mercoledì 26 dicembre 2012

2 Pianeti, quarta parte (3)


Titolo: 2Pianeti
Sottotitoli: Diego impegnato su 2 fronti (3)
Autori: Annina e Giusipoo
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo  
Rating: PG, slash,
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, abbiamo preso in prestito i nomi per ispirazione artistica e non per insinuare qualcosa!   

Diego impegnato su 2 fronti (3)




 



Quando Giuseppe Salvemini e sua moglie Santina hanno ricevuto la strana telefonata di Diego, il loro nuovo genero, la new entry in famiglia, sono rimasti a dir poco perplessi. Ecco che il torinese si va a infilare in quel periodo così duro. Particolare e duro. Particolarmente duro, anzi. Santina è più disperata per il marito che per se stessa, per l’idea di rimanere senza uno stipendio. Da donna pratica com’è ha già risolto tutto. Andranno avanti per bel po’ col TFR, pensa. E poi... e poi c’è l’appartamento di Michele. Lui non c’è mai, si può affittare e Michele può tornare a stare da loro. Anche con Diego, tanto la stanza è grande. Se rompono il muro che divide le camerette dei loro figli, ci scappa su una signora camera da letto, si dice. Ma quando Giuseppe sente parlare così la moglie, di infilarsi in casa il figlio con l’amante maschio, si angustia sempre più. “Ma che dici Santina! Che vai farneticando! In quell’appartamento Michele ha tutte le sue collezioni di fumetti, di modellini. È fissato, li tiene come reliquie. E poi troverò qualcos’altro se mi licenziano. Sempre se mi licenziano” lui vorrebbe fingersi ottimista ma Santina sa che quel bastardo di fratello vuole infilarci i parenti della moglie all’Hotel, vuole svecchiare. La realtà è che vuole mettere i Salvemini in mezzo alla strada, lei lo sa. Santina si sente in colpa. Sa da dove proviene tutto quell’odio. Forse lui ha percepito che lei era la cocca di papà e quando pensa ai suoi ricordi d’infanzia, rammenta sempre una fortissima rivalità tra loro. Ricorda l’amore che suo padre nutriva per lei, la sua prediletta. “Non gli è mai andato giù, come se era colpa mia se papà non teneva occhi che per me” piagnucola durante la solita riunione di famiglia, con Barbara che le tiene la mano e la incita a farla finita con questi ricordi stantii che non fanno bene a nessuno. In quell’atmosfera tetra, s’incunea la telefonata di Diego. Opportuna come una risata durante un funerale, e come una risata a un funerale alleggerisce, placa. “Dice che riguarda un investimento per il Verde Luna, non so di più” fa sapere Santina al marito, il quale si tocca il pizzetto pensando che, in effetti, Diego è ricco. Che avrà in mente? Che se lo compra lui il Verde Luna? Una vocina così, un presagio, o una speranza? Fatto sta che quella mattina, dopo un’oretta di volo, Diego, questa volta più leggero nel giubbino di tela d’un bel blu elettrico, e uno scarponcino Hogan su tinta, s’incammina verso il taxi. Fuori dall’aeroporto fa un grosso respiro, gli arriva l’odore del mare. È a Bari, e anche se l’unico motivo per il quale si è affezionato tanto a quei posti è altrove, si sente felice. I dubbi su ciò che sta facendo, li ha infilati tutti in una scatoletta dove pensa non faranno male, e non vuole nemmeno sentirne parlare. Poi si rammenta tutto quello che l’avvocato gli ha detto di fare, come uno studente prima di un esame ripassa a mente. Seduto nel taxi indica l’indirizzo allo sconosciuto, piombato su quella storia involontariamente e dopo mezz’ora eccolo davanti casa di Michele. Ulisse gli viene incontro compiendo grossi salti. “Amore di papà!” Diego gli s’inginocchia pronto a farsi lavare la faccia. Subito dopo arriva pure Santina: “Vieni qua!” con l’irruenza degna del cane, gli salta addosso pure lei; l’unica differenza è che non gli lecca la faccia. “Giuseppe dovrebbe tornare all’una. Sarai uno straccio ragazzo, a che ora sei partito?” intanto gli ruba il trolley dalla mano.
“Alle sei, ma no, va bene. Oggi c’è l’asta... ”
“E tu? Che conti di fare?”
“Ne parliamo quando torna Giuseppe” ma c’è anche Barbara. “Te lo scordi!” Santina lo aggredisce bonariamente: tutti lo guardano con aria interrogativa. “Ce lo devi dire Diego! Qui stiamo impazzendo da quando hai telefonato che arrivavi oggi, proprio oggi!”
A quella interviene Barbara: “Mio padre si è messo in testa che vuoi investire per conto di tuo padre qui in Puglia. Che volete prendervi voi il Verde Luna, è così?” lo scruta con le pupille strette come fessure. Diego è in soggezione di fronte alla sorella del suo compagno. Sa che è l’unica della famiglia a non aver accettato l’omosessualità di suo fratello, e sente che dà la colpa a lui della conversione. Diego riordina le idee e poi chiarisce: “Mio padre non c’entra niente. Non ci parliamo praticamente più. Né con lui né con i miei fratelli. È una cosa mia... solo mia” si stringe nelle braccia, come a cercare sicurezza, ma anche come a chiudersi in se stesso. Barbara lo assale di domande ma Santina, che oltre a volere un gran bene a Diego non sopporta che qualcuno si senta a disagio in casa sua, esorta la figlia a tacere e invita Diego ad entrare in casa.
Una volta che i ragazzi sono seduti attorno al grande tavolo in cucina, prepara il caffè, elargisce dolci. Diego accetta il caffè ma rifiuta la torta. Lo stomaco è chiuso. In quel momento gli arriva un sms di Michele: Cielo terso e mare calmo, ti piacerebbe tanto, ti amo D+...
Diego, sentendosi un meschino traditore perché l’autore del messaggino romantico non sa dove si trovi in quel momento e (soprattutto) cosa stia per fare, risponde di getto: Ti lasci baciare dal sole al posto mio, devo essere geloso? Mi manchi tanto e io ti amo D+
Torna a Santina e Barbara che nel frattempo parlottano tra loro in un linguaggio dal quale Diego è escluso. Non ha ancora la capacità di capire che poche parole di barese, che Michele gli ha diligentemente insegnato. Ma imparerò, si dice, tra un po’ sarò più pugliese di loro!
Quando il capo famiglia torna a casa, è già passata l’ora di pranzo. Per fortuna di Diego, Barbara è stata costretta ad andare a prendere a scuola la nipote di suo marito e dunque, non è presente quando, cercando di non farsi sopraffare da tutte le emozioni che cova da settimane, Diego, seduto sul divano angolare di fronte ai suoi suoceri, spiega loro le sue intenzioni. “Una volta conosciuta la base d’asta del Verde Luna, sono riuscito a trovare i soldi necessari; ho già depositato l’offerta in cancelleria e conto di accaparrarmelo al posto di Ettore Blasi” Giuseppe si infila le mani tra i pochi capelli. A differenza del figlio capellone, a lui ne sono rimasti ben pochi. “Lo sapevo!” in piedi euforico, alza le braccia al cielo: “Lo prendi tu allora! Lo prendi tu!” e lo abbraccia così forte che Santina si vede costretta a far notare al marito che gli sta facendo male. Sorridendo commosso, Diego spiega altri dettagli e le tre del pomeriggio si avvicinano. “Andiamo allora, mi metto in ghingheri Santina? Mi metto il vestito del matrimonio di Barbara?”
“Ma se è di lino e fuori è ancora freschetto. No, ci penso io a te. Tu però Diego vai, non vorrei che per colpa nostra facessi tardi” Diego annuisce. Chiama 892424 per un taxi e una ventina di minuti dopo è davanti all’entrata  delle vendite giudiziarie. Ed è proprio là, di fronte al palazzo di Giustizia di Bari che viene colto da un attacco d’ansia, dalla sensazione che sta facendo una cazzata. Una grossa cazzata. Si vede la faccia di Michele davanti, che serio gli dice: Cosa volevi fare, conquistarli con i tuoi soldi? “No, no, no... è orgoglioso lui ma mica scemo, cazzo! Se penso a Giuseppe e quanto era felice quando gli ho annunciato le mie intenzioni” poi si rende conto che sta parlando da solo e qualcuno gli lancia occhiate sospette. Tornato impettito, cercando di riprendere padronanza di sé, sale le scale e s’incammina verso il suo destino. Qui chiede in cancelleria e lo indirizzano verso un’aula in fondo al corridoio; entrando Diego trova soltanto altre due persone, oltre al cancelliere d’udienza. Il giudice dell’esecuzione deve ancora arrivare, non sono ancora le tre infatti. Riconosce immediatamente il fratello di Santina: Michele l’aveva detto che erano due gocce d’acqua. Si chiede come si possa crescere in una stessa famiglia e poi uscire così diversi. Ma sei scemo Diego? Guarda da dove sei uscito tu!
Si siede in una delle panche, lontano da Blasi che lo guarda di sfuggita: di certo non può sapere chi è quel ragazzo e nemmeno gli può far paura. Blasi ha l’aria molto sicura di sé, al contrario di Diego che più il tempo passa e più si sente male, lo stomaco che pare volersi schiantare, ma resiste. Sente un messaggio arrivare al cellulare, l’ha silenziato ma con la vibrazione: dà un’occhiata e vede che è di Michele. Se possibile si sente ancora peggio, di nuovo come se lo stesse tradendo; decide di leggerlo più tardi.
Alle quindici in punto, entra il giudice che saluta, spiega brevemente le modalità dell’asta e prende subito le tre buste con le offerte, aprendole.
Diego ha le mani gelide, percorse da un tremito, non pensa di resistere ancora per molto a restare seduto in quell’aula, cercando di rimanere impassibile.
“…quindi questo Giudice dell’esecuzione dichiara vincitore d’asta il signor Giuseppe Salvemini nella persona del delegato Diego Perrone…”
Tutto quello che il Giudice ha detto prima e dopo, Diego non lo sente nemmeno, colto d’amnesia come gli capita in ogni momento topico. Ma quella frase sì, quella la ricorda eccome! Nell’orecchie un fischio e si guarda intorno come se l’avessero catapultato all’improvviso sulla luna. Quando torna sulla terra, gli sembra di avere ancora dei pezzetti di stelle in tasca.
Vede il Giudice alzarsi e volare via con la sua toga, e soprattutto vede il signor Blasi guardarlo come se volesse incenerirlo. Il cancelliere lo chiama e gli spiega quello che succederà adesso, che dovrà andare in cancelleria, ritirare il decreto, firmare chissà cosa; tanto Diego non capisce! Si dirige però in ufficio, e obbedisce ciecamente al funzionario che gli presenta le scartoffie da firmare.
“Se entro i prossimi dieci giorni non riceveremo un’offerta superiore alla sua, lei o meglio il suo delegante diventerà proprietario dell’Hotel. Capita raramente però, soprattutto per cifre di questo genere”.
Diego annuisce e ringrazia, quindi raccoglie tutte le sue carte ed esce velocemente dalla cancelleria,  mettendosi letteralmente a correre giù dallo scalone: inquadrate nel portone vede le figure di Giuseppe e Santina e vola verso di loro urlando: “Sì, sì sììì!”.
Santina porta le mani alla bocca, per una volta azzittita, mentre Giuseppe infila una serie di parole in Barese che Diego non tenta nemmeno di tradurre, quindi se lo strappano letteralmente l’uno dalle braccia dell’altra, passandoselo e abbracciandolo e baciandolo, come se fosse una reliquia sacra. Diego non parla ma continua a ridere sentendosi un perfetto idiota, ma fatica a connettere, tutto quello che sa è che è ormai certo di aver vinto l’asta e di essersi ripreso il Verde Luna.
In quel momento passa il Blasi che li guarda con odio e sibila: “Dovevo immaginarlo che c’era il tuo zampino Santina” quasi l’attacca ma lei mostra il petto.
“Se ti interessa pagalo di più no?” lo provoca. Sa benissimo che avaro com’è non caccerebbe dieci euro più del suo valore. Il Verde Luna non è più un buon affare, ora che qualcuno lo ha pagato quasi cinquanta mila euro in più del suo valore! Pieno di veleno, dopo essersi passato un fazzoletto sulla fronte madida, le risponde: “Quindi adesso vi fate mantenere dall’amante di vostro figlio! È inutile che mi guardiate così, le voci corrono: mi fate schifo. Fate schifo a tutti!”.
Sentendo apostrofare così quelli che considera i suoi nuovi genitori, Diego impallidisce ancor più del solito e stringendo i pugni, fa per avventarglisi contro, ma viene fermato da Giuseppe che lo circonda con le braccia e gli impone di non fare sciocchezze. “Non ne vale la pena Diego”.
Blasi li guarda ancora con odio, poi sputa loro davanti e si gira allontanandosi.
Giuseppe tiene ancora il braccio a Diego perché il ragazzo non accenna a calmarsi, vorrebbe rincorrerlo, spaccargli la faccia a suon di cazzotti ma arriva anche Santina che, con il volto rigato di lacrime, abbraccia Diego spiegandogli con voce affettuosa: “Diego non roviniamoci una giornata bella, andiamo via di qui, lascialo perdere, è peggio per lui se è così cattivo. Andiamo a casa, figlio mio che ci spieghi tutto per benino”.
A quelle parole Diego si rilassa, prende dei grandi respiri e poi guardando i Salvemini che lo tengono ancora per le braccia finalmente se ne esce con uno dei suoi sorrisi: “Sì, andiamo a casa” e mai come ora la parola casa ha un senso per il ragazzo. Ora che lui, una casa, non l’ha più. Poco prima di partire, ha lasciato per l’ultima volta le chiavi dell’attico alla segretaria dell’avvocato Picolo.

Una volta nella grande sala dei Salvemini, Giuseppe lo esorta: “Ora ci spieghi tutto, poi, magari potremmo uscire a cena tutti insieme, un piccolo festeggiamento” è già seduto al tavolo in sala, in attesa di vedere quelle carte che Diego tiene ancora sotto al braccio.
“No Giuseppe, per favore stiamo qui a mangiare… magari vado a prendere qualcosa fuori, ma stiamo qui a casa” Diego guarda Santina sperando che lo appoggi, gli piace l’idea di stare in casa con loro, di far parte finalmente di una famiglia, di passare la serata al calduccio chiacchierando, o magari anche guardando la televisione seduti sul divano. Qualunque cosa va bene, anche annoiarsi, l’importante è farlo con qualcuno a cui si vuole bene e che ci vuole bene.
Santina sembra capire il bisogno di Diego di restare con loro e comunque anche lei preferisce così, quindi rimbrotta il marito: “Ma cosa dici fuori a festeggiare, intanto per festeggiare ci deve anche essere Michele nostro, poi Diego è stanco! Guardalo poverino che faccino smunto; ci penso io a cucinare. Adesso spiegaci tutto figlio mio” accarezzandolo tra i capelli.
Diego è al settimo cielo: è la seconda volta che Santina lo chiama figlio mio, e ad ogni carezza si sente come rinascere. Rinascere è la parola giusta. È come se fossi venuto al mondo solo da quando conosco i Salvemini...
Bevendo la birra fresca che Giuseppe ha voluto a tutti i costi offrire a Diego (sa che non è abituato al vino) quest’ultimo prova a rielaborare quello che è successo nell’aula e poi in ufficio.
“Devono passare questi dieci giorni e se nessuno interviene con un’altra offerta, il locale è tuo. L’impiegata ha detto che comunque non capita mai, soprattutto quando ci sono di mezzo queste cifre e la segretezza è salvaguardata. Quindi possiamo stare abbastanza tranquilli. Allora ti verrà consegnato l’atto di proprietà”.
Incredulo per quel colpo di fortuna e sempre più commosso e grato, Giuseppe lo abbraccia ancora scuotendo la testa; non riesce a capacitarsi di quello che sta succedendo.
“Resta inteso Diego che a mano a mano ti rimborseremo quello che hai tirato fuori. Sei un bravo ragazzo, devo chiederti scusa perché all’inizio ho dubitato un po’ che tu potessi essere la persona giusta per mio figlio; no, non perché ha scelto un maschio, questo l’ho quasi accettato” sorride “mi preoccupavano le differenze sociali e di abitudini, ma ti sei rivelato una persona nobile figliolo, e ringrazio davvero il cielo per averti fatto incontrare il mio Michele”.
Interviene Santina: “Ora basta però lasciamolo un po’ in pace. Giuseppe telefoni tu a Barbara per raccontarle tutto? Io adesso vado a preparare la cena. Diego stanotte tu dormi qui naturalmente”.
“Io avrei prenotato in albergo veramente”.
“Ma non se ne parla nemmeno” ribatte Santina “non sia mai che ti lasciamo andare in albergo tutto da solo, questa è casa tua figliolo. Decidi tu se vuoi dormire nella vecchia stanza di Michele, o se vuoi andare nel suo appartamento, tanto a lui non spiacerà di certo”.
Non gli sembra giusto invadere la casa di Michele, anche se la sente un po’ sua anche, sono successe tante cose belle in quelle stanze. Magari ci vado il giorno che rientra e lo aspetto lì, ma ora no. “Io se non disturbo, allora resto volentieri nella stanza di Michele”.
“Vieni che ti rifaccio il letto di fresco e intanto tu appoggi la tua roba” Santina gli acchiappa la mano e se lo porta di là nella vecchia stanza di Michele.
Mentre la donna rifà il letto Diego si guarda un po’ in giro: ha ancora tanta roba qui Michele, nonostante nel suo appartamento campeggino decine di collezioni diverse. Fissa alla parete il poster di Frank Zappa sul muro di fronte al letto. Un’infinità di libri sugli scaffali, pupazzetti, sorpresine degli ovetti. Diego sente una tenerezza smisurata avvolgerlo pensando al suo Michi bambino e poi ragazzo in quella stanza. E quasi sta male all’idea che c’è stato un periodo, un lungo periodo nella vita di entrambi, dove non sono stati insieme. Dove sono state due identità separate. Quando Santina si accorge che gli manca una federa, Diego resta un po’ da solo. Così si avvicina all’armadio per riporre la sua roba e sbirciarvi dentro. Ci sono ancora gli abiti di Michele da ragazzo. Look anni novanta con tanti camicioni a quadrettini ma anche jeans a zampa e altre cose obsolete. Dopotutto la differenza di età fa sì che mentre in quegli anni Diego era solo un bambino chiuso in un collegio per di più, dunque fuori dal mondo vero, Michele era già un giovanotto delle superiori che bigiava la scuola ogni tanto, che pensava alle ragazze. Gli scappa un sorriso etereo accarezzando una di quelle camicie dallo sfondo nero e i quadri rossi. E poi viene colpito da un poster sull’anta. Non è una bella ragazza nuda, e nemmeno uno dei tanti personaggi fantasy della sua infanzia. C’è solo una semplice luna, una bellissima luna blu intarsiata di bianco, e accanto due pianeti. Diego li accarezza pensando che quei due pianeti sono due stelle che girano sempre attorno alla stessa luna. Che quelle due stelle sono lui e Michele.
“Ecco fatto Diego. Che c’è?” Preso dai suoi pensieri Diego sussulta. Non si nemmeno accorto che nel frattempo Santina è rientrata e ha finito di rifare il letto. Lei, avvicinandosi vede che il ragazzo è commosso: “Pensavi a Michele vero? Stava ore in questa camera a leggere tutti quei libri, i fumetti e ad ascoltare la sua musica. Gli vuoi proprio tanto bene al mio figliolo vero? Vieni qui” e Santina lo abbraccia con trasporto. Diego si abbandona completamente all’abbraccio della donna e pensa che comunque anche se non ha avuto niente dalla vita prima, ora sta velocemente recuperando. Sorride con una lacrima che scende: sempre così emotivo, dovrò fare qualcosa per questa sensibilità, è eccessiva cazzo. Santina gli scompiglia i capelli proprio come fa abitualmente Michele e dopo un ultimo bacio sulla fronte, va a preparare la cena.
Diego si corica sul grande letto di Michele ragazzo da cui si sprigiona un buon odore di lavanda e prende il cellulare. Deve ancora rispondere al messaggio e fa fatica a mandargli una risposta anonima, quando vorrebbe dirgli che ora è coricato nel suo letto, nella sua stanza e che in mezzo alle sue cose e con la sua famiglia si sente bene, si sente nuovo.
Rimane sdraiato un’oretta a pensare a cosa dirà Michele quando saprà quello che ha fatto oggi, ma si ripete per l’ennesima volta che anche se si arrabbierà un po’ all’inizio, poi capirà che lo ha fatto perché lo ama, perché lo vuole felice.
Sente bussare alla porta: è Giuseppe che lo avvisa che è pronto.
Quando arriva a tavola Santina lo scruta con apprensione: “Eccoti Diego, ma ti sei ripreso un po’? Ma sei sempre così pallido figlio mio. Ma ti ripiglierai qui con noi. Lassù al nord non avete il nostro sole e a Torino non c’è nemmeno il mare! Vedrai che ce la facciamo a farti prendere un po’ di colore, e anche un po’ di chili direi, sei troppo magro. Adesso forza mangiamo” e poi gli serve una porzione abbondante di orecchiette con la salsiccia. Ad occhio e croce mille calorie a porzione.
Durante la cena cercano di stabilire come dire a Michele dell’operazione effettuata da Diego.
“Io pensavo che prima di aprire ci sarà l’inaugurazione no? Ecco, magari facciamo finta che Giuseppe è stato assunto dal nuovo padrone del locale e che siete tutti invitati. Io vi aspetto là, e quando arrivate glielo diciamo no? Voi dite che si arrabbierà?” si tocca il piercing dell’orecchio come gesto di nervoso. Ma di solito quel gesto lo aiuta a calmarsi.
I Salvemini capiscono che Diego vuole essere rassicurato, ma anche loro non sanno che reazione avrà Michele trovandosi davanti al fatto compiuto; per ora preferiscono non pensarci e cercano di tranquillizzarlo con parole vaghe.
Nei giorni successivi Diego si gode la sua nuova famiglia: Santina gli prepara i suoi piatti migliori e se lo coccola come non può più fare con Michele. “È diventato così selvatico crescendo, non gli si può più nemmeno dare un bacio senza innervosirlo”.
Giuseppe gli fa vedere la sua cantina della quale va orgoglioso, dove tiene diversi tipi di vini pregiati: “Dovrai imparare a conoscerli e a distinguerli, e anche a berli con moderazione; a Michele l’ho insegnato anni fa, se vuoi posso insegnarlo anche a te” Diego è felice di dire di sì, e già che c’è trova il coraggio di chiedergli se potrà realizzare il suo sogno di lavorare in cucina.
“Ho fatto un corso e sono uscito a pieni voti, potrei farne altri, poi mi piace sperimentare e mi riesce anche piuttosto bene, così se potessi… certo un po’ alla volta no? Può insegnarmi anche la mam… Santina tutto quello che sa e…” com’è sua abitudine quando è agitato Diego affastella le parole.
“Vuoi lavorare in cucina? Certo, se ti fa piacere hai già un posto assicurato. Io non credevo che tu volessi lavorare. Cioè figliolo, non fraintendermi ora, sai il bene che ti voglio, ma insomma non sei certo abituato a darti da fare per vivere ecco, puoi farne a meno. Sono molto contento della tua decisione” nel frattempo anche Santina è scesa in cantina per chiamarli di sopra, sa che quando Giuseppe parla dei suoi vini non la smetterebbe mai e teme che Diego possa annoiarsi come si annoierebbe il figlio.
“Quale decisione? Cos’altro ha architettato il nostro Diego?” Santina, che ha sentito l’ultima frase, scende da basso, guardando il nuovo figlio con affetto.
“Mi ha chiesto di lavorare nella cucina del Verde Luna, e gli ho assicurato che il posto è suo”.
“Bravo figlio. Dovremo procurarti un bel vestito da chef! Dovremo fartelo fare su misura però, di solito i cuochi sono un po’ più formosi” e con una bella risata Santina abbraccia i due uomini e li spinge fuori dalla cantina.

Finalmente è martedì. Michele ha chiamato i genitori annunciando il suo arrivo per le sei di sera.
L’agitazione si impadronisce di tutti, Michele vedrà, capirà, si arrabbierà?
“Niente, non una parola con Michele, tanto fino a giovedì non avremo la certezza. Anche tu Diego stai tranquillo, abbiamo ancora qualche giorno prima di rivelargli tutto. Passate qualche giorno di relax. Tu Giuseppe andrai in Tribunale a finire le pratiche, e ci metteremo a sistemare il locale dalla settimana successiva, quando Michele ripartirà” Santina prende in mano la situazione mostrando una grande calma e serenità e contagiando così anche gli uomini.
Quel giorno Diego si trasferisce nell’appartamento del compagno. Si fa una doccia e si mette il maglioncino azzurro con i jeans stinti che piacciono tanto a Michele. Dieci giorni non gli sono mai sembrati così lunghi e sente che non potrebbe resistere una sola ora di più senza vedere il suo amore.
Le cinque e quaranta: Diego è coricato sul divano rosso e conta i minuti che lo separano da quando riabbraccerà Michele, stringerà il proprio petto sul suo, annuserà il suo odore sul collo, quell’odore tipico che si porta dietro, un po’ fatto di lui, del sudore dei suoi capelli mischiato a quello della pelle, che al naturale, non si sa come mai, sa di mare, di sale. Mentre altri odori rischiano di inquinare il resto, soprattutto quello della strada, con i suoi gas di scarico, o dell’ortica, con la pelle consumata, e quell’olezzo di stantio che hanno tutte le cabine dei Tir. Diego se lo ricorda bene l’odore dell’ortica. Se pensa a quello che è successo là dentro si eccita. Ma è troppo agitato per avere un’erezione e così resta fermo cercando di concentrarsi su Barbara D’Urso, ma niente, niente... di quello che stanno dicendo non gli arriva niente o non capisce niente. Poi il rumore della macchina di Michele. L’abbaiare festoso di Ulisse e il click alla porta...

4 commenti:

  1. Ogni capitolo ti entra dentro e non ti lascia più diventando parte di te così come Diego e Michele. Qui incontriamo un Diego risoluto e convinto che quello che asta facendo sia per il meglio, ma allo stesso tempo non sa come reagirà Michele alla notizia e cerca conforto nei genitori di lui, quasi come se volesse una rassicurazione. Bellissimo il punto in cui sbircia nell'armadio, chiaro riferimento a Brokeback e vede il poster con la luna e i due pianeti a simboleggiare loro due. Sento che volge alla fine e mi sento male al pensiero di restare orfana di un simile gioiellino. Spero che il momento sia il più lontano possibile

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  2. Vedi, allora le mie preghiere sono state esaudite. Io non voglio che finisca ehehehhe

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