego sghignazza: “Che schifezza! Ti salvo io, vedrai che colazione da Danilo. Andiamo”. Balzano in sella avviandosi  per un vialetto alberato e dopo dieci minuti arrivano davanti al bar .
Parcheggiate le bici entrano e Diego lo conduce verso un tavolino davanti alla vetrata, da dove si vede un panorama davvero mozzafiato: in lontananza le Alpi ricoperte di neve sembrano rosate sotto il sole: “Visto Michele, che ti avevo detto? Non è uno spettacolo? Ma vedrai che Torino è tutta bella sai? Dalla Mole ai Murazzi, ai ponti sul Po, ti piacerà”. Per adesso a Michele piace l’entusiasmo di Diego per la sua città, e davvero ora non vede l’ora di visitarla.
In quel momento arriva il barista, un ragazzo dalla faccia simpatica e aperta che saluta Diego con una pacca sulla spalla: “Diegone anche in ferie arrivi a quest’ora? Chi ti ha buttato fuori dal letto?”.
Michele lo guarda con simpatia: “Credo che sia colpa mia, si è offerto di portarmi un po’ in giro per Torino, e io ne ho approfittato subito; abito da parte a lui ora. Ciao, sono Michele” si stringono la mano e ad ognuno di loro piace la stretta decisa dell’altro.
“Allora cosa vi porto? Diego cioccolata con panna e brioche alla nocciola, tu Michele?”.
Michele guarda Diego sorridendo: “Questa è la tua colazione? Tutti i giorni? Complimenti! Io brioche alla nocciola per forza, Diego me l’ha decantata, però mi ci vuole un caffè bello forte”.
“Arrivo subito” Danilo si allontana velocemente canticchiando.
“Sì, mi tratto bene! Il caffè me lo faccio a casa e ne bevo una caffettiera da solo, mi piace. Ma alla cioccolata non rinuncio. Sono goloso; tanto poi brucio tutto in bici! Dunque io pensavo di fare questo percorso oggi: appena partiamo ti porto in negozio, tanto l’Erika a quest’ora c’è già, e ti prendi l’occorrente per sopravvivere, che così non ce la puoi fare. Poi ti porto al sindacato e ti presento un po’ di persone, e quando hai fatto lì si va in centro a vedere un po’ di bellezze. Ti va?  Domani se sarai ancora del parere di girare con me, ti faccio vedere i miei posti, i più belli per me, quelli più caratteristici anche se magari non artistici. Per musei e roba del genere avremo tempo, tanto ormai vivi qui no?”.
L’arrivo di Danilo interrompe Diego: “Michele fermalo che questo quando attacca non tace più!” ridendo appoggia il vassoio e si siede con loro.
“Vedo” Michele lancia un’occhiata a Diego che si è azzittito ma sorride con una smorfia buffa.
Danilo distribuisce le tazze tenendone anche una per sé: “Non c’è ancora gente stamattina, prendo un caffè con voi. Allora Michele? Sei qui in vacanza? Un po’ fredda come stagione ma se avevi le ferie hai fatto bene, c’è un sacco di roba da vedere”.
“Veramente sono qui per lavoro; giù da me non sono riuscito a trovare niente dopo che la ditta dove lavoravo ha chiuso, e mio cugino che sta qui da vent’anni mi ha trovato un posto dove lavora lui”.
“Ah però, una decisione non facile credo. Di dove sei?”.
“Vengo da un paese vicino a Bari, sto sul mare. Non è stato facile, per niente, ma cosa potevo fare? Intanto lavorerò un po’ qui, poi vedremo. È anche un’occasione per vedere qualche posto nuovo dai, va presa con filosofia”.
“Hai ragione, ora devo tornare al banco però; senti fai un salto in birreria con noi se ti va stasera, tanto cosa fai in casa?  Ti trovi col Diegone e vieni” e corre via.
“Simpatico il tuo amico; avevi ragione, questa brioche è fantastica” poi guarda Diego intento a mescolare la cioccolata dopo che ne ha letteralmente divorato la panna che la ricopriva: “vederti mangiare mette appetito Diego! E quella cioccolata è golosa da morire, la prossima volta la provo”.
“Dai assaggia no?”
Michele lo guarda e si schermisce: “Ma no mi spiace, domani la prendo anch’io”. Ma Diego insiste e gli avvicina la tazza: “E dai non farti pregare, se ti va assaggia”. Michele prende distrattamente il cucchiaino e raccoglie un po’ di cioccolata “Densa. Buonissima, domani la prendo per forza. Oh cazzo, ho usato il tuo cucchiaino, mi spiace. Te ne prendo un altro” Michele si alza ma Diego gli prende la mano, fermandolo: “Ma secondo te? Scherzi? Non sono così schizzinoso io? Tu lo sei?”.
“No, ma non mi conosci, non sai nemmeno chi sono, poteva darti fastidio che ne so” Michele si accomoda di nuovo, e Diego finisce la sua cioccolata, continuando a parlare.
Chiacchierano piacevolmente per una mezz’ora, poi Diego si alza, pronto per partire.
Anche Michele si alza un po’ a malincuore, si era ambientato bene, e poi vorrebbe continuare a chiacchierare con Diego, sapere qualcosa in più su di lui, ma lo segue “Andiamo” passano a pagare ma Danilo non ne vuol sapere: “Oggi offro io! Ci vediamo stasera!”.
Inforcando le bici ripartono e dopo un quarto d’ora di pedalata veloce arrivano al negozio di abbigliamento tecnico per surfisti della neve.
Diego guarda Michele e ride di gusto: “Hai il naso bel rosso! Fa sentire le mani?” toglie i guanti e gli  prende le mani gelate fra le sue, caldissime. Michele trova particolarmente  gradevole il contatto morbido di quelle mani, ma resta un po’ stranito, non è abituato a tutto questo contatto fisico, anche se non gli dispiace. Pensieroso guarda il piccoletto davanti a lui: “se vuoi riscaldarmi anche il naso sei il benvenuto!”.
Diego ride allegro: “Guarda che io non mi faccio pregare, attento! Dai entriamo!” e Diego continuando a ridacchiare  lo afferra per un braccio tirandolo all’interno del negozio.
Il negozio è piccolo ma fornito; una ragazza alta e con corti capelli rossi corre ad abbracciare Diego: “Diegone!!! Ti aspettavo, dobbiamo metterci d’accordo per domenica: siamo ancora dell’idea di andare tutti a sciare vero?” gli stampa due bacioni sulle gote e poi guarda Michele: “Ciao. Scusa se non ti ho salutato subito, ma Diego ha sempre la precedenza su tutti. Siete venuti a fare spese? Ah, scusa ancora, io sono Erika” gli tende la mano tenendosi sempre allacciata a Diego.
Michele ancora un po’ turbato si schiarisce la voce: “Michele, ciao. Secondo Diego ho bisogno di vestirmi un po’ di più, e dopo venti minuti di bici comincio a pensarlo anch’io” Michele rabbrividisce e si sfrega le mani che non vogliono saperne di riscaldarsi.
“Bene vieni con me che troviamo qualcosa. Oddio Diego, come mi spiace lasciarti” ridendo Erika si stacca dal ragazzo e fa strada a Michele: “Da quanto conosci Diego? Non è la persona più bella del mondo lui? Come si fa a non volergli bene” saluta Diego da lontano e poi comincia a scegliere i vestiti. “Senti vieni anche tu sulla neve con noi? Perché se vieni allora scegliamo qualcosa anche per quello. Tu scii?” Erika non si ferma un attimo intanto e prende giacche a vento, sciorina sciarpe e spiega maglioni sul bancone.
Michele scoppia a ridere: “Io? Per niente! Nemmeno lo slittino so usare!”.
Diego interviene prendendogli una mano e portandolo vicino al banco degli abiti: “Beh puoi venire lo stesso no? Magari faccio due discese, poi ti faccio compagnia, ti insegno un po’. Che poi io non uso gli sci ma la tavola: ti insegno quella! È facile vedrai, ne porto una anche per te. Poi mangiamo tutti insieme alla baita, è bello, ti piacerà senz’altro”.
“Danilo ha ragione, quando parti per la tangente non ti ferma più nessuno! Ma hai ragione anche tu Erika: non lo conosco ancora bene, ma mi piace Diego!”.
A quelle parole Diego inaspettatamente arrossisce fino alle orecchie. Erika piegando la testa di lato osserva l’amico, fa per parlare ma si trattiene, guardandolo negli occhi, ma lui li abbassa e si gira a guardare dei caschetti appesi li vicino. Poi osserva Michele che distratto dalle felpe colorate che lei ha appoggiato al bancone non si è accorto della reazione di Diego.
Erika accarezza dolcemente l’amico, ricevendo in cambio un sorriso sereno; vorrebbe dire tante cose a Michele, ma si trattiene limitandosi a quello che a lui sembra quasi un avvertimento: “Diego è speciale Michele, trattamelo bene”.
Michele alza lo sguardo dalle felpe e li guarda senza capire: “Ho fatto qualcosa di sbagliato? Mi spiace ma se è così non me ne sono accorto”.
Diego scrolla la testa e sdrammatizza: “Niente Michi, la Erika a volte è un po’ strana, gli è presa ‘sta fissa della sorella maggiore. Forza, proseguiamo negli acquisti. Questa giacca è simile alla mia, sembra leggera ma è caldissima”.
Erika interviene: “Guanti e sciarpa te li do’ come quelli di Diego. Per domenica questi calzoni ci vogliono, visto che Diego promette di farti finire più volte nella neve! La tavola allora la porti tu Diegone anche per lui?” Erika ritornata nel suo ruolo passa tutto quanto a Michele che fa le prove.
“Certo la porto io; gli scarponi li noleggiamo là. Bene, siamo a posto! Michele, ti sta benissimo quella giacca! Tienila su addirittura. Infila i guanti che andiamo”.
Michele paga e saluta Erika che sorridendo gli chiede scusa per essere stata un po’ brusca prima: “Ha ragione lui, a volte sono paranoica! Ci vediamo presto Michele” li accompagna alla porta del negozio e scocca un bacio a tutti e due
I due ragazzi  tornano a pedalare e tempo mezz’ora arrivano alla sede del sindacato.
“Allora stai più caldo con questa roba?” Diego intanto lega insieme le biciclette.
“Altroché, un bel calduccio, non dovrai più riscaldarmi le mani ora!”.
“Già… peccato” Diego sembra immalinconirsi al pensiero; prende Michele a braccetto guidandolo verso l’entrata ma sente che lui si irrigidisce, e guardandolo capisce che è un po’ a disagio. A malincuore lo lascia andare: “Scusa a volte esagero, sto troppo addosso alle persone: entriamo dai” si incammina davanti a lui salendo le poche scale che portano agli uffici.
Ora Michele si sente ancora più a disagio, sa di aver ferito Diego e senza motivo. Un pensiero si insinua come un tarlo: non è che faccio tanto l’evoluto e poi sono peggio di Gaetano?
Corre all’inseguimento di Diego che sta già parlando con alcune persone; tutti sembrano felici di incontrare Michele, che alla fine viene dirottato negli uffici di quello che diventerà il suo sindacato, ora che sarà metalmeccanico.
Quando se ne vanno Michele, soddisfatto, ha già segnato in agenda una serie di impegni e riunioni.
“Contento?” chiede Diego mentre pedalano sulla ciclabile verso il centro.
“Altroché! Ma anche tu sei bello impegnato mi sembra, conosci tutti lì”.
Diego annuisce: “Ma sono iscritto da sempre e dove lavoravo prima ero parte della RSU. Ora sto in un posto con pochi dipendenti, non serve, però mi tengo informato, vado alle riunioni; poi sono attivo nell’Arci e faccio un po’ di volontariato. Ho tanto tempo libero e ne approfitto. Eccoci arrivati in centro, ora posso cominciare la mia opera da cicerone!”.
Nelle ore seguenti Diego prende molto sul serio il suo compito di accompagnatore turistico, e i due ragazzi macinano chilometri alla scoperta delle bellezze della città.
Camminando e chiacchierando senza che se ne accorgano si ritrovano al crepuscolo.
“Diego ma è già sera! Lo sai che non abbiamo nemmeno pranzato! Mi dispiace averti monopolizzato così!”.
“Ma no, anzi mi ha fatto piacere, spero che ti sia piaciuta Torino, quello che abbiamo visto per ora almeno” Diego, le mani in tasca, lo guarda sorridendo un po’ timido.
“Senti Diego, è tutto il giorno che ci penso, mi spiace di essermi comportato come uno stronzo stamattina al sindacato”.
Lui lo interrompe con un cenno della mano: “Ma no avevi ragione tu, non mi conosci nemmeno e io ti sto subito addosso così. Non ci pensare, non è successo niente” Diego continua a sorridere con la sua solita dolcezza.
Michele scrolla la testa: “No, ci penso eccome, ti chiedo scusa Diego, sono stato proprio un orso. Sei ancora disposto a sopportarmi?”. 
“Ci puoi scommettere!” Diego ride e si trattiene a stento dall’abbracciarlo ma Michele se ne accorge e senza stare tanto a pensarci su è lui a prenderlo fra le braccia.
Diego contraccambia l’abbraccio felice. “Senti ti propongo una cosa: visto che andiamo in birreria stasera, andiamo là un po’ prima e mangiamo un boccone là?”.
“Per me va benissimo; già mi intristiva l’idea di cenare con Gaetano. Andiamo a riprenderci le bici” si incamminano restando abbracciati e riprendendo a chiacchierare fitto.
L’ora dell’uscita è fissata per le otto, ma alle sette e mezza Michele non ce la fa già più ad ascoltare i discorsi infarciti di luoghi comuni del cugino. Sbuffando rinuncia a discutere con lui e infilandosi la giacca esce: meglio una passeggiata in giardino!
Girando attorno alla casa per andare a vedere il retro, vede Diego affacciato alla finestra: “Beh, che fai lì così, in maglietta? Ti congelerai!”.
“Ciao Michi! Stavo pensando… E tu che fai in giro per il giardino a quest’ora? Vuoi entrare da me o hai bisogno di solitudine?”.
Michele non ci pensa un attimo: “Aprimi che arrivo; no, ho bisogno di parlare con una persona dotata di cervello!”.
Salendo i gradini due alla volta Michele entra nell’appartamento di Diego guardandosi attorno e appoggiando il giubbotto sul divano.
“Bello qui da te. Pareti verde menta, molto rilassante, e ne ho bisogno di rilassarmi dio santo! Ma tu hai mai parlato più di due minuti con mio cugino? Un’ameba ha più spirito!”.  Diego fa una smorfia e tenta di interrompere la sua tirata, ma Michele non lo lascia parlare: “No non farmi la faccia compresa guarda, lo so che è brutto, che sono ospite, che mi ha trovato lavoro, so tutto, ma è un essere inutile. Ma lo dovresti sentire” Michele gira intorno gesticolando e scrollando i ricci, agitato: “Ma come accidenti faccio a convivere con lui? Ma non ce la farò mai, lo soffoco, ti giuro!”.
Diego ride di gusto e prendendolo per un braccio lo fa accomodare su una sedia: “Dai Michele stai buono! Vogliamo farci un caffè prima di uscire? Io non ho il solubile, vedi? Caffè del Nicaragua equo e solidale, più buono!” intanto ha preparato e messo sul fuoco la caffettiera.
Quando torna, si avvicina a Michele guardandolo: “Michi sei pallido, sei proprio teso”.
“Non dirmi niente, ho anche un principio di mal di testa. Forse col caffè mi passerà” Michele si tiene le tempie tra le mani.
“Se vuoi ti faccio io un massaggio; ho fatto dei corsi, sono capace. Scommetti che ti rimetto a nuovo?”.
“Guarda Diego, se riesci a calmare sia me che il mal di testa sei un grande; quando sono in questo stato sono insopportabile, ma è più forte di me, non volevo discutere anche se ne avevo una voglia terribile, mi son tenuto dentro tutto e adesso sono così”.
Diego serve il caffè e si siede accanto a lui: “Dai beviamo che poi vedi se non ti faccio stare bene. È una promessa” e gli sorride, un sorriso così bello da essere contagioso, infatti anche Michele sorride di rimando, annuendo.
Bevuto il caffè Diego si alza e si porta alle spalle di Michele: “Dovresti togliere la felpa però, se non hai freddo, io intanto prendo l’olio per i massaggi”.
“Ma no c’è un bel caldino qui!” si sfila felpa e maglietta rimanendo a dorso nudo e si appoggia al tavolo con i gomiti.
Diego torna e fermandosi sulla porta lo guarda: Michele è bello, molto bello, e vederlo così, con la testa tra le mani, gli mette tenerezza. Vorrebbe abbracciarlo, sollevargli i capelli e baciarlo sulla nuca, accarezzare le spalle forti... Diego è intimorito dal sentimento che sente crescere dentro, teme che lui possa accorgersi di qualche cosa, ha paura di farlo fuggire davvero questa volta. Fa appello a tutto il suo autocontrollo e si calma con dei respiri profondi, quindi si porta dietro di lui appoggiandogli una mano sulla testa: “Ora stai tranquillo e fidati. Per un po’ non parlerò ma non preoccuparti va bene?”.
Michele annuisce, rimanendo a sua volta senza parlare. Dopo qualche minuto toglie le mani dalle tempie: “È passato. Il mal di testa è passato. Sei un maghetto?”.
Diego ride contento: “Mi fa piacere; ora un bel massaggio e sarai come nuovo!”.
Michele si lascia andare al massaggio con piacere estremo. Sentire le mani calde di Diego che si muovono sulle sue spalle, lungo la sua schiena, lo fa sentire bene, lo calma. Sorridendo alza una mano: “Diego è meglio se smetti o mi addormenterò sotto le tue mani. Hai proprio un tocco magico”.
“Ancora un attimo, sei ancora un po’ rigido qui” Diego indugia sul collo continuando il massaggio, poi soddisfatto comunica a Michele che può rivestirsi.
“Diego che meraviglia, non mi alzerei più da qui, sto troppo bene. Ma dobbiamo andare, è tardi, sono passate le otto e ho una fame da lupo, tu no?”.
Diego lo guarda interessato: “Guarda che se preferisci stare in casa per me va bene, preparo qualcosa io e ce ne stiamo qui tranquilli, a me non dispiace”.
Michele è tentato di accettare: sta bene con Diego come non era mai stato bene prima con qualcuno; lo conosce solo da poche ore eppure è come se lo conoscesse da sempre, tante cose in comune li legano. Però non gli sembra giusto, i suoi amici lo aspettano e anche lui è curioso di conoscerli.
“No andiamo ci aspettano. Ma preparati ad avermi ospite spesso Diego, sarò la tua croce! Hanno ragione i tuoi amici, si sta bene con te”.
Diego guardando Michele lascia venire a galla quello che prova: sente che dopo tanto tempo si sta di nuovo innamorando. Torna solo per un attimo all’ultima volta che ha sentito le stesse sensazioni dentro di sé. Non sono bei ricordi e Diego li scaccia muovendo la mano, come si scaccia un insetto. Poi torna a guardare Michele, lo guarda negli occhi neri e profondi e gli accarezza la barba senza parlare.
Michele è come ipnotizzato da quegli occhi grandi che sembrano volergli leggere dentro.
Il primo a riprendersi è Diego che accenna una risata lo scrolla per le spalle: “È certo che ti ospiterò sempre molto volentieri, tutte le volte che vorrai ma adesso andiamo a mangiare che qui facciamo notte!”.
Anche Michele ride ma c’è qualcosa che gli è entrata dentro, e non sa spiegarsi cosa. Decide di non pensarci per ora e rivestendosi segue Diego che lo sta già aspettando sulle scale.


4 commenti:

  1. E ma qui sono inziate le grandi manovre.... e che manovre... Annina gli ormoni ti sono impennati secondo me. Ma come si fa a tenerli a bada tra sguardi impacciati, massaggi e flirting vari? Desideri non sopiti e questo amore che sta nascendo. Sì, tutto ciò mi piace sempre più.Più e più più.... Le Puglie stanno per crollare. Alpi 2- Puglie 0.

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    1. Come si fa a tenerli a bada? Non ci si tengono, anzi li lasciamo scatenare, esattamente come i miei ormoni!!! Hahaha! Me la butti sul calcio? Ti rispondo col rugby: Diego ha già fatto meta, ora deve trasformare! Alpi 5 - Puglie 0.

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    2. beh il senso che conta, qualsiasi sia lo sport, è che uno sta sopra e uno sta sotto...

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  2. Diego è davvero cotto a puntino, gli sono bastate poche ore per sentir crescere dentro di lui questo sentimento. Ma come potrebbe non innamorarsi di uno come Michele? I punti in comune sono tanti. Michele a sua volta si sente attratto da quel piccoletto della casa accanto deve solo rendersene conto. Speriamo che qualcuno gli dia una spintarella

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