mercoledì 29 agosto 2012

Le parole giuste al momento giusto




Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini

Genere: real person slash

WARNING:  PG13 per slash!

Tutto ciò si consideri frutto della fantasia e del talento dell'autore. Non c'è niente di reale né è a scopo di lucro. 


Non si può andare sempre d'accordo, Michele lo sapeva bene.
La discussione con Diego era partita da una cazzata, di quelle che quando ci rifletti a mente fredda ti chiedi il perché tu stesso e ti dai del cretino, eppure era il loro primo litigio vero e proprio e la cosa lo faceva star male non poco. Probabilmente era solo che il tour era stressante e entrambi avevano sentito il bisogno di lasciare andare un po’ di tensione, ma dopo tanto tempo assieme era la prima volta che succedeva e in Michele c’era una fastidiosa paura del definitivo che non lo voleva lasciare andare. Come se una discussione potesse mettere in crisi tutto il loro rapporto.
La cosa peggiore, però, era che avevano dovuto recitare le loro parti sul palco ignorando quello che era successo e a Michele la tentazione di chiedergli scusa proprio lì di fronte a migliaia di persone era venuta più volte, quando si toccavano, quando i loro sguardi si incrociavano, al punto che un paio di volte aveva dimenticato pure le sue battute… ma niente. La serata si era conclusa e dovevano tornare alla loro camera d'albergo, quella che come sempre dividevano. Il silenzio gravava sulla stanza come un masso sulle loro teste, cosa talmente rara fra di loro. Nonostante gli anni passati assieme, avevano sempre qualcosa da dirsi, qualcosa su cui scherzare, qualcosa su cui riflettere insieme. E invece si fecero una doccia, ognuno per conto proprio, si infilarono nel letto e niente. Ancora niente. Nessuno dei due riusciva a chiedere scusa, a trovare le parole adatte. Eppure sarebbe bastato così poco. Un Diego, ho esagerato, mi spiace! o qualcosa del genere… ma quelle poche sillabe a Michele proprio non volevano uscire di bocca. Era come se aspettasse una conferma, qualcosa che gli dimostrasse che sì, Diego l’amava ancora.
Si davano le spalle e non riuscivano a dormire. Diego continuava a rigirarsi nel letto ma non trovava pace. Michele invece cercava di rimanere immobile, ma aveva gli occhi spalancati contro il comodino e un tremore sottopelle: doveva combattere la tentazione di alzarsi e andarsene da qualche parte di fuori, a camminare da solo, per mettere a tacere quella paura di un finale improvviso.
Ma d’un tratto si sentì abbracciare alle spalle, le mani di Diego che scivolavano contro il suo addome, il suo respiro caldo contro la nuca e neanche una parola. La conferma che cercava. Michele sorrise e cacciò un sospiro di sollievo. Quello evidentemente era il suo modo di chiedere scusa e non c’era davvero bisogno di parlarne ancora. Di una stronzata del genere, oltretutto. Invece Diego parlò.
“Sei un idiota.” gli disse all’orecchio. Michele sbuffò e cercò di divincolarsi dalla stretta ma forse senza troppa convinzione e non vi riuscì.
Ok, quella inutile storia forse si sarebbe protratta ancora all’infinito senza vincitori né vinti, perché non c’era niente da vincere… eppure schiuse le labbra per ribattere ancora una volta, ma Diego lo precedette.
“Sssh, non dire niente. Sono un idiota anche io.” aggiunse ridacchiando.
“Par condicio!” Michele sorrise allungando una mano ad accarezzargli il braccio, timidamente.
“Per cos’è che stavamo litigando già?”
Pausa di silenzio, poi un altro sorriso. “Non lo so, me ne sono dimenticato.”
“Niente di importante, insomma. Di importante c’è quello che abbiamo.”
Diego riusciva sempre a dirgli quello che aveva bisogno di sentirsi dire, in un modo o nell’altro. Erano tornati a sintonizzarsi sulla stessa frequenza, niente più rumore bianco in sottofondo.
Michele annuì, ma nella sua testa pensò che a quel ragazzo avrebbe voluto dare tutto - tutto quello che era, tutto quello che aveva - ma qualcosa dentro continuava a bloccarlo, come se non si sentisse capace di dimostrare tutto il suo amore.
Troppo spesso si chiedeva quanta pazienza ancora avrebbe avuto Diego con lui…
Si spostò i capelli con una mano e si voltò a baciarlo.
Certo forse non era come dire le parole giuste al momento giusto, quello romantico era sempre stato Diego, in fondo, ma un bacio ha la sua forza silenziosa, che sia il primo o il millesimo, e tutta quella forza sembrò essere recepita in pieno. Diego gli si avvinghiò alle spalle, prolungando quel bacio fino a togliersi il fiato, come se quelle ore trascorse separati da un litigio del cazzo fossero state insopportabili per lui come lo erano state per Michele, o come se avesse infine trovato quella conferma che lui stesso cercava. Del resto era quello il loro linguaggio quando si trattava di esprimere il sentimento che li legava: Diego, nella sua timidezza, sapeva come usare le parole per districare il suo interiore, magari con un sorrisetto imbarazzato cucito in faccia; Michele preferiva tacere e sfruttare i gesti. Non che gli venisse più facile, sia bene inteso, ma quando le parole d’improvviso ti tradiscono, segui l’istinto e l’istinto vuole abbracciarlo, vuole baciarlo, vuole toccarlo, accarezzarlo. E così si ritrovò a fare.
Ti amo, ti amo, ti amo continuava a ripetere nella sua mente, sperando che Diego potesse ascoltare i suoi pensieri. Forse non ci riusciva, o forse sì, ma di sicuro sapeva.

2 commenti:

  1. Fa uno strano effetto pensare a loro due come una coppia che litiga. Li si vede sempre affiatati, sorridenti e leggere di un loro litigio mi ha fatto pensare. Mi piace moltissimo come entrambi cerchino le parole giuste per fare la pace e che poi basti un semplice abbraccio per sistemare tutto. Bellissimo stralcio di vita quotidiana. Sei un mito a regararci queste piccole perle

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  2. Questo tesoro ale, sei un mito, il mio mito. Scritta benissimo, brava. Come li fai belli tu... ;)

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