Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: real person slash
WARNING: PG13 per slash!
Tutto ciò si consideri frutto della fantasia e del talento dell'autore. Non c'è niente di reale né è a scopo di lucro.
Non si può andare sempre d'accordo, Michele lo sapeva bene.
La discussione con Diego era partita da una cazzata, di quelle che
quando ci rifletti a mente fredda ti chiedi il perché tu stesso e ti dai del
cretino, eppure era il loro primo litigio vero e proprio e la cosa lo faceva
star male non poco. Probabilmente era solo che il tour era stressante e
entrambi avevano sentito il bisogno di lasciare andare un po’ di tensione, ma
dopo tanto tempo assieme era la prima volta che succedeva e in Michele c’era una
fastidiosa paura del definitivo che non lo voleva lasciare andare. Come se una
discussione potesse mettere in crisi tutto il loro rapporto.
La cosa peggiore, però, era che avevano dovuto recitare le loro
parti sul palco ignorando quello che era successo e a Michele la tentazione di
chiedergli scusa proprio lì di fronte a migliaia di persone era venuta più
volte, quando si toccavano, quando i loro sguardi si
incrociavano, al punto che un paio di volte aveva dimenticato pure le sue
battute… ma niente. La serata si era conclusa e dovevano tornare alla loro camera
d'albergo, quella che come sempre dividevano. Il silenzio gravava sulla stanza
come un masso sulle loro teste, cosa talmente rara fra di loro. Nonostante gli
anni passati assieme, avevano sempre qualcosa da dirsi, qualcosa su cui
scherzare, qualcosa su cui riflettere insieme. E invece si fecero una doccia, ognuno
per conto proprio, si infilarono nel letto e niente. Ancora niente. Nessuno dei
due riusciva a chiedere scusa, a trovare le parole adatte. Eppure sarebbe
bastato così poco. Un Diego, ho
esagerato, mi spiace! o qualcosa del genere… ma quelle poche sillabe a
Michele proprio non volevano uscire di bocca. Era come se aspettasse una
conferma, qualcosa che gli dimostrasse che sì, Diego l’amava ancora.
Si davano le spalle e non riuscivano a dormire. Diego continuava a
rigirarsi nel letto ma non trovava pace. Michele invece cercava di rimanere
immobile, ma aveva gli occhi spalancati contro il comodino e un tremore
sottopelle: doveva combattere la tentazione di alzarsi e andarsene da qualche
parte di fuori, a camminare da solo, per mettere a tacere quella paura di un
finale improvviso.
Ma d’un tratto si sentì abbracciare alle spalle, le mani di Diego
che scivolavano contro il suo addome, il suo respiro caldo contro la nuca e
neanche una parola. La conferma che cercava. Michele sorrise e cacciò un
sospiro di sollievo. Quello evidentemente era il suo modo di chiedere scusa e
non c’era davvero bisogno di parlarne ancora. Di una stronzata del genere,
oltretutto. Invece Diego parlò.
“Sei un idiota.” gli disse all’orecchio. Michele sbuffò e cercò di
divincolarsi dalla stretta ma forse senza troppa convinzione e non vi riuscì.
Ok, quella inutile storia forse si sarebbe protratta ancora
all’infinito senza vincitori né vinti, perché non c’era niente da vincere…
eppure schiuse le labbra per ribattere ancora una volta, ma Diego lo precedette.
“Sssh, non dire niente. Sono un idiota anche io.” aggiunse
ridacchiando.
“Par condicio!” Michele sorrise allungando una mano ad
accarezzargli il braccio, timidamente.
“Per cos’è che stavamo litigando già?”
Pausa di silenzio, poi un altro sorriso. “Non lo so, me ne sono
dimenticato.”
“Niente di importante, insomma. Di importante c’è quello che
abbiamo.”
Diego riusciva sempre a dirgli quello che aveva bisogno di
sentirsi dire, in un modo o nell’altro. Erano tornati a sintonizzarsi sulla
stessa frequenza, niente più rumore bianco in sottofondo.
Michele annuì, ma nella sua testa pensò che a quel ragazzo avrebbe
voluto dare tutto - tutto quello che era, tutto quello che aveva - ma qualcosa
dentro continuava a bloccarlo, come se non si sentisse capace di dimostrare tutto
il suo amore.
Troppo spesso si chiedeva quanta pazienza ancora avrebbe avuto
Diego con lui…
Si spostò i capelli con una mano e si voltò a baciarlo.
Certo forse non era come dire le parole giuste al momento giusto,
quello romantico era sempre stato Diego, in fondo, ma un bacio ha la sua forza
silenziosa, che sia il primo o il millesimo, e tutta quella forza sembrò essere
recepita in pieno. Diego gli si avvinghiò alle spalle, prolungando quel bacio
fino a togliersi il fiato, come se quelle ore trascorse separati da un litigio
del cazzo fossero state insopportabili per lui come lo erano state per Michele,
o come se avesse infine trovato quella conferma che lui stesso cercava. Del
resto era quello il loro linguaggio quando si trattava di esprimere il
sentimento che li legava: Diego, nella sua timidezza, sapeva come usare le
parole per districare il suo interiore, magari con un sorrisetto imbarazzato
cucito in faccia; Michele preferiva tacere e sfruttare i gesti. Non che gli
venisse più facile, sia bene inteso, ma quando le parole d’improvviso ti
tradiscono, segui l’istinto e l’istinto vuole abbracciarlo, vuole baciarlo,
vuole toccarlo, accarezzarlo. E così si ritrovò a fare.
Ti amo, ti amo, ti amo continuava a ripetere nella sua mente, sperando che Diego potesse
ascoltare i suoi pensieri. Forse non ci riusciva, o forse sì, ma di sicuro sapeva.
Fa uno strano effetto pensare a loro due come una coppia che litiga. Li si vede sempre affiatati, sorridenti e leggere di un loro litigio mi ha fatto pensare. Mi piace moltissimo come entrambi cerchino le parole giuste per fare la pace e che poi basti un semplice abbraccio per sistemare tutto. Bellissimo stralcio di vita quotidiana. Sei un mito a regararci queste piccole perle
RispondiEliminaQuesto tesoro ale, sei un mito, il mio mito. Scritta benissimo, brava. Come li fai belli tu... ;)
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