mercoledì 21 novembre 2012

Soli nel mezzo del mondo, Epilogo




Titolo: Soli nel mezzo del mondo,
Autori: Annina e Giusipoo
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: Storico/Romantico/Introspettivo  
Rating: PG, slash,
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, abbiamo preso in prestito i nomi per ispirazione artistica. Il titolo prende spunto da: Quello che conta, di Luigi Tenco

Un grazie di cuore, anche da parte di Anna, a tutti quelli che hanno letto questa storia



Epilogo


Il furgone viaggia spedito per la strada sterrata già da un po’. La segnaletica indica che manda ancora davvero poco.
Diego al posto di guida osserva Michele stravaccato e mezzo dormiente sul sedile del passeggero. I piedi sul cruscotto, il ginocchio infortunato piegato da una parte e lo sguardo è rivolto verso il finestrino. Come sottofondo musicale Bruce Springsteen in Streets of Philadelphia che non è proprio Bob Dylan o Frank Zappa, o altri che piacciono a lui, ma è la hit del momento, soprattutto dopo che Tom Hanks ha vinto l’oscar come migliore attore protagonista, interpretando un malato terminale d’Aids gay. Un film che loro hanno evitato. Evitano il cinema già da un po’ di anni. Hanno tenuto il tempo occupato con altro... ma la canzone è bella, almeno secondo i canoni romantici di Diego.
“Eccoci arrivati finalmente” fa Michele scendendo dal furgone VW e sgranchendosi la schiena.
“Vent’anni e duemila chilometri dopo” Diego scende a sua volta sbattendo la portiera, e si avvicina a Michele, cominciando a massaggiargli le spalle. Questi lo prende tra le braccia e poi lo guarda mentre pensa che è sempre bello. È sempre uguale a quando lo ha conosciuto, anche se qualcosa di diverso c’è e forse pure più di qualcosa. “Mmm, Diego sei fantastico” fa accarezzandogli le labbra, dove c’è il primo dei cerchietti che si è messo durante il suo periodo punk, alla fine degli anni settanta.
“Coraggio vecchietto” Diego si appoggia alla schiena di Michele abbracciandolo e mettendosi sulle punte gli ruba un bacio sulla nuca.
Michele si scioglie dall’abbraccio e si gira verso Diego: “Dove sarebbe il vecchietto?” gli fa imprigionandolo in un abbraccio e baciandolo sulla fronte.
Diego lo guarda con amore, come fosse il primo appuntamento.
“Su coraggio, andiamo a scaricare i bagagli; dobbiamo montare la tenda e preparare il campo” Michele spinge Diego davanti a sé, verso il furgone.
“E’ ancora bello questo furgone” Diego guarda il veicolo azzurro disseminato di simboli della pace, stelle e con una grande luna dipinta sulla capote: “Abbiamo dovuto aspettare che anche Pete andasse al college per comprarlo e poi iniziare a viaggiare per l’Australia in lungo e in largo”.
“Da perfetti figli dei fiori” ride Michele, caricandosi in spalla la tenda. “Dai, prendi gli zaini e vieni a darmi una mano”.
Nel giro di un’ora, la tenda è montata e davanti a questa una catasta di legna è pronta per essere accesa: anche se il sole è ancora abbastanza alto, la temperatura presto scenderà vicino allo zero. Con non poca difficoltà, Michele vi si siede davanti, e subito Diego si corica con la testa appoggiata alle sue gambe, come è solito fare. 
“Certo qui siamo davvero soli nel mezzo del mondo vero Michi?”. Michele gli sorride, mentre guarda il Monolito davanti a loro: non si può toccare, per gli aborigeni è sacro, ma a loro basta guardarlo. Si dice sia una parte di Luna caduta sulla terra. Ci sono stati tanti anni prima, durante una delle loro fughe, e dopo averlo detto di tornarci un migliaio di volte, lo hanno fatto davvero. A Diego la luna, soprattutto quando è piena, fa pensare a loro da sempre.
Dopo un sospiro, come se prendesse fiato prima di parlare, fa: “Ne è passato di tempo dal nostro primo incontro sotto la luna, vero? Non riuscivamo proprio a stare lontani” sorride tracciando con il dito un disegno tra quella specie di terra che sembra sabbia. “Nonostante sapessimo che dovevamo stare attenti, io con lo zio e la mamma, tu con Pete e John, ogni momento era buono per rubarci un bacio”.
“Quando non eravamo alla nostra laguna, ci nascondevamo nel granaio o nella mia soffitta, e lì non erano solo baci” ride Michele.
“No, lì mi davi lezioni d’amore. Poi finalmente sono diventato maggiorenne, e abbiamo potuto vivere insieme senza problemi”
“Sì, senza problemi. Ma tuo zio e i tuoi cugini che volevano uccidermi, dove li metti?” Michele sbianca un po’ al ricordo di quella sera. Impulsivo com’era, la sera del suo ventunesimo compleanno Diego aveva già i bagagli pronti per trasferirsi da Michele. Sapevano tutti in paese che erano unitissimi ma nessuno sospettava che lo fossero così tanto! Michele continua a ricordare: “Prima arrivasti tu con il tuo piccolo trasloco a seguito. Regali di compleanno e gatto compreso. Dopo poco arrivò il povero Augusto, pace all’anima sua, con quei fusti dei suoi figli. Ricordo che pensai: ora mi ammazzano! Hanno capito che mi faccio Diego da quando era un ragazzino” Diego ride: “Sì ma tu da bravo oratore, fosti molto convincete. Alla fine ci è mancato tanto così che ti abbracciassero e ti dessero il benvenuto in famiglia!”
“Non penso mi abbiano mai accettato sul serio. Per tuo zio sono sempre quello che ha fatto di suo nipote un pervertito e per i tuoi cugini...” fa una smorfia.
“Chi se ne frega Michele! Hanno fatto la loro vita a Melbourne e noi abbiamo avuto la nostra qui e ovunque. Degli altri non ce ne importava niente” dopo un attimo di silenzio ricomincia a parlare: “Almeno John e Pete accettarono da subito la situazione, anzi, erano contenti come noi. Quando scoprì che sarei venuto a stare da voi, Pete iniziò a saltare come un canguro; sembrava impazzito di gioia, ricordi?”.
“Sì che lo ricordo, e bene! Diavolo, hai sempre avuto un ascendente suoi miei ragazzi. Ti adorano e ti hanno sempre adorato, facevano tutto quello che facevi tu. Come quando ti sei fatto crescere la cresta e hai sparso un po’ di cerchietti la tua bella faccia! Pete ti ha subito voluto imitare, però lui la cresta se la fece davvero bella! Rossa! John preferì tatuarsi”
“Tu invece niente creste né tatuaggi… fedele alla linea! Sei sempre rimasto un figlio dei fiori... ”.
“Bisogna solo seguire il proprio istinto, senza imitare nessuno. Qualunque cosa, in qualunque momento, in qualunque posto, senza nessuna ragione”.
“Il tuo motto preferito!”.
“È il grande Zappa questo!”
“Non ti piaceva molto il mio cerchietto all’inizio, vero?” fa Diego, toccandosi il piercing sul labbro.
“Diciamo che in certe situazioni mi sembrò fastidioso!” risponde Michele con un sorriso bieco. “Ma in seguito l’ho rivalutato!” Guarda Diego negli occhi, quei grandi occhi nocciola che lo hanno fatto innamorare, gli passa il pollice sulle labbra, indugiando sull’anellino. Diego gli bacia le dita con dolcezza. “Fa parte del tuo essere anche questo, e quindi lo amo, perché amo te” sussurra Michele continuando ad accarezzarlo. “Caro il mio Dorian… hai davvero fatto un patto col diavolo tu. Ti dissi che saresti rimasto un ragazzo, anche se i capelli sarebbero ingrigiti, anche se le rughe avrebbero segnato i tuoi occhi. Sono passati vent’anni da allora, e diavolo tu sei rimasto un ragazzo sul serio. Il tempo non ti ha toccato. Sei rimasto il mio ragazzo... ”.
“Grazie amore, è quello che voglio essere per sempre...” Una lacrima scende dagli occhi di Diego. “Anche questa tua cavolo di emotività, nemmeno quella è cambiata in vent’anni, anche se ti sei indurito parecchio rispetto a quando arrivasti da Torino con tua madre in quella che tu chiamavi landa desolata”
“Mi trovi indurito?” Diego se ne dispiace, ma Michele lo conforta prendendogli le guance tra i palmi: “Sì ma poco, sei rimasto sempre così dolce. Il mio ragazzo emotivo e tenero... ” si china a baciarlo anche se la schiena scricchiola un po’.
“A volte non ci speravo che saresti rimasto sempre con me Michele. Temevo che ti saresti stufato... ”
“E invece eccoci qui, dopo vent’anni, che ci amiamo e ci desideriamo esattamente come quella volta nella radura, o sotto l’eucalipto, quando ti ho dato il tuo primo bacio. Te lo ricordi ancora quando ti davo lezioni di rugby?”
“E come potrei dimenticarmi? Mi sono rotto pure due costole per giocare!”
“E io allora? C’ho rimesso un ginocchio! Quante altre operazioni dovrò farci!” Si lagna. “A proposito di acciacchi, tirati un po’ su, non ci arrivo più a baciarti così, sono vecchio io, ricordi?” sdrammatizza Michele. Diego si mette a sedere, e dopo essersi sorrisi un po’ e scambiati solo baci a fior di labbra, la passione incalza e si baciano appassionati, mentre il tramonto alle loro spalle, sta già infuocando il deserto.
“Guarda Diego, un’altra luna tutta per noi”. Il Monolito illuminato dal sole che tramontava è rosso fuoco, e sembrava emanare una luce propria.
Diego e Michele rimangono così, abbracciati in mezzo al deserto, illuminati dalla gran luce, a loro volta simbolo del vero amore.

6 commenti:

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    1. Grazie cara, sicuramente... poi ci si prende gusto! :D

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  2. Grazie. Devo dire che mi spiace separarmi da questi ragazzi! Ma bisogna andare avanti... :o)

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  3. Oddio... è finita bene, molto meglio di quanto sperassi! Sono rimasti insieme per sempre, come si erano promessi... che meraviglia.
    Ragazze, questa storia mi mancherà da morire, ma questo bel finale mi farà sorridere per i giorni a venire! Grazie di cuore! <3

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    1. Grazie a te Anna cara. Gira che ti rivolta, nel lieto fine si spera sempre!

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