domenica 25 novembre 2012

2Pianeti, parte seconda




Titolo:

Sottotitoli: vari, saranno specificati via via
Autori: Annina e Giusipoo
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo  
Rating: PG, slash,
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, abbiamo preso in prestito i nomi per ispirazione artistica e non per insinuare qualcosa!



In 2 sull’Ortica (2)


Quando Diego si sveglia scopre che si sono fermati. Lo stomaco brontola. “Quanto cazzo ho dormito” rumina tra sé, la bocca impastata. Non si ricorda più dove sta, ma sa solo che il camionista che l’ha caricato a Figline non c’è più. Si tiene la testa che gli scoppia mentre poi realizza che sono nello slargo di un autogrill e che probabilmente Michele si è concesso un pipì-stop. Dovrei pure io, mi scoppia la vescica. Pensa tenendosi la pancia. La mano scende verso le parti basse. Se lo strizza attraverso i jeans. “Ok, ora devo trovare un’aspirina e un cesso, ce la posso fare”. Scende dall’automezzo e subito intercetta Michele. Sta chiacchierando con un uomo dai folti capelli bianchi, alto e dinoccolato quanto Michele. “Bisogno!” gli grida e lui gli fa: “Vai pure”. Il tizio con i capelli bianchi domanda a Michele chi sia il ragazzo che è appena sceso dal suo tir. “Nessuno. Un amico, viaggia”
“Ha un aspetto tremendo Miche’” il collega gli dà una pacca sulla spalla poi si accomiata. “Vai, io ti saluto. Mi aspetta la Sicilia. Buona Germania”
“Nessuno dei due è ancora arrivato Antonio. E io ho un bisogno di un letto che non ti dico...” si gratta la fronte Michele, nella sua espressione tutta la stanchezza per i chilometri consumati.
“Quanto ti fermi?”
“Entro domani devo rientrare a Bari ma una dormitina me la faccio, su un letto vero questa volta!” Michele ha in mente un hotel alle porte di Dresda, magari dopo aver capito le intenzioni del suo passeggero. E quando torna, questi è di nuovo seduto accanto al posto di guida, la testa tra le ginocchia. “Mi scoppia cazzo, hai un’aspirina” glielo domanda con fare dispotico.
“Sei proprio una rogna, tu! Dormi tutto il tempo e poi pretendi pure che ti accudisca!” la voce di Michele fa un acuto.
“Siamo arrivati?” alza lo sguardo un attimo. Michele prova uno strano sfarfallio allo stomaco. Che occhi da cucciolo che ha... “Ehm... no... Poi che farai?” lo chiede distrattamente Michele, non sapendo bene quale risposta aspettarsi, o sperare...
“Tu intanto dammi qualcosa per il mal di testa e forse riesco pure a ragionare”
“Ne dubito, ho l’aspirina mica intelligenza concentrata in pastiglie”
“Ah ah, che spiritoso sei Michele, ma perché non fai il comico?”
“Tieni” gli lancia l’astuccio e subito Diego la ingolla senza acqua, come se fosse una mentina. “Sei abituato a prenderne di più colorate... ” lo sciorina via con mal curanza ma Diego si chiude in se stesso. “Smettila di insinuare che sono un drogato, cazzo! Ieri no, ieri ho solo bevuto un po’ troppo”
Michele si siede più vicino a lui, una mano sulla spalla: “Ma sei sicuro? Quanto puoi aver bevuto per trovarti sdraiato su un boschetto? Non mi pare una cosa che capita se bevi troppo, a me sembra più uso di stupefacenti” i suoi modi sono affettuosi e anche Diego si addolcisce.
“No Michi, no ti giuro! Sono pulito da un anno. Non voglio più sballare, ho solo bevuto, ho fatto a botte e ho litigato, ok? Ma non ho preso niente”
Michele ingrana finalmente la marcia e lasciano l’autogrill. “Hai litigato per qualche ragazza?” si sente rispondere da uno sberleffo: “Ti sembro il tipo che litiga per le ragazze? Macché no, per una canzone... ”
“Ah...” Michele vorrebbe approfondire ma non domanda, anche se ogni tanto si volta a guardarlo di sottecchi. “E va bene visto che dobbiamo far passare il tempo ti spiego: suoniamo in un gruppo no? Mi sono rifiutato di cantare Comfortably numb. Ho proposto un mio di pezzo e ‘sti stronzi mi hanno riso in faccia. C’è stato un po’ di casino e me ne sono andato dopo aver sfasciato un po’ di bicchieri e mi sono fregato una bottiglia di Fernet. Tutto qui, soddisfatto?”
“E tra i Pink Floyd e il Fernet ingurgitato come ti collochi dove ti ho riesumato?”
Diego fa spallucce: “Non lo so... ho lasciato il locale, ho preso una strada e ho camminato e bevuto e bevuto e camminato, secondo me ad un certo punto ero così sbronzo che mi sono perso e sarò caduto, svenuto o non so, magari soffro di narcolessia e non lo so. No anzi, a scuola mi è successo qualche volta di addormentarmi, ma è un altro discorso” dalla tasca tira fuori un pacchetto di sigarette e far per accenderla: “Leggi qui, vietato fumare” arcigno Michele indica la scritta sopra al parabrezza. Ma Diego, sogghignando, se la accende lo stesso, non lo ha preso mica sul serio. “Ma non  stavi male? Ora vuoi farlo venire a me il mal di testa?”
“No dai, scusa la spengo subito. È che non fumo da non so quante ore e la dipendenza da nicotina mi rende stronzo. Tu non vuoi un compagno di viaggio stronzo no?” lo guarda ridacchiando. Michele pensa che ha sempre sottovalutato l’aspirina, Diego gli sembra già un’altra persona!
“In effetti ci pensavo, cioè potevo scegliere meglio. Ma tra i trifogli c’eri tu e bisogna accontentarsi. Magari la prossima volta mi va meglio”
“Certo, magari la prossima volta ci trovi una mignotta che per riconoscenza ti fa pure un bocchino gratis” A quella Michele sbuffa. Si è impadronito di lui una strana frenesia e non è quello, no, non è quello il genere di dialogo che si era immaginato. Ma che si era immaginato? Improvvisamente se lo chiede. Chi è questo Diego? Magari è un barbone o un ladro. Sì, potrebbe volermi fottere il tir, magari è armato. Ah, giusto se è armato. Un affarino così me lo pappo a colazione. Riflette instancabile mentre pensa che ormai manca poco all’arrivo e non ha senso farsi prendere dalle pare, ma le pare ormai hanno preso il sopravvento. Cazzo, magari a Dresda ci sono i suoi compari, che ha avvisato al cellulare quando è sceso a pisciare... ok Michele, stai calmo, è tutto sottocontrollo. È un musicista, un ragazzino che canta. E tu ascolti troppi racconti di furti di autocarri. È ora di smetterla!
“Non parli più Michele?” questi si volta un attimo. Michele si dice che non può essere un ladro, esclusa che si tratti di una trappola, tra l’altro porta scatole di pomodori mica rame. Pensa che non ha affatto la faccia del ladro. Magari del fattone, del tipo che vuole darsi arie da tormentato, ma sembra più un ragazzino scappato di casa, pure se, ovviamente, non è più un ragazzino.
“Quanti anni hai” lo chiede più che altro per fare conversazione, si dice.
“E tu? Io te ne do almeno trentacinque”
“Insolente. Ne ho solo ventinove!”
“Io ventitre e per piacere guarda la strada” gliela indica e solo in quel momento Michele si rende conto che per guardarlo si è distratto e sta per andare addosso a un camper. “Oh cazzo” frena mandando in avanti Diego che ride come se si trovasse sugli autoscontri.

“Cazzo, cazzo! A momenti ci schiantiamo! Mi fai parlare, mi distrai. Ma che cazzo c’hai da ridere! Sei proprio andato! Potevamo ammazzarci noi e quelli che stanno nel camper, e tu te ne stai lì a ridere?”. Michele pallido fissa la strada. Maledetto mestiere, basta un attimo perdio, e sei fuori.
“Oh, non sto mica guidando io. Se ti basta chiacchierare per distrarti, cambia lavoro amico mio” ribatte Diego, con un sorrisino insolente.
“Amico un cazzo, amico di chi? Non so nemmeno chi sei, ti ho solo raccolto come un randagio all’autogrill, quindi non allargarti troppo o mi fermo e ti sbatto giù qui” ribatte Michele.
Diego vorrebbe ribattere a sua volta, ma si rende conto che è meglio non irritarlo troppo, o potrebbe davvero mollarlo sul guard-rail!
Incrociando le gambe sul sedile, Diego si accende una sigaretta e comincia a canticchiare: “I am an anarchist, don’t know what I wont, but I know how to get it…
“Senti Sid Vicius, togli quelle scarpe dal mio sedile e smettila di fumare, lo vuoi capire o no che mi infastidisce?” ringhia Michele.
“Toh, conosci i Sex?” sorride Diego, senza togliere i piedi e tirando una bella boccata dalla sigaretta.
“Mi hai preso per Matusalemme? Pensavi che ascoltassi Albano? Certo che li conosco. Fa quel che ti ho detto”.
Il traffico aumenta e, ad un certo punto, il tir di Michele inizia a procedere a passo d’uomo. Diego sbuffa: “Che rottura, minchia. Ma quando si arriva? Sta già scurendo”.
“Quando si arriva, quando si arriva, è come viaggiare con un bambino. Piuttosto leggi cosa dicono nell’avviso”.
“Quale?” fa Diego, guardandosi intorno.
“Ma come quale? Ma sei rimbambito? Là, sul cartellone delle autostrade, c’è un avviso!”
“Ah, ok. Attenzione, autostrada chiusa altezza km 561. Uscire Sasso Marconi. Che significa?” chiede Diego.
“Significa che c’è un fottutissimo incidente che ci blocca qui!” urla Michele attaccandosi al baracchino per avere informazioni dai colleghi: “Sì, qui è L’ortica, cosa avete da dirmi sull’incidente a Bologna?”.
“Ciao Ortica, sono Uragano. Niente incidente, si è scatenata una tempesta di neve e siamo tutti incolonnati. Penso ci vorranno ore, ti conviene uscire appena puoi”
“Ma ho ancora dodici chilometri da Cantagallo!” Michele osserva fuori e vede che la neve cade pure là.
“Dove devi andare Ortica?”. La voce del collega lo riscuote.
“Dovrei andare a Dresda e tornare a Bari entro domani perdio. Niente, uscirò a Cantagallo quindi. Grazie Uragano”.
“Usciamo dall’autostrada?” chiede Diego tornato composto e silenzioso ma sempre fiero. Lo guarda con i suoi grandi occhi sgranati.
“Ma che ne so!” scazzato, una volta completamente bloccati, Michele abbandona il bestione per scendere e scambiare due parole con gli operai stradali che con l’ausilio di bandierine, cercano di aiutare i tanti bloccati senza catene. Dopo poco torna al posto di guida: “No, è inutile, niente Brennero per stasera. Appena si sblocca la fila ci fermiamo all’autogrill e stanotte dormiremo là. Se vuoi cercarti un passaggio per Torino, magari lo trovi, ci sarà molta gente con questo casino” Michele è rassegnato.
“E perché? Io vengo a Dresda, te l’ho detto, non ci sono mai stato. Dove si dorme, nell’autogrill? Ma ci sono le stanze?”.
Michele si volta un attimo a guardarlo con compatimento: “Ma da dove vieni, da Uranio tu? Ma che stanze, si dorme in cuccetta, qui dietro!” e col pollice indica lo spazio posteriore del camion.
Diego si gira e salendo in ginocchio sul sedile, si sporge per scostare la tendina. I jeans a vita bassa scendono ulteriormente mettendo in evidenza il boxer Intimissimi che sbuca fuori per un terzo: “Forte! Dormiamo lì? Ci staremo? Tu dormi sempre lì quindi?”.
“E dove vuoi che dorma, in Hotel tutte le sere? Si vede che sei abituato bene tu. Comunque ci staremo, io ci starò e tu dormirai sui sedili”. Sforza il suo cervello di pensare ‘che piattola’...
“No dai, dormiamo lì dietro tutti e due. Sarà bellissimo” sospira Diego avvicinando il viso a Michele e sbattendo le lunghe ciglia. Michele si scosta come se l’avesse punto, e lo guarda male. Diego scoppia a ridere come un matto: “Che faccia hai fatto!”.
Michele non risponde ma sbuffa come un toro, anche se sotto sotto (ma molto sotto...) un sorrisino gli stira la bocca.
Dopo qualche minuto Diego ricomincia a lagnarsi: “Ho fame e ho freddo. Non si può alzare il riscaldamento? Non è che si paga di più no, è gratis” Diego si rannicchia sul sedile coprendosi con il giubbotto.
“Non ho mai conosciuto un impiastro come te” rimarca Michele. Passano altre due ore così. Ormai è giunta la sera quando, finalmente, Michele imbocca il passetto dell’autogrill.
“Credevo che sarei morto di fame” fa Diego mentre pensa che non stato così contento di mangiare come in quel momento. Michele entra nello spiazzo, parcheggiando nell’area più lontana. “Visto che dobbiamo restare qui tutta notte, stiamo lontano dal casino, almeno dormiremo un po’” ormai sfumato il sogno di dormire in un vero letto quella sera, Michele s’incammina verso il bar seguito da Diego. La neve ha smesso di scendere ma fa un freddo cane ed entrambi si stringono le braccia al petto.
“Cosa prendi tu? Io mi farò la solita rustichella” Michele guarda Diego che non sa decidere.
“Allora una birra direi, e poi un panino qualunque, va bene uguale al tuo”.
“La birra è necessaria? Visto come stavi stamattina, forse sarebbe meglio dell’acqua” Michele lo guarda severo.
“Dai Michi, mollami! Ho detto birra, non una bottiglia di vodka! Che poi, visto il freddo che fa nella tua cabina, non sarebbe male prenderne una, almeno ci riscalderebbe”.
Michele lo guarda, fa per parlare poi si rilassa: ma sì, tanto non dovrà guidare per le prossime ore, può permettersi una birra anche lui.
Una volta fatta la fila, pagato e ottenute le loro rustichelle, riescono persino a trovare un tavolino dove consumare. Seduti uno di fronte all’altro, Michele esamina la sua libagione: “Certo un bel piatto di pasta calda sarebbe stato meglio, ma dobbiamo accontentarci” Michele mastica il panino senza convinzione.
“Per la miseria, gli autogrill sono molto tristi, soprattutto di sera. Non trovi Michi?” . Michele lo guarda e vede un’ombra di tristezza nei grandi occhi del ragazzo, fissi su di lui.
“Hai ragione. Anche di giorno comunque non sono meno tristi, soprattutto per chi viaggia da solo”.
Guardandosi prendono il bicchiere della birra e fanno un brindisi silenzioso.
“Alla solitudine in autostrada?” domanda Michele terminando il boccone.
“Ai destini che uniscono le persone” risponde Diego sorprendendolo. Turbato Michele tossicchia, poi fa: “Andiamo dai, vediamo di riposarci un po’ stanotte” Michele si alza e si incammina verso il supermercato, uscita obbligatoria in ogni autogrill. Seguendo il sentiero tra cataste di ogni ben di dio, Diego chiede: “Possiamo prenderne altra di birra? Così poi dormiamo meglio”.
Michele non risponde nemmeno, prende una confezione da quattro e si avvia alla cassa. Diego non deve insistere troppo per pagare lui questa volta.

2 commenti:

  1. Amo sempre di più le dinamiche fra i due! Accidenti però come sono indietro!!! Corro a leggere il seguito!

    Siete grandi ragazze! <3

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